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Solopaca

 

La parrocchia di S. Martino V.

 

(testo tratto da Alfredo Romano, Solopaca, nuova edizione a cura di C. Formichella, 1998, pp. 71-73)

 

 

Dopo la Chiesa abbaziale di S. Maria del Roseto, quella di S. Martino V. è la più antica di Solopaca. La sua origine, secondo la tesi più accreditata, al particolare culto nel nostro paese al grande apostolo e Vescovo di Tours, importato dai telesini a Solopaca, nelle varie fughe dalla loro città, sottoposta, nella sua storia, a continui incendi e disastri. La stessa opinione troviamo espressa in una lettera che don Salvatore Gaudino, parroco di S. Martino, inviava, il 3 aprile 1864, al Sindaco del mandamento di Solopaca, in riscontro a richiesta di notizie storiche, per conto del sotto prefetto, intorno alle Chiese esistenti nel paese: “…La parrocchia di S. Martino Vescovo, Patrono di Solopaca, è la più antica di questo Comune. Essa trae la sua origine da tempi remotissimi, e propriamente da quando i tristi effetti delle devastazioni di Fabio Massimo, e poi di L. Cornelio Silla, lasciarono l’antica Telese desolata e distrutta; allora fu che un branco di superstiti telesini, scampati dagli incendi ed altre calamità, vennero a gittare le fondamenta delle loro prime abitazioni nella contrada di questa mia Parrocchia, detta volgarmente “Tresini”, ma invero, “Telesini”, e poco sopra di tal luogo formarono quattro torrette con la Chiesa di S. Martino e le denominarono castello di S. Martino. In prosieguo poi di tempo, cresciuto il numero delle anime e non essendo sufficiente quel primo tempietto a comprendere tanta gente, formarono la nuova parrocchia di S. Martino, che è quella che attualmente esiste. La quale di quanto vantaggio sia e quanta utilità apporti ai cittadini, lo conosce meglio di me Ella, signor Sindaco, che è a capo di questo Comune…”. I precedenti storici della città di Telese avvalorano e spiegano lo spirito devozionale degli abitanti di Solopaca…

La prima notizia che si riscontra nei registri parrocchiali di S. Marino, in riferimento ad un’altra presunta Chiesa omonima, è quella che si trova nel “Libro delle misure e piante dei beni stabili della Parrocchia”, nel quale si parla di un terreno arativo, in parte incolto, posto nel luogo denominato “li Santi Martini”, confinante “a levante col vallone e con i beni di Giuseppe Aceto fu Lucio, a ponente con i beni del sig. Duca di Telese e Solopaca. Possono osservarsi nel territorio del medesimo sig. Duca ancora alcune reliquie della diruta Chiesa di S. Martino, ivi un tempo esistente”. Il terreno denominato “li Santi Martini”, in quell’epoca (1791), era tenuto a censo dal magnifico Giuseppe Abbamondi.

Il primo volume dei battesimi va dal 1595 al 1622, mentre il primo parroco è don Luzio Abbamondi (1595-1599). Trascriviamo volentieri la registrazione del primo battesimo, redatta in lingua latina, da noi tradotta in lingua italiana: “Il 10 ottobre 1595, io, don Luzio Abbamondi, arciprete di S. Martino in Solopaca, ho battezzato Giovanni Battista, figlio legittimo e naturale di Luzio Colangelo e di Videnzia Di Mezza, nato il giorno 7 dello stesso mese, da legittimo matrimonio. Giulio Vacca e Camilla Fasano, sua moglie, fecero da padrini”.

Si presume che la costruzione dell’attuale Chiesa abbia avuto inizio alla fine del sec. XV e sia andata completando nel corso dei tempi. Appunto a quel secolo gli esperti di arte antica fanno rimontare il bellissimo fonte battesimale in pietra viva. L’ampia scalea, in due versanti, di acceso alla Chiesa, è tutta di pietra bianca lavorata ed è dello stesso stile della di S. Martino V. in Cerreto Sannita. L’antico cimitero era adiacente al sacro tempio, corrispondente allo spiazzo, antistante all’attuale abitazione di Casimiro Leone. Nel menzionato “Libro delle misure e piante” è riprodotta la pianta della Chiesa, avente in origine una sola navata, con i seguenti confini: “ad Est con via S. Martino, detta Sauci, a Sud con l’ando vicinale e con i beni dell’Università di Solopaca e con il giardino della Chiesa, a Nord con il corso S. Martino”. Non esistevano ancora la sagrestia, il campanile e le due navate laterali. La Chiesa è formata a croce latina e in antico era di regio patronato.

 

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