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¾     LA TOPONOMASTICA RURALE ANTICA DI VALLE AGRICOLA                                                              

                                                                                                                                         di Luigi Cimino

 

Proseguendo nell’indagine storica condotta con altri studi [1], dedico quel che segue ad una approfondita e puntuale ricognizione della toponomastica rurale del Comune di Valle Agricola, localizzando le singole zone sulla relativa carta topografica, valutandone attentamente le ragioni storiche della denominazione e spiegandone il significato etimologico, così aiutando il lettore ad una “riscoperta” della toponomastica, alla rivalutazione di essa, quantomeno per i toponimi “antichi”, relazionandoli ad avvenimenti storici, a scoperte archeologiche ed a tutto quanto rinvenuto e significativo per la storia del “luogo”, cioè del “topos”. Oggi più che mai esso ci offre profonde e svariate motivazioni che involgono la passione di chi scrive a divulgare quanto scoperto  e, più in generale, a risalire la china dei secoli per immaginare la vita sannito - romana di questa valle  che si sviluppa longitudinalmente da ovest ad est, come avamposto verso l’impervio “Tifernus Mons”, e che ha subito finora una sorta di “isolamento” culturale, sociale ed infrastrutturale che l’ha relegata fuori del circuito culturale e sociale del Matese , già esso stesso “zona interna” emarginata e da arginare.

Negli ultimi anni,però, il sistema Matese, sempre più studiato geograficamente e storicamente, va imponendosi per le “sue radici” sannite che ne fanno riscoprire l’importanza strategica di un tempo, la storia particolare e  rilevante del Sannio pentro e ne rinnovellano lo spirito di “stato”, di forte coesione, di comune modo di vivere, di usi particolari nel modo di vestire, nella lingua e nelle tradizioni. Provenienti da popolazioni sannite del centro Italia,   7.000 “sacrali”  con a capo Cominius Castronius, seguendo le tracce di un bove,  che si fermò su un colle verdeggiante che dominava un’ampia pianura fertilissima nella terra abitata dagli “Oschi” su una collina chiamata dagli stessi “Samnium” fondarono il villaggio di “Bovianum” (l’attuale Bojano), ma anche quella di Alliphae, (attuale Alife). La tribù che si insediò alle falde del Matese si impose il nome di “Pentri”. I “Pentri” si identificano come la tribù che più di altre hanno determinato l’etnia sannita. “Pentro” significa il più alto, il sommo (da “pen” che in lingua osca significa il più grande). Il sabino che si insedia in queste aree si fa Pentro perché abita la parte più alta del territorio: il Massiccio del Matese (Tifernus Mons). I sanniti si identificano nel territorio che li ospita e con la montagna che ne diventa il proprio simbolo sacro. Questo il racconto tra storia e leggenda che ha visto le origini del popolo Sannita.

La storia dei Sanniti inizia con una migrazione e sull’emigrazione annuale del “ver sacrum” si fonda e, secondo le ultime scoperte, era legata particolarmente al segmento del “Regio Tratturo” del Sentiero Italia, con le diramazioni per alcuni centri matesini,  che non era soltanto una “strada della transumanza” ma un percorso su cui si sono intrecciate culture e storie, una strada che scambiava e produceva “cultura” oltre che servire a trasferire merci ed animali. Il percorso era segnato dal naturale migrare dei branchi di animali e dalla necessità per l’uomo di trovare nuovi orizzonti e nuovi spazi, dall’esigenza della transumanza per dirigersi alternativamente in inverno verso le terre della Daunia nelle Puglie e in primavera risalire verso gli alpeggi montani sanniti.[2]

Anche gli eserciti seguirono antichi percorsi, in verità ancora per buona parte ignoti e questo studio, come altri, cerca appunto di coprire questi vuoti, apportando un contributo, si spera, utile a conoscere sempre più sulla terra dei nostri avi.

Le voci geografiche territoriali, nella loro varietà e frequenza, offrono un’immagine della regione «a misura storica d’uomo»; è un’immagine che prende consistenza quando il termine, «ancorato» allo spazio, si trasforma in toponimo.

In questa conversione si trasferisce sul territorio tutto il complesso mondo degli uomini; e così il territorio si carica di sentimenti, di piccole e grandi storie, di miti  e leggende locali e la costruzione toponomastica diviene un efficace mezzo di comunicazione sociale che coinvolge direttamente lo spazio.

 

Emergenze archeologiche

Le origini di Valle Agricola risalgono all’epoca etrusca,all’epoca cioè intorno al IV sec. a. C., quando gli Etruschi raggiunsero la Campania e vi costruirono numerose città e villaggi. Fu appunto in quest’epoca che sorse anche il villaggio di Valle Agricola che, contrariamente a quello che si può pensare,non era un piccolo centro come adesso,ma raggiungeva il nutrito numero di cinquemila/seimila abitanti e l’abitato sorgeva in una zona amena a sud dell’attuale paese, nei pressi della zona di S. Nicandro,dove,poi, nel VI secolo d. C.,come vedremo in seguito, sarebbe sorto il rinomato convento benedettino di S. Nicandro e dove tuttora rimane in buone condizioni la fontana di S. Nicandro che nel periodo del monachesimo serviva il monastero. Fu senz’altro in questo periodo che popolazioni etrusche si stanziarono nella nostra Valle,vale a dire che nel IV/III secolo a. C. la civiltà etrusca era penetrata nelle nostre montagne. Ciò è comprovato da numerose costruzioni e da molti oggetti rinvenuti, nonché dalla scoperta fatta nell’anno 1926 di un’importante necropoli nei pressi appunto dell’antico abitato. Esempio di tali costruzioni può essere considerata senz’altro Porta S. Giovanni,che rimane tuttora in buone condizioni e che con il forte arco a cunei serviva di accesso,anche nel medioevo, alla “Terra murata”. Gli ultimi ritrovamenti archeologici dell’epoca etrusco – sannita - romana, eseguiti alla presenza del vice intendente dei monumenti e scavi, risalgono all’anno 1926,ma erano già iniziati alla fine del 1800. Numerose sono le testimonianze archeologiche che fanno di Valle Agricola un Pago sannitico - romano. Su tutto il territorio di Valle Agricola sono state scoperte numerose tombe : in contrada “ Campusiello ” nel 1926 vennero alla luce “ due tombe con vasi posti verso le teste degli scheletri”; in località “Campo”-fontana di S. Nicandro ; alle “Cese” una tomba in mattoni:”lo scheletro aveva una striscia di bronzo al petto”; nel 1894 alla “Grotta” un certo Di Muccio trovò tombe e una “lucerna”; nel 1890 il padre di Camillo Izzo rinvenne una tomba sotto la grande lastra di pietra con laterali di mattoni, un teschio con pochi denti e una lama di ferro di circa 28 centimetri; alle “ Cese Quercia”, mentre si “tagliava il fianco della rotabile” fu scoperta una tomba in mattoni con ossa e una spada di ferro; a “ S. Nicandro” Maria Domenica Di Muccio l’8 settembre 1936 rinvenne un grosso vaso a forma di “ancella” con terra e cenere -”urna cineraria”; infine, il 7 ottobre 1936 un certo Orazio Cecchino riferì al Villani che a “ Vallepesco” la madre trovò un oggetto di “pietra focaia” (selce) piccola e a forma di vomero di aratro = punta di freccia. Quest’ ultima scoperta fa ritenere che anche a Valle Agricola,vissero, nell’Età neolitica i primi abitatori “agricoli -pastorali”.[3]

Oltre alle scoperte archeologiche di cui innanzi, provano la presenza etrusco - sannita nella valle anche i toponimi consolidati e pervenuti fino a noi.

Un significativo contributo per la conoscenza della storia del Massiccio del Matese può appunto venire dallo studio della toponomastica antica: iniziamo con Valle Agricola.

Naturalmente non è nostro compito segnare strade percorse nell’antichità, ma dare notizie sui toponimi che ancora permangono a significare eventi, presenze, passaggi di popoli e,quindi, a tentare di creare mappe che altri porranno in rapporto tra loro per riscoprire insieme la storia passata.

Daremo,pertanto, rilevanza ai toponimi che si inseriscono in epoche storiche più antiche, per trattare poi di quelli greco-romani e medioevali e, contemporaneamente, di quelli ai quali non possiamo attribuire significati storici strictu sensu,  ma che hanno avuto, però, ed hanno una pregnanza economica, sociale e culturale che non possiamo disperdere.

Il toponimo è il nome di un luogo. Un nome che questo luogo ha avuto in un determinato momento della sua storia e che di questo luogo esprime una qualche cosa: l'esistenza di un bosco o di una palude, la casa di una famiglia, una certa attività che vi si svolgeva e via dicendo. Ecco allora che il toponimo si carica di un significato storico che diventa di grande importanza poiché è capace di dare delle informazioni preziose, quasi uniche, e non comunemente individuabili nei documenti. Essi sono importanti reperti linguistici - con lo stesso valore dei reperti archeologici - di grande utilità per chi vuole ricostruire la storia di quel luogo o individuare qualche suo essenziale elemento; indubbiamente hanno una grande importanza per ogni ricostruzione storica.

Premessa: Toponimi e Itinerari

La toponomastica dei luoghi necessariamente indica,però, anche l’itinerario, il percorso, la strada per raggiungerli e ipotizza perciò anche le prime strade, impervie e difficili, ma pur sempre percorse. Nel caso di Valle Agricola si determinano due penetrazioni necessarie, una attraverso “Savarone” e “Pozzo Fara”  e l’altra attraverso le località “Pozzella”, “Torricella” e “Grotte” alle balze del Monte Cappello verso la Valle; entrambe conducono sulla strada di percorrenza ovest-est dell’ampia vallata attraverso le “Cannavine”e ”Starzaferrara” con la deviazione verso “Monte S.Silvestro” attraverso “Colle Scavinara” “Costa della Palombara” e “Costa della Prece” fino a  “Colle dell’Antica” e verso Letino attraverso la “Costa dei Frascari” e particolarmente attraverso “Caùtu”[4] , oggi di grande attualità per l’apertura delle grotti omonime, mentre l’asse mediano della vallata si addentra verso “Monte Janara” da una parte e verso “Camporotondo” e “Camporuccio” attraverso la “Serracchieta” dall’altra.

 

Toponimi sanniti

Di toponimi direttamente legati alla realtà sannita o esprimenti l'impronta sannita presente da noi è pieno il territorio di Valle Agricola, a testimoniare che l'insediamento fu di una certa consistenza. D'altra parte una gente che affida i propri cari ad un territorio deve avere con esso un legame particolare e deve averlo messo sotto la protezione dei propri dei, come esattamente fecero i sanniti primi abitanti della nostra conca.[5]

 

Cannavine

La toponomastica locale si rivela carica di significati antichi e leggendari. I nomi hanno le origini più diverse ed alcuni termini sono evidenti residui pre - romani: le cannavine da “cannabis” (terra fertile per ortaggi), indica altro stazionamento pre-romano e,quindi, sannita.

In origine con l’espressione “alle cannavine” i parlanti indicavano i terreni ove venivano coltivate piante di canapa (per farne tela da sacchi e cordami), poi terreni adatti a quella coltura, “terreno piano, grosso, fertile, irriguo”.[6]

Si noti l’assoluta vicinanza tra la zona di Valle Agricola denominata “Starzaferrara” e quella delle “Cannavine” per avere ulteriore conferma della presenza sannita.        

Dai possessi dell’abbazia della Ferrara in epoca federiciana si rileva, fra l’altro, la presenza nel territorio cittadino di vigne, terre coltivate dette cese e cannabisertum (oggi cesarelle in zone collinose e cannavine, canapine in pianura), case e mulini.[7]

Così è fugato il dubbio del perché di alcuni nomi come ad esempio la località “Cannavine”,  dove non si è mai ricordata la coltivazione della canapa.

Starza

L’indagine sull’origine dei toponimi, elementi essenziali della connotazione auto-referenziale di ogni carta geografica, consente pertanto di procedere all’analisi di una molteplice varietà di aspetti e di assetti territoriali; al contempo può far rivivere, attraverso il significato dei loro nomi, lo spirito dei luoghi che sono da sempre teatro della vita e del cammino di un popolo.

Starza indica un luogo sannita di stazionamento ed è quello dove sono venute alla luce alla fine del 1800 e negli anni 1926  le tombe sannite valligiane. Secondo M. De Maio,infatti, il termine starza, ricorrente nella toponomastica sannita, indica un luogo di stazionamento[8]. L’individuazione di una necropoli del IV sec. a.C. nel territorio di Valle Agricola ci fa ritenere che l’area fosse abitata da sanniti in fattorie poste nelle vicinanze di una via, dediti all’agricoltura, appunto nell’area de La Starza[9]  ed all’allevamento, con l’utilizzo della via come via della transumanza. Gli spostamenti sanniti avvenivano, come già ricordato,  secondo l’usanza del ver sacrum (primavera sacra), una manifestazione divinatoria basata su emigrazioni forzate per diminuire la pressione demografica, favorendo così la colonizzazione delle aree limitrofe. In base a questo rito, al verificarsi di particolari eventi negativi, i primogeniti nati in primavera (definiti “sacrati”) dovevano essere sacrificati, nel senso che avrebbero vissuto fino all’età adulta come persone destinate a lasciare il gruppo di appartenenza per cercare nuove terre dove insediarsi sotto la guida di un animale sacro.

Il termine starza da statio/stazio/stazza/starza, dalla radice indoeuropea *sta-, “spazio fissato” può indicare sia un luogo di stazionamento che un luogo di terreno arbustato (alberi da frutto) e seminativo (coltivato a grano e legumi). Potrebbe, altresì, riferirsi, ad un podere della gens Statia ovvero, della gens Terentia. Iscrizioni riferite alle predette gens sono a Capua, Atella, Nola, Misenum, Paestum e Pompeii, gli Statii, a Capua, Atella, Cumae, Puteoli, Pompeii, Salernum e Venafrum, i Terentii.[10]

La zona della Starza, toponimo diffuso in Campania, deve il suo nome al termine medioevale starcia "terreno da seminare"; nel gergo napoletano acquisì in seguito anche sinonimo di fattoria. Il significato primitivo del nome rimane comunque alquanto oscuro, in quanto alcuni studiosi lo inquadrano come indicante un vigneto con le viti sposate all’olmo. Va ricordato che in Campania si è rinvenuto il termine starza particolarmente nei seguenti comuni: Solofra, testimonianza di un insediamento sannita;  Casapulla  (CE)  in cui il Principe Roberto II dona al Monastero di S. Giovanni di Dame Monache la Starza di Majano, che ha per confine il Territorio di S. Elpidio in Casapulla; Le starze di Prata Sannita nei pressi della località Savarone;  La Starza di Ariano Irpino(AV) è,invece, luogo di pascolo per le pecore, i buoi ed i vitelli; nel Lazio,invece, si riscontra l’ insediamento produttivo d’età romana in località Starza di Roccasecca (FR).

 

 

Toponimi greco- romani

 

La varietà dei toponimi derivanti dal latino ma anche dal greco è molteplice ed a mo’  d’esempio se ne citano alcuni come il campo da “campus” (terra coltivata a grano), le cese che negli antichi catasti indicavano i luoghi disboscati, ; la Mandra ricorda il luogo di raccolta degli animali, quando venivano condotti in campagna alla ricerca del cibo, ma anche mandra, s. f., recinto per animali, luogo di raduno per la mungitura degli ovini. v. manra e mànnera;  la “cerqua” località con omonima sorgente di acqua (forma dialettale di quercia) dal latino “quercus cerris”. Ma numerosi esempi di toponimi indicanti abitudini e modi di vivere sono presenti nella accezione comune giunta fino a noi come Pastino (o Pasteno) (dall’attrezzo per dissodare): nome di varie località. Nel XVI secolo: pastino o pastina aveva il significato di ampi terreni (terreno arborato). Pàstino infatti significa: terreno fertile, coltivato ad alberi da frutto, forse col pastino, pastiniello, ferro biforcuto per piantagione. Il pastinato era un contratto col quale, ai tempi del Medioevo si affidava un terreno incolto ad un dissodatore perchè vi piantesse fruttifere. Toponimi simili: Pastene, Pastena.

 

Ma anche il termine  Trappito: via che porta al frantoio oleario proviene dal gr. trapeton derivato dal verbo trapeo, macinare. Il termine è molto usato ancor oggi per indicare appunto frantoio oleario; come a Valle Agricola v’è un fabbricato oggi tra via A.Moro e Via Matese che è denominato Casino: casa colonica, perché un tempo fuori dal centro abitato e perciò utilizzato per lavori agricoli;  infine il termine Sferracavallo è utilizzato nella  denominazione  che indica la strada di accesso al nucleo urbano medioevale  (verso Porta San Giovanni, provenienti dal Ravone) a significarne  appunto la difficoltà.

E veniamo ad esaminare in dettaglio i toponimi che ancora oggi vengono usati  ma che sono derivati dalle lingue antiche.

 

Aciretola

Località identificata dalla diffusione di diverse qualità di Acer (Acero)

Ariacastalla 

Cese

Il termine “cesa” indica la siepe divisoria; con lo stesso termine viene anche indicata la particella disboscata. Il terreno coltivato permetteva spazi brevissimi strappati al bosco (localmente “cese”): per evitarne lo smottamento necessitavano dei muri a secco, che assumevano la configurazione di colture a “balze”.

Altre volte con le cèse  si intende  il bosco, poiché trattasi di bosco ceduo. Tale è uno dei due significati della voce cesa, derivata dal latino caesa participio di caedere ‘tagliare’.

 

 

Campo, Campitello e Campetelle

Termini come “campo”, “campetelle” e “campitelli” stanno ad indicare territori pianeggianti più o meno ampi che venivano coltivati, anche a quote elevate caratteristici per l’abbondanza di opere in pietra a secco.  In particolare  il termine Campo è usato in diversi toponimi col quale si indica uno spazio pianeggiante.

Campo del Pozzo

Località cui si adatta appropriatamente il significato di “campus” (terra coltivata a grano), perché individua una zona di terreno pianeggiante e produttiva, fertile quanto le confinanti zone di “starzaferrara” e “cannavine”, in prossimità di un pozzo a servizio della zona.

Colle dell’Antica

Fra Monte San Silvestro  di Valle Agricola e Roccavecchia di Pratella si trova Colle dell’Antica, o meglio,come suggerisce D.Caiazza,”colle che sta avanti”, [11]e conferma che in epoca sannita, sicuramente  il “vicus” abitato  di Monte San Silvestro   faceva riferimento alla sicuramente più grossa Roccavecchia di Pratella.

Costa della Palombara    

Il toponimo ha origine dal termine 'Palombara (dal latino palumbus, «colombo»), costruzione rurale utilizzata per l'allevamento dei colombi.

 Colombera, colombara, palombara: ha il duplice significato di a) luogo dove stanno i colombi b) edificio posto in luogo elevato; in Terrasanta i Templari appresero dagli Arabi l'uso dei colombi viaggiatori. Tale toponimo si trova sempre nelle immediate vicinanze di insediamenti templari. Nell'ottica templare indica una torre di avvistamento con colombaia; quanto sopra a conferma della presenza dei Templari a Valle Agricola come emerge da fonti storiche[12].

Costa dei Frascari

E’ stato effettuato uno studio da Anna Mancinelli, Diego Ferrandes and Barbara Coccia[13], del quale si offrono in sintesi i risultati. Riassunto:  Vengono presentati i risultati di uno studio sistematico condotto sulle alghe calcaree del Norico dei Monti del Matese (Campania settentrionale), per la prima volta segnalate in Italia. La ricca associazione è composta da prevalenti pseudoudoteacee e precisamente: Garwoodia maxima, Garwoodia toomeji, Pseudoudotea magna, Jabrianella sp., oltre a Asterocalculus heraki, Heteroporella zankli e Probolocuspis espakhensis, recentemente attribuito alle Dasycladales da Senowbari-Daryan and Majidifard. I campioni analizzati provengono dalla porzione inferiore della successione della Costa dei Frascari (versante meridionale dei Monti del Matese) i cui 160 m basali sono costituiti da prevalenti calcari granulo-sostenuti e da rare intercalazioni di calcari fango-sostenuti, talora loferitici, spesso dolomitizzati e stromatolitici. Lrsquoabbondanza di antozoi, chetetidi, gasteropodi di grandi dimensioni e, in particolare, di resti di echinodermi indica che tali sedimenti si sono deposti in un ambiente di open-lagoon caratterizzato da continui scambi con il mare aperto che garantivano condizioni di salinità e ossigenazione delle acque idonee a questo tipo di organismi. In base allrsquoassociazione micropaleontologica e considerata lrsquoassenza di Triasina hantkeni e di Griphoporella curvata, la cui comparsa avviene a circa 160 m dalla base della successione, questi sedimenti sono stati riferiti alla porzione di Norico sottostante la Zona a Triasina hantkeni (sensu Marcoux et al. 1993).

Cupa (da "cupa", lat. "botte", "tina"):

Valle Cupa, dal significato derivato di una valle a botte, a forma di tina.

Le Grotte: nome di luoghi impervi e quasi inaccessibili ove si aprono appunto le grotte  tra la montagna della Torricella ed il Fosso di Rave Secca, a sud di esso a significare appunto la presenza di queste cavità nella roccia. Il termine si trova nell’XI secolo ("gripta").

Lenza (la) e Costa della Lenza:  terreno arborato vitato, ma anche Lenza nel significato di  terreno stretto e lungo.

Monte Janara, (m. 1575 s.l.m.) è la caratteristica e tipica montagna dello spettro di cui narra la leggenda, che saltando da una rupe all’altra ( monte Janara è di fatto caratterizzato da due alture con una valletta tra di esse) chiede vendetta contro il signore di Prata che pretese di esercitare il diritto della prima notte nei confronti della bella giovane sposa e per questo venne assassinato dal futuro marito che, inseguito dalle guardie attraverso le montagne, venne raggiunto proprio su monte Janara e qui ucciso. Narrano i montanari che la notte compare, saltando da una rupe all’altra.

Valle Janara

E’ la valle ad est di Valle Agricola che si estende da monte Janara fino a ridosso della Macchia e Collepelato, tanto da creare una naturale cavea nell’immaginario anfiteatro creato dai monti che circondano  Valle Agricola che, vista dal Monte Janara, è scena e proscenio di esso.

Monna delle Turri

Detto comunemente " Monna", il suo nome deriva probabilmente dal fatto che la sommità si presenta priva di vegetazione: in dialetto locale si fa riferimento alla sbucciatura della frutta, che si dice appunto "monnata".

Pesco di San Silvestro

Ora andando ad esaminare più nel dettaglio le carte innanzi richiamate relativamente alla Terra di La Valle (odierna Valle Agricola),balzano subito agli occhi le seguenti indicazioni: nella pianta di Jansonius del 1647 è indicato il nucleo abitato denominato La Valle,ma è anche posto in rilievo nel suo territorio altro nucleo indicato e segnato Pesco Siluestri; nella pianta del De Rossi,Provincia di Terra di Lavoro, è indicata l’arcipretura ed il borgo di La Valle e, ben evidenziato, il Pesco di S.Silvestro; nella Pianta del Trutta, 1776, Carta del Corso del Volturno, il centro viene indicato con Valle e manca l’indicazione del Pesco di S.Silvestro; nella Carta geografica della Sicilia Prima del Rizzi-Zannoni,1779, il piccolo centro è indicato con Vallata, mentre in Atlante del Regno del Rizzi-Zannoni,1789, torna ad indicarsi  il centro con La Valle.

Va fatta,quindi, la prima considerazione e cioè che il Pesco di S.Silvestro con le prime carte geografiche  era indicato alla pari del nucleo abitativo di La Valle, il che fa dedurre che fino al 1600 entrambi i siti fossero abitati e noti; la seconda considerazione scaturisce dal fatto che nelle carte geografiche a partire da quella del Trutta scompare l’indicazione Pesco di S.Silvestro, evidentemente perché sito in via di abbandono. Nella cartografia attuale si indica come Monte San Silvestro.

Pesco di San Silvestro “Monte che si trova a sud del centro abitato di Valle Agricola (m.1083), centro fortificato sannita e dimora di Papa Silvestro I°”: il toponimo deriva dal termine pesco “roccia, pietra, grosso macigno”, tipico del territorio appenninico che interessa più di una regione; abbiamo, infatti, altri toponimi similari: Pescasseroli (AQ), Pescolanciano (IS), Pescopagano (PZ), etc.[14]

 

 

Pescheta

E’ zona di  terreno con ampie emergenze rocciose  intervallate  da zone con presenze arboree   prevalentemente spontanee od oggetto di riforestazione, come la estesa ed intensa pineta omonima, che ormai invade le balze delle propaggini di Monte Cappello (m. 1406 s.l.m.) e si inerpica verso l’alto  in sostituzione dell’estesa querceta che un tempo vegetava su di esse.

La discontinua consistenza di roccia, di pietra e di grossi macigni che affiorano ad intervalli lungo i crinali di monte Cappello hanno dato nome a due zone di esso a ridosso del centro abitato: Pescheta e Peschito, in cui v’è prevalenza della roccia affiorante e caratterizzante la conformazione della montagna.

Peschito

Dal significato di Pescheta e Pesco di cui sopra.

Pozzella

Le pozzelle, chiamate anche "freata" (dal greco, pozzo) , in greco "ta freata" ( i pozzi),  sono delle cisterne alimentate esclusivamente dalle acque di precipitazione.
Questi singolari depositi di acque piovane non hanno alcun rapporto con la falda freatica, localmente raggiungibile solo con perforazioni profonde. Per quanto riguarda la tecnica costruttiva, una descrizione dettagliata la fornisce il De Giorgi (1872) " Se in un terreno costituito da strati relativamente permeabili, si pratica uno scavo e le pareti si circondano di muratura composta di pietre filtranti e il fondo si copre di argilla o bitume o altre sostanze impermeabili, allora le acque piovane si verranno a raccogliere e depositare negli strati inferiori e dureranno un tempo abbastanza lungo. Nel caso delle pozzelle lo strato permeabile è costituito dalla rozza muratura e dalle marne ferruginose, lo strato impermeabile è formato dalle argille. Ho voluto osservare da vicino codeste costruzioni in quelle pozzelle nelle quali l'acqua raggiungeva un livello relativamente inferiore. Le volte sono costituite di pietre informi di leccese bastardo e di calcare compatto disposte le une sulle altre senza cemento a mo' delle pareti dei muri che delimitano e circondano i fondi

Sezione di una pozzella -tratto da un manosritto inedito di C. De Giorgi. Bibl. Prov. Lecce - Disegno di C. De Giorgi

rustici, e così dalla base fino alla bocca del pozzo".[15]

 

Selvapiana

Dal latino silva, cioè foresta  pianeggiante.  

Costa di Selvapiana ( Costa, da terreno ripido lungo le falde dei monti) indica appunto quella parte di terreno ripido di Selvapiana.

Serracchieta

Toponimo proveniente dal  latino serra, sega. Piccole montagne con cresta a sega. Nei Lucretili il termine è applicato ad alture minori (nell’uso Le Serre). Questo termine ha goduto più fortuna nell’America Meridionale, le Sierras.

Serra Porcareccia     

Al toponimo “serra” dal significato di cui sopra, viene aggiunto l’aggettivo “porcareccia” a significare forse la presenza di porci allo stato brado?

Starzaferrara

Se ne è già parlato sotto il toponimo “ starza ”. Va soltanto aggiunto che ferrara è stato apposto nel medioevo allorché quei terreni della starza passarono alle dipendenze dell’Abbazia della Ferrara in tenimento di Vairano Patenora.

Stròppeta

Derivato da  stròppa prov. Estrops, fr. Estrose, trope, cat. Estrop, sp. estrovo,corda, inapo, stroppolo: dal lat. stròppus o Truppus. Stropus= stròphus, stròhium benda, fascia, serto,dal gr. stròphos ogni cosa attorta, intrecciata, corda, nastro, cintura, che tiene a strephò volgo. Ramoscello di salice a uso legaccio, orda, Cinghia. Deriv. Stroppàre; Stròppolo= cavo con uncino.

Varepescova

Termine composto da  Vàro  e Pescova, talvolta erroneamente riportato in Vadopescova o Varopescopa; più corretto Varopescova che ha  l’intrinseco significato di roccia variamente affiorante.

Ed infatti il termine vàro, vàrio, ant. Vàro e vàio= lat.vàrius che confr. Col gr. Bàlios macchiato, di vario colore:propr. screziato  combinandosi con pesco dal tipico significato di “roccia, pietra, grosso macigno”, indica la diversa apparizione della roccia e della pietra, anche di diverso colore, nella zona così denominata.

Toponimi medioevali

Pozzo Fara

Valle Agricola ha una frazione denominata Pozzo Fara che trovasi lungo l’odierna strada provinciale 83 che corre dal Bivio di Ailano fino Valle Agricola e la interseca all’altezza del km.7.

E’ risaputo che quella dei Longobardi fu migrazione di un intero popolo. Giunsero in Italia nel 568, guidati dal loro Re Alboino. Pare fossero in 200.000, con donne, vecchi e bambini. Prima di abbandonare la loro terra avevano bruciarono  i loro villaggi e tutto ciò che possedevano come segno che non sarebbero più tornati.In poco tempo conquistarono quasi tutta l’Italia settentrionale.

Consideravano il suolo come proprietà collettiva che apparteneva alla tribù, alla “fara”, mentre i singoli individui non ne avevano che il godimento temporaneo. Come tra tutti i popoli Germanici, l’ideale dell’uomo era quello della guerra e nei brevi intervalli la caccia. Il lavoro dei campi era invece ritenuto inadatto, quasi disonorevole.

I nomi di origine germanica risalgono per lo più al periodo delle invasioni barbariche, e in particolare alla dominazione longobarda. Tra gli elementi più comuni, i suffissi -engo, -bergo, -aldo e nomi come fara (stirpe), marca (confine), sala (abitazione del padrone), guardia (guarnigione). Nell’insediamento di Longobardi e Bizantini il confronto è bene espresso dalla compresenza di «fara» e «camarda» (termine quest’ ultimo che indicava la grande tenda arcuata,caratteristica dell’accampamento fisso delle truppe bizantine):  in un’ area  vicino al Biferno si trovano «Fara», «Farotta»,  «Camarda».

 

Infine, nel medioevo,  va ricordata la presenza dei Benedettini a Valle Agricola sia con il convento di S.Nicandro che con la presenza di almeno tre grancie con particolare riguardo ad un insediamento di Templari. Il termine grancia, grangia, granza, granziera, ganzaria, grasceta, rance e derivati ha il significato di fattoria o insediamento rurale di conventi, ordini religiosi e ordini monastico - militari; usato dai benedettini e cistercensi nelle loro zone di bonifica e sfruttamento rurale ed in seguito usato dai Templari, data la stretta relazione tra i due ordini.

 

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[1] Luigi Cimino: L'acropoli di Monte S.Silvestro-Le origini del "pagus" o "vicus" di Valle Agricola- ,Edizioni Associazione Storica del Medio Volturno-Estratto Annuario 2001;   

 - Luigi Cimino:  La regione Sannio, Edizioni Associazione Storica del Medio Volturno-Estratto Annuario 2005.

 

[2] Sentieri del Matese, anno 1996, C.Pastore-G.D'Ang.

 

 

[3] Luigi Cimino: Valle Agricola,Paese mio- Storia, vita, costumi e tradizioni-Tipografia "Bandista"-Maggio 1999

[4] L’espressione è dialettale e sta ad indicare una piccola entrata, un varco; Caùtu sost. m. [ da cavatus (incavato)  part. pass. di cavo (rendo cavo), da cavum (buco) lat.; forma dial. ital. ] - Buco, cavità

 

[5] Luigi Cimino: Valle Agricola,Paese mio- Storia, vita, costumi e tradizioni-Tipografia "Bandista"-Maggio 1999

[6]  Stralcio del libro "Monti Lucretili" di Gilberto De Angelis. Dizionario geografico di R. Gelsomino.

[7] Angelo Gambella, Alife normanno-sveva.  La città, il castello, la cattedrale.

 

[8] M. De Maio: Alle radici di Solofra, Avellino 1997

[9] Starzaferrara: originario starza con l’aggiunta nel medioevo di ferrara, sta appunto ad indicare un luogo di stazionamento, ma anche di transito.  M. DE MAIO, Alle radici di Solofra, Avellino 1997, indica un luogo di stazionamento, mentre per A. LOTIERZO, Tempo e valori a San Cipriano d’Aversa, Napoli 1990, riguarda un luogo di terreno arbustato (alberi da frutto) e seminativo (coltivato a grano e legumi). Potrebbe, altresì, riferirsi, W. SCHULZE, Zur geschichte lateinischer eigennamen, Berlino 1904, ad un podere della gens Statia come per Stazzano (AL), ovvero, G. FRAU, Dizionario toponomastico del Friuli Venezia Giulia, Udine 1978, della gens Terentia come per Stranzano/Staranzano (GO), con prostesi di s-. Iscrizioni riferite alle predette gens sono a Capua, Atella, Nola, Misenum, Paestum e Pompeii, gli Statii, a Capua, Atella, Cumae, Puteoli, Pompeii, Salernum e Venafrum, i Terentii, G. D'ISANTO, Capua romana, Roma 1993. G. DEVOTO, Gli antichi italici, Firenze 1967, ha specificato l’origine italica degli Statii

[10] SETTIA A .A., .La toponomastica come fonte per la storia del popolamento rurale., in Medioevo rurale. Sulle tracce della civiltà contadina, Bologna, Il Mulino, 1980, pp. 35-56.

 

[11] Da "Il territorio tra Matese e Volturno",D.Caiazza; e da “L’acropoli di monte San Silvestro” di  Luigi Cimino, anno     Annuario ASMV.

[12] Luigi Cimino: Il fiume Lete, anno 2005

[13] Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Camerino, via Gentile III da Varano, 62032 Camerino, Italy

 

 

[14]GERHARD ROHLFS, Studi e ricerche, G. C. Sansoni Editore, Firenze 1972, p. 33; AA VV, Dizionario di toponomastica, UTET, 1991 Torino,

pag. 4

 

[15]  di C. De Giorni,1872