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Il Teatro di Pietravairano

(tratto da Nicolino Lombardi, Teatro chiama teatro, 2001, pp. 35-40)

 

Mentre per le città romane di Isernia, Venafro, Teano, Alife, Telese, Caiazzo, Cales e Capua, da sempre le principali regioni della civiltà del fiume Volturno, è evidente o prevedibile l’esistenza di un teatro o di un anfiteatro, per le aree del monte Urlano di Pietravairano e Roccavecchia di Pratella era difficilmente ipotizzabile l’esistenza di strutture del genere. La concezione di queste “città” è infatti più antica di quelle anzidette e nella costruzione degli edifici teatrali e religiosi, più che al fasto (vedi teatro di Teano, anfiteatro di Capua), si è riservata molta attenzione alla scelta della posizione che questi dovevano andare ad occupare e che doveva essere, in primo luogo, scenografica e panoramica. Ovviamente, non ritroveremo in questi luoghi l’anfiteatro (doppio teatro), essendo quest’ultima una costruzione prettamente romana e quindi di epoca successiva.

L’edificio riconosciuto[1] sul monte Urlano si suppone essere un complesso unico, nel quale si possono individuare il teatro ed il tempio fusi in un’unica struttura, probabilmente realizzata in più riprese. La pianta del complesso teatro-tempio di Pietrabbondante, ci aiuta a capire quale possa essere la pianta dei ruderi che è possibile osservare sul monte Urlano di Pietravairano, dove tutto è però più piccolo. Anche il primo impianto del teatro di Teano, successivamente interessato da rifacimenti e ampliamenti avrà avuto una struttura simile a quella che è stata individuata a Pietravairano.

Come in molti altri teatri all’aperto, anche sul monte San Nicola di Pietravairano ci sarà stato un rapporto ravvicinato tra l’evento scenico e il pubblico, che si disponeva tutt’attorno agli attori e nello spazio antistante il tempio. Il tempio, a sua volta, caricava di sacralità la struttura ed il luogo. Dunque il teatro si sviluppa ai piedi del tempio (l’orchestra ed il piano di scena si trovano circa 15 metri più in basso del piano di calpestio del tempio) ma non ci è dato sapere molto dell’organizzazione della gradinata, in quanto quest’ultima oggi si presenta completamente ricoperta da materiali di crollo. L’area dell’orchestra del teatro si presenta abbastanza ampia, in quanto riempita e in parte sollevata da detriti di roccia e da materiali di crollo.

Probabilmente l’orchestra poggia direttamente sulla roccia, così come potrebbe essere per parte della cavea, che alle estremità, poi, in prossimità delle pàrodoi, poggia su riempimenti e non su costruzioni a volta. Stando a quanto asserisce Vitruvio, si potrebbe ipotizzare che sette gradinate radiali ripartivano in 6 cunei il primo settore orizzontale della cavea ma, ovviamente, questa è solo un’ipotesi. Fra l’altro è solo una interruzione nella continuità del piano inclinato della cavea a far supporre l’esistenza di una praecinctio che divide la gradinata in ima e media cavea, rispettivamente con 8-9 e con 7-8 ordini di gradini e sono le tracce di un muro a far pensare all’esistenza di una summa cavea, probabilmente coperta, con 4-5 ordini di gradini.

Come già detto la suddivisione della gradinata in ima, media, e suma cavea è solo una ipotesi e pertanto il teatro potrebbe aver avuto un aspetto completamente diverso.

Il semicerchio disegnato dalla praecinctio che separa i due settori orizzontali più bassi ha diametro pari alla lunghezza della scena misurata esternamente ai parasceni e quindi un diametro di circa mt 22.

Alcuni passi di Vitruvio aiutano a capire il nostro edificio, nel senso che se è vero che nel teatro latino “...la lunghezza della scena deve essere il doppio del diametro dell’orchestra...” possiamo essere certi che il diametro dell’orchestra del teatro di Pietravairano dovrà misurare circa 11 metri e cioè la metà dei 22 metri corrispondenti alla misura della scena misurata esternamente ai due parasceni.

Se poi è vero che “...Le gradinate degli spettatori, deve si dispongono i sedili, non debbono essere alte meno di un piede e sei dita (35 cm circa), la loro larghezza non deve essere maggiore di due piedi e mezzo né minore di due (60-70 cm circa)” tolte le aree utilizzate per realizzare le praecinctio e quelle impegnate dai muretti di protezione, nei circa 14 metri di raggio utile per le gradinate del teatro, ci stanno circa 20 gradinate. Anche a volere fare i conti in modo diverso, e cioè considerando i circa 8 metri di dislivello che intercorrono fra il piano dell’orchestra e l’ultima gradinata della cavea alta, ci stanno pressappoco 20 alzate e cioè 20 gradinate.

Forse un portico correva in sommità coprendo anche la praecinctio più alta e un muro a semicirconferenza (circa 40 metri di diametro), costituito da due ali che chiudevano in prossimità del basamento del tempio, limitava esternamente l’area del teatro. Difficile per il momento dire con certezza se un portico fosse presente nell’area immediatamente sottostante la scena del teatro, come lasciano pensare deboli tracce evidenti sulle foto aeree.

Ancora da scoprire se il tempio ed il teatro (fra piano di calpestio del tempio e quello dell’orchestra del teatro passano circa 15 metri di dislivello) fossero comunicanti o se i due edifici si raggiungessero da ingressi separati.

Certamente attraverso i due aditus gli spettatori raggiungevano l’orchestra e quindi le scalette che consentivano di prendere posto sulla gradinata. Forse dall’esterno del teatro era raggiungibile la praecinctio più alta e questa consentiva di accedere ai posti a sedere della cavea.

Nei primi anni di vita l’edificio era destinato ad accogliere spettatori della città stessa, quelli dei villaggi vicini e, al massimo, cittadini dell’alifano, in quanto Roccavecchia probabilmente già aveva un teatro e forse anche a Teano e a Venafro era stato già realizzato tale edificio.

Per poter prospettare ipotesi sulla capienza del teatro di Pietravairano bisognerà aspettare uno studio più dettagliato, anche se una prima idea possiamo farcela considerando che uno dei teatri romani fra i più piccoli conosciuti, quello di Siracusa, con un diametro di m 21, si ipotizza, forse esagerando, una capienza di 4000-5000 persone. Nel nostro caso, tenendo presenti le indicazioni che Vitruvio dà per la realizzazione della gradinata (60-70 cm per la pedata e 35 cm per l’alzata), si è cercato di ricostruire l’andamento della cavea, che, nei circa 800 metri di sviluppo lineare non poteva avere una reale capienza superiore ai 2000 posti a sedere[2].

Solo lo scavo dirà se ci fossero, oltre alla muratura in pietra e laterizio, elementi  in pietra ad impreziosire la gradinata e di che materiale fossero pavimentate l’orchestra e le praecinctiones e solo in linea di massima è possibile ricostruire l’andamento e l’elevato dell’edificio scenico, che sembra presentare rifacimenti proprio nelle mura più elevate...

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[1] Foglio IGM 116 III SE; lat. 41° 20’ 08’’; mt 409 slm, mt 300 dalla piana sottostante.

[2] Nel teatro oggetto di studio si è ipotizzata una gradinata con pedata di 70 cm e alzata di 40 cm. È chiaro che la capienza dell’edificio aumenta se si riduce l’ampiezza della pedata.