Notizie storiche su Roccaromana
(tratte da Raffaele Alfonso
Ricciardi, Roccaromana – Monografia storica, 1887)
■ Gli Svevi (pp.
48-49)
Intanto
papa Gregorio IX pretendeva che le Due Sicilie gli appartenessero per diritto
divino a causa della scomunica fulminata a Federico II. E mentre che questi
compiva il voto di combattere in Terra Santa, passando da una ad altra giornata
gloriosa, il Pontefice, per mezzo di Errico Re dei Romani, sparso ad arte la
notizia della morte del figliuol di Costanza in Oriente, attaccò i suoi stati.
Era dunque l’anno 1229, quando
l’esercito papale, partito da S. Germano dopo il 10 di Marzo, prese
innanzi tutto Mignano, e procedendo oltre ottenne il castello di Presenzano,
poscia occupò a viva forza Pietravairano, Roccaromana, antica terra de i
figliuoli di Pandolfo: Preta quoque per vim obtinet, ac totam terram
filiorum Pandulfi, usque Calvum, quot sunt, recipiuntur ad opus Ecclesiae[1].
Così adunque l’esercito papale per vim
ottenne Pietravairano ed il resto della baronia di Roccaromana: per conseguenza
questi paesi, parteggianti per l’Imperatore, erano ghibellini, ed i
soldati del Pontefice per sottoporli a loro, dovettero ricorrere alle armi.
Ma Federico, nel sentire siffatte aggressioni, volò
in Europa riconquistando innanzi tutto la Sicilia, poscia partito da Napoli
alla volta di Capua, cominciò a riprendere Calvi, abbandonata dall’armata
del papa, che non accorse alla difesa, et tandum Calvum recepit ad mandatum
et fidelitatem suam. Indi, mentre che il nemico non gli recava alcuna
molestia, passando per Riardo andò al Monastero di S. Maria di Ferraria, e Roccaromana,
Venafro ed Alife, ritornarono all’ubbidienza del Re: indique non
ostantibus hostibus, per Riardum habens transitum ad S. Maria de Ferraria venit
indemnis, ubi per triduum moram faciens Vairanum recepit, Alifiam et Venafrum,
ac totam terram filiorum Pandulfi[2].
Ma nel passaggio dello studio dalle cronache antiche
ai registri angioini, a noi manca addirittura la successione continua della famiglia
de Roccaromana.
Da Andrea (tempi di Guglielmo II) di cui si parla
nel libro del Borrelli, ad altro Andrea, che nei registri del Grande
Archivio ci appare sotto l’anno 1269, havvi un vuoto di circa 100 anni.
Le notizie in tutto quel periodo per noi sono scarsissime e volendo convincentemente
indicare l’altro feudatario, si deve per forza ritenere esser quello di
cui parla il Pratillo nel vol. 5° della Storia dei Longobardi del Pellegrino,
da lui annotata.
Difatti nel Necrologio Capuano, in mezzo ai nomi
degli altri signori della famiglia che ci occupa, sotto la data 21
Novembre… si riporta: Guilulfus de Roccaromana Comes.
Gli altri nomi non sono accompagnati da simile
appellazione, salvo uno solo, realmente signore della Baronia del quale si
parlerà in prosieguo – Essi sono:
5
Marzo… Landus de Roccaromana hic sepultus.
13 Giugno… Guimundus de Roccaromana – officium
et missa.
16 Giugno… Philippus de Roccaromana Comes
postea Monacus.
21 Novembre… Guilulfus de Roccaromana Comes.
Così pure di una novella abbadessa di S. Giovanni si
registra la morte della medesima famiglia, e di questa, come dell’altra
non se ne hanno novelle all’infuori del nome e della data del decesso: Marta
de Roccaromana ob: 6 Januar 1250[3].
La stella di casa Sveva declinava, il sacrificio
dell’infelice Corradino veniva consumato nella piazza del Mercato di
Napoli, ed alla dinastia degli Hohenstauffen subentrava quella degli Anjou di
Francia.