Mario Nassa

 

Ritrovamenti monetari del Medio Volturno e delle zone campane limitrofe

nel quadro dei più noti ripostigli scoperti in area Sannitica

 

 

 

 Mario Nassa

 

 

Importante premessa.

Le cose di interesse numismatico, insieme a quante altre presentino interesse artistico, storico, archeologico o etnografico (art. 2 comma 1a e relativa specificazione nell’art. 2, comma 2a, b, c, d, e, f) sono soggette alle disposizioni delle legge vigenti che in data 31 ottobre 1998 sono state accorpate nel Testo Unico sui Beni Culturali.

Chiunque scopra fortuitamente tali cose le quali, è bene ricordarlo, appartengono allo Stato (art. 88 comma 1), cui la legge riserva il diritto esclusivo di “effettuare le ricerche archeologiche e, in genere, le opere per il ritrovamento di beni culturali indicati all’articolo 2, in qualunque parte del territorio nazionale”, deve farne denuncia, entro ventiquattro ore, all’autorità competente (soprintendenza, sindaco, funzionari di pubblica sicurezza) e provvedere alla conservazione temporanea di esse, lasciandole, quando se ne può garantire la sicurezza e la conservazione, nelle condizioni e nel luogo in cui sono state rinvenute (art. 87). A chi scopre il bene ed al proprietario del fondo è garantito una ricompensa in denaro o mediante rilascio di una parte delle cose scoperte. E’ da sottolineare però che “nessun premio spetta allo scopritore che si sia introdotto e abbia ricercato nel fondo altrui senza il consenso del proprietario o del possessore” (art. 89).

La violazione in materia di ricerche archeologiche e l’impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato comportano le rilevanti sanzioni penali previste dagli articoli 124 e 125.

Per quanto riguarda queste pagine, “se mi è venuto nell’animo di raccogliere da diversi Autori antichi, e moderni[1] i sottintesi quae superaverunt fragmenta di estrazione evangelica, cui ci esorta il motto scelto per il Museo Alifano ed ereditato dalla nostra Associazione, questo certamente non è dovuto al retaggio di quel “mondo magico, popolato di folletti[2] che alimentando l’irrefrenabile cupidigia umana, anche se spesso volta  “a superare le grandi difficoltà e la squallida povertà del vivere quotidiano” rivelavano “ai poveri contadini l’ubicazione di tesori nascosti nelle caverne dei monti o nei cavi di vecchi alberi” e continuano tuttora, come mi è stato fatto opportunamente notare, ad ispirare gli anonimi operatori di scavi clandestini[3] che frequentemente, continuano a verificarsi nella nostra zona, ma all’amore che si fa servizio verso gli esurientes, coloro i quali, cioè, hanno fame, in questo caso, di Sapere.

I dati raccolti in questa ricerca a carattere orientativo, anche se esigui e, per vari fattori, spesso, non omogeneamente rappresentativi della realtà territoriale, possono in ogni modo costituire una base campionaria preliminare di riferimento per studi storici, socioeconomici e numismatici. Per quelli invece poco scientifici, purtroppo così tramandatici dagli studiosi che ci hanno preceduto, e per i racconti ricavati dalla tradizione orale è confortante il fatto che comunque potranno sempre tornare utili in lavori di tipo folcloristico (anche se per la verità ne ho scelti pochissimi dando spazio solo a quelli che presentavano un minimo di attendibilità).

Detto questo, passo alle notizie, strettamente essenziali sui ripostigli e sui singoli ritrovamenti, superficiali o da scavi, nei vari paesi in ordine alfabetico, rimandando per gli approfondimenti alla bibliografia riportata.


 

Agnone. “Nel Museo Emidiano di Agnone si conserva, tra l’altro, un diobolo della colonia greca di Heraclea ed un pentonkion dei Mamertini (Messina)”.

Di Iorio A., L’apporto della civiltà magnogreca …, p. 35

 

Ailano. Già ad inizio secolo mi pare di capire che molto ed ignoto materiale fosse in mani private. Oltre ai tesori leggendari, regolarmente scoperti in tutti i paesi, ed ai racconti dubbi su masselli fusi di Aes signatum e grave, si sa, comunque, di alcuni esemplari di monetazione campano-romana e molti del periodo repubblicano (è minuziosamente descritto un asse del triumviro monetale L. Surdinus) ed imperiale romano affiorati in seguito ai lavori di aratura nelle località Cerqueta o Grotta di Coscinara, Pere Salatelle etc., mentre un aureo bizantino fu ritrovato, intorno al 1874, nella cosiddetta “grotta di Montebriolo”.

Non vi è certezza documentale ma parrebbero provenire dal territorio di Ailano anche i cinque esemplari a nome di Corrado II di Svevia (denari battuti nella zecca della Repubblica di Genova 1139-1339), presenti, per donazione privata, nel monetiere del museo di Piedimonte Matese. 

Villani R. U., pp. 37-39, 45, 163-64, 219-20, 225 e passim; Parente C., pp. 17, 18, 40; Caiazza D., Il territorio alifano …, p. 50; Archivio ASMV.

 

Alife. Cominciamo dal 6 Agosto 1716 quando, compiuta la ricognizione delle ossa del Santo Patrono, apparvero, nel fondo della cassa, due piccole monete medioevali, una di argento e l’altra di rame. Di esse rimane un’approssimativa raffigurazione fatta da un testimone.

Abbastanza ben documentati sono gli scavi condotti negli anni 1880-84 nella necropoli di Conca d’Oro dal proprietario del fondo Giacomo Egg durante i quali furono portate alla luce 44 monete d’argento di cui 7 attribuite ad Allifae, 30, non tutte sicure, a Phistelia, e le altre a Neapolis, Cumae ed Uria; e una ventina di bronzo, quasi tutte romane. Provenivano dalla stessa località, nel 1937, e furono immessi nel museo di Piedimonte un bronzo di Giaxa, uno di Arpi e due sestanti di Paestum.

Nel Marzo 1896, mentre si dissodava un terreno dei Gaetani in località S. Simeone, affiorarono in superficie un denario della famiglia Rubria e una catenina d’oro, ma i campi alifani hanno restituito moltissime e variate monete spesso solo sommariamente descritte dagli storici locali che poterono visionarle. “Un solerte raccoglitore”, rimasto ignoto, possedeva un obolo di Aquilonia del III sec. A. C. e un denario della guerra sociale battuto a Corfinium, oltre a tante altre romane di ogni periodo.

Alla fine degli anni ’20, un giovane muratore di nome Luigi Ronga estrasse dalla proprietà Occhibove in via Latina 3-4 chili di monete romane portate poi in America e vendute ad un antiquario per due dollari e negli stessi anni durante i saggi compiuti nella città da parte della Soprintendenza si raccolsero “un medio bronzo imperiale e quattro monetine medioevali in pessimo stato di conservazione”.

Alquanto circostanziato è invece il rinvenimento di un tesoretto composto da 115 denari repubblicani romani del II-I secolo a. C. che, essendo poco noto, merita di essere più ampiamente trattato. Era il 12 marzo 1937, quando Luigi Masucci, contadino del vicino paese di San Potito Sannitico, nel fondo del dott. Lucio Fiorentino, sito ad Alife, in contrada S. Simeone, era intento a scavare una buca per la messa a dimora di un albero. Ad un certo punto, il piccone mandava in frantumi un piccolo vaso di argilla contenente i tondelli del prezioso metallo. Il Masucci avvertiva del ritrovamento il proprietario che, a sua volta, sollecitamente contattava l’ispettore onorario Raffaele Marrocco consegnandogli i denari i quali, prima di essere inviati alla Soprintendenza alle Antichità della Campania e del Molise, furono da questi sommariamente attribuiti.

Quindici esemplari apparivano di non buona conservazione o con leggende mancanti o abrase ma soltanto sei non poterono essere classificati. Da aggiungere che “un secondo gruppo di 50 monete fu rinvenuto il 20 successivo, durante lavori di aratura nello stesso sito”.

Per quanto riguarda l’epoca del possibile occultamento è da presumere che sia avvenuto intorno agli anni immediatamente successivi rispetto alla data in cui erano in carica i più recenti magistrati documentati dalle iscrizioni monetali e quindi, stando alle cronologie del Crawford e del Grueber, post. 86 a. C.

Seguono vari decenni di silenzio e di indiscriminato saccheggio del patrimonio pubblico appena illuminati dalla notizia, di valore anche statistico, che all’esiguo numero di didracma alifani conosciuti può aggiungersi quello, ormai disperso, posseduto negli anni sessanta dal defunto Pasquale Coluni, molto importante perché di sicura provenienza alifana.

Nell’Agosto del 1970, in località Posta Vecchia, fu aperta una tomba che restituì tra l’altro un Asse consunto di Faustina, moglie di Antonino Pio.

Infine, ancora oggetto di approfondimento da parte delle autorità competenti e di notevole importanza per gli studi numismatici del periodo normanno è stato il ritrovamento, nel giugno 1996, di “4 taris de Roger II, Amalfi postérieurs à la réforme de 1140 et 630 monnaies d’argent durante i lavori di sistemazione del grande mausoleo romano in loc. Torrione da parte della soprintendenza archeologica di Napoli.

Giorgio N., pp. 201-208; Dressel H., pp. 253-266; Marrocco D., pp. 63, 66; Finelli F. S., p. 100; Von Duhn, p. 610 e sgg. e p. 557 e sgg.; Nassa M.;  Perrotti M., p. 72-73; Marrocco R., Comunicazione …; Farina S., pp. 3-4; Arslan E. A.; Finelli F. S., pp. 10, 57, 58, 100; Mennone G.,, p. 87; Mancini N., Allifae; Caiazza D., Il territorio alifano …, p. 51;  Ronga D.; Della Corte M.; Gruppo Memorie Storiche; Pozzi E.;

             

Alvignano. In passato sono state trovate, nei pressi del cimitero non meglio identificate monete di oro, di argento o di bronzo. Nel Museo Nazionale di Napoli risultano provenire da questo paese 2.317 denari, un vittoriato e tre quinari del I sec. a. C. Nella tradizione orale fino a qualche decennio fa rimaneva ancora traccia di un presunto ritrovamento da parte di un ragazzo della zona, di un cospicuo tesoro di piccole monete argentee. Sulla veridicità di tali racconti confronta quanto ho scritto per altri paesi del Medio Volturno.

De Jorio P., pp. 9 e ss., 32; Di Dario B, p. 297; Fabrizio M., p. 51-53; Crawford M. H., p. 120 n. 417.

 

 

Benevento. Sappiamo di un tesoretto composto da “Oltre 100 tarì svevi e di carlo I d’Angiò” e di un ripostiglio del IV secolo a. C. comprendente emissioni argentee di Hyria, Metapontum, Neapolis, Nola, , Taras e Velia. Nel 1877 vi si rinvennero pure 275 denari emessi al tempo di Cesare e della guerra sociale. È del 1960 la scoperta di oltre 500 “Grossi” di zecche tirolesi e venete dei secoli XIII-XIV ammirabili nel “Museo del Sannio” della città.

Travaini L., p. 367; Libero Mangieri G.,  p. 296; Soprintendenza Archeologica …, Sannio …, p. 351; Thompson M. (IGCH 1985); Crawford M. H., p. 113 n. 366;  ZFN 1878, p. 339; Galasso E.;

 

Boiano.            Un argento punico in collezione privata. Si veda quanto detto per Venafro.

Soprintendenza Archeologica …, Sannio …,  p. 351

 

 

Caianello. Si ha notizia del rinvenimento nel Maggio del 1876 di “varie antiche monete d’argento e rame” durante i lavori per la costruzione della strada denominata Pescara “rasente la chiesa di Caianello vecchio e la diruta torre baronale” inviate dal sindaco al museo Campano, insieme ad altre dono di privati, e studiate dal Minervini il quale una buona quantità le dichiarò false. Nella busta intestata a questo paese presente nella fototeca dell’ASMV, vi è l’immagine di un raro bronzo fuso Divinità/Maschera leonina, forse appartenente a collezione privata.

Panarello A., pp. 3-4.; Atti della Commissione Conservatrice dei Monumenti …, 1876, pp. 45 e 52; Archivio ASMV

 

Caiazzo. Purtroppo conosco poco riguardo alle restituzioni monetarie di questa importante città. Notizie del 1700 riportano che all’interno della stessa, tra i resti di antichi edifici, si trovavano monete di bronzo, di oro e di argento alcune anche con leggenda osca.

De Simone N., p. 48; Solin H., pp. 66, 68-69; Di Dario B., pp. 29, 55-56 ; Giustiniani L., tomo III, p. 12

 

Calvi Risorta. Anche per l’antica Cales si parla di “bellissimi vasi e medaglie” scavati alla fine del XVIII secolo. Prima del 1918, in due piccoli vasi contenuti in una tomba, si trovarono 19 vittoriati. Nel 1959 vi sono stati trovati 11 oboli di Alife e 144 di Phistelia.

RIN 1918, p. 203; Crawford M. H., p. 143 n. 556; Thompson M. (IGCH 1932); Morello A., p. 20 ; Stazio A., pp. 225-28; Giustiniani L., p. 39; Cantilena R., p. 89;

 

Campo Laurelli            . È noto per un consistente ripostiglio con presenze argentee del IV secolo a. C. attribuite ad Hyria, Neapolis, Nola etc. Attraggono l’attenzione dei cultori di storia del Medio Volturno le 8 monete di Allifae e le 43 di Phistelia.

Soprintendenza Archeologica …, Sannio …, p. 351; Thompson M., (IGCH 2046); Morello A., p. 18-20; Cantilena R., p. 89

    

Campobasso. Nel ricco medagliere del Museo Provinciale Sannitico sono conservate, tra l’altro, “monete di Aesernia, Larinum e varie altre città apule e campane”.

Di Iorio A., L’apporto della civiltà magnogreca …, p. 35

 

Campochiaro. Venti anni fa erano circa 730 le restituzioni di materiale numismatico che si erano avute nel famoso santuario di Campochiaro. Tra quelli resi noti dalla Soprintendenza tra il 1980 ed il 1982 erano 78 pezzi di cui 5 bronzi di Aesernia, 8 di Cales, 4 di Suessa, 3 di Teanum, 3 di Ebusus, 4 di Arpi, 1 di Paestum, 1 didracma e 12 bronzi di Roma e dell’Italia meridionale, 1 obolo di Phistelia, 2 didracma, 1 triobolo e 4 bronzi di Neapolis, 1 didracma di Velia, 10 denari romani e della guerra sociale e 18 monete imperiali romane da Augusto a Costanzo Cloro.

Altre zecche citate dalle fonti sono Heraclea, Lucera e  Messana.

Soprintendenza Archeologica …, Sannio…, pp. 218-225, 350; Soprintendenza Archeologica …, Campochiaro…, pp. 20, 24, 26, 39, 44, 50-60; Di Iorio A., L’apporto della civiltà magnogreca …, p. 35

 

Capracotta. Nell’area archeologica ai confini col comune di Agnone fu trovata una litra ed un quadrante romani.

Soprintendenza Archeologica …, Sannio…, p. 255

 

Capriati al Volturno. Risulta da fonti di archivio che nel 1949 fu donata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli una moneta romana.

Miele F., p. 65

 

Carife. Alcuni oboli di Phistelia.

Thompson M. (IGCH 2033); Morello A., p. 20;  Cantilena R., p. 89

 

Casalbore. Nel 1923, in un recipiente di terracotta, fu rinvenuto, in località Porta Beneventana, un considerevole ripostiglio comprendente 543 gigliati di Roberto di Angiò (1309-1343), immessi, grazie all'intervento dei Carabinieri e della magistratura, nel medagliere del Museo Nazionale di Napoli.

       Posteraro L., pp. 10-12

      

Castelcampagnano. “Nelle vicinanze di Squille furono trovate antiche monete, statuette di bronzo, terrecotte, avanzi di terme e spezzoni di canne di piombo per conduttura di acqua”

Di Dario B., p. 289;  Maturi P., p. 251

 

Castelvenere. Lungo la strada che conduce a Guardia Sanframondi, nella proprietà del sig. Domenico Piccirilli, il 10 Marzo 1898, fu intrapreso uno scavo su di un’area di circa 42 metri quadrati e a circa due metri dal piano di calpestio fu trovata fra lucerne, mattoni con bordo, grossi olearii una moneta dell’imperatore Gordiano.

Pacelli N., Telesia e la valle …, p. 19; Pacelli N., Estate in valle … ad vocem ; Iannacchino M. A., p.21; Lando G., p. 199

 

Cerreto Sannita. Il 10 Febbraio 1951 in contrada Monte Cigno si rinvennero 46 vittoriati e 3 denari repubblicani ora conservati presso il Museo Nazionale di Napoli.

Vigliotti N., p. 38, tav. X; Annali;

 

Faicchio. In contrada Fontanelle o Madonna delle Grazie si sono spesso trovate un gran numero di monete non solo romane, di cui una appartenente a Lucio Commodo, ma anche di città sannitiche, fra le quali spicca Fistelia, e di molte colonie della Magna Grecia.

Anche per questo paese non va scartata a priori la possibilità di elementi veritieri (per il numero definito dei nummi e per la mancata menzione di un eventuale metallo prezioso) contenuti nel racconto del ritrovamento di un consistente tesoro, composto da 220 monete, acquistato da un napoletano in epoca ignota.

Nell’incertezza della località precisa fra i due comuni, si veda pure quanto detto per S. Lorenzello.

Iannacchino A. M., , pp. 220-22; Mennone G., p. 137

      

Filignano? “Da notizie ritenute fondate alcuni “tombaroli” che hanno saccheggiato alcune tombe in una località imprecisata tra San Biagio Saracinisco (FR) e Venafro (IS), forse intorno a Filignano (IS), al confine tra basso Lazio e Molise, hanno rinvenuto un gruppo di 3 oboli allifani unitamente a 2 con epigrafe e 4 anepigrafi attribuiti a Phistelia di cui siamo riusciti ad avere una foto …”

Morello A., pp. 18-20

 

Fontegreca. Il 16 marzo 1949 il sig. Antonio Russo di Alfonso scrive al Presidente della Repubblica segnalando il ritrovamento di una moneta antica. La Soprintendenza incaricata di esaminarla ne chiede l’inoltro presso il Museo Nazionale di Napoli.

Soprintendenza alle Antichità della Campania

 

Formicola. Abbondante è anche il materiale numismatico, solo in parte recuperato dalla Soprintendenza, nell’agro trebulano. Il piccolo Antiquario di Formicola possedeva nel 1954 circa duecento monete repubblicane ed imperiali, compresi tre bronzi siracusani.

Fusco M., pp. 12-13

 

Frasso Telesino. Nell’aprile del 1951, in occasione dei lavori di rimboschimento del monte Cardito, ad oltre tre metri di profondità, fu ritrovato un denario repubblicano del III secolo a. C.

Di Cerbo M.

 

Gildone. La necropoli sannitica esplorata, nel 1985-86, dalla Soprintendenza in località Morgia della Chiusa ha restituito tra l’altro “una monetina di argento di Allifae, databile tra il 400 ed il 380 a. C.”. Sono anche note restituzioni di Neapolis ed Arpi.

Di Niro A., p. 165; Di Iorio A., L’apporto …, p. 35-36; Thompson M. (IGCH 2044); Soprintendenza Archeologica …, Sannio…, p. 351

 

Gioia Sannitica. Le prime notizie di escavazioni monetarie, nella frazione di Calvisi, le troviamo già in Trutta che scrisse nel 1776. Riguardo al secolo successivo, riporto stralci di quanto riportato dal Mennone, autore locale informato sugli eventi: “Nella campagna circostante a Rignano e Rignanello si sono spesso travate delle monete ed altri oggetti di antichità Romana. Pochi anni or sono, fu scavato casualmente dall’acqua un vaso, che era pieno di monete d’argento (…) l’acqua invernale ne dilatò l’alveo rodendone le sponde fin dove era sepolto il detto vaso, che cadde nell’acqua fluente con tutte le monete che conteneva (…) erano moltissime (…) due sole vennero nelle mie mani”. Esse erano una di Lucio Calpurnio Frugi e l’altra di Caio Giulio Cesare, ma l’autore assicura che ve ne erano anche di altri imperatori fra i quali Domiziano. Lo stesso, dopo alcune pagine, racconta che ad Auduni, poi, in un fondo presso il luogo ove è tradizione che esistesse il monastero di S. Nicola, “pochi mesi or sono fu scavato un vaso con molte monete antiche di argento, delle quali una sola ne potetti avere per osservarla ed era dell’imperatore Antonino Pio”.

Mennone G.,  pp. 124-26 e 131.; Fiorillo G., ultima pag. non num.; Trutta G., p. 276; Caiazza D., Il territorio …, 1990, p. 53; Caiazza D., La Terra ed il Castello …, pp. 27-28

 

Isernia.            Ad Isernia furono viste monete delle zecche di Neapolis, Hyria, Phistelia, Allifae, Tarentum, Compulteria, Nola, Teanum, Cales.

Di Iorio A., L’apporto …, p. 35; Morello A., p. 20

 

Jelsi. Troviamo presenti le zecche di Cales, Neapolis e Suessa.

Di Iorio A., L’apporto …, p. 35

 

Larino. L’esplorazione scientifica operata dalla Soprintendenza in località Piana S. Leonardo ha permesso di acquisire un ripostiglio contenente 9 bronzi di Larino, 2 di Luceria, 1 di Salapia, una semiuncia con leggenda Roma, un sesterzio anonimo ed otto assi con prora. Nella stessa zona sono state recuperate altre 15 bronzi (4 di Larino, 1 di Luceria, 2 di emissione romano-campana, 8 romani), un diobolo di Thuroi, un denario di L. Antestius Gragulus ed un quinario anonimo. Altre fonti riportano ancora “Monete di Larinum e Phistelia, una quincuncia di Luceria ed un obolo di Thurioi

Soprintendenza Archeologica …, Sannio ..., pp. 312-317, 351-52; Di Iorio A., L’apporto …, p. 35-36

 

Limatola. Molte sono le monete imperiali romane venute alla luce nei lavori del terreno adiacente alla chiesa di S. Maria a Cirignano alcune delle quali descritte dal Varrone appartengono a Claudio, a Domiziano, a Giustina, a Filippo, a Gordiano ecc.

Ma anche alla frazione Paradiso, nello scavo di fondazione della casa di proprietà della famiglia Di Piro “vennero alla luce alcune anfore, in due delle quali furono rinvenute alcune monete romane” tra cui un sesterzio dell’imperatore Domiziano.

Canelli F., p. 23; Aragosa G., pp. 33, 148-49, 204

 

Mignano Montelungo. Nel Museo Campano di Capua sono conservati 2 vittoriati e 33 denarii provenienti da questa località nell’anno 1891.

     Commissione..., 1891 p. 387; Notizie..., 1891 p. 290; Crawford M. H., p. 111, n. 355

 

Monteroduni. Non conoscendo la fonte primaria, posso solo evidenziare la seguente frase in cui si accenna al piccolo centro venafrano: “I ripostigli di bronzo di questi tempi sono tanto rari che di uno solo, posteriore all’epoca d’Anastasio, ci resta un’accurata e precisa descrizione, quello di Monteroduni nel Sannio”

Gnecchi F., Un ripostiglio

 

Montella. “Nei pressi di Montella-piccola, nella contrada S. Croce, un colono, di cognome Rascionato, scoprì un’anforetta, piena di monete di argento, dell’età reppubblicana di Roma”, con l’unica eccezione di un tetradramma di Atene. Di esse, che erano probabilmente circa ottocento, ci resta la descrizione di soli 22 esemplari.

Nel territorio di Montella furono anche trovate 109 monete greche (Bruzii, Corinto, Enna, Eraclea, Erdonea?, Fistelia?, Imera, Leontini?, Lucani, Lucera, Mamertini, Messina, Metaponto, Napoli, Posidonia, Salapia?, Siracusa, Taranto, Tera, Tyndaris, Turio, Velia ed altre non attribuite), 231 tra romano-campane, repubblicane e imperiali romane e 51 medioevali e moderne (bizantine, arabe, sveve etc.) tutte descritte dall’autore ed appartenute alla collezione del commendatore Scipione Capone.

Scandone F., pp. 173-191.

 

Monte Vairano. Abbondanti restituzioni di materiale numismatico provengono dagli scavi condotti dalla Soprintendenza del Molise in questo importante abitato sannitico. Tra le circa settanta monete “utilizzabili a fini scientifici” rinvenute in quelli effettuati tra il 1975 e il 1979 figuravano le zecche di Neapolis, Phistelia, Arpi, Paestum, Apollonia, Pharos ed altre. Furono recuperati pure nove vittoriati, molti bronzi della repubblica romana ed uno punico.  Nummi noti da altre fonti appartengono alle città di Cales, Larinum, Luceria, etc.   

Di Iorio A., L’apporto …, p. 35; Soprintendenza Archeologica …, Sannio…, pp. 350-57

 

Morcone. Facevano parte di un gruzzolo ivi ritrovato “Un didramma di Velia ed uno di Neapolis”. Due denari del periodo repubblicano furono raccolti allo sbocco del rivo al confine con il comune di Sassinoro.

Di Iorio A., L’apporto …, p. 36; Soprintendenza Archeologica …, Sannio…, p. 351; Thompson M. (IGCH 2047); Morcone, inquadratura storica …, p. 15 (foto), 50

    

Piedimonte Matese. In ordine cronologico sono da riportare innanzi tutto i due ripostigli scopertivi alla fine del secolo scorso: uno noto solo per via orale riguardante una cassa di monete ed altri oggetti preziosi in loc. Monticelli e l’altro, racchiuso in una pentola scavata durante la costruzione della mulattiera che collega il rione San Giovanni a Castello Matese, interamente composto di monete consolari romane. Seguono, ma sempre negli stessi anni, varie monete delle famiglie romane Sempronia, Silia e Vibia nei luoghi detti Gradelle di S. Lucia, S. Sebastiano e S. Giovanni. Durante questi anni si ha anche notizia dell’acquisto di “una buona raccolta di monete e medaglioni storici” da parte dell’isp. on. Mattiangelo Visco che andarono ad arricchire il suo medagliere composto di circa 500 esemplari “urbici, familiari e imperiali”. Si arriva così all’importante collezione numismatica costituita dal prof. Raffaele Marrocco, dal 1913 al 1940, nel Museo cittadino, di cui qualche anno fa è stato pubblicato il catalogo e al quale non posso far altro che rimandare.

Passiamo ai 106 nummi imperiali romani recuperati dalle forze dell’ordine in una stipe votiva soperta, nel 1965, nell’entrata piccola della sorgente del Torano ignorando però il numero di quanto fu sottratto, nell’occasione, da privati.

Per ultimo ho tenuto le 64 monetine (sec. XV-XVI) recuperate dalla guardia di Finanza durante i lavori in piazza Carmine dal 7 al 13 maggio 1972 per le quali c’è una piacevole continuazione. Esse, infatti, (tranne due), contrariamente a quanto si pensava, non erano state ancora esposte con le altre all’epoca dei furti e pertanto poterono essere salvate e messe al sicuro insieme ad alcuni penta bizantini in ottimo stato di conservazione, un piccolo bronzo di Romolo, figlio di Costantino, ed altre. Ringrazio il prof. Dante B. Marrocco, già direttore del Museo Civico, e l'avv. Carlo Sarro, Sindaco di Piedimonte che con passione ne sta curando la riapertura, per avermi permesso la pubblicazione delle riproduzioni fotografiche del materiale museale presentato nelle tavole in appendice, ed il perito numismatico Antonio Vessella che mi ha aiutato nella sommaria classificazione riportata. Si tratta di 34 monetine (tra cavalli e doppi cavalli) a nome di Giovanna e Carlo (1516-1519), 14 pezzi da un cavallo con croce di Gerusalemme e colonne d’Ercole di Carlo V (1516-1556), un altro dello stesso sovrano ma di diversa tipologia, uno di Federico III d’Aragona (1496-1501), uno di Ferdinando I ed uno non attribuito perché molto consunto, tutti del Regno di Napoli. Vi sono poi tre monete fiorentine di rame con spolveratura argentea, tre della repubblica senese, un tornese di Renato d’Angiò, zecca di Sulmona e tre di Nicola II di Monforte di Campobasso. Interessanti denari, questi ultimi, perché coniati per finanziare, secondo alcuni, quanti si battevano allo scopo di rovesciare la dinastia Aragonese e di ripristinare quella Angioina. Questo tentativo di rivolta messo in atto nel nostro territorio dal conte di Alife Marino di Marzano fu sanguinosamente stroncato dal conte di Fondi Onorato Gaetani che per il valore dimostrato durante la repressione di quella prima congiura, detta dei baroni, nel 1466, fu adottato dal Re Ferdinando I nella Reale Casa di Aragona.

Perrotti M., pp. 75-80; Nassa M.; Annuario ASSA 1966, p. 13.; Marrocco D., Piedimonte …, III ediz., p. 31; D’Allestro A., p. 21-22

 

Pietrabbondante. Dal quadro riassuntivo delle campagne di scavi 1858-1872 e 1959 e successive, condotte in questo meraviglioso sito archeologico, emerge un totale di 877 monete, circa un quarto delle quali, provenienti da rinvenimenti sporadici, conservate presso gli abitanti del paese (figurano per il periodo preromano le zecche di Aesernia, Arpi, Cales, Compulteria, Neapolis, Salapia, Siracusa, Suessa, Taranto, Teanum, Todi, etc.).

Altre 273, tutte “di bronzo tra coniate e fuse” di un ripostiglio furono acquistate dal Museo Nazionale di Napoli nel 1900 (17 pezzi di aes grave e 256 monete appartenenti a diverse città quali Aquinum, Aesernia, Cales, Neapolis, Nola, Suessa e Teanum). Ed ancora 40 in altro tesoretto composto da 19 denari di Marco Antonio ed 1 quinario, 12 assi e 8 assi dimezzati di periodo compreso tra il 150 ed il 45 a. C.

Pare, infine, che moltissime siano tuttora detenute da privati.

Gabrigi E., pp. 645-56; Di Iorio A., Gli scavi di Bovianum Vetus e il duca di Pescolanciano …, passim e 66-67.; Di Iorio A., Rinvenimenti monetari …; Strazzulla M. ; Bax A., passim; Di Iorio A., Immagini …, pp. 33-40; Di Iorio A., Gli scavi di Bovianum Vetus. Guida …, pp. 126-128; Soprintendenza Archeologica …, Sannio…, pp. 178-185, 351-52

 

Pietracatella. “Un Ebusus delle isole Baleari e numerosi bronzi della zecca campana”.

Di Iorio A., L’apporto …, p. 35-36

 

Pietramelara. A distanza di cinquant’anni dalle prime segnalazioni scritte di rinvenimenti di nummi victoriati, in località Casino, nell’anno 1988, operai intenti ai lavori di sterro recuperarono alcune decine di bronzi repubblicani romani molto consunti.

Caiazza D., Archeologia e storia  …, II, pp. 179-81 (con foto); Bassi G.

 

Pietravairano. Si ha qualche notizia generica di “anelli, braccialetti di onice e monete” venuti alla luce nella frazione S. Felice. La presenza, nel comune, di un toponimo attributivo induce a pensare alla escavazione di un qualche "tesoro".

Caiazza D., Archeologia e storia …, II, p. 281

 

Pratella. Risulta che una decina di anni fa, sull’acropoli sannitica di monte Cauto, in località Roccavecchia, fu ritrovato da alcuni escursionisti lombardi un bronzo del triumviro monetale L. Naevius Surdinus analogo a quello già descritto per Ailano. Tra i racconti vi è notizia di preziosi nascosti nell'angolo destro della chiesa dell'Annunziata.

     Villani R. U., p. 300

 

Presenzano. Fonti orali riferiscono di sporadici ritrovamenti che, stando alla descrizione, potrebbero essere identificati come Assi repubblicani ridotti. Un calco a matita ritrovato nella fototeca dell’associazione storica confermerebbe presenze anche di Semissi e Quadranti.

     Archivio ASMV

 

Raviscanina. E’ stato scritto di presenze angioine in località Trone, suffragate forse da resti monetali, e di una cassetta contenente preziosi ritrovata dalla famiglia Iannace presso la propria abitazione a seguito dell’alluvione del 1857. Dai racconti orali si ricava, non so se dire invece o anche, che dalla casa di questa famiglia venne asportato da mulattieri, alloggiati nelle stalle, un cospicuo tesoro accidentalmente fuoriuscito dalla parete dov’era nascosto mentre vi veniva affisso un lungo chiodo.

Quasi certamente conteneva un bottino di guerra la cassetta nascosta sul castello e portata via da due forestieri nell’estate del 1947.

Ultimamente il locale isp. on. Armando Vendettuoli ha recuperato e trasmesso alla Soprintendenza tre piccoli bronzi dell’epoca di Costantino. A poche decine di metri dalla sua residenza, durante i lavori di allacciamento al metanodotto, il 15 Giugno 1995, in via S. Croce, fuoriuscì da un muro pertinente ad abitazioni private una moneta medioevale, presumibilmente d’oro, che fortunatamente ebbi modo di fotografare.

Provengono da questo paese anche alcune monete romane conservate nel museo civico di Piedimonte tra le quali spicca un sestante semiunciale con bella patina azzurra, ma anche un sesterzio di Marco Aurelio, un follis di Costantino ed alcuni assi repubblicani ed imperiali.

De Sisto A., p. 146 e passim; Mancini N., Un eccezionale pic-nic …, pp. 38-39; Archivio fotografico ASMV

        

Riardo. Dalla lettera del del sindaco, datata 16 Aprile 1874, alla Commissione Conservatrice di Terra di Lavoro apprendiamo di “monete di vario genere” trovate a Lanciagallo, in contrada San Nicola (nel retro scrofa e 6 porcellini), nel Castello e nella zona di piazza San Paolo.

Commissione Conservatrice … 1874; Spaziano G., I toponimi …, pp. 54-55; Spaziano G., Riardo, …, pp. 38-39, 59; Caiazza D.,  Archeologia e storia …, II, p. 242

 

Roccaromana. Anche su questo centro le notizie sono scarse, è stato scritto di “una moneta d’argento di Fabio Massimo” e di altre raccolte, a fine secolo XIX, nel fondo Bartoli, presso l’odierno cimitero.

Caiazza D., Archeologia e storia …, II, p. 180; Ricciardi R. A., p. 26

 

Rocchetta a Volturno. Non si conoscono le circostanze che portarono allo scoprimento di questo importante ripostiglio, conservato al Museo Nazionale di Napoli, ricco di 143 bronzi risalenti al periodo repubblicano romano (tranne 7 assi tutti nominali minori) ed uno attribuito a Tolomeo Sotero II e Cleopatra III.

Cesano L., pp. 276-286; Crawford M. H., p. 76, n. 133.

 

Ruviano. E’ universalmente noto, e non solo tra i numismatici, che al confine coi comuni limitrofi di Castel Campagnano e di Caiazzo nel 1877 un giovane scoprì uno straordinario ripostiglio, di cui a ragione già tanto si è scritto, contenente dai 600 ai 1000 aurei romani repubblicani molto ben conservati otto dei quali sono conservati nel Museo Statale di Berlino. Altre monete di non precisa specie furono rinvenute in contrada San Vincenzo e dietro al cimitero.

Da non dimenticare, poi, le 16 monete d’oro dei secoloi XV e XVI, già trattate nel catalogo del museo alifano, dissotterrate dal largo pertinente la chiesa di San Leone in data 7 Agosto 1929, assieme ad altri oggetti ed ulteriori 12 di cui una d’oro e due d’argento recuperate il giorno 27 dello stesso mese.

Russo M., pp. 74-81, 204-207; La potenza di un sogno,  p. 11; Notizie degli scavi …, p. 217 e ss.; Di Dario B., p. 69-72 ; Covelli Della Posta F.; Commissione Conservatrice 1877, p. 68 ; Von Duhn F., Münzfund, pp. 232-240; Friedlaender J.,  pp. 241-42; Gnecchi F., Monete Romane, p. 44; Crawford M. H., p. 122 n. 423; Nassa M., p. 15; Soprintendenza Archeologica di Napoli.

 

S. Angelo d’Alife. Nei pressi del criptoportico, sito in contrada Taverna, già dal ‘700 si sono raccolte monete romane. Su racconti romanzati di presunti ritrovamenti durante i lavori di restauro del castello diretti dall’ing. Gabriele Martone e, successivamente, in conseguenza del rimboschimento forestale della collina non sono a conoscenza di riscontri scritti (deve trattarsi forse degli abusivi di cui è traccia nelle parole “i cavatesori frugarono dappertutto, sfondando volte e pavimenti”), mentre è ben documentata una Litra del III sec. a. C., non attribuita per il cattivo stato di conservazione, ritrovata di recente all’interno del Castello.

Trutta G., p. 156; Martone G. p. 120; Di Cosmo L., pp. 139-140; Caiazza D., Il territorio …, p. 57; Lombardi N., p. 17

 

S. Angelo in Formis. Nel 1890 si rinvenne “Un pignatto contenente un gruzzolo di tarì di zecca italiana; erano tutti di oro pallido, con caratteri cufici abbastanza sformati, e su due di essi leggevansi frammischiate a caratteri arabici, lettere latine, e sul più integro era l’epigrafe S. ANDREA SALRN”.

Travaini L., p. 368; Sambon A., Il tarì …, p. 11; Foresio P. G., p. 6 in nota; Grierson P.,  p. 227

 

S. Giovanni in Galdo. Prevalgono i tondelli emessi le zecche di Aesernia, Cales, Neapolis, e Suessa.

Di Iorio A., L’apporto …, p. 35; Soprintendenza Archeologica …, Sannio…, p. 351-52; La Regina A., p. 241

 

S. Gregorio Matese   “… durante i lavori dell’apertura del tracciato stradale a S. Croce. Si favoleggiava che il costruttore avesse trovato un’anfora con monete d’oro …”. La “moneta d’argento dell’imperatore Tito e tre altre di bronzo” custodite dall’autore non pare che provengano dal paese in esame.

Loffreda D.,  p. 22

 

S. Lorenzello. Ai confini con Faicchio, nel 1900, fu trovata da alcuni agricoltori, mentre vangavano la terra, “un’olla piena di monete di argento dei tempi di Roma … tutte vendute a vil prezzo

Iannacchino A. M.,  p. 44 (in nota).

 

S. Martino in Pensilis. Nei pressi dei resti di una villa rustica romana esplorata dalla Soprintendenza tra il 1979 ed il 1983, si rinvenne un obolo di Alife del III sec. a. C.

Ceglia V., San Martino …, p. 224

 

S. Potito Sannitico. Tra i ruderi delle Torelle nel Gennaio del 1775 si trovò una “medaglia di argento, con la testa di un Giove, coronato di Quercia da un lato, ed un Tempio dall’altro”.

Trutta G., pp. XIX illustrazione, 21; Marrocco D., L’Antica Alife,  p. 43

 

S. Salvatore Telesino. In passato, tra le rovine dell’antica Telesia, anziché i favolosi ritrovamenti di tesori luccicanti custoditi da serpenti, sono, più verosimilmente, stati “scoperchiati numerosi tumuli composti di grossi lastroni di tufo nero, frugati per ritrovarvi oggetti antichi, massime monete”, molte delle quali, certamente, affluirono nella importante collezione numismatica della famiglia Pacelli, raccolta non più esistente ma che, nel 1900, a detta del vescovo di Telese A. M. Iannacchino, era “uno dei migliori medaglieri d’Italia”.

Mennone G., p. 144; Pacelli N., Telesia,  p. 74, 96-97; Di Lella A., p. 117; Vessella A., Corpus Nummorum …p. 48; Bove E., p. 24; Morello A., p. 20; Sambon  A., Les monnaies antiques, p. 329; Vigliotti N.., Telesia, pp. 24-25, 55; Iannacchino A. M., pp. 28-29, 43-44; Finelli F. S., p. 10; Romano A., p. 14; Trutta G., p. 248

 

S. Vincenzo al Volturno. I saggi di scavo eseguiti nel 1999 presso la chiesa di S. Vincenzo Maggiore hanno permesso il recupero di un Tremisse aureo di Giustiniano II (685-695).

     Marazzi F.; Notiziario, p. 2

 

Solopaca. “Altri reperti romani sono stati rinvenuti in contrada Impiano, si tratta di monete e frammenti di ceramica da mensa che possono essere datati dalla fine della Repubblica al III sec. d. C.”

Formichella C., p. 8          

 

Teano. Negli anni 1889-90, lungo il letto del Savone, presso la fonte Cardarelle, luogo in cui già si erano rinvenute circa 400 monete di rame di Roma recanti la scritta SPQR, il proprietario Giovanni D’Onofrio, trovò un enorme ripostiglio composto di oltre 80.000 monete di bronzo e d’argento, che andavano dal tempo di Augusto al tardo Impero. Circa un secolo dopo, nella valle del Savone, l’esplorazione archeologica dei resti di un tempio presente nella proprietà Ruozzo, ha restituito “numerosissime monete, tra le quali non mancano esemplari di Suessa, Cales, Alliphae e Phistelia, con una maggiore incidenza di queste ultime ...” recentemente sistemate nel piccolo medagliere del locale museo archeologico.

Spaziano G., I toponimi …, p. 97; Spaziano G., Riardo, …, p.76; Cipriano C., Teano, p. 54; Sambon A., Les Monnais antiques, p. 369; De Robbio F., p. 5; Cipriano C., p. 22 nota 4; Cantilena R., p. 89; Morello A., p. 20

 

Teate. “Sono state rinvenute emissioni di centri campani e sanniti con i tipi tradizionali delle monete di Neapolis, fra cui un esemplare di Teano dei Sidicini con etnico in lingua osca e il toro sormontato da una lira, come su alcuni esemplari di Teanum Apulum”.

Di Iorio A., L’apporto …, p. 36; Principe P., pp. 69-79

 

Treglia            . Dagli scavi settecenteschi del teatro, in località La Corte, condotti dall’inglese Hamilton pare emersero, oltre a vasi e statue, anche monete di bronzo. Altre, d’argento, attribuite all’imperatore Costantino vennero fuori nell’apertura di alcuni sepolcri. Probabilmente nuove restituzioni si sono avute nelle terme recuperate dalla Soprintendenza nel 1976.

Solin H., p. 16; Giustiniani L., IX, p. 241; Di Dario B., p. (?)

 

 

Tufara. In località Toppo Cappella, tra gennaio e giugno1983, grazie alla fattiva collaborazione del proprietario del fondo sig. Domenico Di Stasi, vennero raccolti e consegnati alla Soprintendenza in totale 158 denari d’argento del II-I secolo a. C.

Ceglia V., Il tesoretto di monete…, pp. 59-83

 

Vairano Patenora. Alla frazione Marzanello, nella necropoli presente nella zona detta Palazzone si trovarono monete del IV secolo a. C. e di età repubblicana e imperiale, nonché qualche soldo veneziano del 1400. Invece un denario di un esponente della famiglia Marcia e molti bronzi repubblicani furono trovati in contrada Torella nei pressi del monastero cistercense di S. Maria della Ferrara, all’esterno del muro di recinzione dell’acropoli di Montauro e nelle località Cerquasecca ed Acquarelli ed infine, anche imperiali, nelle pianure sottostanti i versanti di Monte San Nicola.

Sta pure scritto che usualmente nelle campagne vairanesi si ritrovano monete “degli Antonini e di Massenzio e molte d’oro di Giustiniano e di Giustino”.

Zanfagna G., pp. 16 e 19; Di Muccio G., pp. 45, 84 e 87; Caiazza D., Archeologia e storia, I, p. 88 e II, p. 297-98 ; Panarello A., pp. 67, 81, 91, 123.; Commissione Conservatrice …, 1888, p. 160-61; Calce Emilio, , p. 29

 

Valle Agricola            Se avesse fondamento il racconto che narra del ritrovamento, in epoca imprecisata, di alcuni chili di monete di argento di grande modulo da parte di un arguto vecchietto da tempo scomparso si potrebbe pensare al bottino appartenuto a qualche banda di briganti operanti sul Matese tra il 1861 e il 1870. In questo caso, un elemento realistico del racconto può intravedersi nella qualità del metallo non aureo a differenza di quanto si è riscontrato nella quasi totalità degli altri paesi.

Tradizione orale.

    

 

Venafro. Leggiamo dal Giustiniani che scrisse nel 1805: “E’ indubitata cosa che ritrovati ci si fossero diversi antichi monumenti di vasi, iscrizioni, medaglie, ruderi di antiche fabbriche …”. Altri autori danno menzione di rari esemplari di monetazione in lingua osca. Come si è visto anche per altre rinomate città del passato, colpisce la grande lacuna informativa per l’argomento trattato, spero dovuta all’insufficienza documentaria dello scrivente che ha condotto questa ricerca quasi esclusivamente sui testi conservati nella Bibliotheca Scriptorum Loci dell’ASMV. 

Cimorelli G., Breve cenno …, p. 66 ; Cimorelli G., Venafro …, p. 220; Testa G., pp. 181-82; Giustiniani L., X, pp. 25-26

 

 

Al territorio telesino in modo generico, poiché non conosciamo di preciso il comune nel cui tenimento avvennero le scoperte vanno aggiunte le 83 monete, in argento (didrammi di Fistelia) ed in bronzo raccolte da un contadino “in una località non precisata del Medio Volturno” e le monete puniche ritrovate sul monte Erbano. È molto probabile che sia avvenuto nel Medio Volturno anche il rinvenimento di un ripostiglio con oboli di Phistelia, oggi disperso, “generalmente indicato come proveniente dalla Campania interna”.

Vessella A., Cinquantadue monete d’argento …, pp. 281-295; Iannacchino A. M., , p. 33; Cantilena R., p. 89; Thompson M. (IGCH 1920)

 

 

 

Concludendo questa sintesi illustrativa, appare evidente, cosa d’altronde già nota, che, tranne poche importanti eccezioni, in ogni tempo, il metallo preferito negli occultamenti è sempre stato l’argento.

È da notare, per l’età antica, il gran numero di monete di monete di Fistelia, quasi ovunque presenti, e, per quella romana, una spiccata tendenza alla tesaurizzazione nel turbinoso ventennio che va dalla guerra sociale alla rivolta degli schiavi condotti da Spartaco. Caratteristico è anche il fatto che tra tanti denari vi è spesso una sola moneta di emissione estera, quasi a fungere da segno di riconoscimento (analogamente a quanto avviene oggi per le banconote contrassegnate, allo scopo di rivalersi contro appropriazioni indebite?).

Il medioevo è ben documentato dai ripostigli, poco dai ritrovamenti isolati che tuttavia non mancano. L’appello va, dunque, agli eventuali presenti e futuri possessori affinché rendano noti i ritrovamenti di questi piccoli reperti storicamente importanti ma poco appariscenti e di scarso valore commerciale, ricordando che "il Ministero può rilasciare al proprietario, che ne faccia richiesta, i beni ritrovati, o parte di essi, quando non interessino le raccolte dello Stato" (art. 85).


Repertorio bibliografico del Medio Volturno integrato con alcune opere nazionali ed estere relative al Sannio. Voce:  RITROVAMENTI MONETARI

 

Mario Nassa

 

 

 



[1] La frase è presa dalla prefazione che il Trutta fa alle sue Dissertazioni Istoriche

[2] Quanto riportato tra virgolette è stato estratto da Calce Emilio, Marzanello in cammino, 1979, p. 4

[3] Sottoscrivo pienamente quanto asserito dalla dott. Paola De Tata che “Per arginare in qualche modo il fenomeno … è necessario creare la consapevolezza che non si pratica l’archeologia per andare alla ricerca di cose (più o meno preziose), ma per ricostruire la storia di un monumento, del paesaggio in cui esso è inserito e, soprattutto, degli uomini che quel paesaggio hanno vissuto e modificato” (il brano è tratto da Antiquaria e Archeologia …, in “Almanacco del Molise” 1991, vol. II, p. 98). Ovviamente oltre alla sensibilizzazione degli animi occorre anche una più massiccia opera di coinvolgimento degli Enti Locali affinché, con opportuni progetti di tutela e di valorizzazione dei Beni Culturali, e coadiuvati dalla consulenza indispensabile della Soprintendenza, creino opportunità di lavoro per i giovani disoccupati.