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   San Gregorio Matese: storia generale

 

Autonomo da Piedimonte 1l 17 Luglio 1748, il 2 Marzo 1954 s’intitolò al Matese cui appartiene, e del quale è rinomato centro turistico.

Senza ripetere quanto si dirà sulla chiesa di S. Gregorio, che ha finito col dare il nome al paese fino al ‘300 detto «Monte Pedùccoli» e «Petacchia», si ricorda che il casale, già cristiano nel secolo VI, dipendeva dalla parrocchia del castello di Piedimonte.

La devozione speciale non andava per il Papa Gregorio I, titolare di una chiesa monastica sul luogo.

 

Cresciuta la popolazione, da circa dieci stirpi ramificate, nel 1596 fu eretta la parrocchia autonoma sul posto, non dipendente da Castello, né dalla chiesa monastica.

È di quell’anno la costruzione della chiesa del popolo, dedicata alla Madonna delle grazie (2 Luglio), come ricorda una lapide già murata nell’architrave della porta, da tempo murata sotto il campanile, e oggi introvabile.

Diceva:

HAEC EP. (o EC.?) QUA (o QUAM?) COMUNITAS ET HOMINES S. GREGORII PRO EORUM COMODITATE S.V.S.M.D.G. PROPRIIS EOR. LAB. PEOR (?) D.V.F.A.D. 6 APR. 1596.

 

È riportata certamente scorretta e pure commuove: il pensiero vola agli umili, poveri e religiosi pastori del Matese, e li vede partecipare col lavoro personale, PROPRIIS EORUM LABORIBUS alla fondazione, alla costruzione della chiesa loro.

 

Primo parroco, anzi arciprete, fu don Vincenzo Zerro di Letino.

A don Raffaele Caso, il vescovo Puoti conferì per distinzione, il 6 Giugno 1832, nientemeno che la mozzetta papale di seta rossa bordata di ermellino!

E pure rimaneva la parrocchia più povera della diocesi, nella cui chiesa, all’Epifania, in tre sacchi  i pastori mettevano segala (e dal 1820 patate), con rustica cordialità per il patìno, sacerdote che li aveva battezzati.

 

È del Settembre 1949 il decreto della personalità giuridica della parrocchia, per poter accettare il legato di un fabbricato per fondare un oratorio.

 

Oltre alla chiesa parrocchiale e a quella non più esistente di S. Gregorio, ricordiamo: la cappella del Sacramento, trasformata recentemente in casa di abitazione, nonostante la bella decorazione barocca: nella Collettiva delle once del 1749 era ben dotata con 1022 pecore (a 1 carlino l’una), 220 capre (a 2 carlini), 38 vacche a (20 carlini) e anche cavalli vetturali (a 40 carlini); il Purgatorio che stava presso l’attuale belvedere; S. Croce, in alto, a m 878, al bivio delle due mulattiere di Matese (dal 1930 vi passa anche la carrozzabile), preceduta dalle edicole della Via Crucis, recentemente restaurata (1961), mèta la sera del Venerdì santo, di un raccolto e spettacolare rito; S. Antonio oltre S. Croce, a monte della carrozzabile per Matese, diruta.

 

Fra le tradizioni religiose s’impone quanto riguarda la beata Maddalena, Maria Maddalena Caso, monaca carmelitana morta in concetto di santità[1]. Fu tumulata alla presenza del vescovo Gentile in un ambiente adiacente al capanile, e in anno imprecisato le ossa furono portate al cimitero.

Contenta della sua povertà, invitava piante e animali a lodare Dio. Il cadavere sul catafalco si sarebbe mosso, tendendo la mano in segno di saluto. Le furono attribuiti non pochi prodigi.

 

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[1] L’atto di morte è del 20 Giugno 1793. Registro dei defunti della parrocchia, vol. II, pag. 398.