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   Calvisi

 

 

Altro paese per il quale la storiografia locale si è sbizzarrita riguardo alle origini. Basandosi su una frase di Livio, VIII 35, Callifae, data l’assonanza avrebbe dato origine a Calvisi[1].

Per s. Liberato e per l’arte contemporanea, si veda ai relativi capitoli. Le feste principali vengono celebrate il 16 Luglio per la Titolare e la 2° Domenica di Maggio e la 2° di Ottobre, detta dei voti per s. Liberato.

Pare che l’attuale chiesa parrocchiale fosse in origine solo una cappella in seguito ingrandita, e che la sede della parrocchia stesse in S. Mandato, oggi diruta. Ma non si hanno prove sicure di questa tradizione. È un fatto che il beneficio di S. Mandato era di origine monastica (come S. Gregorio, derivante da S. Vincenzo al Volturno). È probabile che l’accresciuta popolazione abbia voluto esimersi dalla soggezione al lontano monastero ed ai suoi comendatarii (e il vescovo sarà stato ben felice di porvi un parroco al posto del cappellano nominato dall’abate). Potrebbe essere un terzo caso, in diocesi, oltre a San Gregorio e San Potito di vittoria della popolazione (e del clero secolare) su diritti monastici medievali, ormai decadenti.

Dalla bolla Compertum Nobis del 1852 la chiesa appare recettizia non numerata.

 

 

   Carattano

 

In antiche carte è riportato Caraczanum, in più recenti Caractanum.

Nel Medio Evo era feudo dell’abbazia di S. Salvatore di Telese[2]. Per ragioni sconosciute, la popolazione che si amministrava con regolare università, ossia comune, nel ‘400 se ne allontanò. Indipendentemente dal monastero, la popolazione aveva la propria chiesa parrocchiale dedicata a S. Maria, e a questo titolo pare da metà ‘600 fu aggiunto il completamento «della Libera» o della liberazione (da qualche epidemia o altro). Ancora nel 1774 se ne vedeva il fonte battesimale[3].

Rimasta poca popolazione sparsa, cessò anche la parrocchia, che però è stata ristabilita il 22 Dicembre 1945 dal vescovo Noviello: actento quod suburbium v. d. Carattano, ad paroeciam Calvisiorum pertinens, distat quasi duo milia passuum ab ecclesia paroeciali, et habitatur ab ultra quingentis incolis…, novam paroeciam erigimus autonomam et perpetuam[4]. Beni: una casa e un orto; obblighi: l’intervento alle processioni di Calvisi, del Carmelo e di s. Liberato patrono delle due parrocchie. Il 24 Settembre 1963, il vescovo Pellecchia stabiliva la quantità del prodotto agricolo che il parroco di Calvisi doveva a quello di Carattano.

 

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[1] Mennone G.: Antico Sannio (Piedimonte 1896), 91.

[2] Marrocco D.: L’abbazia di S. Salvatore di Telese (Piedimonte 1951).

[3] Mennone G.: o. c., 116.

[4] Bullarium, 280.