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Pratella
Distrutto l’archivio svevo a Melfi da Re Carlo
I nel 1266, solo da quest’anno possiamo trovare notizie
d’infeudazioni dei paesi del reame. Da quest’epoca abbiamo notizie
documentate di Pratella.
Se Pratella avesse fatto sempre parte della baronia
di Prata sarebbe evidente il diminutivo derivato «la piccola Prata», ma siccome
era un feudo a sé con regolare università da parte della popolazione, parrebbe
piuttosto diminutivo generico «piccoli prati» senza riferimenti all’altro
paese.
Molto dopo la troviamo parte integrante della
baronia di Prata, e anche come frazione di quel comune.
Nel 1909 tornò autonoma.
Nel 1325 aveva arciprete e chierici, e la chiesa era
dedicata alla S. Croce e a s. Nicola.
I confini della parrocchia vanno dal Volturno a
Fontana S. Arcangelo escludendo Lenzate e Colleferro, alla linea di cresta
delle colline di Torcino, fino al confine attuale con Prata. Comprendono circa
due terzi del territorio comunale, mentre un altro terzo, Mastrati, ceduto a
Pratella nel 1909 da Ciorlano, appartiene alla diocesi di Venafro.
Fra gli antichi arcipreti ricordiamo Robertus
archipresbyter castri Pratelle, vivente nel 1377[1].
Una iscrizione sulla chiesa porta la data 1636. Fu
rifatta nel 1738.
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