(sintesi tratta da
Guido Di Muccio, Storia di Vairano Patenora, 1990, pp. 166-173)
Non
si conoscono le ragioni che spinsero i vairanesi ad edificare la nuova
Collegiata di S. Bartolomeo Apostolo e probabilmente fu il desiderio ed il
bisogno di costruire una chiesa quasi al centro del paese che si andava
formando e che allacciasse al Vairano antica con la nuova, dove la popolazione
potesse comodamente accedere per le pratiche religiose.
La collegiata antica era fuori del centro e perciò
rimaneva poco comoda a gran parte del popolo.
Gettando le fondamenta del nuovo edificio i
vairanesi, senza badare a tempo, a spese e sacrifici, lo vollero grande,
imponente, maestoso e degno di Vairano storica e medioevale.
Il nuovo tempio sorse maestoso e solenne sopra una
collina quasi a metà di Vairano e riuscì, come si può vedere, non solo la
chiesa più bella e più ampia del paese, ma anche uno dei più imponenti e
sontuosi edifici sacri della diocesi di Teano.
Dal libro dei conti per la costruzione della
Collegiata Nuova risulta che fu cominciata il 10 ottobre 1779, ed ultimata in
quanto a costruzione verso la fine del 1823 (…)
La chiesa di S. Bartolomeo costruita nel periodo di
più di 40 anni col concorso personale e finanziario di ogni ceto di cittadini e
che forma il vanto e l’orgoglio di Vairano sostituì in tutto l’antica
collegiata e fu trasportato in essa, come giù detto, tutto ciò che vi era in
quella antica a cominciare dallo stemma in pietra dei Baroni d’Avalos, che
Innico II d’Avalos aveva fatto mettere sul frontespizio della collegiata antica
quando la fece restaurare nel 1495 (…)
Da ricordare ancora che il Canonico Parroco Don
Domenico Zaccaria, nel far eseguire nel 1906 a proprie spese la facciata della
nuova chiesa di S. Bartolomeo, fece anche costruire al centro della facciata
stessa una grande cornice di stucco, alta circa metri tre e larga circa uno e
mezzo, nella quale fu affrescata da autore ignoto, con un bel colore violetto,
l’immagine dell’Apostolo S. Bartolomeo, Patrono di Vairano.
Il 26 ottobre 1908 la volta della chiesa, costruita
col sistema del vinciato (cioè con calce e giunchi intrecciati) crollò quasi
tutta mentre il Canonico Don Carlo Alberto Zanfagna recitava alle sei del
mattino la funzione del Rosario, senza che nessuno dei fedeli riportasse
lesione alcuna, ma solo gran spavento.
Fu necessario pertanto provvedere nel 1913-14 al restauro
(…)
La collegiata di S. Bartolomeo, risorta a nuova
vita, più bella e maestosa di prima per opera concorde del Comune, del Clero e
del popolo sta lì ad attestare la fede e l’entusiasmo della generazione passata
vairanese.
La chiesa di S. Bartolomeo, in tutta la sua
semplicità e senza fronzoli si presenta solenne ed armoniosa e piena di luce,
che inonda l’ambiente dagli ampi e simmetrici finestroni.
L’edificio misura una lunghezza totale di m 37,70
cioè m 29,90 dal gradino della porta principale a quello della balaustra; e m
7,80 dalla balaustra al muro che circonda il coro fino allo stallo
dell’arciprete; è larga m 19,30; alta m 15,30. È adorna di sette altari tutti
di marmo.
Il soffitto tutto in cemento armato ha tre travi
dello spessore di m 0,80 in altezza e m 0,40 in larghezza. Dal gradino
dell’altare maggiore del coro il soffitto è a volta.
A sinistra dell’altare maggiore e del coro vi è la
sagrestia.
A destra e a sinistra della porta principale vi sono
due torri quadrate vuote e uguali, costruite in pietra viva. Fra di esse vi è
una arcata, che inferiormente forma l’ambone e superiormente dà posto
all’organo costruito come detto precedentemente nel 1825 (…)
Nella torre di destra vi è il campanile con tre
campane, di cui il campanone al centro, una campana mezzana al finestrone verso
sud ed una campana più piccola al finestrone della facciata della chiesa
rivolta ad occidente (…)
A sinistra dell’entrata principale vi è il Fonte
battesimale in pietra policroma, su base di travertino, trasportatovi dall’antica
collegiata di S. Bartolomeo per la quale fu acquistato nel 1742.
L’altare maggiore di marmo policromo con due angeli
laterali di marmo bianco è lo stesso dell’antica collegiata. La porticina della
custodia in argento fu fatta nel 1918 a spese e divozione del canonico Don
Filomeno Vallante. In candelieri in ottone che adornano l’altare maggiore nelle
feste principali furono donati a S. Bartolomeo dai coniugi Antonio e Maria
Geremia nel 1916.
A destra dell’altare maggiore vi è la nicchia con la
bella ed espressiva statua in legno di S. Bartolomeo, di autore sconosciuto. Probabilmente
fu scolpita verso il 1700 giacché essa risulta nell’inventario dei beni mobili
della chiesa compilato nel 1759 in seguito agli ordini del vescovo di Teano
emanati nel 1728.
Dietro l’altare maggiore, al di sopra del coro, vi è
un quadro su tela chiuso in una cornice di legno dorato, delle dimensioni di
oltre due metri di altezza e di circa metri 1,30 di larghezza. Rappresenta
l’Apostolo S. Bartolomeo nell’atto di essere scorticato vivo. Il quadro non è
gran cosa artisticamente, ma offre un magnifico colpo d’occhio per le tinte
cariche e per l’aspetto di veri macellai dei carnefici del Santo.
Fu dipinto nel 1819 da Giovambattista Griffon.
A sinistra del coro vi è una tela di autore ignoto,
con cornice semplice dorata, che rappresenta l’Immacolata, con l’arco della
luna sotto il piede che schiaccia Lucifero; sul lato destro un altro quadro su
tela incorniciato, che rappresenta la Vergine, che porge la cintura a S.
Agostino.
Altro dipinto su tela al lato sinistro entrando in
sagrestia, ma di soggetto imprecisabile. Sulla porta della sagrestia vi è un
altro quadro di Madonna col Bambino dipinto su zinco.
Nella sagrestia sulla parete di fronte vi è un
quadro molto deteriorato che rappresenta S. Tommaso d’Aquino, mentre sotto la
volta vi è un altro quadro su tela che rappresenta S. Bartolomeo legato a un
tronco a forma di croce.
Lungo la parete laterale destra della chiesa vi è la
cappella di S. Filomena, poi la cappella dell’Addolorata e quella di S.
Antonio.
Lungo la parete sinistra vi è la cappella
dell’Immacolata, il cappellone del SS. Rosario e la cappella di S. Clemente con
un sarcofago nel quale si conserva il corpo intero del martire ed un vasetto
col suo sangue raggrumito.
È un insigne reliquia della nostra Chiesa, che fu estratta dalle catacombe di Roma e donata a Vairano dalla munificenza di Papa Pio VI nel 1717 (…).