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Acquannu u gèlu l'ortule cupriva

Cciù prima, sì, parivi u finamunnu

C'è l'uomo

Francesco

Ho veduto

Il dito è l'indice il braccio è teso

Il mondo, un dizionario

Incredulo il pruno da poco fiorito

Lottano nebbia e tenebre

Momenti di noia

No cciù alla Libia

Non quello meditativo

Notte, regalami

Oh ch'io non venga a te lordo di sangue

Quam dilexi, cara imago

Quercia eri un tempo, o roverella

Questo mio corpo

Se mi ami perché

Sémmu fatti accussì

Ti parleranno male di me

Tu, ragazzo delle Shetland

Una è la verità

Uomo non più ma docile formica

 

 

1983

 – C’è l’uomo!

– L’uomo!

– L’uomo!

– Acerini, perché vi spaventa?

– O ulivo, assonnato dagli anni,

hai sì corta memoria?

Mi ricordi in altezza a te pari? …

Ora giaccio a livello di terra …

– Ceppo irato da triste esperienza,

io ricordo il tuo tronco possente

e gli attrezzi infernali

che tagliano il ventre

ma, ancor prima di simile scempio,

rammenti quel giovane amico

il cui volto era spento? …

Veniva ogni giorno e sedeva,

ora qua, s’era fresco mattino,

ora là, s’era sole ponente.

Gli insegnammo, e capì

ch’era pieno il silenzio

di suoni e colori oltre i sensi,

di messaggi affidati un po’ all’aria,

un po’ all’acqua, un po’ al vento …

– Uomo ad uomo è parente, fratello!

Credi ch’ei sia migliore? …

Sbagliammo …

– No! Non dirlo, infelice.

Egli ti amò, siam testimoni in cento.

Tu eri svenuto e non vedesti

ma, quando seppe che il corpo

tuo, mutilato, era riverso a terra,

venne e pianse con noi la tua sventura.

Poi non è più tornato

proprio per non vederti in tale stato.

Credimi, amico mio, c’è vento e vento!

E tu vuoi maledir la lieve brezza

del male che ti fece la tormenta? …

Lo senti?

Ha salutato il Mirto.

Ora è al Bosso che parla

ed ora al Fico.

Non è cambiato! Non cambierà …

– Salve! Ulivi,

salve! Ceppo,

salute a voi! Polloni.

– Sii benedetto, amico.

Ho tante cose da dirti …

No! Non lì,

siedi sopra di me,

ti prego.