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Un tornese inedito di Renato D’Angiò

 

 

Dopo le pubblicazioni del Pansa[1] del Sambon[2] e del Cagiati[3] sui tornesi di Renato d’Angiò, per Sulmona, si è ritenuto che gli unici esemplari esistenti fossero soltanto i seguenti:

 

1.     D. – RENATVS . G. REX  Croce in circolo di perline.

R. – DE . SVLMONA . I  Castello sormontato da un giglio.

Museo di Brescia[4]

2.     D. – + RENATVS . D. G. R. Simile al precedente.

R. – DE SVLMONA . I Simile al precedente.

Collezione Sambon.

 

Ora, invece, un terzo tipo di tornese sulmonese, pure di Renato d’Angiò, è stato da me scoperto, ed è entrato nella piccola collezione del Museo di Piedimonte. Esso è sconosciuto ai numismatici, e manca in tutte le collezioni, non esclusa quella di Sua Maestà il Re.

Eccone l’indicazione:

 

         D. – . RENATVS + . REX Simile al precedente.

         R. – . DE SVLMONA . I Simile al precedente.

 

Come si vede, la leggenda nel diritto del tornese da me scoperto, varia da quelle degli altri due, oltre pel fatto che la crocetta non precede il nome di Renato – come nell’esemplare del Sambon – ma perché nella leggenda stessa mancano le lettere D. G. (Dei Gratia), che sono negli esemplari conosciuti. Nel rovescio, poi, della moneta conservata a Piedimonte, va notata un’altra variante, che ha anche particolare interesse, e cioè mentre sotto la base del triangolo simboleggiante il Castello vi sono – negli indicati tornesi – tre piccolissimo cerchietti: uno al centro e gli altri due sotto gli angoli opposti, nel nostro tornese, invece, i cerchietti sono soltanto due, posti sotto i rispettivi angoli della base.

La scoperta, intanto, di questo nuovo tornese di Renato d’Angiò, per la zecca di Sulmona, ha, secondo me, non poca importanza storico-scientifica, perché ritengo che il medesimo sia stato il primo della ristretta serie sulmonese, appunto per la mancanza delle lettere D. G., innanzi citata, le quali sarebbero state aggiunte soltanto nella successiva coniazione, quando cioè Renato d’Angiò volle – usandole – indicare l’origine della sua sovranità per favore divino.

 

Piedimonte d’Alife

 

Raffaello Marrocco

 

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[1] Cfr. G. Pansa, Saggio di una bibliografia della zecca medioevale degli Abruzzi in Supplemento all’opera: Le Monete del Reame delle Due Sicilie  a cura di M. Cagiati, anno III, n.3-4.

[2] Cfr. A. Sambon, Le monete di Renato d’Angiò coniate nel Reame di Napoli, in Suppl. cit., anno IV, n. 1.

[3] Cfr. M. Cagiati, Le Monete del Reame delle Due Sicilie da Carlo I d’Angiò a Vittorio Emanuele II, fasc. VIII, Napoli 1916.

[4] L’esemplare venne scoperto dal sig, dott. Prospero Rizzini, Direttore del Museo di Brescia, come assicura il Pansa.