Biografia cittadini
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NEL 3°
ANNIVERSARIO DELLA MORTE
9 APRILE 1961
Piedimonte
Tip. La Bodoniana
1961
Nacque
a Piedimonte il 10 dicembre 1896.
Si
laureò in Medicina nel 1921.
Fondò
a Napoli “Pionieri del Matese” nel 1923.
Fu
Sindaco di Piedimonte nel 1924.
Fu
Libero Docente di Medicina del Lavoro all’Univ. di Napoli nel 1932.
Fu
Deputato alla Costituente nel 1946.
Fu
membro del Senato nel 1948-53.
Al
Parlamento fu componente della XI Commissione legislativa del Senato per la
Igiene e Sanità; è stato Commissario Governativo all’Istituto Case Popolari di
Caserta; Commissario Nazionale della Mutua Coltivatori Diretti; Presidente del
“Fronte della Famiglia” di Napoli; Con fondatore della “Casa dello Scugnizzo”
di Napoli; a Piedimonte fondò l’Opera Sociale dei Piccoli Apostoli, che affidò
ai Salesiani, per i quali promosse il grande complesso edilizio di scuole,
oratorio, officine, campo sportivo, istituì, per primo in Piedimonte, il
servizio schermografico, che controllò 1600 fanciulli del popolo; ottenne il
ricovero gratuito a 25 ragazzi poliomielitici nelle cliniche ortopediche di
Napoli, Roma Bologna; istituì la prima cassa mutua per malattie presso la
Cartiera Martino; realizzò il grandioso stadio comunale di Piedimonte.
°°°
COMITATO CITTADINO PER LE
ONORANZE
al Senatore GIOVANNI CASO
Cittadini!
Per iniziativa di un gruppo di amici ed estimatori
Piedimonte si appresta ad onorare la cara memoria del defunto
Nel
terzo anniversario della Sua scomparsa.
Le onoranze all’illustre concittadino, tanto
immaturamente e repentinamente sottratto all’affetto di tutti, saranno
improntate a quell’austera semplicità, che fu già dell’Uomo, così schivo di
onori e di applausi.
Raccogliamoci nel ricordo triste di quel 9 aprile
1958; ed onoriamo nell’Uomo dall’intelletto vivo e multiforme il maestro
dell’arte medica, ed il politico, che nel Parlamento, nella vita e nella scuola
insegnò come il sapere è arida e vana cosa se non è vivificato dal cuore e
sostanziato dalle opere.
Operiamo in modo che il Suo ricordo viva in noi e nelle
generazioni future, e tutti possiamo trarre esempio dalla generosità del Suo
cuore e dall’onestà della Sua coscienza.
V’invitiamo a partecipare numerosi alle cerimonie
della commemorazione dell’illustre Estinto.
Piedimonte d’Alife, 7 aprile 1961.
°°°
CITTADINI,
domenica 9 aprile, per iniziativa di un Comitato
Cittadino, sarà scoperta una lapide sulla facciata del palazzo avito a ricordo
dell’Insigne figlio di questa nostra Città
Deputato alla Costituente, Senatore della
Repubblica, immaturamente ed improvvisamente scomparso il 9 aprile 1958, fra
l’unanime commovente rimpianto.
Oggi più di ieri, il nostro pensiero è diretto verso
l’uomo che pur forte nella bontà, dolce nella fermezza e nobile negli affetti,
disprezzando i doni della sua vita, perché altre ne avessero; fu impavido
assertore del messaggio sociale evangelico; immolò tutto se stesso all’ideale
della Democrazia; per l’Italia; per la zona Alifana; per la sua diletta Città.
Il nostro primo umile ricordo vuole essere una
riconoscenza ed un programma!
La nobile figura del galantuomo, del medico, del
politico, del legislatore, dello scienziato, mentre rivive fulgida nella opere,
venga additata alle nuove generazioni quale monito ed esempio.
CITTADINI,
è nel culto di questi valori umani e civili, che
Domenica, con la celebrazione di un rito, verrà onorata ed esaltata la figura
di GIOVANNI CASO.
La cittadinanza è invitata a partecipare alla
solenne cerimonia in Piazza Roma, che sarà preceduta da una Messa celebrata
nella Basilica di S. M. M. alle 9,30 da S. E. Mons. VIRGINIO DONDEO, beneamato
Vescovo della nostra Diocesi.
Dalla Residenza Municipale, 7 aprile 1961.
il sindaco
avv.
vincenzo cappello
°°°
Ciascuno di noi ha due vite e due aspetti.
Uno interno, intimo, spirituale che sfugge ad ogni
indagine, l’altro esterno, visibile e in parte giudicabile.
A volte, in alcune personalità, l’intimo resta
inconoscibile, in altri invece il cuore, il sentimento l’innata bontà lo
manifestano.
Giovanni Caso apparteneva a questa categoria. Aveva
un animo aperto che non riusciva a rendere impenetrabile, un animo sempre pieno
di sentimento, che gli studi severi della Minerva medica non erano riusciti a
raffreddare.
Lo abbiamo conosciuto così. E abbiamo a lungo
parlato della sua bontà che lo ha spinto a far debiti per sostenere centinaia
di ragazzetti del popolo, nell’Opera Sociale di Don Bosco, della passione alla
sua terra e a suoi monti, che lo ha spinto a fondare i Pionieri del Matese,
della sua vita politica che, da Sindaco, Deputato e Senatore, non lo ha spinto
certo al tornaconto personale, abbiamo sorriso con piacere di fronte al suo
gusto semplice, affettuoso, espansivo con gli amici e con tutti, abbiamo parteggiato
per lui quando ha lottato invano per il cotonificio, ci siamo inteneriti anche
noi innanzi ai suoi affetti di figlio, di padre e di sposo.
I suoi funerali furono una marca di popolo mai
visto, furono l’ultima prova non di una stima a distanza, ma di un affetto
profondo, devoto, verso l’uomo buono, buono anzitutto e soprattutto.
È scomparso così.
E intanto, di quest’uomo di cui tanto si diceva, di
cui tutto noi ci credevamo di capire, di definire, è sfuggito qualcosa di
immortale: il valore professionale.
Non morirò interamente, scriveva, con soddisfazione
Orazio di Venosa, guardando alle sue poesie. Non morirò interamente il professore
Caso quale studioso di medicina del lavoro.
Fu misericordioso, e non morirà nella stima di Dio,
fu colto e non morirà nella stima degli studiosi e dei dotti.
Mi sono chiamato “onorato e commosso” quando il
Comitato mi ha incaricato di commemorare l’illustre Concittadino, ma ho pensato
che non era il caso di dilungarmi su quel che tutti sapevano, ma che piuttosto
era proprio il momento di mostrare al popolo di Piedimonte, a tutti gli amici
di Giovanni Caso quel che non sapevano, quel che le biblioteche universitarie –
e con più orgoglio quella del nostro Museo – silenziosamente conservano, pronte
a far rivivere il valore del suo intelletto di studioso, della sua indagine di
scienziato.
Giovanni Caso lascia il suo nome a 57 pubblicazioni
scientifiche. Sfogliandole, ho visto ancora una volta come si possa portare nello
studio la propria indole, e fino a che punto l’innato sentimento imprima un
indirizzo programmatico allo stesso intelletto.
Portato a far bene, egli forse involontariamente,
scelse quella branca della medicina che poteva fargli far bene a vaste
categorie di lavoratori.
Per il medico Caso la parola ammalato è stata
indissolubilmente unita a quella di lavoratore. E con che entusiasmo egli ci
parla in Medicina e Lavoro, che oltre 40 malattie professionali sono
oggi assicurate in Italia.
Le sue attente indagini sulla polvere che porta alla
silicosi, e alla riduzione del lavoro del 50% sui rumori negli ambienti e nei
trasporti, causa di otopatie; sui metalloidi e loro derivati, usati in
agricoltura che portano al saturnismo ed all’arsenismo; sulle vittime
dell’ossido e del solfuro di carbonio usato per la seta artificiale; sulle
allergie, malattie della pelle e tumori, specie i tumori che egli considera
concausa di malattie, data la difficoltà di determinare la professione che ne
genera l’insorgenza…, sulle deformazioni della colonna vertebrale nei contadini…,
mostrano una cultura che è anche passione, passione per chi lavora e stenta,
per chi lavora e può ricevere lentamente la morte dalla sua stessa fatica.
Né ha trascurato l’indagine sullo sport, sulle
visite preventive e periodiche dei giovani atleti, per evitare i disturbi
cardiaci. Caso è modernissimo.
La medicina era per lui “la più umana delle arti” e
perciò s’era dedicato ai lavoratori, alle masse umane della vita d’oggi, un
lavoro immenso che egli sintetizzava col suo slogan “l’uomo più adatto al posto
più adatto”. E perciò aveva anch’egli propugnato la selezione
psico-fisiologica, la visita attitudinale sia per gli aviatori e per i soldati,
che per i ferrovieri e gli addetti ai trasporti.
Questo uomo di mente e di cuore era contento quando
poteva scrivere: “La medicina moderna ci conforta e c’innalza in concordanza
con le altre scienze, e soprattutto con la sociologia”.
A Napoli, nel 1954, parlò all’XI Congresso
internazionale di Medicina del Lavoro sull’Ordinamento dei servizi
igienico-sanitari ed assistenziali in Italia, e generò un tributo di
ammirazione per la Nazione; al Senato parlò sulla Assistenza ai tubercolotici,
sulla Riforma dei Trasporti (strada e rotaia), sulla Mutualità ed assicurazioni
malattie.
Ecco quel che Piedimonte deve conoscere: il valore
dell’uomo nell’approfondimento della cultura scientifica, e nell’innesto che ha
saputo farne ai bisogni della società.
Ebbene io concludo, concludo con la sua voce, e
perciò in un modo magnifico. Coi soli titoli dei lavori scientifici darò l’idea
dell’Uomo che perdemmo tre anni or sono, e che sinceramente non so dire se,
restando nel suo studio applicato ai bisogni di estese categorie di umili,
avrebbe potuto dar più sollievo, avrebbe ancor più approfondito necessità
sociali, di quanto abbia fatto nella pratica della vita.
Questo semplice elenco di opere sarà il miglior
articolo in ricordo di Giovanni Caso.
Le malattie dei cotonieri;
Alterazioni della colonna vertebrale in occasione di
lavoro;
Alterazioni organiche e deviazione dello scheletro
nei contadini;
Malaria professionale;
Sclerosi laterale aniatrofica;
Guarigione clinica e lavorativa;
Previdenza e assistenza in agricoltura;
Le costanti fisico-chimiche del sangue nella fatica;
Assistenza mutualistica nei rapporti con
l’assicurazione contro le malattie;
La malattia dei porcai;
Eventratio diaframmatica;
Terapia con onde corte e ultraviolette;
Nuove sostanze chimiche nella Patologia;
Eritrodermia da bismuto;
Il glutatione del sangue nel lavoro muscolare;
Variazioni ematologiche nella intossicazione da
cloruro di nichelio;
Il tasso ureico del sangue in rapporto alla fatica e
all’alimentazione;
Lavoro umano;
Terra e lavoro;
Lesioni istologiche nell’intossicazione da nichelio;
Il glutatione ridotto del sangue nel manganismo
sperimentale;
Variazioni glicemiche nell’intossicazione da
nichelio;
Sopra un caso di nefrite emorragica;
Il favismo;
Anchilostomiasi professionale;
Pleurite e polmonite tramatiche;
Benzolismo professionale precoce;
Sopra un caso di diabete giovanile pancreatico;
Sugli infortuni della colonna vertebrale;
Artropatie croniche a carattere professionale;
Affezioni cardio-vascolari da lavoro;
Patologia renale e professioni;
Ernie traumatiche;
Pressione arteriosa e medica nella fatica sportiva;
Terapia con le onde corte e ultracorte;
Note di semeiotica toracica: ascoltazione
lateralizzata;
Ricerche istologiche sul fegato etc., dopo iniezioni
endovenose di thoro trust;
Ricerche sperimentali e cliniche sul torio;
Il medico condotto per l’assistenza e la profilassi
nelle campagne;
Le dermatosi professionali;
Il polmone da polvere;
Azione morbigena della polvere di canape;
Il carattere e le attitudini infantili;
ecc.
Un
fiume nell’oceano non è molto, ma è sempre un contributo.
L’opera scientifica di Giovanni Caso è un apporto
notevole a questa utilissima branca del sapere, e forse senza neanche
conoscerlo, migliaia di lavoratori dei campi e delle officine beneficeranno del
suo studio e benediranno al nome non conosciuto di chi ha pensato a loro, e li
ha salvati.
È questa la più ambita soddisfazione dell’uomo di
studio.
°°°
secondo la misura di Gesù
Dire del compianto on. Prof. Giovanni Caso
non è cosa facile! Figura poliedrica la sua, presenta diversi aspetti che
esigono una profonda chiara conoscenza, per una esatta autentica valutazione.
Chi ha l’onore di abbozzare questi brevi succinti
righi, ha avuto la possibilità, per lunghi anni, di scoprire in profondità,
attraverso amicizia fraterna e collaborazione di opere, uno dei lati più belli
sella Sua vita: l’amore del prossimo radicato profondamente nel Suo
nobile cuore!
Il Senatore Caso educato in una Famiglia in cui la
Religione non era orpello ma norma di vita, perfezionato alla scuola
dell’insigne servo di Dio il Prof. Giuseppe Moscati che egli comunicò in
armonioso connubio la scienza media e la scienza del Vangelo: l’amore del
prossimo, fece del grande Precetto di Gesù: “Amerai Dio con tutta
l’anima tua… ed il prossimo tuo come te stesso…” la linea di condotta
inflessibile di tutta la sua vita che fu appunto una dedizione completa al bene
dei fratelli in Cristo!
Chi non ha conosciuto la Sua carità di stampo
Paolino (S. Paolo I Cor. – 13): paziente, benigna, non invidiosa, non
ambiziosa, carità che non cerca i propri interessi, che non si adira,
non pensa male, non gode del male, si rallegra del vero bene altrui come del
proprio: carità che scusa tutto, crede tutto, spera tutto, sopporta
tutto!
Non è questa la fotografia morale del nostro
indimenticabile concittadino?
Chi non ebbe da Lui benefici, aiuti, favori, d’ogni
genere!?
Parlino i bambini dell’immediato dopoguerra smunti,
laceri, scalzi, randagi! Urgeva più che mai l’appello di Gesù: “…che i
piccoli vengano a me…!” E l’on. Caso raccolse quel grido e attraverso il
suo grande cuore, i ragazzi sbandati andarono da Gesù e furono raccolti in
qurll’opera geniale “Piccoli Apostoli” (oggi “Opera Ragazzi di Don Bosco”
diretta di benemeriti Salesiani) e vi trovarono abbondante pane per l’anima e
per il corpo!
Parlino quanti (chi li ha contati) non ricorsero
invano da Lui ed ebbero sempre un dono ed un sorriso! Egli passò beneficando ed
amando tutti, senza distinzione, fino al sacrificio, fino all’eroismo: gli
erano rimaste le ultime 10 mila lire e diede anche quelle ad un papà che
piangeva!… gli era rimasto un unico cappotto e donò anche quello!
Oh notti insonni passate nella Casa parrocchiale con
D. Zeno Saltini, “il pazzo” dell’amore fraterno, con D. Paolo Arnaboldi
ideatore del FAC, a discutere, a far programmi, a lanciare idee!
Fu virtù cristiana, evangelica la Sua?
Senza dubbio!
Egli fu un convinto del Vangelo.
Fermamente credeva alle Parole di Gesù:
“Quanto farete ai poveri… lo riterrò come fatto a
Me…!”
“Chi accoglie uno di questi piccoli, accoglie Me!”
“Va… e fa ugualmente!”
Quale la forza intima che lo sosteneva?
Fu un autentico credente e praticante, senza macchia
e senza paura!
Sovente si alimentava col Pane Eucaristico nel
Sacramento dell’amore per eccellenza che genera i forti!
Fu un “forte” un “eroe” un “fulgido
esempio” la cui luce inestinguibile mai tramonterà!.
°°°
IN QUESTA CASA
IL 10 DICEMBRE 1896
IL SENATORE
GIOVANNI CASO
APRI’ GLI OCCHI ALLA LUCE
SI PREPARò ALLA VITA E NE
APPROFONDI’ I PROBLEMI
APOSTOLO DI DIO E DELL’UMANITà
LA VITA DEDICO’ E LE
SOSTANZE SPESE
PER ELEVARE E SOSTENERE
GLI UMILI E GLI ABBANDONATI
INGEGNO NOBILE E PROFONDO
NELL’UNIVERSITA’
TRASFORMO’ LA SUA CULTURA
IN MISSIONE DI BENE
AL PARLAMENTO
INCLINO’ LA SUA POLITICA
A LEGISLAZIONE DI BENE
NEL TERZO ANNIVERSARIO DELLA
MORTE
PIEDIMONTE
GRATA E COMMOSSA
RICORDA
IX – IV – MCMLXI
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