(testo tratto da
Guido Di Muccio, Storia di Vairano Patenora, 1990, pp. 160-166)
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Sorge poco lontano dal castello medievale ed è
l’unica chiesa di Vairano costruita tra la cinta muraria. È certo che essa è
la più antica di quelle che esistono nel paese, giacché l’antica collegiata
di S. Bartolomeo un tempo in piazza Mercato, che era anteriore a quella di S.
Tommaso, è scomparsa totalmente. In tutte le sante visite dei vescovi di
Teano la chiesa di S. Tommaso è detta Collegiata e “si dichiara unita alla
collegiata di S. Bartolomeo Apostolo con tutti gli onori e gli oneri di tale
titolo”. Monsignor Cirillo nella santa visita del 18 aprile 1741 la dice: “Fulgentem
titulo collegiatae” ed in quella del 3 maggio 1743 la saluta: “decoratam
titulo insignis collegiatae” attribuendole l’appellativo “insignis” concesso
l’anno prima alla collegiata di S. Bartolomeo dal Pontefice Benedetto XIV con
la bolla del 7 maggio 1742. La chiesa di S. Tommaso, essendo collegiata, è di
assoluta proprietà del capitolo collegiale e parrocchiale di Vairano. Tale
precisazione è necessaria per smentire l’asserzione del Priore della
confraternita del SS. Corpo di Cristo, che la vorrebbe di proprietà della
confraternita, come è detto in una lapide del 1870 del Priore Francesco
Apici, su cui è scritto: “Hoc templum ad sodalitium sanctissimi Corporis
Cristi pertinens”. Al lato destro di chi entra nella chiesa vi è un
cancello in ferro che dà ingresso all’oratorio e al fonte battesimale. La
chiesa ha una sola navata con due altari laterali ed uno centrale, l’altare
maggiore. Dietro l’altare maggiore vi era un coro in legno
intagliato di un discreto valore artistico ed un quadro di S. Tommaso dipinto
su legno, con una bella cornice di legno intagliato e dorato. Circa il coro dobbiamo ricordare che esso era in
legno intagliato con numerosi stalli dei canonici e tra l’uno e l’altro vi
erano dei leoncini mentre sullo schienale di ogni stallo si ammiravano molti
mascheroni e figure rappresentanti i Profeti dell’antico testamento e simboli
della SS. Eucarestia. Nel 1934 vi restarono ancora due leoncini, mentre gli
altri saranno stati portati via da ragazzi o altra gente incosciente. Al di sopra del coro in fondo all’abside vi era un
gran quadro dipinto su tavolo di legno, racchiuso in una ricca cornice pure
di legno, intagliato e dorato. Rappresentava il titolare della chiesa S.
Tommaso, l’Apostolo diffidente, nell’atto di mettere il dito entro il costato
di Gesù risorto, appoggiato sulla croce. Ai piedi del quadro si ammiravano
sparsi per terra gli strumenti della passione. Al di sotto del dipinto
principale in un rettangolo diviso in due erano riportati pure sul legno due
episodi principalissimi della Passione del Redentore: a sinistra di chi
guarda, l’ultima cena, ed a destre Gesù nell’orto degli ulivi. Il quadro era
fregiato di due stemmi: a sinistra lo stemma del SS. Sacramento, a destra
quello di Vairano col vairo. Il quadro fu dipinto da autore rimasto ignoto e
porta la data del 1586. Era di grande valore artistico come ebbe a constatare
il senatore Prof. Pietro Fedele, Ministro dell’Educazione Nazionale (ora
Pubblica Istruzione) e storico di fama europea, in una visita fatta alla
chiesa di S. Tommaso nel 1932. Sull’altare laterale di sinistra della chiesa vi è
un quadro su tela dell’ultima cena e su quello laterale di destra il quadro
su tela della Natività. Sono però tele grossolane (…) In San Tommaso si cantava la messa ogni terza
domenica del mese nella festa di S. Tommaso Apostolo, di S. Marco Evangelista,
nel Corpus Domini e nella notte di Natale fino al 1950 (…) Il campanile della chiesa fu costruito nel 1859 a
destra della porta vicino all’oratorio. Ha tre campane, una grande e due
piccole, di cui una proveniente dalla diruta chiesa di S. Maria di Loreto,
dopo che fu interdetta. Nella chiesa di S. Tommaso non vi era e non vi è
il fonte battesimale ed i bambini venivano battezzati nella collegiata di S.
Bartolomeo. La confraternita del SS. Corpo di Cristo aveva il dovere di
provvedere a proprie spese alla conservazione e manutenzione materiale della
chiesa di S. Tommaso, a pagare il sagrestano, che usufruiva gratis della
casetta e dell’oliveto della chiesa di S. Maria di Loreto, a somministrare
ogni anno tre staia (circa 30 litri) di olio per mantenere accesa giorno e
notte la lampada davanti al SS. Sacramento, a provvedere a tutti gli oggetti,
paramenti e biancheria necessaria per il culto. Ad alcuni passi dalla porta principale sul pavimento della chiesa di S. Tommaso vi è una lapide di marmo evidentemente sepolcrale dedicata a tale Maria Fortunata di Gaetana Scalessia, ma non abbiamo elementi per individuare chi fosse tale donna ivi sepolta nell’anno 1792, ma forse era degna di riguardo se si tien conto che quella è l’unica lapide sepolcrale esistente in S. Tommaso. |