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La guerra nel Medio Volturno nel 1943

Parte Prima - Capitolo V

Le operazioni di guerra

 

 

     L’occupazione del territorio di Caiazzo

 

Da parte americana, s’è visto, la battaglia per l’occupazione del Volturno fu principalmente sostenuta dalla 3° Divisione, ma sulle pendici delle colline fra Squille, Castel Campagnano e Alvignanello, la 34° Divisione non dormiva, ma operava col 168° e col 135 Fanteria che iniziarono la loro pressione per lanciare teste di ponte.

Il 168° Fanteria prese le mosse da Limatola, fin oltre il villaggio detto Annunziata. La sera del 12, il 1° e il 2° Battaglione del 168° erano usciti dal campo di bivacco presso Sant’Agata. Per attraversare il Volturno sarebbero stati aiutati dai genieri della compagnia C del 109° Battaglione Genio. Le truppe marciarono per una via ghiaiosa che passa per Limatola, e si immette su quella di Caiazzo, utilizzando una scafa (oggi ponte). Nello stesso tempo, gli uomini del 3° Battaglione si disposero lungo le pendici da Caràmboli a Montagnano, poco sopra l’abitato, piazzarono cannoni da 37 mm, e misero pure in movimento fucilieri e mitraglieri presso il fiume. Tutto questo a protezione del fianco sinistro del reggimento, e per facilitare i battaglioni d’assalto, proteggendoli con una copertura di fuoco.

All’1,45 l’artiglieria aprì il fuoco, e i suoi 96 cannoni, cominciarono a tirare colpi ad alto esplosivo oltre il fiume. Alle 2 il fuoco fu elevato nella traiettoria. Mentre fino a quel momento aveva colpito in basso, sulle prime linee tedesche, ora il tiro veniva allungato. Si formarono subito concentramenti vari per proteggere i punti di traversata, e per incolonnarsi sull’altra sponda, e marciare. Una impenetrabile nuvola di fumo fu diffusa dalla compagnia A del 2° Battaglione Chimici e 1° e 2° Battaglione furono lanciati all’assalto.

Una compagnia del 2° Battaglione attraversò il fiume a guado, a Nord di Limatola. L’altra riva fu raggiunta, ma i Tedeschi vi avevano minato i terreni, per cui scoppi e morti fra gli Americani.

Il battaglione, a 800 yarde sotto corrente (circa 750 metri) volle usare canotti, ma questi, durante il traghetto, furono portati via dalla corrente rapida. Gli uomini rimasti dovettero scendere in acque che raggiungeva in quel punto le spalle. Due uomini affogarono, e molta parte delle attrezzature radio, mine, apparecchi cercamine divenne inservibile[1]. Comunque, il passaggio del 1° Battaglione finì alle 4. Ma all’estrema sinistra la compagnia L passò sul posto della scafa alle 5,30.

Il 2° Battaglione varcò a Nordest del villaggio Annunziata, presso un gomito del fiume, non lontano da un piatto isolotto. Ma era notte, e per giunta c’era la cortina di fumo, e i genieri sbagliarono il posto già scelto nelle ricognizioni delle pattuglie. Ne venne che, dove furono stese le corde, l’acqua era più profonda del previsto, e la ripa alta e scivolosa. Furono necessari cinque uomini per sollevare uno per volta centinaia di uomini intirizziti. Per questo ritardo si fecero le 6,45. Cinque ore per attraversare!

Le avanguardie del 2° battaglione si spinsero subito sulle colline boscose. Ma sono alture che tengono in soggezione la vallata, e i Tedeschi non intendevano mollare. Ed ecco il loro contrattacco. Sulla sinistra del battaglione scariche di mitraglia, e ne rimase paralizzata la compagnia L a sinistra, a meno di 300 metri dal fiume, al di sopra della strada.

Poco dopo mezzogiorno si ripiglia l’avanzata delle truppe verso San Giovanni e Paolo. E stavolta ci si serva di uno sbarramento di artiglieria spostabile, piazzato dal 175 Battaglione di artiglieria da campo e dalla compagnia Cannonieri del 168° Fanteria.

L’artiglieria della Divisione ebbe ordine di concentrare il fuoco. Erano le 2 pomeridiane, e il cannoneggiamento cominciò, e con esso l’avanzata del 1° Battaglione, proprio dietro ai proiettili. Alla sera, San Giovanni e Paolo era raggiunto. Una compagnia, quella G, aveva contribuito al successo.

Purtroppo, un plotone era entrato nelle vie del piccolo paese che in quel momento era cannoneggiato dagli Americani. E ci furono morti fra i loro soldati, mentre i Tedeschi già si erano ritirati.

Il 168° Fanteria si spinse su Caiazzo. Ma il 3° battaglione era rimasto sulla riva sinistra, e alle ore 17 arrivò l’ordine di attraversare a destra del 1° Battaglione. Durante la notte l’ordine fu eseguito, e all’alba del 14 interamente attuato.

Era evidente che non bisognava dar tregua, e il 1° Battaglione si spinse subito a Nord di Caiazzo, mentre il 2° Battaglione mosse a Nordest per proteggere il fianco del reggimento. Ormai il 168° aveva raggiunto i suoi obbiettivi. E si deve ammirare la forza di resistenza dei suoi uomini che, dopo il brivido della fredda immersione, così intirizziti avevano combattuto tutta la notte e il giorno seguente.

Sulle colline ad Est della confluenza, pure all’ora zero del 13 Ottobre, il 1° Battaglione e la compagnia E del 135° Fanteria si attestarono sui punti di scatto sulla destra della 34° Divisione. Alle 01,45, il Battaglione Artiglieria da campo fece esplodere le sue cannonate, e alle 2 precise, gli uomini scesero sul fiume.

Certo non c’era stata una seria resistenza tedesca al guado degli Americani, come a contrastarne l’avanzata. Alle 2,20 la compagnia A aveva attraversato proprio sotto la confluenza del Volturno col Calore, e del rivo maletémpo che viene dalle montagne di Frasso, e la compagnia E, al lato opposto del reggimento, prima delle 3 aveva fatto molti prigionieri, ed occupava la collina 131, ad Ovest di Squille.

Le fasi previste per occupare Caiazzo erano due: secondo la linea di colline da occupare. Con la collina 131, la compagnia A alle 5,27 aveva raggiunto la linea della prima fase dell’attacco, e il 1° Battaglione avanzò verso la linea della seconda fase: la collina 283 fra Vallone grande, Selvanova e Squarciavacche.

Nella mattinata i genieri avevano costruito una passerella per veicoli leggeri, ma con tutto ciò, siccome i Tedeschi si ritiravano lasciando mine e facendo fuoco, l’avanzata del 135° Fanteria rallentò.

Torniamo un momento indietro. Oltre Volturno e Calore, in Amorosi, un carro armato tedesco tirava sulla passerella fatta allora. Era il primo. Poco dopo, carri tedeschi facevano fuoco sul posto di comando del 1° Battaglione. In quella zona l’avanzata si fermò. Durante il pomeriggio il 1° Battaglione non fece alcun progresso, il 2° avanzò appena sera, ma ebbe altro ritardo da una “buca” tedesca sorpassata nell’avanzata. Comunque, alla sera del 13, il 135° Fanteria aveva raggiunto la linea di seconda fase.

Ed eccoci al 14 Ottobre. Alle 4, il 1° Battaglione occupò la collina 283 presso Selvanova.

All’alba, tanks anticarro del 776° Battaglione anticarro, raggiunta la collina, cominciarono a far fuoco per sostenere l’avanzata della fanteria. A mattino inoltrato, l’area Sud della seconda fase era ripulita dai Tedeschi, le pattuglie operavano in tutte le direzioni, e quelle della compagnia C presero contatto col 168° Fanteria. Raggiunsero pure la statale 87 Sannitica, per attraversare il fiume a Nord, e prendere contatto con la 45° Divisione fra Ruviano, Alvignanello e Castelcampagnano.

Il generale Vietinghof riconobbe il successo della 34° Divisione causato dall’arrivo in ritardo di alcuni contingenti della 3° Divisione Panzer Grenadieren, i quali s’erano appena attestati quando l’attacco ebbe inizio.

 

***

Le fanterie americane erano andate avanti, ma ora, per sfruttare l’avanzata occorrevano rifornimenti e appoggi.

Solo alle 7 di mattina del 13 Ottobre, la compagnia A del 36° Genio cominciò a trasportare fuori dell’area di raccolta verso l’Annunziata di Limatola, l’attrezzatura per ponti leggeri.

Non mancarono inconvenienti. L’affrettata gonfiatura dei canotti di gomma fu disastrosa. E poi la colonna era stata avvistata, e i Tedeschi dalle colline opposte, da Monte Alifano a Squille, misero fuori uso tre carri armati, e danneggiarono con shrapnell i canotti gonfiati. Con tutto ciò i genieri, ostinati, spinsero i carri oltre il villaggio, su una via fangosa fino al punto di scarico, a 100 metri dal fiume. Vennero scaricati 12 carri. Tre canotti già erano lanciati, allorché il fuoco tedesco ricominciò così preciso, che il ponte fu colpito, e i tre canotti distrutti. Il lavoro fu sospeso.

Messa da parte l’attrezzatura danneggiata, nel pomeriggio altra attrezzatura uscì dall’area di raccolta nel vallone Ciummiento. Furono rappezzati i canotti che si potevano salvare. A sera, pignatte fumogene furono aperte sul fiume. Ma anche il secondo sforzo andò a vuoto sotto il rinnovato fuoco tedesco. Insomma, sul posto non si poteva assolutamente attraversare. Ma si poteva a Squille. E alle 3, la compagnia si mosse per Squille. Qui non c’era artiglieria tedesca, ma non c’erano neanche vie di avvicinamento (bisognava raggiungere Dugenta), e il fiume era 20 metri più largo, e metà dei canotti era perduta. Che fare?…

La compagnia A, invece di galleggianti da 6 tonnellate usò galleggianti da 12, e alle 10,30 del 14, i genieri avevano alzato un ponte ben fatto. Sulle piste fangose fu gettata ghiaia, e i terreni furono ripuliti dalle mine. Così si poteva distribuire rifornimenti al 135° Fanteria.

Per il 168° c’era stato il ponte da 30 tonnellate alla scafa di Caiazzo, fatto dalla compagnia B del 16° Genio corazzato. Ma anche lì, fino al pomeriggio del 14, niente da fare. Intorno a Caiazzo c’era sempre l’artiglieria tedesca. Il ponte fu ultimato al mattino del 15 Ottobre, e così era assicurato, anche se con ritardo, il rifornimento alla 34° Divisione, ma questo fu possibile solo quando i Germanici si ritirarono.

 

***

Torniamo per poco al settore occidentale.

Nel pomeriggio del 14 Ottobre, il 7° Fanteria ricevette l’ordine di lasciare le colline a Sud-Est di Pontelatone, e di cacciarsi sulla via di Villa Liberi per giungere a Dragoni. I Tedeschi della Compagnia Moller controllavano il settore innanzi a Villa Liberi.

Alle 16,45 il 3° Battaglione, sostenuto da carri armati e da carri anticarro, tentò di arrivare a Schiavi[2]. Tentò prima che facesse notte. Niente da fare. Alle 22,45 si trovava paralizzato da una resistenza tale da doversi trattenere sul fianco Sud-Ovest di monte Fallano (m 318). Sulle pendici di questa collina, sulla via a Sud di Cisterna, cadevano cannonate.

Un plotone ebbe il coraggio di lanciarsi entro l’abitato, proprio innanzi ad armi portatili e a mitragliatrici tedesche. Al tempo stesso la compagnia I seguì una via che gira intorno alla valle più in alto, fra la collinetta Nizzola e monte Fallano.

La compagnia K si stava movendo sulla destra, lungo una pista montana sull’orlo di un burrone, in cui scorre il noto ruscello Pisciarello, fra monte Fallano e monte Maiulo a Sud. Ma si spersero. A mezzanotte, il 2° Battaglione volle accostarsi a Prea, un villaggio vicino. Anche qui ostacoli. Comunque, al mattino del 15, il 2° Battaglione aveva raggiunto monte Friento (n 770), e controllava la via per Liberi[3].

Alle 8,30 del 15, il 1° Battaglione sorpassò il 3° presso Cisterna, attraversò Strangolagalli, e raggiunse Sasso. Alle 15, Cisterna era presa.

Il 2° Battaglione stava aggirando monte Friento, ma durante la notte, in uno scontro coi Tedeschi che adoperavano armi pesanti, ebbe forti perdite.

Al mattino del 16, i tre battaglioni del 7° Fanteria si attestarono intorno a Villa Liberi. Ma si accesero combattimenti con elementi del 29° Reggimento e del 19° Panzer Grenadieren.

La difesa di Villa Liberi fu accanita da parte tedesca per tutto il 17, e soltanto la notte del 17-18 sembrò che i Germanici avessero evacuato il paese.

Alle 6,15 del 18 l’attacco veniva rinnovato, ma i Tedeschi se n’erano effettivamente andati e il 2° Battaglione entrò nel paese deserto.

I battaglioni d’assalto occuparono monte Iétena e monte Maro, e finalmente le truppe scelte del 1° Battaglione penetrarono nell’alta valle attraversata dalla via Liberi-Dragoni, la soleggiata valle di Maiorano di monte, e con essa siamo tornati nel Medio Volturno.

È una valle elevata, a tre displuvi, due fra pieghe e corrugamenti del Preappennino, e un terzo trasversale, che scende per erosione, ad Alvignano. Al punto culminante dei tre displuvi è Maiorano che, per questo, è interessante militarmente, in quanto è come una tana di volpe, a tre uscite.

Alle 11,45 il 1° Battaglione si era avvicinato al villaggio, ma sulle non alte fiancate della valle erano in attesa i Tedeschi con mitragliatrici, fucili e pezzi di artiglieria. Gli Americani rimasero inchiodati dove si trovavano, fino alla notte.

Il 2° Battaglione aveva seguito il 1°. Ora, avanti era impossibile andare. Seguito dal 3° Battaglione salì sulle colline dietro Liberi, sorpassò il 1°, paralizzato nel movimento, e raggiunse la via attraverso un alto passo fra monte Iétena e monte Maro.

Durante tutto il pomeriggio gli Americani tentarono l’accerchiamento di Maiorano. I 2° Battaglione combatteva da Sud, dalla via presso monte Iétena. Il 3°, a destra, doveva raggiungere Dragoni, e nella mattinata del 18 fece buoni progressi.

 

***

Benché fuori dall’area del Medio Volturno, seguiamo ora per un momento il 7° Fanteria.

Il 16 aveva combattuto sulla lunga piega collinare a Sud di Pontelatone. Il 17, a mezzogiorno, era presso Villa, e si preparava ad aggirare a Nord-Ovest monte Majuri, e ad occupare il tavolato ad Est di Pietramelara.

La vasta zona in cui sorgono Pietramelara, Riardo, Roccaromana, Pietravairano, è l’antico ager Stellas, il campo stellatino, noto nella storia militare per gl stratagemmi tra Fabio Massimo e Annibale, e nel momento di cui stiamo trattando interessante perché, sfruttando la traversa di Pietravairano, fra Taverna nuova e Quattroventi, vi si poteva divergere in offensive a Sud-Ovest sulla Casilina, e a Nord-Ovest nel Medio Volturno (la diversione di Annibale, all’inverso). Le mosse del 15° Fanteria non aspiravano a tanto, ma solo a guardare il fianco sinistro della 3° Divisione dalla vallata volturnense.

A mezzanotte del 16-17 Ottobre, il 1° Battaglione del 15° Fanteria era giunto, protetto dalle tenebre, alle pendici della collina 446, il castello medioevale di Roccaromana, e proprio fra la valle in cui sale la via vecchia per Statigliano, e il fosso del Rivo che scende dall’alta valle di Maiorano. Roccaromana era occupata dai Tedeschi.

Il 2° Battaglione piano piano occupò la quota 330, a Nord del Rivo e a Sudest di Statigliano, e inviò pattuglie ad occupare la via fra Statigliano e Latina, e ad aggirare a Nord, salendo sulla montagna della Costa (m 484), nella mattinata del 18.

Il monte della Costa sovrasta alla via strategica fra Roccaromana e la Tina. Il battaglione tenne la posizione per vari giorni, nonostante il violento fuoco e i contrattacchi tedeschi. Però le perdite americane furono tali che la forza della compagnia L restò ridotta a un gruppo di uomini[4]. Era rimasta per tre giorni e due notti senza rifornimenti di cibo e di acqua, ma sempre dirigendo il fuoco sulla via per Baia. Quando i Tedeschi si avvidero di non poterla ricacciare dalla posizione, si ritirarono dalla Tina e da Baia, pur avendo parato un attacco, il 21.

La mattina del 18 il 1° Battaglione attaccò Roccaromana. Ma sul fianco della collina del castello e nella valle del Rivo furono attaccati. Ne vennero difficoltà e ritardo, al punto che il battaglione, solo alle 15,20, entrò nell’abitato. Intanto il 2° Battaglione attaccò la collina del castello, per dove il 1° era passato e, a Nord, attaccò la montagna della Costa. A sua volta, il 3° Battaglione con la compagnia L in testa, sorpassò il 2°, e tagliò la via fra Baia e Pietramelara.

 

***

La missione della 3° Divisione era di prendere Liberi, avanzare, sulla strada che va al Volturno, e occupare il ponte Margherita, a Nordest di Dragoni, e non era stata ancora compiuta. Il 3° Battaglione del 7° Fanteria aveva avuto l’ordine, alle 16 del 17 Ottobre, di avanzare sulla via che, attraverso Liberi, porta a Dragoni, con le istruzioni secondo cui il generale Truscott contava di essere a Dragoni all’alba. Gli uomini si mossero rapidamente sulla serpeggiante via, sorpassando il 1° Battaglione a Maiorano, e raggiunsero la collina di quota 361, a Sud di Dragoni, dopo la curva intorno a monte Prevolaro. Subito dopo la mezzanotte del 18, il battaglione incrociò la via sotto monte Prevolaro e monte Conca. Il 2° Battaglione occupò il vicino monte Longo, e avanzò sulla costa della Tina, per tagliane le comunicazioni fra Dragoni e questo paese.

L’avanzata divenne tanto rapida che il generale Truscott dette ordine al colonnello Sherman di fermarsi, e di aspettare i suoi ordini dicendo: “Voi avete fatto un biasimevole buon affare con codesto battaglione, e non voglio che gli uomini vadano tanto lontano!”[5].

 

***

Torniamo alla 34° Divisione e all’occupazione di Caiazzo.

Vista l’avanzata della 34°, i Tedeschi lasciarono questa cittadina, e si appostarono su quattro forti posizioni vicine; a Nord, poco oltre il bivio di Taverna; a Sudovest, verso i Cappuccini; a Nordest, sulla Sannitica, fra chilometro 51 e 52; a Est, a San Giovanni e Paolo.

Gli Americani fecero convergenza su Caiazzo con la Compagnia L del 168° Fanteria da Sud, contro il presidio tedesco ai Cappuccini, fin dalle 5,30 del 13 Ottobre; col 168° Fanteria quasi per intero, il quale sorpassò la città da Est a Nord (al di sotto del castello normanno), e si diresse contro la postazione tedesca alla Taverna, nella serata del 13; con la Compagnia I del 168°, che alle 4 del 13 aveva varcato il Volturno, e alle 14 s’era fermata in pianura, proprio sotto San Giovanni e Paolo; e con la Compagnia G, pure del 168°, procedendo da Vallone grande contro San Giovanni e Paolo.

Constatato l’accerchiamento, i Tedeschi nella sera del 13, lasciarono Caiazzo, e nella notte del 13-14 gli Americani vi entrarono. Il giorno seguente, più di 75 cacciabombardieri americani bombardarono i ponti e le comunicazioni nei dintorni.

Dopo presa Caiazzo, il compito immediato della 34° era di cacciare i Tedeschi più in là di Dragoni. Il 2° Battaglione del 135° Fanteria si mosse su una bassa altura a Sud di Ruviano, fra i Morruni e ponte nuovo, nella notte del 14 Ottobre, e si preparò a occupare il piccolo paese. Ma subito dopo mezzanotte, il generale Ryder, perché non ancora riusciva ad avere aiuti ed artiglieria attraverso il Volturno, dovette rimandare i piani di attacco su Ruviano. Per giunta il generale Clark, informato che la 3° Divisione tedesca si ritirava innanzi a tutto il VI Corpo d’Armata, proprio in quelle ore mandò l’ordine alle tre divisioni di continuare subito l’avanzata, senza sosta alcuna. Il generale Ryder ordinò al 135° Fanteria di avanzare, e di lasciare Ruviano (che fu occupata la mattina del 15, dal 2° Battaglione).

Nella giornata del 15 la resistenza tedesca fu inflessibile. Erano appostati in campi dove si era mietuto il grano, ma più ancora in uliveti e vigneti fra monte Garofalo e San Domenico presso il fiume. A notte inoltrata si ritirarono, ma ci vollero due giorni per gli Americani per assicurarsi che non c’erano più, e per premunirsi dalle mine. E così, un’increspatura di 200 metri ad Est di Alvignano, stabilì una linea di avanzata che di lì scendeva fino al fiume.

Gli stanchi fanti erano più che a mezza strada dai loro primi obbiettivi. Un due miglia innanzi ad essi era Dragoni; a destra, lontano ed arduo, s’imponeva il Matese.

Prima dell’alba del 16, il 168° Fanteria, sulla sinistra del 135°, si era mosso tra le masserie, oltre le colline boscose, per occupare Alvignano. Il 3° Battaglione incontrò resistenza a Marciano freddo e poi a Montaniccio. Presso Marciano nel tardo pomeriggio il 3° Battaglione respinse un plotone di fucilieri tedeschi sostenuti da un carro armato, e nella nottata poterono occupare posizioni dominanti, a Sud di Alvignano.

Venne l’ordine di porre posti avanzati nella zona, finché il 133° Fanteria potesse essere portato dalla riserva, e il 19 Ottobre inviato a occupare Dragoni.

Nella mattinata del 18 Ottobre, il generale Ryder ordinò al 168° Fanteria che avanzasse verso Dragoni, e al 133°, comandato dal colonnello Fountain, che attraversasse la vallata, fino a prendere il ponte sul Volturno su cui passava via e ferrovia Napoli-Piedimonte. Il 135° Fanteria avrebbe respinto i Tedeschi, e inviato un battaglione, nella notte, a imporre una testa di ponte sul Volturno. Questi movimenti, se coronati da successo, avrebbero tagliata fuori la ritirata tedesca dal territorio di Dragoni.

Elementi del 2° Battaglione del 168° Fanteria, verso le 11, si misero in moto per Dragoni, seguiti dal 1° Battaglione. La Compagnia I era inviata lungo le alture, a occidente di Alvignano, per passare oltre la collina 361 riportata nelle mani del 7° Fanteria con l’ordine di stare di fianco a Dragoni, sulla sinistra.

Mentre il 133° Fanteria stava spingendosi nella fertile vallata per prendere il ponte verso Piedimonte, le pattuglie già provavano a bloccare la via verso la cappella di S. Maria degli Angeli, a Nordovest della Tina.

 

***

Torniamo un po’ indietro. L’accerchiamento di Alvignano si completava.

Il 2° Battaglione del 168° Fanteria si mosse a fianco della Compagnia I, verso San Marco. A Sudovest di quella frazione, si sparava dalle due parti a meno di 100 metri.

Il Battaglione avanzò a destra di San Marco. Ma da parte tedesca c’era intenzione di resistere e, alle 15,30, innanzi ai due battaglioni americani fu lanciata una cortina di fumo, e intensificato il fuoco di mitragliatrici, mortai e cannoni. Ed ecco l’improvviso contrattacco nel tardo pomeriggio, come i Tedeschi usavano fare.

Elementi del 2° Battaglione furono lasciati liberi nel movimento, per aiutare il battaglione a respingere il contrattacco. Quando una seconda cortina di fumo fu lanciata dopo la prima, anche elementi del 3° Battaglione vigilavano.

Su una collina sovrastante Alvignano, il colonnello Butler e il tenente colonnello Kelley (comandante del 175 Battaglione Artiglieria da campo), individuarono i punti dove l’artiglieri tedesca faceva fuoco coi suoi cannoni semoventi. Si vide intanto una grande fiamma verde, che era il segnale tedesco di attacco. Allora, da parte americano fu intensificato il fuoco, e si preparò il contrattacco, ma, o fosse un finta, o fosse la violenza dell’artiglieria americana, l’attacco tedesco non venne. Anzi fu vista una grande fiamma bianca; segnale di ritirata. Visti respinti tre loro cannoni semoventi di sostegno, i Tedeschi si ritirarono a Nord, oltre Dragoni.

Intanto la Compagnia I, attraverso vecchi querceti, aveva raggiunto la collina 361 occupata dai Tedeschi, Vi fu concentrato un fuoco di artiglieria, e alle 18 fu occupata.

La giornata del 18 Ottobre si chiudeva con una lieve avanzata del 2° Battaglione oltre San Marco, ma il 1°, finché non scese la notte, non riuscì a fare un passo.

Visto che scaramucce di corpi isolati non risolvevano sveltamente la situazione, nel pomeriggio del 18, fra i comandi della 3° e della 34° Divisione si giunse a un accordo per occupare Dragoni e il ponte Margherita.

Il comando della 3° chiese autorizzazione a quello della 34°, di poter cannoneggiare Dragoni. La risposta fu: “È il vostro settore. Marciate in testa e mettete fuori l’Inferno!”[6]. I particolari dell’accordo consisterono in questo: la 3° Divisione col suo fuoco durante la notte avrebbe tenuta impedita, anzi vietata Dragoni; al mattino del 19 la 34° l’avrebbe occupata.

Ma il 19 era una giornata di nebbia. Un messaggio venne dalla 3° Divisione: “Forte nebbia su questo lato del fiume. Non possiamo vedere Dragoni, ma sentiamo suonare le sue campane”[7].

Il 168° Fanteria avanzò su Dragoni prima dell’alba, e occupò l’abitato. Ma tedeschi non ce n’erano. S’erano ritirati più ad Ovest, a Trevolischi. Ne avrebbero fatto il punto estremo, a destra, della terza linea di resistenza, con Alife al centro, e Piedimonte a sinistra..

Non mancò fra le due grandi unità un po’ di gelosia. Esponenti della 3° Divisione ebbero a dire che con l’attacco di sorpresa, la 3° Divisione era entrata in Dragoni pochi minuti prima della 34°. Forse Taggart non sapeva dell’accordo[8].

Gli Americani avevano ora sotto controllo un nodo stradale di grande interesse tattico. A Dragoni (Pantano) confluisce la via 158 da Caiazzo che, facendo angolo, attraversa in 10 chilometri la vallata, e raggiunge Piedimonte e il Matese. Ma essendo allora senza sbocchi, si esauriva in un’importanza assai relativa. Pure questo rettilineo, dopo meno di 6 chilometri, facendo angolo per Alife, mette in condizione di muoversi sulla sinistra del fiume, lungo tutta la vallata. Vi fa incrocio una terza, in quel momento sfruttata dai Tedeschi, che si dirige sulla destra del fiume, per la Tina e Baia, fino a Pietravairano. Poco lontano dall’incrocio è la via mulattiera per Maiorano, e poco più oltre la carrozzabile. Rappresentano tante possibilità di movimento e collegamento, di cui potevano ora disporre gli Americani, mentre ai Tedeschi non restavano che due vie, ai due lati del fiume, senza collegamento fino ai Quattroventi.

 

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[1] Blumenson, o. c., 285 ; Böhmmler, o. c., 285.

[2] È l’antica “Villa Sclavia”, ossia degli Schiavoni, colonia di dàlmati, vassalla del monastero di S. Salvatore di Telese. Ignorando questo, e credendola di schiavi, e cioè di servi, il consiglio comunale, il 24 Agosto 1862 decise di mutare il nome in “Liberi”.

[3] Sulla resistenza tedesca a Cisterna e a monte Friento, v. pure: History of 3d Division…, 92.

[4] Taggart, History of 3d Division, 93.

[5] From the Volturno…, 65.

[6] From the Volturno…, 69. It is your sector. Go ahead and knock hell out of it.

[7] From the Volturno…, l. c.

[8] History of the 3d Division…, 93-94.