Raffaele Marrocco               Home page

 

 

 

L’Annunciazione di G. F. Criscuolo

nella Chiesa di A. G. P. di Piedimonte d’Alife

 

 

Di Giovan Filippo Criscuolo, da Gaeta, fiorito nel XVI secolo, abbiamo una pregevole tavola, senza firma, nella Chiesa di A.G.P. di Piedimonte d’Alife. Nessun documento si è potuto rintracciare per stabilire l’autenticità e la provenienza di essa, ma lo stile e la maniera con cui è trattata non lasciano dubbio che sia opera del pittore di Gaeta.

Discostandosi alquanto dal maestro, Andrea da Salerno, egli vi si rivela per il disegno e per la leggiadria del colorito che gli sono propri, come per la padronanza della tecnica e dell’unità della composizione, analoga in tutte le sue opere, oltre che per alcuni caratteristici particolari dinotanti, appunto, l’impronta del suo pennello. Il soggetto che questa pregevole pittura rappresenta è l’Annunciazione.

La Vergine, vestita di rosso, con mantello verde-scuro, ben panneggiato, è genuflessa innanzi ad un leggio, con la mano sinistra sul petto, ascoltando l’alato messaggero. L’Angelo le sta di fronte, in piedi. Nella mano sinistra egli reca lo stelo dei gigli fioriti, che l’arte del Trecento aveva posto nella sua mano in sostituzione del bastone viatorio dell’arte cristiana antica, dello scettro regale dei Bizantini, e della palma, che gli aveva dato Dante, simbolo della vittoria sulla morte.

«Bene stij, o favorita: il Signore sia teco: benedetta sij tu fra le donne» annuncia il messaggero divino. E poiché la Vergine, vedendo l’Angelo, è turbata dalle sue parole, discorrendo in se stessa qual fosse questo saluto, dà modo al messaggero alato di seguitare: «Non temere Maria: perciocché tu hai trovata grazia appo Iddio. Ed ecco, tu concepirai nel ventre, e partorirai un figliuolo, egli porrai nome Gesù. Esso sarà grande e sarà chiamato Figliuolo dell’Altissimo: e ‘l Signore Iddio gli darà il trono di David, suo padre. Ed egli regnerà sopra la casa di Jacob in eterno: e ‘l suo regno non avrà mai fine».

Naturalmente Maria risponde a sua volta: «Come avverrà questo, poi ch’io non conosco uomo?» E l’Angelo di rincontro: «Lo Spirito Santo verrà sopra di te, e la virtù dell’Altissimo t’adombrerà: per tanto ancora ciò che nascerà da te santo, sarà chiamato Figliuolo di Dio. Ed ecco, Elisabet, tua cugnina, ha eziandio conceputo un figliuolo nella sua vecchiezza; e questo è il sesto mese a lei ch’era chiamata sterile. Conciosiacosaché nulla sia impossibile appi Iddio».

Maria risponde: «Ecco la serva del Signore; siami fatto secondo le tue parole».

Ciò va detto per l’uso di segnare le parole dell’Angelo, e talvolta anche le risposte di Maria, che si fece quando l’arte nostra, rifiorita sulle soglie del XIV secolo, si provò ad indicare il sacro mistero senza forme simboliche e senza i particolari desunti dal protoevangelo di Giacomo, e quasi si accorgesse di non rendere ad evidenza l’espressione delle figure, vi stampò le parole.

A proposito di questi episodi dell’Annunciazione, è interessante seguire lo sviluppo del tema della salutazione evangelica nell’arte bizantina: l’atteggiamento dell’Angelo si è animato di secolo in secolo, seguendo una progressione regolare, che non si accelera punto prima dei tempi dei Comneni. Fino al secolo XI il messaggero divino si presenta in un atteggiamento grave, immobile come una statua, poi a poco a poco la statua si mette in movimento: l’Angelo fa un passo. La sua andatura, fissata dal pittore, diviene sempre più rapida fino a che nel XIII secolo l’Angelo entra bruscamente nella camera della Vergine con moto così rapido che le sue vesti volano dietro di lui, che ha grandi ali aperte.

Ma un particolare ancora notato in molte delle scene dell’Annunciazione, apparso già di frequente nel VI secolo in un avorio della Biblioteca Nazionale di Parigi, è quello della fantesca che s’intromette nell’episodio o filando, come nelle opere del XIII secolo, o origliando alla porta, come in quelle del XIV.

Nell’Annunciazione di Leonardo non troviamo la fantesca, ed è la Vergine, invece, che fila la porpora per il velo del Tempio.

Nel dipinto del Criscuolo la fantesca neppure appare, ed il velo lo troviamo, anzi, già bello e filato, disteso sopra un ciscinetto posto entro una canestra di vimini. Questo particolare del velo, già filato, sembra del tutto nuovo nei dipinti dell’Annunciazione.

L’Angelo, poi, nel quadro di Piedimonte, è movimentato e fa il suo passo in avanti; e poiché la porta dietro di lui è chiusa, vuol dire che egli è entrato nella camera della Vergine volando dal Cielo. Per la rapidità con cui è entrato, la veste gli si apre sulla coscia sinistra, nuda, e svolazza verso la gamba destra con movimento e panneggio leggiadramente eseguiti.

La Vergine, in questa tavola del Criscuolo, ha un atteggiamento che molo le addice: la sua testa è alquanto inclinata a destra, ed il volto è soffuso di un incarnato, che dimostra bene l’interno turbamento. Ha una bellissima ed indovinata espressione, e se il volto non fosse di un secco pittorico, apparirebbe ancora più bello e naturale, quantunque sereno ed ingenuo nel tempo istesso, specie nello sguardo rivolto all’Angelo maestoso e bello anch’esso.

In alto a questo quadro, ed in mezzo ad una nuvola, innanzi alla quale vi è lo Spirito Santo effigiato da una colomba, Dio, in gloria d’angeli, è in atto di guardare la scena.

Il tutto, poi, è ben trattato, con correttezza di disegno nei dettagli e nelle forme, con verità d’ambiente e con effetti di colorito indovinato, da lasciare ben apparire l’episodio, assai semplice, nel quale il Criscuolo ha trasfuso tutta la potenza del suo pennello.

 

R. Marrocco

Raffaele Marrocco               Home page