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Acquannu u gèlu l'ortule cuprìva

Cciù prima, sì, parivi u finamunnu

C'è l'uomo

Francesco

Ho veduto

Il dito è l'indice il braccio è tesoIl mondo, un dizionario

Incredulo il pruno da poco fiorito

Lottano nebbia e tenebre

Momenti di noia

No cciù alla Libia

Non quello meditativo

Notte, regalami

Oh ch'io non venga a te lordo di sangue

Quam dilexi, cara imago

Quercia eri un tempo, o roverella

Questo mio corpo

Se mi ami perché

Sémmu fatti accussì

Ti parleranno male di me

Tu, ragazzo delle Shetland

Una è la verità

Uomo non più ma docile formica

 

1979

 

Notte, regalami

discernimenti ambigui,

rassomigliante, d’ombra,

mostrami un volto amico.

Vento perché ora taci?

Recita la tua parte,

tu devi dar la voce

a un corpo che è dell’arte …

Ma perché al mio pregare,

se prima tanto urlava,

è ammutolito il mare,

e voi piante impietrite?

O alberi, che mi dite?

Dato che certo ha un senso,

cos’è questo silenzio? …

Ché non riconoscete in me il compagno

dei mille giuochi fatti in mille sere?

Ed io parlavo a voi di lei com’era,

e voi la inventavate qua ai miei occhi

tutta per me.

– Sì, tutta per te – mi dicevate,

– Patto è che non la tocchi –

– ed io non l’ho toccata,

e lei non viene,

e voi tacete,

ed io sto in pena.