Raffaele Marrocco: Il Matese           Articoli sul Matese            Home page

 

 

IL MATESE STAZIONE CLIMATICA

 

RELAZIONE SUL CLIMA DEL PROF. GIOVANNI CASO

 

 

 

Il gruppo montagnoso del Matese ha avuto in questi ultimi anni una vasta risonanza turistica e climatica dacché numerose correnti di villeggianti e di turisti vi sono state richiamate in seguito all’attiva propaganda di pochi animosi e fedeli Pionieri e alla varietà e bellezza incomparabili del paesaggio.

Fina dal 1928 il prof. Colamonico Direttore del R. Istituto Geografico dell’Università di Napoli, segnalava sulle “Vie d’Italia” del Touring Club Italiano le infinite possibilità turistiche e climatiche del Matese che si poteva considerare: “…fra tutte le montagne dell’Italia Meridionale quella che ha un interesse turistico maggiore per la varietà dei suoi paesaggi, per la presenza dei fiumi che si inabissano e di masse d’acque che si raccolgono in laghi; per il ricco mantello di nevi di cui di solito si ricopre d’inverno, per il retaggio di tradizioni e di remote consuetudini di vita che ancora si conserva in alcune delle sue popolazioni”.

Il Matese ha una sua indipendenza fisica e la forma di un grande pilastro ellittico che presenta e racchiude aree di pianura, vallate, burroni, fiancate e pendii ripidissimi che degradano verso le ubertose campagne del Calore, del Biferno, del Tammaro, della Sava, del Lete e del Volturno.

Il circuito perimetrale è di circa 200 chilometri e le altezze delle sue cime variano dalla collina all’alta montagna dai m. 200 ai m. 2050 sul livello del mare. La massa centrale è calcarea e così pure quella periferica ma cretacea e calcarea di epoca più remota.

Nella lucida e colorita rassegna fatta da R. Marrocco il Matese risulta osservato sulla guida di criteri geologici, storici, commerciali, industriali ed agrari tutti naturalmente interdipendenti fra loro a caratterizzare la regione montuosa nella sua vita integrale; a noi compete ora fermarci più particolarmente su quel problema di grande attualità scientifica che è la biologia climatica cioè lo studio delle reazioni organiche biologiche sotto l’influenza di un determinato clima.

Per il Matese sono molte le possibilità per diventare una delle più amene ed accorsate stazioni turistiche e climatiche del Mezzogiorno d’Italia e soprattutto della Campania, possibilità che derivano dalla molteplice azione terapeutica del clima variante dalla campagna alla collina, alla media montagna e alle altitudini più elevate.

Il terreno ha forme e rivestiture svariate e l’alternarsi della vegetazione folta colla roccia brulla, dei promontori elevati con le acque gorgoglianti nel fondo dei burroni, dei laghi con le cime aguzze, costituisce il correttivo benefico per il regime dei venti, per le precipitazioni atmosferiche, donde la chiarità e purezza dell’aria.

Anche sul Matese si ha la poesia della montagna basata sul fascino della solitudine e sulla visione incomparabile di panorami sempre più nuovi che si discoprono all’occhio insaziato dell’osservatore. Dice il prof. Colamonico che “…dominare con lo sguardo tutto il Matese costituisce uno dei godimenti più grandi dello spirito e riassume le emozioni di una delle ore più intensamente vissute di tutta la vita”.

Ed il prof. Colamonico che è un’autorità in materia tralascia per un momento il linguaggio di rigore geografico per adoperare quello dell’innamorato della montagna. Egli, come tutti che sentono l’attrattiva delle solitudini pensose che si ritrovano sul Matese, subisce rapidamente l’influenza benefica di quel clima e comunica con la poesia.

Chi ha conosciuto minutamente le balze, i monti, i pianori, le vallate di quel massiccio montuoso ha potuto valutare appunto la poesia della montagna nell’ampiezza e nella vastità dell’orizzonte e nella luminosità del panorama che, d’inverno, riluce al bianco delle nevi che ammantano tutta la regione al disopra dei mille metri e, d’estate, nella refrazione delle nude rocce calcaree in parte mitigata dai boschi.

Dal costone di Sangregorio d’Alife che, da ottocento metri sul livello del mare, strapiomba sull’altipiano di Castello d’Alife si godono visioni sorprendenti che spaziano verso l’opulenta pianura del Sannio Alifano fino ai monti che ad ovest arrivano in vista del Golfo di Gaeta e a sud verso le alte cime dell’Irpinia e alla conca di Benevento e che lasciano chiari nell’occhio dell’osservatore i monti Lattari, il Vesuvio, Capri… in una gamma di colori cangianti e soffusi della lievità dell’atmosfera.

Questo paesaggio si amplifica o scompare come in un film-documentario a seconda delle varie località che si raggiungono in partenza da Sangregorio d’Alife. Questo paese si è conquistato il posto centrale d’irradiazione turistica dal versante di Napoli e di Benevento, pur lasciando naturalmente agli altri ameni paesi matesini (Piedimonte, Pratella, Sant’Angelo, Boiano …) la loro rispettiva funzione climatica di pianura e di collina, con possibilità terapeutiche ugualmente importanti ma di certo ben differenziate da quelle che sono le applicazioni curative del clima di media montagna cui corrispondono proprio le condizioni locali specifiche di Sangregorio d’Alife.

Ed a proposito di questi studi che vanno sempre meglio precisandosi dal punto di vista medico il clima dev’essere inteso come un’entità a sé e quale sintesi di tutti i fattori terrestri ed atmosferici che siano capaci da soli o col concorso di speciali predisposizioni individuali (per lo più a fondo neurovegetativo) a favorire la regressione di malattie infettive (specie nel periodo di attacco da parte dei germi) o a modificare gli stati minerali ed umorali dell’organismo umano per renderlo smpre meno recettivo agli stimoli morbosi e più reattivo verso il ristabilimento dell’equilibrio coll’ambiente esterno. Si viene così insensibilmente a segnalare la capacità organica all’adattamento transitorio ad un nuovo clima oppure all’acclimatazione che vuol significare appunto possibilità svariatissime di adeguamento degli individui alle variazioni climatiche della zona di residenza abituale o alle condizioni del nuovo clima prescelto per la villeggiatura o per il preferito svago turistico.

Si tratta, quindi, di studiare preventivamente gli individui per la razionale scelta della stazione climatica più adatta e di promuovere una serie di osservazioni cliniche durante la permanenza nei siti di villeggiatura per ottenere quei dati sempre rinnovatisi a cospetto della natura così multiforme, che facciano definire meglio le ulteriori applicazioni ed orientamenti curativi. Anche in rapporto alle influenza del clima si profila come indispensabile il consiglio del medico sia per la scelta dello sport più adatto o della villeggiatura da praticare.

Questa necessità si è resa più evidente ora che nella nostra Italia larghissime schiere di fanciulli, di giovinetti e di adulti, ogni anno o ad ogni stagione, lasciano la loro residenza per svago o per curare i postumi di pregresse malattie diatesiche o infettive.

Per chiarire un po’ le idee in fatto di climatologia medica profittiamo della favorevole occasione che ci si presenta della valorizzazione di quella plaga amenissima che racchiude in sé i migliori caratteri e privilegi fra i climi temperati continentali che è il Matese per tentare un buona messa a punto del problema climatico che ha riflessi clinici ed economici di grandissima importanza. Basta, difatti, sbagliare nella scelta di una zona di villeggiatura o dell’esercizio sportivo e turistico per provocare danni alla salute o alla propria economia.

Per la vasta regione montana del Matese che comprende pianure, colline, monti, da un minimo di m 200 di altitudine ad un massimo di m 2050, sono da prendersi in esame, dal punto di vista terapeutico, tutti i coefficienti svariatissimi del clima di ordine atmosferico e terrestre. Essi sono molto complessi perché alcuni si elidono ed altri interferiscono a creare quell’insieme climatologico locale più o meno dinamico che sia in condizione di influenzare beneficamente la vita degli esseri organici.

Dal punto di vista clinico quest’è appunto lo scopo da raggiungere: lo stabilire cioè il più approssimativamente possibile, a seconda dei soggetti esaminati, le azioni fisiologiche dei vari coefficienti del clima e le reazioni biologiche da parte dell’organismo umano. Finiremo così per inquadrare opportunamente lo studio del clima, da sé solo considerato, nel più vasto ed aderente problema della fisiologia e biologia climatica.

Gli elementi da prendere in considerazione sono quelli che riguardano il suolo, il sottosuolo, la loro costituzione topografica, il paesaggio, la vegetazione, le sorgenti, i corsi d’acqua, i componenti dell’atmosfera, la temperatura, i cambiamenti delle precipitazioni atmosferiche, la pressione barometrica, il regime dei venti, i campi elettrici e la ionizzazione dell’aria, la frequenza dei temporali, le radiazioni solari, le irradiazioni dal suolo ed, eventualmente, la radioattività cioè l’emanazione RADON.

Tutti questi fattori influenzano il cima e gli organismi umani o come stimolanti o come sedativi a seconda che prevalga l’un fattore sull’altro oppure che intervenga una causa nuova a modificarne i rapporti come accade con il rimboschimento e con la regolamentazione dei corsi dei torrenti e dei naturali displuvi dalle montagne.

Nelle varie località del Matese situate o sui pianori oppure in piccoli agglomerati rurali appollaiati sui fianchi delle montagne, su di una superficie di circa mille chilometri quadrati, noi abbiamo tale uno scambio, in rapporto con l’altitudine, dei vari fattori generali climatici da poter studiare ed applicare separatamente tante altre varietà di climi locali o MICROCLIMI. Questi pur appartenendo tutti al clima temperato continentale dell’Appennino Meridionale di cui il grande massiccio del Matese è l’ultima propaggine che digrada dolcemente o a strapiombo verso il tavoliere delle Puglie, la pianura ubertosa del Sannio Alifano (così ricco di storia e di opulenza agraria) e verso il Biferno, la Sava ed il Lete nel versante nord-nordovest della provincia di Campobasso, si prestano alle più svariate selezioni individuali e alle migliori applicazioni terapeutiche climatiche.

 

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Vi sono, infatti, nella vastità climatica del Matese, elementi come la scarsa umidità, la tranquillità dell’aria, una naturale stabilità atmosferica, la luce radiosa, i venti giornalieri moderati che cambiano l’aria nelle due correnti di andata e ritorno lungo le vallate, la temperatura non elevata d’estate e non eccessivamente bassa d’inverno che caratterizzano alcuni paesi (Castello, Sangregorio d’Alife, Letino, Gallo, Guardiaregia, Sanmassimo, Cantalupo…) e possono considerarsi località ad effetto terapeutico sedativo; vi sono altre zone come la Gallinola, Campo dell’Arco, Campitello, il Perrone, Monte Miletto, situate in piena solitudine montana (variabile da milleduecento a duemilacinquanta metri sul mare) che possono considerarsi ad azione eccitante com’è appunto il caso delle altitudini elevate che presentano le stesse caratteristiche delle spiagge aperte ed assolate e non protette dal retroterra e dai venti; vi sono poi località di pianura e di bassa collina come Piedimonte d’Alife (famoso per l’abbondanza delle sue sorgenti armoniose), Alife, Gioia Sannitica, Sanpotito, Raviscanina, Ailano, Santangelo, Isernia, Pratella (con le sue acque ferruginose) e Telese (famosa stazione termale di acqua sulfurea) che presentano il clima cosiddetto indifferente cioè adatto per quel gran numero di individui che non hanno bisogno assoluto né di una terapia climatica eccessivamente eccitante né di quella all’opposto troppo sedativa.

Le stagioni climatiche, anche per il Matese, le possiamo dividere in Estive (giugno-luglio-agosto e metà settembre) ed Invernali (dicembre-gennaio-febbraio e metà marzo) considerando gli altri mesi come intermedi o indifferenti.

Durante l’inverno possono esercitarsi con grande larghezza di possibilità (sol che l’attrezzatura alberghiera si adegui allo scopo) gli sport come l’alpinismo, lo sci e il pattinaggio sul ghiaccio e, durante l’estate, a scopo igienico e profilattico famigliare, la villeggiatura. La località che in questi ultimi anni ha presentato i migliori requisiti per divenire presto un’autentica stazione climatica senza timore di concorrenza è Sangregorio d’Alife non solo per le sue spiccate bellezze naturali ma anche perché i cittadini hanno compreso le ragioni dell’ospitalità verso i turisti forestieri.

Sangregorio è situato a m 800 sul mare (l’altitudine preferita dalla maggioranza dei villeggianti), è esposto a scaglioni a mezzogiorno ed è riparato dai venti. Vi sono: a sud la valle dell’Inferno e ad ovest-nordovest la valle del Rivo ed il  vallone Paterno che lo lambiscono senza attraversarlo dando così alle correnti d’aria una direzione verso il basso che risparmia il paese dalle forti ventate come la Borea e permette solo un adeguato scambio purificatore dell’atmosfera.

Prima di arrivare a Sangregorio vi è un altro paese (Castello d’Alife a m 476 sul livello del mare) che costituisce il primo baluardo per le ulteriori ascensioni al Matese ed ha il privilegio, assiso com’è su di un massiccio roccioso a strapiombo su Piedimonte, dell’aria asciutta e purissima, perché isolato dalle altre rocce circostanti, permette ai venti una completa e benefica canalizzazione.

Nella pianura Alifana primeggia Piedimonte per le sue caratteristiche climatiche durante l’estate e quale centro di arrivo e smistamento dei forestieri per le montagne del Matese.

Come abbiamo visto, sul Matese, si può disporre di località con tutte le sfumature del clima e si può, quindi praticare qualsiasi terapia climatica mantenuta nei limiti che valla dall’aria di pianura alla collina, alla media e alta montagna, fino alle zone dei grandi laghi alpestri.

Per precisare le indicazioni più particolari di un tale clima scegliamo, per esempio, dal versante di Napoli e di Benevento, due paesi che, con le dovute differenze d’altitudine, rappresentano la media montagna (Castello e Sangregorio d’Alife) e due dal versante di Campobasso (Guardiaregia – Sammassimo o Roccamandolfi), e, quale esempio di alta montagna Letino (m 1000), la Gallinola (m 1922), l’Esule (m 1964), il Mutria (m 1822), zone queste che distano fra loro vari chilometri e che sono preferibilmente adatte per gli sport invernali.

La pratica turistica di questi ultimi anni ha dimostrato che l’accesso alle cime più alte ed ai campi di neve sia preferibile attuarlo in partenza da Sangregorio d’Alife a cui si accede per via rotabile da Piedimonte.

Il percorso da Sangregorio ai campi di neve più vicini è di appena tre a sei chilometri attraverso la rotabile che, partendo appunto da Piedimonte d’Alife, passa per Castello e Sangregorio e, con un percorso complessivo di chilometri venti, raggiunge il passo di Pretemorto (m 1239) che costituisce il ciglione meridionale del Matese e presenta uno strapiombo di 200 metri sul Lago, di fronte alla Gallinola (m 1922) e alla famosa sorgente dell’Acqua di Santamaria racchiusa nei boschi di faggi e di cerro.

Dal Passo di Pretemorto la rotabile presenta la possibilità di far raggiungere ai turisti altri campi sciatorii, giacché, proseguendo per appena altri sei chilometri, la strada arriva al confine di Campobasso (Passo del Perrone) ove ancora attende di ricongiungersi all’incompiuta rotabile Guardiaregia-Perrone, ciò che è nei voti delle popolazioni Matesine.

È di una incomparabile bellezza il panorama delle località ora segnalate e l’attrazione deriva dal silenzio pastorale di quelle solitudini, dalle alternative della vegetazione variopinta e dalle sconfinate distese di neve che contribuiscono entrambe queste ultime a rendere l’aria – come suol dirsi – chiara e leggiera, com’è appunto quella dei monti sempre più pura in ragione diretta dell’altezza, della vegetazione, delle nevi e dei ghiacciai.

Oltreché per le indicazioni generali del riposo dopo il faticoso lavoro annuale o dello svago domenicale e festivo il clima di media montagna (Castello, Sangregorio, Guardiaregia, Roccamandolfi, Cusano…) va consigliato, a scopo tonificante, alle persone anziane, agli individui in preda ad eretismo nervoso (specie se attribuibile a superlavoro intellettuale), ai convalescenti di malattie reumatiche (come utile complemento delle cure termominerali), nei postumi di malattie intestinali e respiratorie acute, nei cardiaci, nei renali e nei vascolari in fase di compenso circolatorio ai quali sia stata interdetta la residenza al mare o in alta montagna.

Questo clima di media montagna, che permette anche una razionale e più efficace elioterapia, si lascia facilmente e beneficamente sopportare dagli individui di qualunque età anche senza quei piccoli disturbi dovuti all’acclimatazione e ciò in base ai seguenti requisiti: scarsa umidità che è sempre di molto inferiore al punto di saturazione del vapore acqueo atmosferico; temperatura giornaliera costante con scarse differenze notturne e stagionali, pressione barometrica senza grandi rilievi massimi e minimi giornalieri ma sempre più bassa naturalmente che nelle grandi altitudini; le radiazioni solari mitigate dai venti leggeri quotidiani, la vicinanza di altre cime montuose e la presenza dei boschi. Questi coefficienti concorrono tutti a creare o a temperare il clima locale rendendolo di azione tonico-stimolante.

Nelle località di alta montagna come il Tamburo, il monte Ignara, la Gallinola, Monte Miletto… l’effetto terapeutico è essenzialmente eccitante. Ciò farà decidere il medico per l’invio in alta montagna di individui sani specie nell’apparato respiratorio e circolatorio, riservando un esame più particolareggiato per i minorati e per i deficienti somatici.

Per questi e per gli individui anziani occorreranno preventive indicazioni. E così, ad esempio, gli anemici specie se trattasi di anemia secondaria, si gioveranno dell’aria eccitante emopoietica ed antisettica dell’atmosfera elevata; ugualmente se ne gioveranno i respiratori cronici e gli individui che presentano un’attività organica molto rallentata nel ricambio dello zucchero, dei grassi e delle proteine (obesità – distrofie ipofisarie – diatesi artritica – diabete grasso).

L’effetto eccitante è clinicamente constatabile coi seguenti fatti: aumento del ritmo circolatorio e respiratorio, dell’anidride carbonica del sangue, della frequenza del polso, del peso, dell’appetito, dei globuli rossi e dell’emoglobina, della forza muscolare, dell’attitudine al cammino e della resistenza agli esercizi fisici e sportivi.

Conviene segnalare, a proposito della salutare fioritura di colonie per i bimbi, che anche per questi deve essere largamente propagandata ed attuata la climatoterapia specie di media montagna.

Le più opportune indicazioni sono per le convalescenze di gravi malattie infettive, per i reumatici cronicizzati, per i nervosi ereditari ed acquisiti, per gli anemici, per le diatesi essudative… Di qui l’utilità sempre più sentita di estendere l’istituzione delle Colonie montane stagionali o permanenti con finalità profilattiche e curative.

Il clima di media montagna che unisce alle caratteristiche della campagna alcune fra le più importanti di quelle dell’alta montagna, è ben tollerato dai nostri bambini che rapidamente si acclimatano sia che si tratti di bambini sani sia di quelli con postumi di malattie e con tare ereditarie e costituzionali.

Non lo stesso può dirsi del clima di alta montagna che è troppo eccitante per i delicati organismi non ancora compiutamente consolidati nei loro sistemi organici termo-regolatori e neurovegetativi endocrini. Si può fare qualche eccezione, sotto la vigile sorveglianza dei medici, per i bambini molto depressi, per gli intossicati, per gli affaticati ma soprattutto per i torpidi ipertimici ed ipotiroidei.

 

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Ora vediamo, rapidamente, quali sono le altre caratteristiche climatiche legate al fattore terrestre che assieme a quelle or ora segnalate di ordine atmosferico serviranno a sempre meglio delimitare la funzione turistica e climatica del nostro Matese.

Il terreno dell’altipiano del Matese è coltivato a graminacee e leguminose e per una gran parte i pascoli sono naturali.

Questi pascoli sono stati sempre rinomatissimi e lo sono tuttora tanto che danno vita ad una fiorentissima industria zootecnica e casearia. I latticini freschi che si producono localmente servono quale utile complemento alimentare nel corso della cura climatica.

La sola superficie a prato naturale situata tutt’intorno al Lago del Matese è di oltre 3000 ettari. La maggior parte del fieno che vi si ricava è morbido, aromatico e molto nutritivo, composto in prevalenza di graminacee come logli festuche, agrostidi, di leguminose e di erbe mediche e trifogli.

I terreni che danno prevalentemente pascoli sono di provenienza alluvionale, fertilizzati naturalmente dalle acque piovane e di displuvio che trasportano il concime degli animali che a migliaia pascolano in montagna da aprile a novembre. Attualmente le Ditte Cirio e Lauro (divenute largamente proprietarie di questi pascoli) adoperano sistemi più perfezionati di tecnica agraria non solo per i dissodamenti ma anche nel tentativo della risemina delle erbe spontanee. Una parte dei terreni è coltivata a grano, segala e patate; tutta la terra può ritenersi completamente bonificata cioè salubre. Sul Matese non si sono riscontrati da molti anni focolai malarigeni.

Oltre i prati vi è ricchezza di sorgenti che alimentano, assieme alle acque provenienti dallo scioglimento delle nevi, uno dei più ridenti laghi montani cioè il lago Matese. Questo è situato al centro di una conca ellissoidale con direzione nordovest-sudest a 1010 m sul livello del mare, ha una lunghezza di circa cinque chilometri, la larghezza di un chilometro, un perimetro di nove chilometri, con circa cinque chilometri quadrati di superficie, un volume di quindici milioni di metri cubi di acqua ed una profondità media di cinque metri. Il fondo del lago è costituito da uno strato argilloso impermeabile ed è fornito di alcuni inghiottitoi che risucchiano una parte delle acque verso ignote destinazioni.

La temperatura di superficie è di 20° - 22° C durante l’estate; d’inverno si raggiungono temperature fino al disotto dello 0° de il lago si presenta ghiacciato da novembre a febbraio.

Dal punto di vista climatico questa grande massa d’acqua situata in una conca montuosa mitiga le radiazioni solari durante l’estate e fa aumentare notevolmente l’umidità atmosferica mentre che, d’inverno, raggiunto il punto di solidificazione dell’acqua, contribuisce, assieme ai venti freddi, a conservare per due o tre mesi il manto di neve e di ghiaccio alla regione.

I boschi sono quasi tutti di antichissima origine e costituiti, per le località al disotto degli 800 metri di altitudine, da querce, elci, cerri, rovere, carpini, frassini, avellani, aceri, cornioli, castagni e noci selvatici; al disopra degli 800 metri predomina nettamente il faggio e, solo in qualche zona (Letino – Boiano) è presente l’abete. La maggior parte di questi boschi sono situati lungo i fianchi della montagna da metri 200 di altitudine fino ad un massimo di metri 1600. Sono utili climaticamente perché correggono la direzione a volte tumultuosa delle acque di displuvio, contribuiscono ad una maggiore ossigenazione a mezzo del ricambio della clorofilla, sono depositari della notevole quantità di ozono la cui presenza testimonia sicuramente della purezza batteriologica dell’aria e del suolo, attutiscono le radiazioni solari e contribuiscono ad abbassare la temperatura con l’evaporazione dell’acqua ivi abbondantemente depositatasi.

Dall’incenerimento delle fagiuole (frutto-seme del faggio) si è ricavato il 30-35% di calcio. Questo reperto merita di essere approfondito nei riguardi di un’eventuale più specifica azione farmacologia dei grandi boschi di faggi.

Nei campi più riparati dai venti e nella quiete dei boschi, alimentata dall’humus fertilissimo, vegeta una flora lussureggiante che circa un secolo fa venne messa in valore da un chiaro studioso e patriota: Beniamino Caso.

Ecco un elenco di piante e fiori locali: pelosella, dente di leone (cicoria pregiatissima), ribes, alabrano, la carlina, la camomilla, la nepitella, il lichene, la genziana, la genzianella, il trifoglio fibrino, l’arnica, gli anemoni azzurri, i papaveri, il crisantemo dorato, il miosotis, il ciclamino, gli astri alpini, la viola gialla, la viola alpestre, il bucaneve… i lamponi, le fragole odorose e ricercatissime.

La flora del Matese costituisce l’ornamento cromatico delle distese verdi e riposanti e la sicura espressione della fertilità naturale e della salubrità del suolo.

 

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Dopo questa descrizione dei requisiti turistici e climatici del Matese possiamo auspicare un avvenire radioso a questa vasta plaga montana benedetta da Dio, che vi ha largito i Suoi grandi tesori a beneficio della salute umana, e ribadire il convincimento che l’attrezzatura alberghiera e collaterale dell’ospitalità (attuata secondo le vedute della Direzione Generale del Turismo) servirà certamente a rendere realtà viva e palpitante il sogno dei Pionieri che, fin dall’anno 1926, segnalarono quelle infinite possibilità che oggi il Matese dischiude per la soddisfazione di quanti, numerosi, chiedono riposo e salute alla montagna per integrare le forze organiche debilitate dalla fatica dell’abituale lavoro.

GIOVANNI CASO

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