Giovanni Petella                       Home page

 

 

 

Medico e studioso dell’occhio (Giovanni Petella)

 

Cominciamo ora a guardare nel suo orizzonte culturale.

E teniamo presente che la personalità di uno scrittore appare da due elementi. Primo, l’argomento, la capacità di trattarlo, sviluppandolo, affiancandolo, opponendolo, inquadrandolo (più vasta è la cultura, maggiori sono queste possibilità). Secondo: l’azione del subcosciente che interviene nella trattazione dottrinale modificandola in parte, e rendendola tipicamente personale. Vedremo così accanto alla cultura impersonale scientifica anche quanto (scelte, gusti, stile) è irriducibilmente suo, del suo sentimento. Lasciamo i dati, le notizie, guardiamo al pensiero. Troveremo la mente vasta e profonda dell’uomo interiore.

La mente acuta del Petella trovò nella Medicina Oculistica l’applicazione principale fra le varie branche del spere, quella per cui anche oggi è ricordato dal popolo di Piedimonte, ben lontano però dall’immaginare che cosa racchiudesse la mente del vecchio dottore. Già dal primo capitolo s’è visto dove tendesse la sua specializzazione. Vediamo ora quanto realizzò.

In questo lavoretto di divulgazione non vi sarà che un cenno per ogni suo lavoro. La sua opera è imponente. Seguiamola nello svolgimento cronologico.

 

***

 

Molti studi gli furono richiesti da colleghi e da giovani medici. Contentarli era per lui un dovere. E così la cultura diveniva missione, perché era partecipazione ad altri, non isolamento[1].

Il medico Petella si annunzia col suo lavoro nel 1890: Insolazione e colpo di sole (Giornale medico del R. Esercito).

Lo studio minuzioso mostra già la vastità della cultura. “…il colpo di calore è il tipo classico di malattia climatica, essenzialmente legata all’azione di un elemento cosmico: il calore; l’insolazione ne è una forma clinica… anello di congiunzione fra le malattie funzionali ed qpiretiche del cervello e quelle organiche febbrili”.

L’anno dopo per incarico del Ministero – a soli 34 anni – compila una Relazione sanitaria dei Corpi della R. Marina durante il triennio 1887-89; e una seconda Relazine medico-statistica dall’83 al ’92, pubblica nel volume “L’Armata e l’Accademia navale; nel 1902 un Resoconto clinico-statistico del Reparto oftalmico dell’Ospedale di Marina di Napoli (Annali), ricco di ricerche oftalmometriche, di malattie oculari ed annotazioni cliniche. Nel ’98, al XV Congresso dell’Associazione oftalmologica italiana è presentata una sua terza Relazione sulle variazioni delle curve corneali.

 

***

 

I suoi periodi di servizio in Eritrea lo vedono subito applicato alla medicina coloniale. Scrive Le febbri climatiche di Massaua. Studio etiologico e critico (Giornale medico del R. Esercito 1892). Contraddicendo a valenti clinici, osserva che esse non vengono da paludismo. Agente sovran febbrigeno lì è il calore. Massaua ha un clima che impone variazioni fisio-patologiche all’organismo europeo. Febbri climatiche, tifoidi ed “effimere” derivano da autointossicazione.

Il valore dello studio sta nel rapporto fra clima, fisiopatologia e biochimica. Nel ’94 in collaborazione coi Generali Rho e Pasquale, fa uscire Massaua. Clima e Malattie.

È del ’93 L’ittiolo e i suoi usi terapeutici[2]. L’indagine sul ricavato per distillazione da certi schisti bituminosi (con opportuni trattamenti a base di zolfo), passa da chimico-farmaceutica a fisiologica, a clinico-terapeutica. Per opera del Petella l’ittiolo fu accolto nella Farmacopea ufficiale del Regno d’Italia.

***

 

Primo lavoro di oculistica fu Sulla schiascopia (Annali 1897). Schia in greco dice ombra, e S. è processo di manovra, è osservazione dell’ombra, per cui, dopo il riconoscimento della direzione in cui questa si muove, si porta all’occhio una lente correttiva, e si fa invertire il movimento. La trattazione è svolta nell’uso pratico, nelle osservazioni di rifrazione statica, nella spiegazione fisica dei fenomeni schiascopici. Un’estesa bibliografia la conclude.

È del ’99 un’indagine sul terribile glaucoma: Le variazioni delle curve corneali negli aumenti glaucomatosi della pressione interoculare, misurate coll’oftalmometro tascabile del Reid. Sono note cliniche, e in esse si parla dei vantaggi che dà un apparecchio allora poco noto. Vi aggiunse: Descrizione di un sostegno aggiustabile per l’oftalmometro del Reid (Annali ’99), e nel ‘902 una Istruzione pratica per servizi dell’astigmometro del Javal e Schiotz. Lo descrive, e risale al principio di Helmotz (1854): misurare un’immagine col metodo dello sdoppiamento.

Non si ferma mai. Nello stesso anno tratta: Sul valore terapeutico delle iniezioni associate, intravenose e sottocongiuntivali, di sublimato nella sifilide oculare (Annali ’99), un trattato presentato al XV Congresso oftalmico italiano, ed ammirato per la sua accuratezza. Il metodo intravenoso, da solo o associato al sottocongiuntivale, è indiscutibilmente il più razionale nella cura delle iriditi e irido-cicliti papulose. Termina con molta bibliografia.

Siamo al ‘900. Sugli Annali Don Giovanni pubblica le sue osservazioni e la cura di un caso rarissimo di Perioftalmite sierosa a dacrioadenite palpebrale suppurata.

 

***

 

Uscendo dallo stretto campo medico, fa seguire Sulla controversa questione del dilatatore della pupilla nei mammiferi e nell’uomo (Annali 1901). Sono ricerche istologiche, ed iniziano da questioni dibattute nell’800, se esista un muscolo dilatatore della pupilla. Le personali esperienze del Petella sull’occhio umano e su quelli del gatto e del coniglio, gli fanno concludere che il muscolo dilatatore è di origine epiteliale posteriore della pupilla ha finora occultato il vero stato delle cose.

Interessante memoria con tavole illustrative è Sullo stato attuale delle nostre conoscenze intorno alla funzione visiva retinica e cerebrale (Annali 1901). C’è un’interessante storia dell’Oculistica (vi si insiste sul valore degli italiani Maurolico e Della Porta), e in ispecie della retina (così chiamata da Gerardo da Cremona), e si va dall’antica Grecia a tutto l’800.

 

***

 

Lo studio sistematico gli ha dato tale competenza che ormai le pubblicazioni si seguono sempre più interessanti e numerose.

Sempre nel 1902 si ha il suo contributo alla casistica clinica Sopra un caso di oftalmoplegia recidivante del 3° paio, una forma morbosa, spesso a un solo occhio, della quale dai profani si parla come di malattia nervosa, ma che attraverso personale studio del Petella su un’operaria, egli costatò di derivazione non ereditaria, causata da disturbi sessuali, e di cui intravide la possibile concomitanza della paralisi del 4° e 6° paio col 3°: il veder doppio causava accesso isterico.

Segue subito Embolia dell’arteria centrale della retina (Annali 1902) causa di cecità repentina. Stabilita la differenza fra stravaso intervaginale dell’ottico ed embolia retinica, si esclude lo stravao. Pure in Settembre pubblica: Blefaroplastica in un caso di ectropio cicatriziale (Annali). Parla di una riuscita operazione, assistito dai medici Paterno e D’Amore, su un ragazzetto di Piedimonte, deturpato da scottatura. Espone varie forme d’innesto, e preferisce il processo per cui, trapiantato il lembo, non rimane di lato allo stesso alcuna perdita di sostanza.

Due mesi dopo eccolo trattare al XVI Congresso oculistico di Firenze Sull’oftalmia simpatica e sui criteri che ne stabiliscono l’origine e la natura per gli effetti medico legali (La Clinica oculistica). Alla teoria infettiva è seguita l’idea tossica. In questo lavoro ci si spinge dalla medicina pura a benefiche applicazioni sociali. Abbiamo così idea delle irrisorie pensioni di allora (90 centesimi al giorno), ma anzitutto atterrisce il fatto che una lesione di un occhio agisce sull’altro.

 

***

 

Ormai medico capo, scrive su I sintoni oculari della neurastenia (Bollettino di Oculistica). L’occhio è “specchio dell’anima”, e il Petella, corredando lo studio di ricca bibliografia, asserisce che l’astenopìa muscolare accomodativa e nervosa, costituisce la base più salda per il giudizio medico-legale. Che ogni medico sia in grado di fare l’esame oculare come diagnostica generale.

Contemporaneamente ha preparato Sull’impulso accomodativo consensuale (Bollettino di Oculistica 1902). Osserva che non è sicuro un nucleo centrale unico per due muscoli di accomodazione; sono due nuclei, uno per ciascun sfintere, associati fra loro. Per l’Archivio di Oftalmologia ha preparato intanto Emianopsia bilaterale omonima destra e cecità verbale; e per lo stesso periodico Una centuria di malattie oculari a fondo scrofoloso trattate colle iniezioni ipodermiche jodo-jodurate. Vi analizza 100 casi, e addita nello jodo intus et extra il rimedio sovrano antiscrofoloso. Col mercurio e la chinina, dice, lo jodo forma la triade redentrice dell’umanità sofferente. Dalla scrofola fa derivare la congiuntivite fittenulare e la cheratite. Segue un’interessante storia clinica in Morbo di Pott guarito colle iniezioni jodo-jodurate (Policlinico). Così si chiude il fecondo 1902.

 

***

 

La dotta lezione pratica per la Libera Docenza, svolta il 25 Aprile 1903, innanzi alla Facoltà medico-chirurgica di Torino Terapia delle affezioni delle vie lagrimali, raccoglie tutta la storia della terapia da Galeno ai giorni nostri. Al XVIII Congresso della Società oftalmologica a Roma tornerà sull’argomento con Sull’estensione e sul valore clinico del metodo conservativo nella cura delle dacriocistiti, ed esporrà i metodi di cura o distruttivi o conservativi (che egli preferisce). Al tempo stesso, al XVI Congresso oculistico di Firenze tratta Sulla tubercolosi della congiuntiva oculo-palpebrale. All’intervento chirurgico radicale egli preferisce una “parziale e graduale distruzione delle parti infiltrate”.

C’è una sosta, e nel ‘906, dopo il XVIII Congresso oculistico di Napoli, pubblica Sull’opportunità di una intesa comune circa il trattamento delle malattie delle vie lagrimali. Vi propugna anzitutto di modificare lo stato patologico, e poi agire colle sonde cave del Bowman, o meglio coll’irrigazione. Medicina migliore è il tachiolo.

Ed eccolo al tracoma.

C’era stato il I Congresso a Palerno per la lotta contro “questo vero flagello delle classi povere”, e il Petella vi aveva esposto una distinzione d’interesse anche sociale per operai ed emigranti. Trattando Sulla importanza clinica e sociale della diagnosi differenziale fra le granulazioni tracomatose vere e le false (Annali), fece distinguere la forma di congiuntivite granulosa dall’altra follicolare linfatica, le cui granulazioni, vere istologicamente, sono da ritenersi false nel senso clinico. Ritornò sull’argomento con lo studio Sulle indicazioni dell’intervento chirurgico (raschiamento e forcipressione) nella cura del tracoma (Annali). Petella preferisce il raschiamento mite associato alla spremitura e seguita da applicazioni medicamentose. La pinzetta di Knapp (roller forceps) perfezionata, è lo strumento più adatto, e il metodo migliore è quello “combinato” chirurgico-medicamentoso.

 

***

 

Per alcuni anni Don Giovanni si dedicò alla storia delle scienze e alla medicina generale e, com’era sua abitudine, pubblicò studi ed esperimenti: Sul trattamento dei nefritici cronici (The American Journal of the Medical Sciences ‘916); Considerazioni etiologiche e critiche su vari casi di ascesso pararenale (Annali), Etiologia e profilassi del tifo petecchiale (Annali 1916). La puntura del “terribile esapodo succhiatore” dei 100.000 russi nella guerra con la Turchia (1878), e dei 30.000 serbi (1915), è studiata nella trasmissione del germe e nella profilassi adatta. Pure su Annali, nel ’16 tratta A proposito di alcuni casi di meningite cerebro-spinale.

 

***

 

Il Maggior Gen. Petella è ormai Direttore degli Annali di Medicina Navale e Coloniale (1916-22), e si dedica specialmente al cuore. È del ’17 il bel lavoro: I nuovi orizzonti della fisiopatologia del cuore: tutta la rassegna degli studi, e un’amplissima bibliografia. Non si ferma lì. Tutto quello che studiò sul cuore, l’illustre clinico sintetizzò nel ’21 in Le malattie del cuore secondo le vedute moderne, Napoli 1° edizione 1921, 2° edizione 1922. In 340 pagine, “frutto di alcuni anni di studio”, tratta di fisiopatologia del cuore, di terapia di malattie cardiovascolari; segnala i più sicuri rimedi, dichiarando “troppi” quelli apprestati dalla Chimica industriale. Dichiara di preferire le cure fisiche che, ben applicate, valgono a scongiurare l’insorgenza dello scompenso cardiaco. Dà importanza all’alimentazione “la chiave di volta di tutta la cardioterapia, ancor più delle complicazioni renali, parte integrante dell’igiene…”. “La disintossicazione dell’organismo… sta a caposaldo di tutte le cure… è anzi una cura per sé sola”. E altrove: “Disintossicare, significa curare il sangue… perché è esso che guarisce ogni malattia col rifornimento delle sostanze nutritive, organiche ed inorganiche…”. Certo la miglior dieta è quella vegetariana, ma è difficile applicarla. “La civiltà dei secoli in noi accumulata, ci ha creato un ambiente, artefatto colle nostre mani, denaturando l’organismo umano dalle sue origini” (pag. 336). Il famoso prof. Cardarelli, dopo letto con grande ammirazione il libro, augurava che fosse letto non solo dagli studenti, ma “anche dai medici pratici che vogliono aver conoscenza perfetta della nosologia cardiaca, e saper curare le forme diverse delle cardiopatie”.

Insistendo sull’alimentazione, il Petella, cultore di scienze biologiche, pubblicava Cereali e vitamine (Roma 1922), circa 200 pagine di argomentazioni sintetiche, precise, esaurienti. Localizzava “il combustibile della macchina umana” non tanto nell’alimento quanto nei sali minerali vitalizzati. E partiva dalla struttura, dalla macinazione, dalla preferenza del pane nero sul bianco (sconosciuto agli antichi). “La civiltà ha invertito i bisogni, ma anche pervertito i gusti del genere umano” (pag. 26). “L’uomo è ciò che mangia, ma non sa alimentarsi”. E così, trascorrendo dall’analisi dei cereali a certe patologie ad es. la pellagra, ed alle cause avitaminiche (vastissima bibliografia), conclude con la necessità del nutrimento vario, con la dottrina delle vitamine, e sul regime monofagico con le sue conseguenze. Scopo del libro? “Le lavorazioni industriali depauperano l’alimentazione umana” e qui il medico s’innesta al biologo: “Il problema della vita è in fondo un problema di biologia cellulare, e i problemi biologici sono della più alta importanza per la fisiopatologia umana”, (pag. 185).

Gli anni passano, Don Giovanni incanutisce. E per riflesso i suoi studi, più che indagare, ricordano. Piglia il sopravvento la storia delle scienze.

Ultimi lavori d’indagine e di laboratorio sono: La microspia dell’occhio vivente (Annali 1923), e c’è l’opinione sua personale sulla lampada a fessura (Spaltlampe), con cui si vedono le alterazioni patologiche dell’iride. Un apparecchio utile per scoprire la cecità dei colori in rapporto alle strade ferrate e alla marina. Scrive pure: “La diagnosi delle malattie interne desunta dagli occhi (Annali 1924). “Vi sono in Biologia fenomeni meravigliosi ed enigmi profondi che la scienza non sa spiegare: l’iridoscopia è uno di questi problemi”.

Tratteggia così la diagnosi dei colori più o meno cangianti dell’iride, e dello spessore e dei segni naturali (linee bianche, nubecule, sfumature, macchie nere…)[3]. L’anno dopo in Questioni oculistiche approfondisce l’argomento: e nel ’33, con La Neosolfoterapia (Annali), partendo da un papiro egiziano della XII Dinastia – 21 secoli a. C. – “antico sempre nuovo”, insiste sulle moderne terapie a base di zolfo.

È questo l’ultimo lavoro.

 

***

 

Un giudizio sulla sua opera di medico dell’occhio?

L’analisi di tanti aspetti della patologia e della terapia oculare, l’indagine su tanti casi particolari, lo studio e il confronto di centinaia di opere, sono lì a testimoniare acume, competenza, approfondimento, revisione, sistematicità.

Sappiamo che ogni scienza non è ferma, che la medicina rinnova metodi, e muta balsami e prassi operatorie, man non siamo qui per i confronti. L’opera dell’illustre clinico e scrittore, membro della Società oftalmologica italiana, rimarrà intramontabilmente la manifestazione di un’intelligenza fuori del comune, di una cultura vastissima, di una serietà scientifica, tali da ammirare semplicemente, e rimarrà apporto notevole, indagatore e soprattutto didattico, nella conoscenza di quanto la meravigliosa macchina (ma anche fragile) della visione, inesauribilmente manifesta e richiede.

 

Giovanni Petella                       Home page

 

 



[1] Da “Lo stato di servizio e l’opera scientifica del prof. G. Petella” si ha notizia di altre pubblicazioni oggi introvabili: Sul cistoscopio elettrico del Nitze; Sullo strofanto, allora (1888) nuovo cardiocinetico; La fenacetina; Sul veleno haya e sul wabajo delle frecce dei Somali; Sul creosoto puro di faggio nella cura della tubercolosi polmonare; La bollitura degli strumenti chirurgici; Sul trattamento della ferita nel taglio operativo della cataratta; Sui rapporti fra meningite crupale e meningite cerebro-spinale; Sui fagociti e la fagocitosi; Sul fonografo applicato alla diagnosi fisica delle malattie cardiopolmonari.

[2] Dato il carattere divulgativo di questo scritto si danno per il pubblico alcuni vocaboli greci (tutti i termini scientifici sono presi dal greco), ricorrenti nei titoli delle opere seguenti: logia da logos, vale scienza, algia = dolore, metria da metron = misurazione, scopia = osservazione, patìa da patos = sofferenza, terapia = cura, urgìa = operazione. Blèfaros = palpebra, cardias = cuore, ètios = causa originaria, clinicos e iatròs = medico, òftalmos = occhio, embolia = cuneo (occlusione di vaso sanguigno), plegìa = colpo, rottura, dàcrion = lagrima, glaucoma = riflesso azzurro (che denota la speciale malattia), nèuron = nervo, astenìa = debolezza, tràcoma = asprezza (granelli sulla congiuntiva), nefròs = rene, da cui nefrite = infiammazione dei reni, mènings = membrana (dell’encefalo e del midollo), perì = intorno, adèn = ghiandola da cui adenite = infiammazione delle ghiandole linfatiche, ecc.

[3] Il Carucci in Diagnosi iridea diceva degli studi del Petella: “Essendo stato solo ad interessarsene in modo speciale fra tanti ufficiali medici superiori, circondato dal profondo silenzio dei celebri clinici che sembra termino l’elevazione dei medici, meriterebbe un monumento come amatore e propagatore della ricerca della verità”.