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Renato Cifonelli

L’ATTIVITA’ AMMINISTRATIVA A PIETRAVAIRANO DAL 1941 AL 1946

(in Annuario ASMV 1997, pp.  45-52)

 

 

La ricerca utilizza una fonte inedita rappresentata da un registro di delibere, emesse tra la fine del 1940 ed il 1946,[1] conservato nell’Archivio comunale di Pietravairano.

È senz’altro evidente il rilievo storico di questa documentazione che si riferisce ad un periodo denso di avvenimenti destinati ad incidere sullo stesso contesto politico-istituzionale dello Stato: alla dittatura sarebbe subentrata la democrazia mentre un referendum istituzionale avrebbe posto termine alla monarchia Sabauda instaurando la Repubblica.

Attraverso le delibere è possibile cogliere, ora direttamente ora solo incidentalmente, l’impatto degli eventi storici sull’attività amministrativa del Comune di Pietravairano.

Così si passa da una situazione quasi statica, predominata dall’onnipresenza dell’apparato di Regime, a quella drammatica dell’occupazione tedesca e della distruzione per giungere, infine, in un assetto politico del tutto nuovo, alla fase della rinascita con l’attivazione della ricostruzione morale e materiale del paese.

Anche a Pietravairano furono attive le strutture periferiche e di supporto del Partito Nazionale Fascista che avevano nel Podestà[2] il principale referente per la gestione del potere a livello locale.

Gli amministratori comunali - con la riforma del 1926 - non più eletti del popolo ma funzionari governativi - erano stati relegati in una posizione subalterna rispetto all’apparato di Regime il che aveva finito per legittimare ogni ingerenza del Partito nel governo delle Amministrazioni locali.

Solo così si spiega perché il Podestà potesse legittimamente autoliquidarsi il rimborso delle spese di viaggio e la relativa indennità per essersi recato in Vairano Scalo a rapporto con l’Ispettore di Zona del Partito Nazionale Fascista[3] e perché l’Amministrazione Comunale erogasse contributi a vario titolo all’Unione Fascista delle Famiglie Numerose,[4] alla Milizia Volontaria per la Salvezza Nazionale ed alla Gioventù Italiana del Littorio.

La presenza sul territorio di queste organizzazioni del Regime veniva ad incidere in termini di costi sul bilancio comunale a carico del quale risultavano sia le pigioni per i locali a disposizione e sia le erogazioni periodiche di contributi che rappresentavano, in effetti, una forma indiretta di finanziamento pubblico quantunque fossero motivate - anche con il ricorso al consueto formulario propagandistico - dalla necessità di porre gli Enti sopraccitati in condizione di adempiere alle loro finalità Istituzionali: così, poteva accadere che il Podestà deliberasse la concessione, a favore dell’Amministrazione della Gioventù Italiana del Littorio di un contributo, per la celebrazione della befana del Duce - provvida istituzione del Regime[5] - con la giustificazione che il concorso del Comune, rivestiva, tra l’altro, carattere di necessità verso le nuove generazioni che nelle scuole traevano alimento spirituale atto a vivificare il progresso civile dell’Italia Fascista.[6]

La segreteria del locale Fascio di Combattimento era senza alcun dubbio quella più attiva nel richiedere contribuzioni sia a favore di istituzioni del Regime[7] che della stessa stampa di partito come quando sollecitava, il rinnovo dell’abbonamento al quotidiano il Popolo d’Italia[8] o l’acquisto dell’Agenda Annuario del Partito Nazionale Fascista facendo presente che si trattava di una pubblicazione raccomandata dalle superiori gerarchie.[9]

Anche a livello locale, come in campo nazionale, trovava eco la celebrazione voluta dal Regime delle virtù militari e dei valori della famiglia: così, si intitola la via Sotto Spirito Santo al concittadino Federico Altieri anche per tramandare ai posteri il nome di questo Legionario morto valorosamente in terra di Spagna per il trionfo di una idea e di una giustizia[10] e si istituiscono i premi di nuzialità e di natalità in quanto andava riconosciuto al fattore demografico una preponderante importanza decisiva nella grandezza della Nazione.[11]

Mentre la guerra divampava un po’ ovunque e non pochi concittadini si trovavano impegnati sui vari fronti, l’attività del nostro Comune si svolgeva regolarmente tra i servizi di istituto e quelli peculiari imposti dallo stato di guerra.

In particolare, si era reso necessario potenziare il servizio razionamento consumi per provvedere alla gestione delle carte annonarie relative alla distribuzione controllata, tra l’altro, di alcuni generi di prima necessità, come pane, zucchero, grassi, sapone[12] ed organizzare quello per l’assistenza agli sfollati, numerosissimi nell’estate del 1943,[13] ai quali si dovevano aggiungere dal 1944 anche i profughi della zona di Cassino[14] ove tra novembre 1943 e maggio 1944 gli Alleati sostennero aspri combattimenti per aprirsi un varco sulla c.d. linea Gustav ove si erano attestate le forze armate tedesche.

Era senz’altro ricollegabile allo stato di guerra anche il susseguirsi di assunzioni straordinarie in sostituzione di personale, di ruolo e non di ruolo, chiamato alle armi.[15]

Comunque, quanto meno sino all’autunno del 1943, allorquando Pietravairano subì l’occupazione da parte dell’esercito tedesco, fatta eccezione per l’oscuramento notturno del paese,[16] non risultano a livello locale particolari situazioni di pericolo determinate dalle operazioni belliche anche se non mancano costanti riferimenti ai disagi determinati dalla guerra tra i quali, in particolare, si evidenziano l’insufficienza dei trasporti ferroviari[17] ed i loro notevoli ritardi.[18]

Gli eventi drammatici di fine luglio 1943, con l’arresto di Mussolini e la caduta del fascismo, non hanno lasciato traccia nelle delibere di quel periodo, tutte relative a pratiche di ordinaria amministrazione.

La situazione era destinata a cambiare ineluttabilmente nei giorni successivi all’armistizio,[19] allorquando la nostra comunità, per il precipitare degli eventi, si ritrovò in prima linea subendo, negli affetti e nei beni, le conseguenze di un conflitto reso ancora più disumano e violento per il coinvolgimento diretto della popolazione civile.

Il 10 settembre 1943[20] i tedeschi occupavano Pietravairano suscitando apprensioni per la gravissima ora che la Patria stava attraversando e fondati timori per le gravi incognite delle ore future.[21]

L’occupazione si sarebbe conclusa soltanto il 27 ottobre successivo[22] quando, ormai, Pietravairano era ridotto ad un cumulo di rovine fumanti ed il territorio comunale[23] subiva il cannoneggiamento dei mortai delle forze alleate che dalla pianura incalzavano i tedeschi in ritirata verso Cassino.

A seguito dello scoppio delle mine e degli incendi, provocati dalle truppe tedesche, moltissimi muri minacciavano imminente rovina con sicuro danno alle persone, stante la particolare struttura dell’abitato attraversato in forte pendio da vie larghe appena qualche metro[24] sulle quali si erano accumulate macerie in mole impressionante.[25]

Fra le fiamme erano andati distrutti quasi tutti i ruoli delle II.DD. e persino il libretto postale sul quale il Comune aveva un deposito di lire 50.000,[26] somma che, peraltro, risultava completamente impegnata per debiti pregressi.[27]

Oltre ai danni provocati dalle operazioni belliche l’Amministrazione aveva dovuto affrontare problemi di natura sanitaria e di igiene pubblica.

Così, si era provveduto a sottoporre la popolazione alla vaccinazione e rivaccinazione antivaiolosa straordinaria[28] e, per recuperare il paese dallo stato di deplorevole abbandono in cui era stato ridotto dalla mancanza di pulizia nelle piazze e nelle strade, dovuta in parte anche alla mancanza di acqua ed all’ubicazione nel centro dell’abitato di molte stalle,[29] si era affidato in appalto il servizio di spazzatura e di sgombero delle immondizie.[30]

Tra la fine del 1943 ed i primi mesi del 1944, l’Amministrazione comunale, a seguito del ritorno dal fronte dei dipendenti comunali mobilitati, aveva dovuto procedere all’immediato licenziamento del personale straordinario assunto in loro sostituzione.[31]

Nel dicembre del 1943, ad appena due mesi dalla distruzione, si dava inizio ai primi interventi diretti al recupero del patrimonio edilizio così gravemente danneggiato.

Poiché non vi era adeguata disponibilità di Cassa, nemmeno per provvedere al pagamento delle competenze al personale dipendente,[32] si decise di ricorrere, limitatamente alla rimozione delle macerie, alla prestazione obbligatoria di opera da parte dei cittadini, così come previsto da un Regolamento risalente al 1936[33] del quale fu modificato, sia pure provvisoriamente, l’art. 9 concernente la misura della tassa[34] dovuta per il riscatto in danaro delle prestazioni d’obbligo,[35] per evitare che - data l’irrisoria entità della tassa in rapporto al valore corrente della giornata lavorativa - i cittadini, non animati da spirito di sacrificio per il pubblico bene, trovassero molto più vantaggioso riscattare in danaro la prestazione d’opera dovuta.[36]

Ovviamente non era possibile fare altrettanto per il delicato lavoro di abbattimento o di puntellamento dei muri per il quale si rendeva necessario ricorrere all’opera retribuita di operai specializzati.[37]

Ai fini di un recupero, anche parziale, delle risorse finanziarie indispensabili per far fronte alle uscite, lievitate in misura eccezionale per effetto soprattutto di una svalutazione galoppante,[38] nel 1944 si procedeva alla vendita del taglio di alcune sezioni boschive di proprietà comunale.[39]

Quale primo passo verso la ricostruzione, nel mese di marzo del 1945 veniva nominato il Comitato per le riparazioni edilizie costituito da quattro cittadini, di precedenti penali ottimi e che non avevano ricoperto cariche fasciste.[40]

La prima Giunta elettiva del dopoguerra venne costituita soltanto in esito alle consultazioni amministrative del 31 marzo 1946:[41] con il sindaco Antonio Rossi ne facevano parte Giuseppe Bassi e Pasquale Marrocco, quali assessori titolari, nonché Giuseppe Iadevaia e Raffaele Antonio Zeppetella Del Sesto, quali assessori supplenti.

Nel nostro paese fu presente anche il Comitato di Liberazione Nazionale che, in data 25 giugno 1945, adottò una risoluzione per il ristabilimento in Pietramelara della Pretura e dell’Ufficio del Registro, soppressi dal passato Regime nel 1924 per la mancanza di protettori fascisti che ne avessero perorata la permanenza.[42]

La comunità di Pietravairano visse con fattiva partecipazione il ritorno alla democrazia e la novità del pluralismo politico, tanto che in occasione delle consultazioni del 2 giugno 1946 si ritrovarono presenti sul territorio tutti i partiti e movimenti politici in competizione per provvedere alla designazione di propri rappresentanti da destinare quali scrutatori ai due seggi elettorali esistenti nel Comune.

Non ci fu, comunque, un’attribuzione equa tra i vari gruppi politici in quanto, già a quei tempi, una formazione politica, in particolare, fece la parte del leone: infatti, su sedici scrutatori ne furono assegnati cinque alla Democrazia Cristiana, tre per ciascuno al Partito Socialista ed al Partito di Azione, due per ciascuno ai Sinistrati di Guerra ed all’Uomo Qualunque, uno, infine, al Partito Comunista.[43]

Il 2 giugno 1946, in esito al Referendum istituzionale, nasceva la Repubblica Italiana.

A distanza di pochi mesi, precisamente il 14 agosto 1946,[44] perveniva al Comune un telegramma della Prefettura con il quale si disponeva la concessione al personale dipendente di un premio straordinario della Repubblica.[45]

Dalla fonte non risultano i motivi che determinarono l’attribuzione del premio, la cui erogazione, comunque, gravò sul bilancio comunale per 28.500 lire.

Non va trascurata, altresì, la menzione di alcune delibere che ci restituiscono al quotidiano che fu, ad una realtà sociale così lontana dai nostri tempi nella quale trovavano ancora utile collocazione sia il venditore di ghiaccio[46] che il pubblico banditore[47] e poteva accadere che il Comune fosse costretto a disfarsi, a trattativa privata, di un carro funebre mai utilizzato.[48]

 

 

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[1] Il Registro inizia con la parte finale della delibera n. 100/40 del 9 novembre 1940 e termina con la delibera n. 70/46 del 26 ottobre 1946.

[2] Con questo nome venivano indicati nel Medioevo i supremi magistrati cui era affidato il governo dei Comuni.

Nella riforma dell’organizzazione comunale predisposta nel 1926 l’antico titolo di Podestà fu fatto rivivere solo nominalmente e con ben diversi presupposti nel quadro di un progressivo accentramento a scapito dell’autogoverno delle amministrazioni comunali.

Nel Podestà si assommavano le attribuzioni del Consiglio e della Giunta Municipale.

[3] Delibera n. 40/41 del 29 marzo 1941.

[4] Con sede in via Sopra San Giuseppe (delibera n. 11/41 dell’8 gennaio 1941)

[5] Delibera n. 151/41 del 20 dicembre 1941.

[6] Delibera n. 25/41 del 15 febbraio 1941.

[7] Delibera n. 90/41 del 28 giugno 1941, relativa all’erogazione di un contributo, una tantum, a favore della Colonia Elioterapica dalla quale le nuove generazioni... traevano sopratutto alimento spirituale atto a verificare il progresso civile d’Italia.

[8] Delibera n. 2/42 del 10 gennaio 1942.

[9] Delibera n. 3/42 del 10 gennaio 1942.

[10] Delibera n. 42/41 del 29 marzo 1941.

[11] Delibera n. 55/41 del 19 aprile 1941, modificata, a seguito di rilievi della Prefettura, da alcune delibere successive ed, in particolare, dalla delibera n. 74 del 26 aprile 1941, con la quale si era stabilito, in relazione ai primi da conferire alla generalità dei cittadini, di tenere in particolare considerazione, tra l’altro, le condizioni economiche delle rispettive famiglie, lo stato di disoccupazione, le categorie professionali, l’iscrizione al P.N.F. ed alle organizzazioni sindacali nonchè la composizione del nucleo familiare.

La consegna dei premi era fissata al 24 dicembre, giornata dedicata alla Madre ed al Fanciullo.

[12] Delibera n. 8/43 del 15 maggio 1943. Per l’intestazione e la distribuzione di ogni carta annonaria era prevista, rispettivamente, la liquidazione di un compenso di 15 e di 5 centesimi.

[13] Delibera n. 31/43 del 21 agosto 1943.

[14] Delibera n. 18/44 del 13 maggio 1944.

[15] Tra le altre, la delibera n. 138/41 dell’8 novembre 1941 e la delibera n. 7/43 del 15 maggio 1943.

[16] Delibera n. 147/41 del 22 novembre 1941, relativa all’acquisto di lampade per il servizio di vigilanza notturna delle due guardie municipali.

Per garantire la sicurezza delle guardie comunali costrette a muoversi su un territorio completamente al buio a causa della soppressione totale della pubblica illuminazione, che rende assolutamente impossibile procedere sulle pubbliche vie composte nella quasi totalità di scalinate rapide e non sempre ben costruite si dispone l’acquisto per un costo unitario di 80/90 lire, di due lampade a dinamo e non a pile, per ragioni di economia e sia per la difficoltà di trovare facilmente sul mercato le cariche occorrenti alla sostituzione delle pile esaurite.

[17] Delibera n. 39/42 del 9 maggio 1942.

[18] Delibera n. 24/43 del 31 luglio 1943, relativa alla liquidazione al Segretario Comunale dell’indennità di missione per essersi recato a Sparanise il giorno 19 maggio 1943 per presenziare alle operazioni della leva sulla classe 1925.

Il Podestà precisa di aver dovuto autorizzare in via eccezionale l’uso del mezzo su strada ordinaria, stante il notevole ritardo dei treni che avrebbe impedito al Segretario Comunale di essere sul posto all’ora fissata e di rientrare in sede nella stessa giornata, con grave pregiudizio dei pubblici servizi.

[19] L’armistizio con le forze Anglo-americane venne firmato a Cassibile, frazione di Siracusa, dai generali Castellano e W. Bedell Smith il 3 settembre 1943 ma fu reso pubblico soltanto cinque giorni dopo.

[20] MARROCCO Dante, La guerra nel Medio Volturno nel 1943, Napoli 1974, pag. 182.

[21] Delibera n. 34/43 del 18 settembre 1943.

[22] MARROCCO Dante, o.c., pag. 183.

[23] Dalla delibera n. 8/44 del 19 febbraio 1944 risulta che una bomba aveva colpito la località Pientima.

[24] Delibera n. 1/44 del 1 gennaio 1944.

[25] Delibera n. 35/43 del 18 dicembre 1943.

[26] Delibera n. 1/44 del 1 gennaio 1944.

[27] Delibera n. 1/44 del 1 gennaio 1944.

[28] Delibera n. 5/45 del 21 gennaio 1945.

[29] Delibera n. 31/43 del 21 agosto 1943.

[30] Delibera n. 52/44 del 22 agosto 1944.

[31] Delibere n. 36/43 del 18 dicembre 1943, n. 4/44 e 6/44 del 5 febbraio 1944 e n. 17/44 del 13 maggio 1944.

[32] Delibera n. 1/44 del 1 gennaio 1944.

[33] Delibera n. 16/36 del 31 ottobre 1936.

[34] La nuova tassa di riscatto venne così quantificata:

a) per ogni giornata di uomo, lire 50;

b) per ogni giornata di asino con il conducente, lire 75;

c) per ogni giornata di mulo o cavallo con il conducente, lire 150;

d) per ogni giornata di veicolo con il conducente ed un animale, lire 200;

e) per ogni giornata di veicolo con il conducente e due cavalli, lire 230;

f) per ogni giornata di veicolo con il conducente e due buoi, lire 280.

[35] Nella misura di quattro giornate all’anno.

[36] Delibera n. 35/43 del 18 dicembre 1943.

[37] Delibera n. 1/44 del 1 gennaio 1944.

[38] Delibera n. 25/44 del 13 maggio 1944, relativa all’approvazione del bilancio di previsione per l’esercizio 1944, le cui entrate per un totale complessivo di lire 992.146,94, risultano così distinte:

Entrate ordinarie                lire               449.504,92

Entrate straordinarie          lire               287.386,83

Partite di giro                     lire               255.255,19

[39] Delibera n. 13/44 del 13 maggio 1944.

[40] Delibera n. 24/45 del 25 marzo 1945.

[41] Delibera 12/46 del 22 marzo 1946.

[42] Delibera n. 28/45 del 30 giugno 1945.

[43] Delibera n. 18/46 del 23 maggio 1946.

[44] Delibera n. 51/46 del 14 settembre 1946.

[45] Nella misura di lire 3.000 e lire 1.500, rispettivamente per il personale fruente o meno delle quote complementari, da corrispondere in due rate a partire dal 12 agosto e dal 12 settembre 1946.

[46] Delibera n. 118/41 del 16 agosto 1941, relativa alla concessione di un sussidio per la vendita del ghiaccio.

Il venditore di ghiaccio era in difficoltà dovendo sostenere costi aggiuntivi per rifornirsi del prodotto presso la fabbrica sita in Calvi Risorta, distante da Pietravairano ben 30 Km. di sola andata.

Poiché il ghiaccio era indispensabile per far fronte alla carenza di acqua e in caso di malattie, il Comune concede un sussidio di lire 200 con l’obbligo di protrarne la vendita sino alla fine del mese di ottobre.

[47] Il Comune si serviva per la notificazione di bandi pubblici di un banditore al quale veniva corrisposto di volta in volta un compenso ragguagliato al numero dei bandi effettuati (delibera n. 101/41 del 12 luglio 1941).

Dal 1 luglio 1944 (delibera n. 32/44) è fissato un compenso fisso di 50 lire nette mensili, sostituito nel 1946 da una retribuzione mensile a forfait (delibera n. 6/46 del 28 febbraio 1946).

[48] Delibera n. 16/42 del 21 febbraio 1942

Poiché dal 5 agosto 1940, da quando era stato stipulato il contratto relativo all’appalto per il servizio di trasporto delle salme al cimitero, nessun cittadino aveva fatto richiesta di tale servizio per assoluta inefficienza del carro funebre, che non rispondeva affatto ai requisiti voluti dall’igiene e dalla tecnica, il Comune è costretto ad alienare il carro funebre il cui valore si aggirava intorno alle cinquecento lire.