Giovanni Petella                       Home page

 

 

    L’indagine sull’uomo: Antropologia e teosofia (Giovanni Petella)

 

 

La sfinge di Tebe simboleggiava l’Umanità nella sua evoluzione, il che è a dire nella sua essenza. Il corpo di belva da cui si levava la testa umana e su cui si aprivano le ali, la capacità di pensare, e la possibilità di volare nei campi dello spirito, una metamorfosi che si attua nei millenni. Due scienze fra le tante studiano questi “momenti” dello spirito: l’antropologia, scienza dell’uomo all’aurora, nella costituzione somatica, materiale, nelle sue manifestazioni primitive, e la teosofia che lo studia nelle sue manifestazioni non materiali, spiraglio di quel che potrà essere al meriggio supremo[1].

Solo superiori personalità, e fra esse è il nostro illustre studioso, giungono al nesso fra due indagini tanto diverse, tanto lontane. Perché generalmente, o si accetta solo la prima, e spesso si finisce nel materialismo evoluzionista, o solo l’altra, e c’è il pericolo di sogni metafisici.

Stando solo alle pubblicazioni, Giovanni Petella in questo campo sconfinato non ha voluto far voli. Ha studiato, ha riflettuto, ed ha concepito conclusioni sue. Tanto ci basta per ricordarne lo sforzo d’indagine e di sintesi, rivelazione di una mente equilibrata, umile, profonda.

 

***

 

In antropologia, egli s’è fermato su due problemi. Il primo riguarda la diffusione dell’uomo sulla terra.

Da dove è arrivato l’uomo in America? Le teorie ci dice, sono tre. La prima è per la derivazione dall’Asia, attraverso lo stretto di Beherin, e non sarebbe neanche tanto lontana (pare non vada oltre il Neolitico). Passando alla paleografia, e a connessioni di terre poi separate, alla zoogeografia, e alla craniologia, una volta visti i caratteri simili fra crani della Terra del fuoco, del Perù, del Mississipi e dell’Alasca con quelli melanesiani, è stata intuita una seconda possibilità di popolamento: quello oceanico. Il Sergi è passato a una terza teoria, spostandosi dal Notanthropus (= uomo del Sud) tasmano alla immigrazione dall’Africa, secondo lui culla dell’Umanità. Il Petella riflette che se si parte dalla lingua, si accetta l’origine asiatica, ed è cosa recente e palpabile, se dal cranio “lofocefalo” (= a cresta, con eminenza fronto-sagittale) e dalla faccia, l’hesperanthropus (= uomo americano) molto più antico, verrebbe dal Sud (Il problema delle origini americane, Annali 1928). Tra i lofocefali di America e d’Oceania egli costatò una “evidente somiglianza” A traverso il grande Oceano alla ricerca degli indigeni americani (Annali 1928).

 

***

 

Problema non meno affascinante è quello dell’Atlantide, che in Platone assurge a filosofia della Natura. Sembra di sentirla la voce quasi ispirata del Timeo: “…molte e grandi distruzioni di uomin avvennero in passato, e avverranno in avvenire… A larghi intervalli di tempo quanto è sulla terra perisce…”.

Il problema, antropologico in senso largo, se sia esistita un’isola grandissima, che abbia fatto da ponte fra l’Africa ed America, si affaccia al suo pensiero: L’Atlantide, ultima manifestazione dei fenomeni tettonici di assestamento della crosta terrestre. Ma Petella non è romanziere, non sogna, indaga (Una escursione a l’Atlantide, da Platone a Schliemann, Annali 1925; Il problema dell’Atlantide, Annali 1926; Divagazioni paleografiche su terre sommerse ed uomini arcaici viventi, 1930; L’isola e il mare dell’Atlantide, 1931; L’Atlantide studiata in Italia, 1932. Eliminati i sogni degli iniziati moderni, non resta che applicare alla grande Sommersa, al sesto continente, il “criterio del residuo identico” che genera induzione da quanto avanza dal passato. È, secondo il Klee, spostamento dell’asse terrestre con conseguenti mutamenti tettonici ed ecologici? O è lo scorrimento delle piattaforme continentali formate di silicio-alluminio su un basamento di silicio-magnesio? (teoria di Wegener). L’ultimo sprofondamento, per aver lasciato ricordo, sarà avvenuto all’alba del Quaternario, ma già lo spezzettamento era iniziato dal Miocene. L’isola sarebbe servita all’espansione umana e, prima ancora, a quanto la Geografia antica e l’Oceanografia trovano nella connecting ridge,nella catena montagnosa ad arco nell’Atlantico, sul cui fondo la Geologia prevede altri sconvolgimenti, la Petrografia mostra lava vitrea nei fondali (dunque erano emersi) la tradizione egizio-greca e maya, parla di antico cataclisma, la Paletnologia antepone ad un’invasione dal Nord, una meridionale, atlantica, la Linguistica comparata trova affinità fra greco e maya, perfino tra ebraico e chiapanec, e lo stesso assicura l’Archeologia con le piramidi, l’imbalsamazione e il calendario, e anche la Botanica e la Zoologia mostrano specie affini fra le due sponde… Ecco gli elementi antichi e recenti che ci mostrano una connessione orizzontale fra i continenti, poi rotta dallo spacco dell’Atlantico progressivamente attuato.

Per i suoi studi, il Petella a Parigi fu nominato membro straniero della Società di studi atlantini.

Meno noto ma non meno interessante l’altro probabile continente, Gondwana o Lemuria fra l’Asia, l’Africa e l’Australia, che anch’esso fa riflettere il nostro studioso per l’affinità tra la flora e la fauna, e la conformazione dei fondi marini fra terre emerse, oggi tanto distanti.

 

***

 

Il Sergi, “al limite della vita” scriveva nel ’34 lettere affettuose al “molto amato amico”, ma la stima del Petella per lui, facendone parecchie volte accettare metodi d’indagine e conclusioni, non ne aveva fatto un materialista. Il tenore di studio applicato, sperimentale, non ne aveva chiuso l’animo nel laboratorio e in uno schema. Il suo pensiero mobile ed acuto risaliva per indagine ed induzione al regno dell’ultrasensibile, e giungeva “molto più in là dell’ultravioletto, delle forze ascose invisibili, dell’animismo e dello spiritismo, della medianità, delle luminosità medianiche dell’energia magnetica sprigionantesi dai centri nervosi ed attraente la limatura di ferro, nel regno della telepatia, della lettura del pensiero, delle radiazioni psichiche, delle emanazioni fluidiche, della rabdomanzia, tutti fenomeni bene accertati, dei quali chi oggidì seguita a dubitare, dimostra di non aver compreso la grandiosità della concezione universale della vita fisica e psichica…” (in Recensione ad Angelucci: La visione nell’arte).

La metapsichica era dunque da lui studiata ed ammessa nei fenomeni, ma egli si guardava bene dallo spostarla da esperimento a sogno. Era induzione verso un mondo che non è esteso, inerte, pesante, palpabile, ma fluido, impalpabile, dinamico, antesignano di orizzonti supremi, vestibolo del Soprannaturale.

Verso chi arbitrariamente confondeva sogno e realtà, Don Giovanni era severo e, pur nella sua signorilità, usava parole forti. “Il colmo del visionario è di supporre che l’Atlantide fosse stata la culla dell’Umanità, come farebbe credere la tradizione esoterica sostenuta dai teosofi (Scott Elliot, Manzi…).

“Lasciamo quindi da parte la rivelazione iniziatica che fa lavorar di fantasia, e manteniamoci nel campo del metodo induttivo”. Ed a proposito della Blavatsky, “I teosofi” disse, “dovrebbero provare i loro asserti con metodi più seri”.

Lo scienziato Petella vede dunque un limite nella materia, intravede una continuazione nell’invisibile dei sensi, constata apporti, influenze, presenze, ma l’anelito del suo animo retto ed intelligente si ferma allo studio, sosta sulla visione dell’universo, unico-tutto, del quale noi, come ogni altra cosa siamo parte indissolubile, pur nella nostra attuazione particolare ed effimera.

 

                                               Giovanni Petella                       Home page

 

 

 

 

 



[1] Per i profani non sarà inutile la distinzione fra teologia e teosofia. Questa, che deriva dalla Brahamavidhya indiana, è ricerca di Dio Essenza dell’universo, attraverso la identificazione dello spirito personale atman con lo spirito universale brahman, rinnegando le passioni e l’individualità: l’altra è scienza di Dio, basandosi soprattutto sulla teofania, cioè sulla rivelazione (naturale o soprannaturale) che la Divinità stessa ha fatto di sé all’uomo.