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Cap. III – a.

 

 

[Sergio Vessella]

 

N. 5. – Equazioni differenziali notevoli.

 

·      Le osservazioni di Hadamard sui problemi ben posti sorsero nell’ambito delle equazioni differenziali alle derivate parziali.

 

Ricordiamo, tra le più note, le seguenti:

 

 

      (Equazione delle onde o di D’Alembert)

 

       (Equazione del calore o di Fourier)

 

    (Equazione del potenziale o di Laplace)

 

 

Osservazioni.

Il Lettore che non abbia conoscenze approfondite di Fisica-Matematica, potrà domandarsi quale sia il significato fisico di queste equazioni o, in altre parole, in qual modo la necessità di risolvere alcuni problemi di fisica conduca proprio a queste.

Questo è il compito specifico di un Fisico-Matematico.

Poiché l’obiettivo del presente lavoro è quello di illustrare gli studi e il contributo di Vessella (di carattere soprattutto analitico), non mi soffermerò sui problemi di fisica che le suddette equazioni risolvono, limitandomi (del resto, anche per mancanza di spazio), all’aspetto puramente matematico.

Non solo, ma anche limitatamente alla ricerca di Vessella, non potrò trattenermi troppo, dato il carattere breve di questo studio, eseguito per l’Annuario dell’ASMV.

 

Per tale ragione, mi limiterò ad esaminare sola la seconda delle tre equazioni sopra riportate: l’equazione del calore,

 

 

 

N. 6. – Equazione del calore.

 

6.1. - Alcune premesse.

 

E’ noto dalla Fisica, a proposito della conducibilità termica nei corpi solidi, che, riscaldando un estremo di una sbarra metallica, una certa quantità di calore si propaga lungo la stessa, per conduzione, mentre un’altra parte si disperde nell’ambiente, lungo la sbarra, soprattutto per irraggiamento termico.

La funzione che consente il calcolo di queste temperature non sempre si può determinare facilmente.

Il problema diventa ancora più complesso se si formulano ipotesi diverse sulle condizioni termiche della sbarra, specialmente se si voglia determinare la temperatura dei vari punti in funzione anche del tempo e quindi non in regime stazionario.

Si può dimostrare (v. Petrovskj) che se  rappresenta la temperatura della sbarra al tempo t nel punto x, allora u soddisfa l’equazione

 

 

dove a dipende dalle proprietà termiche della sbarra.

Qui supponiamo che a sia costante, anzi porremo .

 

Un esempio è dato dal problema che segue, che si risolve facendo ricorso all’equazione del calore, come vedremo fra breve.

 

 

6.2.        – Problema.

 

Poniamo il seguente problema:

 

vogliamo determinare la temperatura , all’istante t e nel punto x della sbarra, di proprietà termiche note, sapendo che la temperatura è nulla agli estremi, 0 e 1, conoscendo la temperatura all’istante T > 0.

 

·      In termini matematici il problema si può tradurre come segue:

 

determinare la funzione , tale che:

 

,          ,            ,

 

 

,             ,

 

 

,                 ,

 

dove:

 

·    è un istante noto,

 

·        è una funzione, anch’essa nota, che rappresenta la distribuzione delle temperature dei punti della sbarra, all’istante .

 

Abbiamo, dunque, utilizzato l’equazione del calore sopra scritta, alla quale abbiamo aggiunto le ipotesi di lavoro.

 

Il principio di massimo, valido per l’equazione del calore, assicura che:

 

(1)                                              ,                

 

 

Da questa relazione segue la continuità dell’applicazione

 

    di       in sé, munito della distanza  .

 

·      Come conseguenza si ha la possibilità di prevedere con buona approssimazione la temperatura della sbarra per , ossia in istanti successivi a T.

 

 

Risulta, invece, di natura diversa il caso in cui .

 

·      Si dimostra, infatti, che

 

per  l’applicazione    non è continua.

 

Di conseguenza, in questo caso: il problema non è ben posto, secondo Hdamard.

 

Infatti, per t < T, posto

 

,                 

 

si ha:

,          

 

e quindi

 

perciò

              

 

Non è quindi possibile risalire alla temperatura  in istanti t precedenti a T.

Pertanto, in questo caso, il problema non è ben posto.

 

 

·      Vediamo un possibile approccio allo studio della stabilità del problema considerato.

 

Supponiamo di disporre della seguente limitazione a priori:

 

 

(1)                                                                          

 

nella quale ricordiamo che  rappresenta la temperatura all’istante iniziale e che

 

  con 

 

dove  rappresenta l’errore nell’approssimazione nella distanza

 

.

 

Poiché si può provare che la funzione

 è convessa (v. più avanti),

 

ne segue che

,               

 

 

Tale maggiorazione consente, per la linearità del problema, una valutazione del modulo di continuità dell’applicazione

 

,            

nella metrica .

 

 

·      Proviamo, ora, che F è convessa.

 

Osserviamo innanzitutto che

 

 

pertanto, per dimostrare l’assunto basta provare che

 

(1)                                       .

 

Ora

 

(2)                                                           

 

ma dall’equazione abbiamo che

 

 

quindi

 

;

 

integrando per parti e tenuto conto che

 

        e        

 

abbiamo che

 

 

e derivando ulteriormente abbiamo

 

;

 

da qui integrando per parti e tenendo conto che le condizioni al bordo danno

 

      e       

 

ricaviamo che

 

.

 

Nella seconda uguaglianza abbiamo adoperato l’equazione .

Dall’ultima uguaglianza ottenuta e dalla (2) si ha che il membro destro di (1) si scrive:

 

;

 

e quest’ultima è non negativa per la disuguaglianza di Cauchy – Schwarz che qui ricordiamo

 

 

.

 

Pertanto F è convessa.

 

·      Quindi per

 

 

da cui

 

 

 

.

 

Nota. Questa dimostrazione è dovuta a Payne, v.[4].

 

 

N. 7. - Equazione integrale notevole.

 

Numerosi problemi applicativi (ad esempio, connessi alla meccanica, alla sismologia, alla tomografia,…) conducono alla seguente equazione integrale:

 

 

(1)                                                            

 

 

in cui  è assegnata, mentre  è incognita.

 

La (1) deve essere verificata per ogni       con .

 

L’equazione (1) fu considerata per la prima volta dal matematico norvegese Niels Henrik Abel (n. 1802 – m. 1829), in relazione ad un problema di meccanica.

 

Questa è la prima equazione integrale studiata in matematica.

 

 

N. 8. – Equazione di Abel.

 

Un altro tipo di equazione di cui la (1) rappresenta un caso particolare è:

 

(2)                                                              

 

in cui

 

e  è una funzione gamma di Eulero, così definita:

 

.

 

 

N. 9. – Altri problemi non ben posti.

 

·      Molti problemi che conducono alle equazioni (1) o (2) risultano essere non ben posti, se l’errore sul dato f e sull’incognita u è valutato in metriche che non “coinvolgono derivate”.

 

Tali sono, ad esempio, le metriche  e  prima introdotte.

 

·      Tra le ragioni del fenomeno di instabilità ci limitiamo ad accennare a quella che sembra essere   la più importante e che chiarisce alcune ragioni che hanno incoraggiato le ricerche sull’equazione del tipo (2) e sul seguente operatore:

 

.

 

Sostituiamo, formalmente, ad a un intero positivo n.

 

Allora, poiché

 

si ha

 

 

D’altra parte

 

 

e cioè  è l’operatore integrale, , ripetuto n volte.

 

·      Se consideriamo l’equazione

 

 

con n intero positivo, si ha

 

.

 

Come già ho fatto osservare, l’operazione di derivazione conduce ad un problema non ben posto.

 

L’instabilità dell’inversione di , con , sembra proprio dovuta al fatto che  si comporta come una “potenza frazionaria” dell’operatore integrale J e che l’inverso di  si comporta come una “derivata frazionaria”.

 

L’inverso di , e quindi la formula risolutiva di (2), è data da:

 

 

L’operatore  si indica con  

 

ed è chiamato derivata frazionaria di ordine .

 

·      In una monografia (composta insieme con Gorenflo), Vessella descrive i problemi applicativi connessi all’equazione di Abel, le proprietà dell’operatore  e lo studio della stabilità relativo alle equazioni del tipo di Abel.

Ma, almeno per ora, dobbiamo terminare l’esposizione del lavoro matematico di Vessella.

 

 

N. 10. - Bibliografia.

 

[1]       Courant R., Hilbert D.: Methods of Mathematical Physics, Interscience Publisher inc. New York, 1962.

 

[2]       Gorenflo R., Vessella S.: Abel Integral Equation Analysis and Applications, Lecture Notes in Mathematics, Springer – Verlag, Berlin, 1991.

 

[3]       Lavrent’ev M.M., Romanov V.G., Sisatskij S.P.: Problemi non ben posti in Fisica Matematica e Analisi, Pubblicazione I.A.G.A., (C.N.R.), quaderno n. 12, Firenze, 1983.

 

[4]       Payne L. E.: Improperly Posed Problems in Partial Differential Equations, Society for Industrial and Applied Mathematics, 1975.

 

[5]       Petrovkii I. G.: Partial Differential Equations, London Ilife Books Ltd 1967.

 

[6]       Pucci. C. : Discussione del problema di Cauchy per le equazioni di tipo ellittico, Ann. Mat. Pura e Applicata (IV), Vol. XLVI pp. 131-154.

 

[7]       Talenti G.: Sui problemi mal posti, Boll. Un. Mat. Ital. (5) 15-A (1978), 1-29.    [FINE]

 

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