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Nicola Mancini

 

RICERCHE D’ ARCHIVIO

(in Annuario ASMV 2003 pp. 173-183)

 

 

 

L’Archivio di Stato di Napoli, malgrado le perdite subite nel corso dei secoli, conserva una grandissima quantità di documenti particolarmente stimolanti ed utili per chi voglia conoscere, nella loro semplicità, aspetti e problemi della vita quotidiana dei comuni dell’Italia Meridionale. Infatti, accanto a carte di rilevanza nazionale ed internazionale, troviamo numerosissimi atti riguardanti l’amministrazione delle Università, le sue liti col feudatario e, talvolta, con i suoi stessi cittadini.

Tutto il materiale è raccolto in fondi (Camera della Sommaria, Conti Comunali, Pandetta Nuovissima, ecc.) che, a loro volta, si articolano in fasci o volumi contenenti i documenti contrassegnati da numeri progressivi. Attualmente indispensabile guida per una prima, sommaria ricognizione dell’Archivio sono i due volumi pubblicati dalla dottoressa Jole Mazzoleni, la quale illustra tutti i fondi archivistici, fornendo notizie sulla loro storia e sul materiale che in essi si contiene, sicché un’organica ricerca deve necessariamente prendere le mosse da questa importantissima pubblicazione.(1)

Ottenuto il documento occorre un certo tempo per leggerne il testo, decifrandone la calligrafia e le numerose abbreviazioni; pertanto risulta più opportuno richiederne la fotocopia o il microfilm per effettuarne, tra le pareti domestiche, un più profondo esame.

 

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Riporto, nelle righe che seguono, alcune carte riguardanti le Università di Alife, S. Angelo Raviscanina, Ailano e Pratella. Di altre darò l’indicazione sommaria che ne dà il repertorio, rammaricandomi di non aver potuto prendere diretta visione del documento o per un errore dell’indice o per una mia errata trascrizione.

Il primo riguarda l’ Università di Alife che, nel 1547, inviò al Consiglio Collaterale il seguente memoriale:

Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore(2) l’Università, et homini della Città d’ Alifi della prouintia de Terra di Lavoro fanno intendere a V. E. come per le carestie che sono stati et per l’ alloggiamenti ch’ hanno sòluto tenere, essa povera università è ridotta in tal calamità che li poveri cittadini a mal pena ponno vivere, et non potino pagare li regij pagamenti fiscali, debiti che teneno, ne tampoco l’ altre occorrentie di detta università, hanno fatto resolutione de pigliare cinquecento docati alla raggione d’ otto per cento….(3)

Si chiedeva quindi l’ autorizzazione a contrarre un prestito ipotecario di 500 ducati su un certo numero di futuri introiti dell’ Università, dichiarando che, della somma ricavata trecento, ducati sarebbero serviti per estinguere un debito contratto al 9%, altri cento per i pagamenti fiscali alla Regia Corte, et altri cento per le occorrentie de detta Università.

Il 9 dicembre del 1547 il Vicerè autorizzò gli amministratori di Alife a contrarre il suddetto prestito alla ragione dell’ 8%, ma chiese che dieci dei più ricchi cittadini si facessero garanti della restituzione del capitale entro quattro anni.

 

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Trent’ anni dopo l’ Università di Alife si trovò di nuovo in gravi difficoltà economiche, perciò gli amministratori avevano deciso di inponere le infrascritte gabelle: un carlino per tumulo de farina, un carlino per barrile de vino, un carlino per staro de oglio, un tornese per rotolo de carne, tre carlini per bestia grossa domata, quindici grana per bestia romenticcia et tre tornise per piccola.(4)

La proposta fu avanzata ed approvata l ‘otto aprile 1577, in una riunione che gli amministratori alifani tennero, secondo il solito, nel Convento di S. Francesco.(5) La copia conforme del verbale è allegata agli atti conservati presso l’ Archivio di Stato di Napoli, ma è guastata da alcune macchie di inchiostro che rovinano la parte più interessante del documento, e precisamente quella recante i nomi degli amministratori. Si leggono invece quelli di alcuni cittadini che parteciparono alla riunione: Jo. Ieronimus Gautius, il giudice Xfanus Apicius, Borrellus de Mastractis, Iacobus Picciolus, Franciscus de Lione, Salvator Ciriola. Più avanti è nominato Flavius Petronius, facente funzione di Capitano(6) in luogo di Giovanni Andrea Palumbo, che invece firma il documento del 18 luglio 1577.

Si chiedeva quindi il consenso del Vicerè e per esso al Reggente la Regia Cancelleria del Consiglio Collaterale, Tommaso Salernitano, che, in data del 28 giugno 1577, dava incarico al Capitano di Alife di sentire, sotto giuramento, alcuni testimoni degni di fede, i quali dovevano pronunciarsi sull’ opportunità e necessità della richiesta avanzata. Doveva poi riferirne per iscritto al Consiglio, precisando, tra l’ altro, se l’ Università viveva per apprezzo o a gabella, a quanto ammontavano gli introiti e le spese, e se i precedenti amministratori avevano dato conto del loro operato ed avevano pagato tutto ciò che era stato loro richiesto.(7)

Il 14 luglio Giovanni Andrea Palumbo interrogò il nobile Giovann’Angelo de Leone, il notaio Sisto Balisio, il magnifico Orsino Sansone ed il nobile Geronimo Gauzio, i quali, sotto giuramento, dichiararono, seppur con parole diverse, che era opportuno e conveniente imporre qualche gabella, anzi suggerirono di reggersi a gabella, come facevano, con indubbi vantaggi, Piedimonte e Caiazzo

Gli interrogati infatti affermavano che governarsi per apprezzo, cioè tassando ogni cittadino in base al suo reddito, costringeva la maggior parte dei contribuenti a pagare a tempo che non havevano li frutti pro manibus. Perciò si creavano gravi disagi tra i cittadini e ritardi nei pagamenti, per evitare i quali gli amministratori erano costretti a vendere i diritti di esazione ad estranei, che, in compenso, pretendevano un adeguato aggio sulla somma che versavano nelle casse dell’ Università.

Invece reggendosi a gabelle, tassando cioè i prodotti, ogn’uno viene a pagare quello le tocca con magior sua comodità. Il che tanto alli poveri quanto alli ricchi saria assai utile, e tanto più che le tre convecine (Università) le quali vivono a per gabella passano molto più meglio che no passarono prima quando vivevino per apprezzo.

Il giorno 18 dello stesso mese il Capitano riferì per iscritto al Reggente, allegando copia degli interrogatori e dichiarando che gli amministratori aveva ottemperato a tutto quanto prescriveva la legge. Aggiunse che la tassazione per apprezzo assicurava all’ Università un reddito annuo di 156 ducati, che si aumentava o diminuiva secondo l’ esigenze, precisando che la sola gabella allora in vigore era quella che prevedeva il pagamento di un tornese per ogni rotolo di carne; per quell’anno se ne erano ricavati ventotto ducati

A seguito di queste dichiarazioni ed assicurazioni il Vicerè concesse il suo beneplacito in data del 19 agosto, precisando che dal pagamento di questa gabella erano esclusi gli ecclesiastici, sia del luogo che forestieri. Se ne stabiliva anche la durata (nec alio modo duratura siquidem per annos ……… ab hodie decurrendos) che stranamente non è riportata nel documento ma che, quasi sempre, era di quattro anni.

 

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Dopo la breve ed infelice rivoluzione di Masaniello, durata dal 7 al 16 luglio del 1647, il Vicerè impose una nuova tassa annuale di 42 carlini a famiglia, da pagarsi in tutto il regno dal 1° settembre del 1648. Questo nuovo peso fiscale creò ulteriori difficoltà ai già magri bilanci delle Università, le quali venivano tassate in base ai fuochi residenti nel territorio ed erano tenute ad esigere da ogni fuoco quanto dovuto e poi versarlo, in tre rate, nelle casse della Regia Corte.(8)

Vista la nuova situazione fiscale, molte Università convocarono i loro Parlamenti allo scopo di trovare, con l’accordo di tutti, il modo migliore per far fronte a questa nuova tassa. Gli amministratori di Alife si riunirono nel Convento di S. Francesco,(9) dove il 13 agosto 1657, il sindaco, Annibale Ciriolo, e gli eletti, Francesco Gauzio e Francesco Grande,(10) proposero all’assemblea di affittare la gabella della carne con la chianca alla ragione d’ un tornese, e d’ imporre il dazio sul sale e contemporaneamente proibire agli altri di venderlo. In pratica si voleva istituire la cosiddetta bottega lorda, che, di proprietà dell’ Università, veniva data in affitto al maggior offerente.

Di tutto ciò si chiese il consenso del vicerè che l’ accordò il 4 settembre, fissando in quattro anni la durata della concessione con la solita esenzione degli ecclesiastici.

 

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Altre notizie dell’ Università di Alife si trovano nel volume 308, fogli 210 e 211delle Provvisioni del Consiglio Collaterale, dalle quali apprendiamo che a dì 3 del mese di Maggio 1702 nella Città d’ Alife, e proprio nelle casi della Corte, con licenza dell’ ordinario del loco per essere giorno di festa, e con interuento, ed assistenza dello Magnifico Notar Tomaso Ciriolo Governatore si era riunito il Parlamento per valutare la proposta di affittare a privati cittadini un territorio boscoso ed incolto. Si trattava di una selva, sita in luogo detto La Barrata seu Corpeneti ed estesa per novanta moggia, dalla quale l’ Università non aveva mai percepito frutto.

Erano presenti il sindaco, Marco Antonio Gauzio, gli Eletti, Giovann’Angelo di Balsi e Giuseppe di Caprio, e, come deputati, il dottor Geronimo Simonetti, il medico (dottor fisico) Giovanni Antonio Gauzio, il dottor fisico Alfonso Grande, Arcangelo Vessella, Ferdinando Ciriolo, Tomaso Landi, Francesco Martiello e Florio di Caprio. Partecipavano anche alcuni cittadini particolari: Pietro di Iodice, Ferdinando Nelli, Ercole Faragone , Paolo Andrea Cimineto, Geronimo Sasso, Giovanni di Gregorio, Giuseppe Apicio e Sisto Riccio.

Tutti approvarono la proposta, che poté essere messa in atto dopo il 3 novembre, quando il vicerè concesse il suo beneplacito.

 

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L’ Università di Ailano compare ai fogli 253 e 254 del volume 190 dove troviamo la seguente richiesta:

 

Illustrissimo et Eccellentissimo Signore,

L’ Uniuersità di Aylano supplicando fa intendere a V. E. come uiene affittata la poteca lorda alla ragione di docati otto incirca l’ anno per anni cinque mediante Regio assenso, il termine del quale è già spirato et desiderando quello prorogare per altri anni cinque et anco affittare la chianca supplica V. E. concederli il suo Regio assenso tanto alla proroga del affitto della Poteca Lorda quanto anco al nuouo affitto de la chianca acciò possa complire alli pesi che tiene et l’auerà a gratia ut Deus.

L’ undici dicembre del 1653 ne ottengono la proroga per altri cinque anni.

 

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Dagli indici degli atti del suddetto Consiglio Collaterale troviamo, nell’anno 1693, i cittadini di Prata contro quel sindaco ed eletti per l’ imposizione di una nuova tassa di carlini 8 a famiglia, senza l’ assenso e il pubblico parlamento, e per l’ irriverenza compiuta in chiesa dal sindaco nell’ atto dell’ incensamento.

Indispensabile per la conoscenza precisa dei fatti, specialmente per l’ irriverenza compiuta in chiesa, sarebbe il testo integrale del documento che peraltro non è reperibile, mancando ogni valida indicazione a riguardo. Infatti l’ annotazione sopra riportata si limita ad indicare l’ anno 1693, il numero 87, seguito da un D. Rodrigo Zapata, Commissario Generale della compagnia in provincia di Principato Ultra.

 

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Dalle carte della Camera della Summaria(11), invece, apprendiamo che Beatrice de Afflitto, madre e tutrice dei figli di Andrea de Ponte, deceduto il 23 dicembre 1558, pretendeva dall’ Università di S. Angelo Raviscanina il pagamento di 190 ducati, dovuti a suo marito, Andrea de Ponte, quale creditore fiscalario(12). Per essere soddisfatta la suddetta Beatrice presentò istanza alla Camera della Summaria, la quale, con ordine del 6 luglio 1566, obbligò l’Università, e per essa i cittadini di S. Angelo Raviscanina, a pagare quanto dovuto.

Gli amministratori replicarono esibendo una polisa originale con la quale Giovan Battista de Ponte, figlio del fu Andrea, dichiarava di aver ricevuto i suddetti 190 ducati. Perciò la Regia Camera, con dispaccio del 26 ottobre 1566, ordinò all’ esattore di Terra di Lavoro di non molestare ulteriormente l’Università, ed intimò ai de Ponte la restituzione del denaro illecitamente incassato. Contemporaneamente si ordinava di liberare tutti quei cittadini che erano stati incarcerati perché non avevano pagato. E’ probabile che tanto fosse avvenuto perché l’esattore comunale si era rifiutato di esigere personalmente la tassa e perciò aveva mandato l’elenco dei contribuenti a Beatrice d’ Afflitto affinché provvedesse personalmente all’ incasso. In tale circostanza si erano verificati i rifiuti ed i litigi che avevano portato all’ arresto dei renitenti.

Ed alla stessa Camera della Sommaria arrivò, nel 1577, per parte dela Università et homini de pratella, la richiesta far pagare le tasse a molti particolari dele terre conuecine quali teneno et possedono beni stabili in lo territorio de detta terra di Pratella. La richiesta venne accolta, perciò, il 13 settembre 1577 il capitaneo di Pratella ebbe l’ ordine di constrengere et fare constrengere ditti particulari a pagare et contribuire con detta Uniuersità la rata che a ciascheduno de epsi compete per li Regij pagamenti fiscali ordinarilj et extraordinarij dela Regia Corte, tanto per il passato quanto per il futuro.(13)

E, più tardi, anche le Università di Prata e di S. Angelo Raviscanina avanzarono un’analoga richiesta, Prata per il Casale della Pagliara (1593) e Raviscanina per il Ripartimento di S. Angelo. (1597).

 

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A pag. 132 del Vol. 6, III dei Repertori della Camera della Summaria troviamo un documento Sopra l’esazione delli passi d’ Alife e Rionegro per l’esattione di essi. Da quel che si riesce a leggere, sembra che si faccia riferimento ad un decreto della Regia Camera della Summaria emanato l’11 luglio 1570, (contro Violante delle Castelle?(14)) sopra l’ osservanza del passo di Alife, per il quale si chiede l’ affissione di una tabella delle esazioni in Ecclesia S. Mariae Virginis in terra Alifarum …..  et non si faccia altra esattione et in specie nella porta del Casale della Vallata del ter° di Piedimonte, sub pena di perdere d(ett)° passo et di già sia tenuta d(ett)a  Violante delle Castelle ? ad accomodare la via predetta di S. Maria a sue spese in perpetuo.

Il pedaggio veniva stabilito  in due grana per salma di grano ed altre vettovaglie, carlini due per ogni centinaio di pecore, carlini cinque per animali grossi, grana cinque per qualsivoglia bestia cavallina in capecza.

A proposito di questi pedaggi, nel fondo archivistico Summaria Partium , fascio 804, foglio ? vi dovrebbe essere una richiesta di immunità dell’ Università di Alvignano nel passo di Alifi, mentre al fascio 812, ff. 174 – 185 era registrata la richiesta dell’ Università di Ailano per lo pagamento della scafa in Vairano nel andare et non nel ritorno.

 

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Da un frammento del Registro di Tassazione dei fuochi di Terra di Lavoro, relativo all’anno 1504, si leggono cinquantotto nomi di Università qui sotto riportati, secondo l’ordine seguito dal compilatore.(15) Ho omesso le annotazioni relative ai pagamenti effettuati dalle singole Università, limitandomi ad evidenziare fuochi e tassazione; quest’ultima risulta essere di tre tarì per ogni famiglia.(16). Nel documento mancano, stranamente, l’Università di Ailano e quella di Gallo, mentre quella di Pratella sembra essere menzionata tra Maxa Inferiore e Amerusi, dove, per un guasto nel testo, è rimasto solo un …ella.

 

Faycchio, fuochi 180, tassata per 108 ducati.

Pretaroya, 75, per duc. 45

Castello Venere, (50), per duc. 30. Manca il numero dei fuochi, che però si può ricavare dalla tassazione.

Telese, (50), per duc.30.

Maxa Inferiore, 35, per duc. 21.

(Prat)ella?, 40, per duc. 24

Amerusi, 35, per duc. 21.

Alvignanello, mancano i dati per una macchia nel documento.

Maxa Superiore, 54, per duc. 32.2

Castello Santo Salvatore, 55, per duc. 33.

Puglianello, 65, per duc. 39.

Rayano, 55, per duc. 33

Campagniano, 70, per duc. 42.

Joya (Gioia), (80), per duc. 48

Morroni, 140. per duc. 84.

Castillo ad mare de Vulturno, 180, per duc. 108.

Cayaza, 320, per duc. 192.

Limatola, 150, per duc. 90

Rocchetta pro(p)e Calvum, 15, per duc. 9.

Riardo, 85, per duc. 57.

La Torre di Francolise, 120, per duc. 132.

Calvi, 210, per duc. 126.

Thora, 177, per duc. 106.

Concha, 260, per duc. 156

Rocha di Montram, 421, per duc. 252.3

Thiano, 1050, per duc. 630.

Rocchamonfini, 520, per duc. 312.

Marzano, 460, per duc. 276.

Galluzo, 310, per duc. 186.

Gaspare, 30, per duc. 18

Presenzano, 170, per duc. 102

Lo Sesto, 75, per duc. 45.

Marzanello, 29, per duc. 17.2

Vayrano, 120, per duc. 72

Ponte Latrone, 131, per duc. 108.3

Formicola, 86, per duc. 51.3

Pratum (Prata), 310, per 186.

Lo Tino, 75, per duc. 45.

Alvignano, 130, per duc. 78.

Drahune, 127, per duc. 76

Montanaro, 40, per duc. 24.

Saxa, 29, per duc. 17.2

Santo Angelo Rabis Canina, 320, per duc. 192.

La Tina (Latina), 65, per duc. 39.

Alife, 150, per duc. 90

Pedemonte, 929, per duc. 557.2.

Preta prope Bayranum, 226, per duc. 135.3.

Rocha Romana, 140, per duc. 84.

Baya, 100, per duc. 60.

Santo Felice, 57, per duc. 34.1.

S. M(ari)a del Oliveto, 114 per duc. 68.

Sancto Vincenzo, 33 per duc. 19.4

Cayanello, 85 per duc. 51

Preta Molara, 140, per duc. 84.

Ciorlano, 100, per duc. 60

Fossa Ceca (Fontegreca), 60, per duc. 36.

Venafro, 651, per duc. 390.3.

Crapiata, 125, per duc. 75.

 

Ad esempio del contenuto di questo documento si riporta la tassazione di Piedimonte.

Pedemonte, taxatur pro foc. DCCC XX VIIII li compete

per dicta rasone d. DLVII t(a)r(enos) II gr(ana) ---

 

De li quali pone dicto commis(sari)° hauere receputo d(oca)ti

CCCCX tr I gr V in q(uest)° modo

a 17 de jug(n)° per mano de Jesuanno                             d. 147. --  --

a p(rim)° Julij                                                                   d. 156. 3 . –

a 19 dicto per mano de Julio de franchis                         d. 60.   2. --4

a 16 de septembro per mano de cola

bar°                                                                              d. 46.   1. –1

che tucti iunti insieme fanno la dicta s(umm)a de                                     d. CCCCX   tr I  gr V

 

Resta d. 147.  0     15   infra f(oli)° 241  habetur int(roytu)s

 

Come si vede il registro riporta, oltre al numero dei fuochi ed alla tassa dovuta, anche i versamenti già fatti e l’importo di quanto resta ancora da pagare. Sono in regola col fisco: Castel Venere, Alvignanello, Puglianello, Raiano, Castello ad Mare Volturno, Limatola, Rocchetta, Riardo, Torre di Francolise, Tora, Gaspare, Presenzano, Vairano, Alvignano, Montanaro, Saxa, S. Angelo Raviscanina, Latina, Baia, San Felice, S. Maria Oliveto, S. Vincenzo, Ciorlano, e Fontegreca, mentre l’ Università di Venafro è quella maggiormente indietro con i pagamenti perché deve ancora ducati 260. 3. 6, su una tassazione complessiva di 390 ducati.

 

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(1) J. Mazzoleni, Le fonti documentarie e bibliografiche dal sec. X al sec. XX conservate presso l’ Archivio di Stato di Napoli, I, II, Arte Tipografica, Napoli, 1978.

(2) La richiesta veniva sempre indirizzata al segretario del Consiglio Collaterale.

(3) Archivio di Stato di Napoli, Provvisioni del Collaterale, Vol 24, f. 92 r°  e  t°, 93 r°.

(4) Un rotolo era equivalente a 950 grammi, un barile a litri 43,6. Non conosco il significato della parola romenticcia. Forse si riferisce ad una bestia non domata.

(5) A. S. N. Provvisioni del Collaterale, Vol. 6, foll. 44 r; 45 r; 46 r° e t°; 47 r°; 48 r°; 49 r° e t°; 50 r° e t°; 51 r° e t°.

(6) Il Capitano o Governatore, altre volte detto luogotenente, era il rappresentante del governo centrale. Egli, oltre a curare gli interessi della corona, era il tramite tra gli aministratori locali e gli enti amministrativi del Regno.

(7) Alla fine del loro mandato, che durava un anno, gli amministratori dovevano sottoporsi a sindacato, dovevano, cioè, rendere conto del loro operato ad una commissione di cittadini eletta in pubblico parlamento.

(8) Ad evitare imbrogli la Regia Corte provvedeva, di tanto in tanto, ad inviare nelle Università i suoi incaricati affinché accertassero personalmente il numero dei fuochi residenti nel territorio (numerazione dei fuochi). Non di rado, infatti, cittadini vincolati da parentela, ma viventi in abitazioni separate, si riunivano provvisoriamente allo scopo di creare un solo fuoco. Tali espedienti erano spesso noti e tollerati dalle Università, che però rischiavano di essere perseguite per occultamento di fuochi.

(9) A. S. N., Provvisioni del Collaterale, Vol. 191 fol. 83 r° e seg.

(10) Cancelliere dell’Università era Marco Antonio de Balis, mentre presente alla stesura degli atti era Carlo Agnese di Piedimonte.

(11) Summaria. Partium, Vol. 507, f. 120 tergo.

(12) Il creditore fiscalario era un privato cittadino che anticipava alla Regio Corte le entrate fiscali di un certo numero di anni. In compenso acquisiva il diritto di esigere, annualmente, dall’ Università, tutte le somme che questa doveva versare nel tempo coperto dal creditore fiscalario.

(13) Camera della Summaria, Vol. 770/II, f. 99bt°.

(14) Dalle indicazioni del documento che stiamo esaminando Violante delle Castelle è, nel 1570, già padrona del feudo di Alife. Il Ricca, invece, scrive che essa l’ acquistò nel 1572, traendo la notizia dal Vol. I  foglio 5 dei Quinternioni di Terra di Lavoro.

(15) Nell’ elenco vi sono alcune Università che non sono riuscito a localizzare, ma dovrebbero essere limitrofe a quelle menzionate immediatamente prima o dopo.

(16) Nel sistema monetario di quel tempo un ducato valeva 5 tarì ed un tarì venti grana.