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Pietravairano

 

San Giuliano

 

(testo tratto da P. Odorico Tempesta, La “Gemma di Pietravairano”, 1988, pp. 186-186)

 

 

La scoperta del 1982 ci ha portato alla conoscenza di un altro personaggio: San Giuliano, e ci offre alcuni interrogativi. Chi è costui? A che tempo risale l’affresco? Vi è stata mai la devozione verso questo santo?…

Daremo brevi risposte, nei limiti del possibile.

L’immagine immortalata nella stele è venuta fuori, ala luce dal grande silenzio dei tempi e dall’oscurità della storia, come s’è detto, nell’aprile 1982.

Su uno sfondo arancione-arabescato, si staglia la figura del Santo alta m 1,40.

Ai suoi piedi due cuccioli testimoniano della sua passione come cacciatore.

In un’aureola attorno alla testa spicca la bionda e abbondante chioma, spartita sulla fronte; il viso molto colorito e alquanto schiacciato evidenzia gli orecchi e gli occhioni a mandorla.

Attorno al collo un colletto a strisce trasversali della sottotunica grigia, e il bianco colletto della tunica, a mezze maniche, dal color verdognolo, stretta ai fianchi da una cinghia variopinta, i polsini stretti e righettati mettono in evidenza le mani grassocce e le dita affusolate.

La mano destra poggia sull’elsa della grossa spada a due tagli, che scende lungo la vita; con l’altra regge un vassoio di cristallo, nel quale sono contenute due teste: di donna la prima, di uomo con barbetta la seconda.

Dai pochi che parlano di lui, veniamo ad apprendere le brevi notizie avvolte di leggenda. Ad offrircele sono Viglieg, Voragine-Zacconi, Flaubert e altri.

Tutti tacciono circa le origini, luogo e data della sua nascita. Solo il Melzi afferma che la morte risale al 313.

Sono unanimi, invece nel dire che i genitori erano quanto mai umili e modesti; che Giuliano era un giovane appassionato alla caccia e desideroso di avventure; che si allontana, perciò dai suoi genitori e si mette al servizio di un principe; che si innamora di una virtuosa ragazza e la sposa.

I genitori, felici delle fortune del figlio, mossi dalla gioia di rivederlo e di conoscere, abbracciare e benedire la sposa, si recano nella sua casa.

Giuliano, quando essi arrivano è lontano. La giovine moglie dispone della sua camera per i cari congiunti.

All’alba successiva arriva Giuliano, che con rispettoso silenzio, per non disturbare il riposo della moglie, si avvicina al letto. Un grande turbamento lo investì quando vide il suo letto occupato da due persone, che dormivano.

Il pensiero del tradimento non gli permise un attimo di riflessione; sfodera la spada e troncò loro le teste!

Sconvolto dal furore e dal delitto commesso, abbandona l’abitazione. Lungo la strada s’incontra con la moglie, che rientrava dalla chiesa dopo la celebrazione della messa mattutina!

Al sapere che i decapitati erano il babbo e la mamma, cadde in una profonda esasperazione di spirito e di cuore.

Ha deciso! Abbandona la casa, tutto.

Sceglie la via della penitenza e la moglie lo volle seguire.

La nuova dimora è un tugurio lungo un fiume e si mette al servizio di tutti coloro che passando di lù chiedevano ospitalità in ogni momento della giornata e aiuto per transitare il corso dell’acqua, che si faceva impetuoso nei mesi invernali.

Visse per tutto il resto della vita in questo servizio in espiazione dell’involontario delitto.

 

La leggenda riferisce, che una notte il penitente-generoso sentendosi chiamare, uscì e vide un malato tremante per l’intenso freddo, che gli chiedeva d’esser trasportato sull’opposta riva. Il buon ospedaliere accorse subito, lo traghettò, lo accolse nel suo tugurio, gli offrì da mangiare.

Quando il viandante-malato si accinse a riprendere il cammino, una grande luce inondò il tugurio, mentre una voce, chiara e misteriosa, disse: O Giuliano, il tuo peccato è già rimesso; rimanti in pace.

 

Circa l’autore e la data dell’immagine nulla si può affermare. Potrebbe valere il discorso fatto per il SS. Crocifisso e per la Madonna della Vigna; dissi potrebbe, ma…!

L’abbigliamento, infatti, foggia settecentesca, mi costringe a ipotizzare, che la figura di S. Giuliano sia stata eseguita in un restauro precedente a quello fatto dal P. Lettore Ceslao Martinelli nel 1759 e nascosto ai posteri!

 

Non mi risulta che vi sia o vi sia stata devozione e culto a questo Santo nella chiesa S. Maria della Vigna.

Culto e devozione, invece, sentitissimi, sono coltivati nella vicina cittadina molisana, che prende il nome del Santo suo Patrono: San Giuliano del Molise (CB), che non ha nulla a che vedere con il santo omonimo della cripta, il quale è Patrono di Macerata, ove si celebra la festa nel 12 febbraio e viene venerato come protettore dei barcaroli e degli ospedalieri. Nel testo del Viglieg 35 Santi, tra Vescovi, Martiri e Confessori portano il nome di Giuliano; in un altro compendio di vite di Santi ne sono enumerati 50. Ovvia la confusione tra il nostro Santo e la moglie il S. Giuliano e S. Basilissa, sua moglie, anch’essi dedicati ad opere di misericordia e al culto di Dio e uccisi per la fede nella persecuzione di Diocleziano e Massimiano, morto nel 310.

Il culto verso S. Giuliano è diffuso nel Belgio, in Italia, in Francia e Spagna.

Vi si trovano immagini, pitture, affreschi, arazzi e molte stampe.

 

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