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LE REALIZZAZIONI DELLA SME

 

(da “Invito al Matese” a cura dell’EPT di Caserta e per iniziativa del comune di S. Gregorio Matese)

 

 

Il massiccio del Matese, facente parte dell’Appennino Centro-meridionale, e che, nella vetta del Monte Miletto raggiunge i 2050 m sul mare, ha una forma quasi ellittica, con l’asse maggiore presso a poco in direzione NW-SE ed è circoscritto quasi completamente dai fiumi maggiori della regione cui appartiene.

La Montagna del Matese è circondata ad Ovest ed a Sud dal corso dell’alto e medio Volturno, ad Est dal Calore e dal Tammaro, a Nord dall’alto corso del Biferno, e tutti questi fiumi vengono principalmente alimentati dalle diverse sorgenti che scaturiscono alle basi del massiccio.

Nel centro del gruppo montuoso, a poco più di 1000 m sul mare, esiste una vasta conca di natura carsica in cui si raccolgono naturalmente le acque meteoriche defluenti dalle montagne circostanti, acque che prima della utilizzazione da parte della Società Meridionale di Elettricità, si perdevano negli inghiottitoi disseminati lungo la sponda sud del bacino.

Questa conca, disposta con l’asse maggiore nella direzione est-ovest, lunga circa km 5,5 e larga in media km 1,2 costituisce appunto il cosiddetto Lago Matese.

Il lago non ha alcun affluente importante né alcun corso superficiale che funzioni da emissario. Il lago non è altro che un largo e profondo serbatoio, in cui si raccolgono le acque superficiali e sotterranee, defluenti o scaturenti dalle montagne circostanti.

Il lago Matese, che prima, specialmente nelle estati più secche, si asciugava quasi del tutto, o per lo meno si riduceva ad un piccolo pantano insalubre, è oggi, con i lavori di sbarramento degli inghiottitoi effettuati dalla Società Meridionale di Elettricità, che offre in ogni stagione uno spettacolo assai interessante al turista.

In primavera poi, nel periodo del suo massimo invaso, quando raggiunge a quota 1012 un volume di 14.875.000 m3 e un’area di 5.080.000 m3 è veramente imponente nel grandioso anfiteatro montano da cui è circondato.

Caratteristica del lago Matese sono gli inghiottitoi. Nella zona sud-ovest, in località Brecce, si trova l’inghiottitoio omonimo. Esso ha la forma tipica ad imbuto, con diametro in superficie di 6-7 metri, riempito di detriti ghiaiosi ed ha la capacità di smaltire anche 1,5 m3 al secondo di acqua.

L’inghiottitoio principale del lago è quello dello Scennerato, nella zona sud-est. Anche questo si trova nell’interno di un anfiteatro roccioso che lo comprende.

L’inghiottitoio Scennerato ha forte capacità di assorbimento e tutto il territorio circostante nel raggio di 500 / 600 m è permeabile e presenta avvallamenti ed imbuti caratteristici nelle zone assorbenti.

La Società Meridionale di Elettricità ha circuito ed isolato con dighe in terra tutti questi inghiottitoi e queste zone assorbenti. Gli sbarramenti hanno uno sviluppo complessivo di 3600 metri.

L’impianto idroelettrico del Matese entrato in esercizio nel 1923 è informato al concetto di trattenere le acque in questione isolando gli inghiottitoi e di utilizare in due salti successivi, con un modulo di circa m3 1,2 al 1” e con una caduta totale lorda di circa 840 metri, quale cioè è il dislivello tra il lago del Matese e la località di Piedimonte, dove le acque vengono restituite al fiume Maretto, affluente del fiume Torano, fiumi questi ambedue alimentati da alcune delle sorgenti scaturenti dal massiccio del Matese.

L’acqua del lago Matese, captata a mezzo di una presa con griglie e paratoie per regolare la immissione dell’acqua stessa, viene immessa in una galleria forzata, scavata in roccia calcarea e rivestita in alcuni tratti di cemento in altri di calcestruzzo, della sezione di circa 4 m2 e lunga km 2,5 prevista per portare 6m3 di acqua al 1”.

Alla galleria è innestata una condotta forzata in lamiera con diametro variabile di metri 1,20 e metri 0,85. La centrale primo salto sorge in località Vallone Paterno e contiene due gruppi ciascuno della potenza di 7300 HP. Le turbine sono del tipo Pelton, gli alternatori sono trifasi a 10.000 Volt, della potenza di 7000 KVA ciascuno.

Dalla centrale I Salto, a mezzo di un canale di derivazione a pelo libero della portata di 6 m3 al 1”, parte in galleria e parte in trincea coperta con soletta di cemento armato, l’acqua raggiunge il bacino di compenso secondo salto.

Il canale contiene inoltre, disposti in appositi alvei praticati nel fondo, i cavi a 10.000 Volt trasportanti l’energia generata dalla centrale I Salto. Il bacino di compenso II Salto sorge in località Cila ed è destinato a permettere la necessaria indipendenza del regime della centrale primo salto rispetto a quello della centrale secondo salto. Questo bacino, con diga frontale di ritenuta in muratura è stato ricavato in un esistente vallone. Ha una capacità di circa 15.000 m3  ed uno specchio di circa 3800 m2.

La condotta forzata II Salto ha caratteristiche analoghe a quelle del primo salto. Ha diametro decrescente da metri 1,20 a metri 0,90.

I cavi provenienti dal primo salto, dopo di aver seguito il canale e attraversato il bacino di compenso, proseguono, interrati, lungo la sede della condotta.

La centrale secondo salto, insieme a parte della condotta forzata ed al collettore, fu completamente distrutta in seguito agli eventi bellici.

La nuova Centrale, con gli annessi servizi ausiliari, è stata ricostruita nella stessa zona dove sorgeva la vecchia centrale, ma con intendimenti nuovi, quali la sistemazione all’aperto dei trasformatori, prima in locali annessi alla Centrale. La sola sala macchine con l’edificio destinato ai servizi ausiliari, occupa un’area di 860 m2 con una cubatura complessiva di 6600 m3.

I due gruppi generatori, ad asse orizzontale, sono costituiti ciascuno da una turbina Pelton a 2 giranti accoppiate da un unico alternatore centrale.

La tensione prodotta a 10 KV viene trasformata da due trasformatori posti all’aperto a 60 KV ed immessa sulle due linee per Frattamaggiore e sulle due linee per Benevento.

Al quadro all’aperto arrivano inoltre una linea dalla centrale Lete a 60 KV ed una dalla Centrale Aventino a 80 KV.

La tensione trasformata da 80 a 60 KV da due trasformatori, passa sulle barre a 60 KV.

Inoltre la tensione degli alternatori, attraverso due trasformatori viene trasformata da 10 a 9 KV per l’alimentazione di sei linee locali (S. Angelo, Cerreto, Piedimonte, I Salto, Cotoniere, Alvignano).

Altri due trasformatori 9000/220 V servono per i servizi ausiliari della centrale.

La ricostruzione della centrale II Salto fu iniziata nel marzo ’47 e nell’aprile ’48 potevano già funzionare con apparecchiature provvisorie. Successivamente venivano eseguiti i lavori di completamento dell’edificio della Centrale ed i lavori di sistemazione del quadro all’aperto, portati a termine nel marzo 1949.

 

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