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     Caiazzo nel 1909.

 

Attraverso la Campania

CAIAZZO

(Estratto da Campania Felix, Anno I, n. 10, 1909)

 

È sita a 241 metri d’altezza e a 24 chilometri da Piedimonte, sul pendio meridionale di un piccolo monte, bagnato alle falde del Volturno, il quale costeggiando le radici dei Tifati, rinserrato fra questi da un lato e le alture di Bellona dall’altro, entra in un’ampia gola, detta Gola di Caiazzo, da cui sbocca nell’amena e ferace pianura della Campania, donde va a circuire la città di Capua.

Caiazzo giace in situazione amenissima, collegata a S. Maria C. V., da cui dista 20 chilometri e altrettanto da Capua, dalla bella strada detta di Caiazzo, fra gli oliveti e il Volturno, dalla quale se ne stacca poi un’altra che attraversa i monti Tifati e mena a Caserta, da cui dista 17 chilometri. Stanno innanzi Caiazzo tre monticelli e a ovest vedesi il monte di Gerusalemme presso Bellona, a sud i Tifati e ad est il Taburno, monti tutti che fanno parte di catene diramatisi dall’Appennino meridionale.

Intorno a Caiazzo scorgonsi le vestigia delle antiche mura ciclopiche che la cingevano e le sue strade vanno ornate di belli edifizi, fra i quali meritano particolare menzione il palazzo episcopale di buona architettura, restaurato ed ampliato nel 1850 dal cardinale Francesco Serra dei Duchi di Cassano, arcivescovo di Capua, e il seminario fondato dal Vescovo Fabio Mirto Frangipane, reduce dal Concilio di Trento, nel 1564. Fra le varie chiese di bella architettura primeggia il Duomo, la cui sede arcivescovile risale al 966, allorché Capua fu elevata a metropoli ecclesiastica, come rilevasi dal P. Alessandro di Meo.

Nella piazza del Mercato, ove conservansi alcune iscrizioni antiche, è un antico serbatoio d’acqua, costruzione romana con sei grandi sotterranei a volta e cinque aperture. In vetta al colle che domina la città e un castello turrito di costruzione longobarda e con ampio orizzonte, già della famiglia Corsi, fiorentina. In quel castello dimorò l’imperatore Federico II nel 1229, dopo aver messo in fuga l’esercito dei chiavesegnati che tenevano la città stretta d’assedio; e vi dimorò più volte Re Alfonso I d’Aragona con la sua Lucrezia d’Alagno.

In Caiazzo vi è un ospedale, l’Orfanotrofio e vari istituti pii, convitto per signorine, seminario, banca ecc. I prodotti del suolo sono: ulivi, gelsi, viti, frutta, cereali, ortaglie, canape, pascoli; tufo vulcanico ed argilla.

Caiazzo un tempo dicevasi Caiatia, ben diversa da Calatia che trovavasi sull’Appia presso l’attuale Maddaloni; ma queste due città, atteso il facile scambio dell’i in l, furono spesso confuse l’una coll’altra. È il vero che non è sempre possibile affermare a quale fra le due riferiscansi alcuni passi degli antichi scrittori; ma è certo che la Caiatia, città Sannitica nella valle del Volturno, è l’odierna Caiazzo. Infatti Livio dice che Annibale discese dal Sannio nella Campania per Allifanum Calatinumque et Calenum agrum; e in un altro passo ci descrive Marcello avviato da Casilino a Calatia e quindi procedente per Saticula e Suessula a Nola. Anche qui dunque per Calatia deve intendersi la Caiatia sannitica a nord del Volturno.

In un periodo antecedente noi troviamo Calatia reiteratamente mentovata durante le guerre dei Romani coi Sanniti e sempre in connessione con luoghi nella o presso la valle del Volturno. Per tal modo, nel 305 av. Cristo Calatia e Sora furono prese dai Sanniti: sette anni prima Atina e Calatia erano state conquistate dal console G. Giunio Bubulco; e non può cader dubbio che la Calatia, dove stavano a campo le legioni romane prima del disastro delle Forche Caudine era la Caiatia del Sannio. Sicché nei citati passi di Livio leggesi erroneamente Calatia e Calatinus per Caiatia e Caiatinus.

In quanto alle origini di Caiazzo esse sono antichissime, e credesi fosse abitata, prima della fondazione di Roma, dagli Osci che vi avevano edificato un tempio a Priapo, come attestava una immagine poco decente sulla suddetta piazza del Mercato, detta di Marco Gavio, sino al 1652, monumento prezioso per la sua antichità, distrutto per fanatismo religioso.

Caiazzo ha contribuito non poco all’unità nazionale e colà avvenne una eroica mischia con i borboni ai quali arrise la vittoria.

Ora quelle popolazioni, forti e gentili, attendono la linea ferroviaria Napoli-Piedimonte, che sarà per esse indubbiamente di grande interesse industriale e commerciale.

 

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