La guerra del 1943 nel Medio Volturno          Home page

 

 

La guerra nel Medio Volturno nel 1943

Parte Prima - Capitolo I

Le operazioni di guerra

 

     Dallo Sbarco di Salerno al Medio Volturno.

 

Siamo all’8 Settembre 1943. Diamo uno sguardo alla situazione militare.

Dall’8 Agosto, le forze a disposizione dell’oberbefelschaber Sud, il comando superiore del Sud, retto dal felmarshall Kesserling Comandante in capo del settore meridionale, formavano la Decima Armata, comandata dal generale freiherr von Vietinghoff, e composta da:

-         XIV Corpo di Armata con tre divisioni di fanteria;

-         LXXVI Corpo di Armata con altre tre Divisioni.

Sono da aggiungere:

-         Un Fliegerkorps (corpo di armata di aviazione), formato da 1° e 2° Divisione Paracadutisti, e 2° Luftflotte, e forze navali.

Le forze erano così dislocate:

in Calabria            26° Divisione corazzata, e 29° Divisione corazzata

in Puglia                  1° Divisione Paracadutisti,

a Salerno              16° Divisione corazzata,

a Nord di Napoli          Divisione H. Göring,

intorno a Roma       2° Divisione Paracadutisti (da Sud)

                              3° Divisione corazzata (da Nord)

in Sardegna           90° Divisione corazzata

in Corsica                    Brigata di rinforzo Reichfuhrer

 

Sono da aggiungere, pure in Italia meridionale, la

-         VII Armata italiana,

-         5 Divisioni italiane concentrate intorno a Roma.

Tutto quanto riguardava la situazione italiana era studiata dai Tedeschi attraverso l’operazione Achse, Asse. Prevedendo l’apertura del fronte in Italia, Hitler aveva messo a disposizione del feldmarschall Rommel per l’Italia e le isole, sui 400-500.000 uomini; in 23 divisioni delle quali undici nel Sud, la zona di combattimento. E l’afflusso dei soldati fu regolato con l’operazione Alrich Alarico.

Il Governo italiano non poté impedire l’attuazione di questo piano che, stabilito fin dal 26 Luglio, scattò alle 24 dell’8 Settembre. I gruppi di armate, erano uno a Nord comandato da Rommel, e l’altro a Sud comandato da Kesserling, che si schierò dalla Calabria a Bolsena. Essi causarono la volatilizzazione dell’esercito italiano. Fecero eccezione pochissimi, fra cui il generale principe Ferrante Gonzaga che non volle ordinare alla 222° Divisione costiera di desistere dal combattere i Tedeschi, e da questi fu fucilato. Si riuscì pure a salvare i porti di Bari e di Taranto con la base navale.

Ma intanto, il 3 Settembre, il III Corpo di Armata dell’Ottava Armata inglese, sbarca a Pizzo di Calabria, e ad evitare l’aggancio, il LXXVI Corpo d’Armata tedesco si ritira. L’8 Settembre gl’inglesi sbarcano a Taranto[1].

Solo l’8 Settembre, il comando superiore tedesco a Frascati seppe che una flotta alleata era nel Tirreno, e ne dedusse l’imminenza dell’invasione. Da quella notte il maresciallo Kesserling fece iniziare il piano di emergenza che consisteva nel disarmare le forze armate italiane, internare gli ufficiali in Germania, e disporsi ad assalire Roma (che si arrese il 9).

Kesserling voleva ritardare l’avanzata su Roma, almeno fino alla primavera del ’44, per sei o otto mesi. Era quel che assicurò ad Hitler il 30 Settembre, quando egli e Rommel furono convocati. Le posizioni sul Volturno e sul Biferno, su cui dovevano ripiegare, dovevano essere tenute fino al 15 Ottobre. Difendendo la penisola a Sud di Roma avrebbe ritardato l’invasione della Balcania, e tenuto più lontani i bombardieri alleati dalla Germania.

Nacquero così la linea G, cioè Gustav, e avanti a questa la linea B, e cioè Bernhard o Barbare (detta pure Reinhard) e, ancor più avanti, la linea provvisoria sul Volturno.

Dunque fino al 30 Settembre era prevalsa presso Hitler la tesi di Rommel, di abbandonare tutta la penisola italiana con una ritirata manovrata, fino alla linea verde, dagli Alleati detta Gotica, fra Spezia e Rimini, dove il Gruppo B di armate sarebbe stato assorbito nel Gruppo A. Prevalse in quel giorno la tesi di Kesserling, e la difesa dovunque fu decisa[2].

Hitler contentò Rommel, di cui subiva stranamente il fascino, il quale pensò a fortificare la linea Verde (Gotica), ma inviando a Kesserling due divisioni e reparti di artiglieria, e contentò pure Kesserling, al quale, il 4 Ottobre, ordinò di difendere la linea B. I servizi informativi alleati notarono un movimento di truppe, nelle linee tedesche, il 7 Ottobre, e intanto il generale Von Vietinghoff poté annunziare la resistenza sulla linea B dal lui localizzata.

 

***

 

Tre fattori avevano deciso la buona riuscita dello sbarco alleato a Salerno: l’ostinazione del generale Clark, la prontezza del generale Montgomery, il dissidio fra i generali tedeschi Rommel e Kesserling.

Sbarco e invasione furono studiati dagli Alleati con l’operazione Avalanche, Valanga. Alle 3,30 del9 Settembre, lo sbarco avveniva su una lunghezza di costa di 40 chilometri, fra Minori e Paestum. Prese terra la Quinta Armata americana formata da:

-         VI Corpo d’Armata americano, a destra, verso Paestum, e comandato dal generale E. Dawley (dal 20 Settembre il comandò passò al generale Lucas);

-         Il X Corpo d’Armata inglese, a sinistra, verso Salerno e Minori, comandato dal generale sir Richard L. Mac Creery.

Ognuno dei due corpi aveva tre divisioni. In quello inglese combattevano: la 46°, comandata dal generale Hawkesworth, la 7° armoured, corazzata, comandata dal generale Erskine, e la 56° affidata al generale Templer. In quello americano si trovavano la 3° comandata dal generale Truscott, la 34° del generale Ryder, e la 45 del generale Middleton. L’armata aveva una potenza d’urto di circa 200.000 uomini[3].

Alle tre divisioni inglesi sono da aggiungere la 182° Divisione Airbone, aviotrasportata, che rimase a Napoli, la 23° Brigata corazzata, e alle americane il 1°, 3° e 4° Battaglione Rangers, battaglioni di montagna, il 2° e 4° reparto commandos.

La 16° Divisione Panzer, corazzata, era la sola grande unità presente, e non poteva da sola resistere sulla costa, su un fronte di 40 chilometri. Al tempo stesso il X Corpo d’Armata inglese combatteva contro la Divisione “H. Göing” per le vie di Salerno, e in tal modo, ò’11, lo sbarco della 45° Divisione americana consentì l’allargamento della linea d’invasione a 70 chilometri, fra Amalfi e Agropoli, e la profondità di 19 chilometri.

A questo punto Von Vietinghoff lancia le sue divisioni.

Prima ad arrivare fu la 29° Granatieri corazzati e un Gruppo di combattimento (2 battaglioni di fanteria e 20 carri armati). Questo sfondo la linea inglese fin presso Vietri, e boccò tutto il X Corpo d’Armata inglese! Seguì la 21° Divisione PG, Panzer Grenadieren, con una parte della 16° che cacciò gl’Inglesi da Battipaglia e gli Americani da Persano.

Sicché il 12 Settembre, la 16° PG era accorsa nella zona di Eboli, la 29 PG in quella di Contursi, un quarto della Divisione Paracadutisti nel territorio di Montecorvino. In un secondo momento si aggiunse metà della Divisione H. Göring.

Gli Alleati retrocessero, e in qualche punto tornarono a meno di un chilometro dalla spiaggia. La crisi, veramente preoccupante, durò fino al 19. L’intervento dell’82° Divisione aerotrasportata, che in quei giorni passava per il Mediterraneo, diretta in India, l’inizio dello sbarco della 7° Divisione corazzata inglese, l’inizio, il 14, del bombardamento aereo e di quello navale, fecero sì che il 15, l’immediato pericolo del disastro era scongiurato. Clark aveva passato momenti terribili!

Ma l’elemento principale fu che Rommel, convinto della ritirata in Toscana, non mise a disposizione di Kesserling la 24° Divisione corazzata, e la Leibstandarte A. Hitler, e così il 16, la divisione corazzata inglese raggiungeva Agropoli, e impediva l’accerchiamento degli Americani. Ma se Rommel avesse messo a disposizione di Kesserling altre due divisioni?…

Da parte tedesca, ormai nell’impossibilità di gettare a mare gli avversari, Kesserling ordinò la ritirata, “sganciamento sul fronte costiero”, ed insisté di voler sostenere la difesa sulla linea Formia-Pescara, il punto più stretto della penisola. E questo sempre in polemica con Rommel che ne voleva l’abbandono: “Per sottrarre le truppe ai dannosi tiri delle artiglierie navali, disposi, il 16 Settembre, l’interruzione della lotta sul fronte costiero”[4].

I Tedeschi dovevano contenere l’avanzata degli Alleati, per convertirla in una “offensiva lumaca” secondo l’espressione di Hitler, “che ogni giorno occupa quattro o cinque villaggi di contadini”, e che perciò non giustificava per niente l’enorme impiego di forze adoperate.

Ma intanto l’Ottava Armata di Sir Bernard Montgomery, avanzando velocemente dalla Calabria, e dilagando in Basilicata e in Puglia poteva infine raggiungere i Tedeschi alle spalle. Veramente Kesserling su questo era ottimista, almeno per quei giorni. “Dalla Puglia non dovevo temere sorprese: il frazionamento delle forze dell’Ottava Armata presentava indubbiamente dei vantaggi per il comando tedesco”[5].

E più oltre:”…Non vi era da temere da quella parte una pressione in direzione di Salerno”. L’avanzata alleata non poteva influire sulla situazione di Salerno, poiché compiva una manovra di avvolgimento su una sola ala (schema di Leuthen)[6].

Sì, ma resistere a lungo sulle posizioni collinari di fronte alla pianura di Salerno avrebbe dato infine occasione a un aggiramento. Era questione di giorni. Anche per questo la ritirata sul Volturno[7].

E da ciò la possibilità per gli Americani di entrare il 1° Ottobre in Napoli. I danni alle attrezzature portuali venivano riparati entro il 4, e il porto poteva da quel giorno ricevere 20.000 tonnellate di materiale al giorno. Pure il 3 gl’Inglesi sbarcavano a Termoli con ardita operazione anfibia notturna. Sulla sinistra del Biferno una sola divisione tedesca, la 1° Paracadutisti, non avrebbe potuto fermare un’armata, e allora la 16° corazzata viene levata di urgenza dal Volturno.

Di guisa che, il 3 Ottobre ’43 si è delineata la prima linea di resistenza tedesca sul Volturno e sul Biferno, da Castelvolturno a Torre Petacciata, spezzata solo dall’invalicabile Matese, che nel ’43 era ancora senza strade che lo attraversassero, e nasce pure, sempre a causa del Matese, la netta divisione del fronte dal Matese al Tirreno per gli Americani della Quinta Armata, e dal Matese all’Adriatico per gli Inglesi dell’Ottava Armata. Il contatto diretto fra Quinta e Ottava Armata ci sarà solo quando sarà oltrepassato il massiccio matesino e cioè ad Isernia.

Dunque la campagna d’Italia a causa degli Appennini si profilava, più che di grandi attacchi, di “contenimento”, stando all’espressione del maresciallo Alexander, con uno scopo essenziale, con più precisione e realismo enunziato dal maresciallo Eisenhower, di eliminare l’Italia dalla guerra, e tener impegnato il maggior numero possibile di divisioni tedesche. Per questo contenimento la linea Volturno-Biferno non si rivelava abbastanza stabile e profonda. Era però la prima linea di sbarramento della penisola italiana, e c’era da aspettarsi su essa un’accanita resistenza tedesca.

 

La guerra del 1943 nel Medio Volturno          Home page

 

 

 

 

 

 



[1] Sull’aiuto dato agli Inglesi dalle forze italiane fedeli al Governo del Re, cfr. Cronologia della 2° guerra mondiale, 304.

[2] Von Senger, o.c. 309; Liddel Hart, in Storia di una sconfitta, 387, attribuisce il prevalere di Kesserling presso Hitler alla lentezza dell’avanzata alleata.

[3] Il generale Clark li dice intorno ai 100.000, i testi del War Department a oltre 100.000 combattenti. Blumenson li riduce a 55.000 allo sbarco, più altri 115.000 negli sviluppi successivi; cifre più precise offre Chester G. Starr; in From Salerno to Alps, 54: 130.246 uomini al 7 Ottobre, 243.827 al 15 Novembre, fino a 326.857 il 5 Gennaio ’44.

[4] Kesserling, Memorie, 205.

[5] Kesserling, o. c., 204.

[6] Enciclopedia italiana, Appendice II, I, 1157.

[7] Liddel Hart, Storia di una sconfitta, 387.