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32)     Pratella

 

 

Distrutto l’archivio svevo a Melfi da Re Carlo I nel 1266, solo da quest’anno possiamo trovare notizie d’infeudazioni dei paesi del reame. Da quest’epoca abbiamo notizie documentate di Pratella.

 

Se Pratella avesse fatto sempre parte della baronia di Prata sarebbe evidente il diminutivo derivato «la piccola Prata», ma siccome era un feudo a sé con regolare università da parte della popolazione, parrebbe piuttosto diminutivo generico «piccoli prati» senza riferimenti all’altro paese.

 

Molto dopo la troviamo parte integrante della baronia di Prata, e anche come frazione di quel comune.

 

Nel 1909 tornò autonoma.

 

Nel 1325 aveva arciprete e chierici, e la chiesa era dedicata alla S. Croce e a s. Nicola.

 

I confini della parrocchia vanno dal Volturno a Fontana S. Arcangelo escludendo Lenzate e Colleferro, alla linea di cresta delle colline di Torcino, fino al confine attuale con Prata. Comprendono circa due terzi del territorio comunale, mentre un altro terzo, Mastrati, ceduto a Pratella nel 1909 da Ciorlano, appartiene alla diocesi di Venafro.

 

Fra gli antichi arcipreti ricordiamo Robertus archipresbyter castri Pratelle, vivente nel 1377[1].

 

Una iscrizione sulla chiesa porta la data 1636. Fu rifatta nel 1738.

 

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[1] Caetani: Domus…, III, 45.