© Edizioni A.S.M.V. Via Sorgente, 6
81016 Piedimonte Matese (Ce) Tel. 0823 543 283 |
Proprietà
letteraria riservata all’autore |
Si ringraziano per aver facilitato
questa pubblicazione: Comunità Montana “Zona del Matese” Banca di Credito
Popolare - Filiale di Piedimonte Matese Associazione Arcobaleno ONLUS Aurora
Assicurazioni S.P.A. - Agenzia Generale di |
Angelo Mattielli Supermarket
D’Abbraccio Giacomo Oreficeria Tedesco di Silvio Vitagliano Sigg. Addolorato
e Pino Raucci Farmacia Dott.ssa Marta Conte - Benevento Tutto Casa di
Scasserra Alessandro |
A mia moglie Emilia Florida Orsi, che
ha saputo infondere nei nostri figli le migliori virtù ed i forti sentimenti
religiosi ereditati dalla sua famiglia; |
alla comunità piedimontese che mi ha arricchito di alti valori
morali e civili; |
ai miei alunni di allora ai quali, oltre a indicare la via
dello studio per la valorizzazione dell’uomo, ho sempre cercato di insegnare,
soprattutto con l’esempio, i principi fondamentali ai quali bisogna ispirarsi
nella vita. |
“… fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtude e conoscenza” |
Dante Alighieri (Inf. XXVI, 119, 120) |
“Il Paese che non produce conoscenza è destinato a regredire” |
Umberto Veronesi
(Trasmissione televisiva di Piero Angela dell’8 settembre 2005, in favore di
Telethon) |
PRESENTAZIONE
|
Maestro, noi sappiamo che sei sincero e insegni la via di Dio
secondo verità… |
(Mt. 22,16) |
Di solito chi deve scrivere la
presentazione di un volume, soprattutto di un lavoro che raccoglie i frutti
di un’esperienza di una vita, si trova nella necessità di scegliere tra due
vie: la prima è quella di aiutare il lettore a leggere ed a comprendere il
libro e a trarne indicazioni utili, l’altra entra nel merito delle questioni
poste dall’autore e porta a fare una critica ragionevole e ragionata del
libro stesso ed a giudicarne il metodo, il contenuto, le conclusioni, etc. |
Per molte ragioni credo di dover
optare per una terza via, soprattutto perchè il lavoro del Prof. Parillo
merita, da parte del lettore, una attenzione “non mediata”: esso è frutto di
una passione viva per la propria missione di educatore, è la sintesi
dell’esperienza di un uomo che ha “insegnato” con fervore sempre nuovo e che
ha esplorato l’animo del fanciullo con uno spirito sempre proteso alla
scoperta, consapevole |
di
essere partecipe del momento più importante nella |
formazione di quel grande miracolo che
è l’uomo. |
Nel lontano 1973 ho avuto la fortuna
di incontrare, io fanciullo, il Professore Parillo, a cui fui affidato per
portare a compimento gli ultimi due anni del ciclo di istruzione elementare.
I miei occhi lo riconobbero subito come secondo papà. Era rassicurante, un
punto fermo, sicuro, mai severo. |
In quegli anni il maestro aveva un
ruolo fondamentale nella formazione delle coscienze, l’aspetto pedagogico
dell’opera dell’insegnante era ancora preminente. Il maestro elementare
doveva tener di conto che il suo intervento non poteva limitarsi alla
trasmissione della conoscenza, delle basi dell’aritmetica o della grammatica.
Doveva curare una sensibilità particolare ad ascoltare e percepire i piccoli
segni che noi bambini o le nostre famiglie lasciavamo passare. Famiglie
buone ma famiglie semplici, dove il ruolo educativo veniva espletato
attingendo a valori grandi, immutabili, che affondavano le loro radici
nell’educazione cristiana e nell’onestà di chi aveva lottato molto per andare
avanti nei difficili anni del dopoguerra. Noi, giovani generazioni |
dell’Italia del benessere, chiedevamo
molto e molto ci veniva dato. Con grande sacrificio. Anche dalla scuola, dal
maestro. Eravamo, allora, ancora certi che la scuola era orientativa ed
educativa, prolungando quella azione familiare che, naturalmente, spetta ai
genitori e che abbracciando tutto l’uomo non può prescindere da quei valori
che prima citavo. |
Non sembri perciò forzata la citazione
evangelica d’apertura. Il maestro io l’ho visto così: sincero, compagno di
via, testimone di verità. |
Dopo gli anni di studio a Piedimonte,
l’università prima e la vita da adulto poi, con i suoi problemi, le sue
distrazioni, mi han fatto perdere di vista il “mio maestro”. Due anni or sono
i nostri occhi si sono riconosciuti. Un giorno si presenta da me, in biblioteca,
questo distinto signore, chiedendomi informazioni per una sua ricerca sui
culti dell’agro trebulano. Ci parliamo, ci ascoltiamo, ma nel profondo dei
suoi occhi riconosco quel senso di bontà e sicurezza che mi aveva affascinato
da piccolo. Gli occhi di entrambi diventarono lucidi. |
Senza paura di apparire retorico,
auguro anche ai giovani di oggi di poter riconoscere, nella profondità |
di
uno sguardo, le proprie radici, i propri maestri. |
Sarebbe questo un segno che famiglia,
scuola, chiesa, assolvono ancora il compito fondamentale di lasciare un segno
tangibile nella costruzione dell’uomo, nella costruzione del domani. |
Da
parte mia ringrazio Dio per l’opportunità di questo re-incontro, ma una parola
di vivissimo ringraziamento la debbo soprattutto a Lei, carissimo maestro,
che, sorprendendomi con la Sua richiesta, mi ha permesso di presentare questo
lavoro, al quale, io come tutti gli altri suoi allievi, sono orgoglioso di
avere contribuito. |
Luigi Arrigo |
PROLUSIONE |
La Città di Piedimonte Matese è grata
al Prof. Vincenzo Parillo, figlio adottivo che nel suo prosperoso seno s’è
“arricchito di alti valori morali e civili”, per questa nuova fatica
letteraria che coinvolge una parte importante, svolta su suolo cittadino,
d’una pluridecennale attività di sensibile e raffinato educatore. |
Timidamente confessa, l’Autore, che il
primum movens è il tormento interiore che sempre lo ha assalito circa
i meccanismi anatomo-fisiologici, non tutti noti, dell’apprendimento, in
particolare quelli del-l’età evolutiva che lo interessano da vicino. |
Se con occhio sottilmente indagatore
scava nei meandri dello scibile umano esistente, è per rendere più agevole l’opera
del docente che, con piena cognizione di causa, può spianare il difficile
cammino del discente lungo le tortuose e magiche vie dell’apprendimento. |
Conoscere la struttura e le funzioni
degli organi e degli apparati del corpo umano significa utilizzarne al meglio
le potenzialità, al fine di raggiungere mete più ambite. E’ allora che è
possibile escogitare accorgimenti idonei per tener desta l’attenzione dei
discenti, |
atteso ch’essa cala fisiologicamente
dopo i primi sette minuti sino a raggiungere un minimo dopo la prima
mezz’ora; o che si sublimino i puri esercizi mnemonici, spesso considerati
inutili, eppure così tanto importanti perché strumenti più efficaci
nell’acquisizione del sapere; o che si presenti il sapere stesso, in ossequio
alla teoria psicologica della quantità limitata d’informazioni che la mente
umana può accogliere, in maniera precisa e concisa, senza distorsioni e
notizie superflue; od ancora che si tenga in debito conto la psicologia
dell’alunno nella dinamica del processo educativo, quando si voglia che
questo vada a buon fine; e si incoraggi l’autonomia di giudizio e di azione,
considerata non a torto unica fonte del vero sapere. |
Sono d’accordo, quindi, con Gino
Arrigo che questo lavoro sia espressione della passione viva che permea la
missione di educatore del Prof. Parillo e sintesi d’una lunga esperienza da
protagonista e d’una attenzione crescente, per niente sopita nel periodo
della collocazione a riposo, per le problematiche della scuola italiana che
l’Autore dimostra di conoscere bene ed affronta suggerendo ricette semplici
ed efficaci. |
Auguro,
per tanto, al Prof. Parillo, cui mi legano |
vincoli
inalterabili di affetto, di solcare vette più eccelse lungo la fascinosa via
della conoscenza, se è vero, come è vero, che la vera essenza del progresso
sia la costante verifica del certo. |
Piedimonte Matese, Aprile 2007. |
Dott. Attilio COSTARELLA già Vice Sindaco ed Assessore
alle Politiche Culturali della Città di Piedimonte Matese |
PREFAZIONE |
Nella mia lunga carriera scolastica
sono stato sempre tormentato dal dubbio su come avviene l’apprendimento in
genere ed in particolare negli alunni che frequentano la scuola, tanto che ho
cercato di capirlo studiando e riflettendo bene sul problema. |
Sono stato, poi, indotto a scrivere
queste note per offrirle alla considerazione di tutti coloro che si trovano
nella medesima situazione, specie genitori ed insegnanti, allo scopo di fare
un pò di luce su un argomento che sempre chiaro non è. |
Scolasticamente parlando il periodo
della mia piena maturità è coinciso con la mia permanenza presso l’edificio
scolastico “S. Domenico” di Piedimonte Matese, oggi intitolato all’insigne
magistrato Giovanni Falcone e precisamente dall’1 ottobre 1969 al 9 settembre
1981 per complessivi anni dodici, quando sono passato per concorso a svolgere
funzioni direttive in varie province italiane e cioè Torino, L’Aquila,
Frosinone, Caserta e Benevento. |
Come insegnante è stato proprio presso
il I |
Circolo di Piedimonte, unitamente ad
una scelta classe docente che ho fatto le cose migliori di tutta la mia
carriera, in campo didattico, grazie anche ai rapporti umani, assolutamente
affettuosi che si stabilirono con i colleghi e le famiglie degli alunni. |
Per tutti ho un grato ricordo per la
solidarietà dimostrata in tante circostanze, ma in special modo per il
compianto Enrico Caruso, che all’arte didattica univa quella della musica,
di cui era un appassionato cultore che metteva volentieri anche a disposizione
della scuola e non solo. |
Grazie soprattutto alle sue
qualificate prestazioni, infatti, e all’azione di stimolo da lui esercitata
potemmo organizzare nell’anno scolastico 1977/78 la prima vera
sperimentazione didattica programmata e portata avanti con la collaborazione
piena ed impegnata dei genitori, che culminò in una mostra didattica, alla
cui inaugurazione partecipò una grande folla e la televisione locale, nonchè
le autorità civili, religiose, militari e scolastiche che si complimentarono
per le esibizioni degli scolari. |
Il titolo era “Meravigliosa Italia”
che poi presentai come esperienza e discussi alla prova orale del con |
corso direttivo, riscuotendo i
consensi unanimi della commissione esaminatrice. |
Si era ai primi anni di funzionamento
degli organi collegiali, nati dai decreti delegati per la scuola pubblicati
il 31 maggio 1974, in applicazione della legge n° 477 del 30 luglio 1973,
dando inizio a quella democrazia scolastica tanto discussa negli anni
successivi. |
I temi trattati riguardavano la
geografia, la storia, i costumi, i personaggi famosi, canti religiosi,
maschere più rappresentative ed altro ancora. |
Tutto riuscì bene per le “magie”
didattiche poste in essere da tutti i docenti, ma in modo particolare dalla
signora Michelina Di Gosta, che si prodigò in modo veramente eccezionale in
quella vicenda. |
E’ noto che il plesso “S. Domenico”
era sistemato e lo è ancora in una vecchia struttura che nel passato era
stato convento domenicano, edificato forse su un precedente tempietto
dedicato ad Apollo, destinato a grande centro di spiritualità e di cultura di
primaria importanza per l’intera zona matesina.1 |
Ma
i secoli e gli avvenimenti avevano lasciato i |
1 -Cfr. Annuario 1977 dell’A.S.M.V.,
p. 73 e Dante Marrocco Piedimonte, Ed. Treves - Napoli 1961 p. 225. |
segni
del degrado sull’edificio tanto che all’epoca era ormai fatiscente e perciò
bisognoso di ristrutturazione urgente. Per questo motivo si costituì un comitato
di agitazione presieduto dall’ins. Domenico Di Marco in servizio a S. Domenico.
|
Ne facevano anche parte Enrico Caruso
ed il sottoscritto, nonchè alcuni genitori tra i quali il signor Luigi
Leonetti, che diede un valido contributo alla soluzione del problema. |
Le riunioni avvenivano presso la sede
dell’A.S.M.V. gentilmente messa a disposizione dal-l’allora Presidente prof.
Dante Marrocco. |
Così dopo laboriose trattative e
pressioni si ottennero dal Comune, a quel tempo amministrato dai sindaci ing.
Antonio Fossa e signor Ettore Pirolo, i lavori necessari che contribuirono a
rassenerare l’ambiente a tutto vantaggio degli alunni e delle rispettive
famiglie. |
Fu restaurato l’intero edificio negli
intonaci, pavimenti, copertura, servizi igienici, infissi ed impianto
elettrico, per renderlo effettivamente funzionale come plesso scolastico,
salvaguardando gli aspetti architettonici e turistici, di notevole importanza
sto |
rico-monumentale. |
Solo di recente è stata scoperta nel
sottosuolo del-l’edificio una grotta che è stata esplorata da diversi
speleologi locali e tra le altre cose sono state rinvenute ossa umane forse
di persone decedute a causa di epidemie verificatesi nei secoli scorsi. |
I lavori tuttora proseguono
alacremente da parte di squadre di volontari con l’obbiettivo di guadagnare
l’uscita al lato opposto. |
Tutto si svolge con l’assidua
vigilanza del signor Roberto Altobelli, il quale da sempre si prodiga per lo
sviluppo del museo civico, attiguo al chiostro, dove sono raccolti reperti
archeologici di inestimabile valore storico, tra cui lapidari da lui ben
sistemati con l’autorizzazione dei Beni Culturali di Napoli. |
A lavori ultimati certamente si
arricchirà la storia di Piedimonte e ne guadagnerà il turismo dell’intera
zona matesina. |
Occorre soltanto che ci sia maggiore
presenza e collaborazione da parte delle istituzioni e dei cittadini. |
E’ noto che il convento era stato
fondato da Sveva |
|
Modello di invito alla mostra |
|
Lavoretti
eseguiti dagli alunni nell’ambito della sperimentazione: le maschere
italiane. |
|
Costumi regionali. |
Marche |
|
Sicilia Friuli Venezia Giulia
|
Sanseverino, signora di Piedimonte e
pronipote di San Tommaso d’Aquino, a cui lo volle dedicato. |
Fu una grande scuola per molto tempo,
dove la gioventù piedimontese si potette formare. |
Rilevante il chiostro, una volta ricco
di affreschi che illustravano la vita di San Domenico di Guzman e di San
Tommaso. |
La Chiesa, di stile chiaramente
barocco, presenta un bel campanile, costruito all’inizio del ‘600 e un
portale antico, di pietra viva lavorata, come i sei scalini di accesso. |
L’alternarsi nell’edificio, nel
passato, di uffici e scuole di vario tipo, ha causato notevoli danni, per cui
del vecchio convento non è rimasto molto, perché tutto risulta deturpato o
distrutto. |
Oggi ospita il museo civico e
l’auditorium comu |
nale,
ricavato nel vecchio salone della scuola ele |
mentare ed è tuttura in piena
funzione. |
Questo era l’organico dei docenti
negli anni ‘70, più o meno stabile: diciotto docenti con una media di venti
alunni per classe e una popolazione scolastica complessiva di quattrocento
alunni. |
Gli uffici della Direzione didattica,
intanto, avevano trovato provvisoria sistemazione nel palazzo denominato
“grattacielo” in Via Nuova Monte Muto, II, di cui era titolare il direttore
didattico Vittorio Fortunato di Napoli, che sostituiva il direttore Vittorio
Landino di Gioia Sannitica collocato a riposo per raggiunti limiti di età. |
Successivamente la direzione del I
Circolo fu assunta dalla direttrice Luciana Alberti di Roma, alla quale
subentrò qualche anno dopo la direttrice Flora De Biase, piedimontese. |
La segreteria era affidata al prof.
Carlo Parillo, consorte della signora Alberti. |
Accanto alla direzione didattica
c’erano gli uffici dell’Ispettorato scolastico egregiamente diretto dal dott.
Italo Campanelli, funzionario capace e di grande spessore morale. |
Da
alcuni anni e precisamente dall’a. s. 1974/75 |
funzionava l’insegnante vicario, una
nuova figura introdotta dal DPR n° 416 del 31 maggio 1974 col compito di
sostituire il d.d. in caso di assenza o impedimento. |
La nomina era conferita dal direttore
ad uno dei quattro insegnanti eletti dal collegio dei docenti. |
Questo incarico fu tenuto
ininterrottamente dallo scrivente per tutta la durata della sua permanenza
nel plesso. |
Docenti in servizio a “San Domenico” nell’a.s. 1977/782 |
1) Anna Laurenza |
2) Ersilia Di Baia |
3) Maria Antonietta Linguido |
4) Raffaele Volpe |
5) Enrico Caruso |
6)
Colomba Rossi |
2 -Archivio privato
dell’autore. |
N.B. Le maestre coniugate
sono segnate col cognome acquisito, come risulta dai documenti scolastici
dell’epoca. |
7) Costantina Petella 8) Ettorina
Marrocco 9)Maria Gabriella Di Panni 10) Clotilde Zirpoli 11) Stella Plaitano
12) Concetta Tomaselli 13) Michelina Di Baia 14) Vincenzo Parillo 15) Bianca
Maria De Novellis 16) Mariolina D’Ambrosa 17) Elena Santoro 18) Maria Luisa
Civitillo |
Per quanto riguarda l’apprendimento,
tema centrale di questa trattazione, c’è da dire in via preliminare, che a
presiedere l’operazione è senz’altro il cervello che regola tutta la vita
dell’individuo, compresa l’attività pensante e tutto ciò che costituisce
oggetto di conoscenza. |
Pertanto bisogna chiamare in causa il
sistema nervoso. |
E’ da questo punto che parte la
ricerca, spiega le varie fasi del percorso per arrivare a far luce sul
fenomeno, almeno spero, di come si apprende, |
tenendo conto delle varie funzioni
mentali, in particolare dell’attenzione e della memoria. |
E’ chiaro che alla base non c’è nessuna
pretesa di carattere scientifico, ma soltanto intuizioni ed esperienze
personali, fatte “sul campo”, oltre che con lo studio continuo ed
appassionato su testi specifici e utilizzando buona parte della sua tesi di
laurea in pedagogia elaborata appunto sul tema dell’apprendimento, che gli
fruttò il massimo dei voti ed il plauso della commissione esaminatrice. |
Il titolo del libro, infine,
chiaramente metaforico, si propone in primo luogo di attirare l’attenzione
del lettore, ma vuole anche significare come sia difficile |
e faticoso rendere accessibile
l’apprendimento, indispensabile premessa per proseguire agevolmente il
cammino nei tortuosi sentieri della cultura. |
|
1)
Scasserra Alessandro |
2) Lo Bello Piervito |
3) Foggia Giovanni |
4) Arrigo Luigi |
5) Presente M. Arcangelo |
6) Riselli Giuseppe |
7) D’Allestro Sergio |
8) Roseti Antonio |
9) Ferrazza Corrado |
10) Pannone Leopoldo |
11) Cassella Caterina |
12) Bruno Massimo Antonio |
13) Marino Silvio Antonio |
14) Salomone Pietro |
15) Parnof Giovanni |
16) Natalizio Maurizio |
17) Antonucci Giovanni |
18) Orsi Antonio |
19) Mattielli Angelo |
|
1) Paolino Antonietta |
2) Perretta Tiziana 3) Schettino
Antonella 4) Iasalvatore Silvia 5) Ferrazza M. Teresa 6) Ceniccola Rosanna 7)
Macchiarelli Giovanna 8) Bottone Flavia 9) Bianchi Emidio 10) Laporta Antonio
11) De Rosa Raffaele 12) Pannone Marcello 13) Nardelli Marcello |
14) Gaudio Alberto |
|
15)
Ibello Giuseppe |
16) Pezzullo Domenico |
17) Zappoli Pasquale |
18) Raucci Giuseppe |
19) D’Abbraccio Angelo |
20) Grillo Carlo |
21) Zappoli Ferdinando |
A Cupa Carmine |
Prima
di essere trasferito al plesso “San Domenico” ho insegnato per l’anno
scolastico 1968/69 a Cupa Carmine3,
una piccola scuola di campagna, dipendente dall’unico Circolo didattico di
Piedimonte d’Alife,4 che fu sdoppiato con decorrenza 1
ottobre 1969, creando anche il secondo Circolo, a cui fu affidata la scuola
in questione.5 |
Si trattava di una pluriclasse di tipo
rurale, rite |
3 -La denominazione è dovuta
alla presenza nelle vicinanze del locale dove funzionava la scuola, di una
piccola cappella dedicata alla Madonna del Carmine, posta all’incrocio della
vecchia strada che da Piedimonte conduce ad Alife. |
4 -Il suffisso “d’Alife”
venne cambiato in “Matese” con decreto del Capo dello Stato n. 711 del 13
Agosto 1970. |
5 -Cfr. Storia della
scuola elementare a Piedimonte, edito a cura del II Circolo di Piedimonte
Matese - 2004. |
nuta
dagli esperti dell’epoca una “mostruosità |
pedagogica”. |
In effetti presentava enormi
difficoltà per la presenza di tutte e cinque le classi, anche se il numero
non era elevato, poichè gli alunni iscritti e frequentanti erano soltanto
sedici. |
|
La Cappella |
Elenco
degli alunni |
Classe I |
1) Bettino Giovanni 2) Ragucci
Alessandro 3) Ragucci Antonio |
Classe II |
1)
Ferrante Marcello 2) Iannotta Franco 3) Iannotta Patrizia 4) Martino Patrizia
5) Santoro Annarita 6) Ventura Franco |
Classe III |
1)
Bettino Angelo 2) Federico Fernando |
Classe IV |
1)
Paterno Dora 2) Ventura Antonio |
Classe V |
1) Bettino M.Consiglia 2) Iannotta M.
Sofia 3) Ragucci Celeste |
|
Le
difficoltà erano nell’organizzazione didattica |
per insegnare in contemporanea agli
alunni di tutte le classi che ovviamente avevano programmi diversi. |
A parte che a volte alcune attività
potevano essere comuni a più classi, ma poi l’insegnamento si poteva fare
anche su base individuale proprio a causa dell’esiguità e dell’indole buona
degli scolari. |
Così i risultati sono stati
sorprendenti perchè nel profitto i traguardi raggiunti andavano ben al di là
delle aspettative. |
Per esempio era facile notare che gli
alunni della seconda classe eseguivano benissimo la divisione col divisore di
due cifre, che faceva parte del programma di quarta. |
Così accadeva anche per il programma
di storia e di altre materie di studio che si aveva l’opportunità di
ascoltare in classe. |
In sostanza un tipo di scuola fuori
del normale, ma a determinate condizioni si potevano ottenere buoni
risultati. |
Praticamente oltre al normale
apprendimento delle nozioni programmatiche avveniva anche una sorta di mutuo
insegnamento fra gli stessi alunni. |
Non
è che voglia fare l’elogio di una scuola certa |
mente atipica, poi giustamente
abolita, ma sta di fatto che ho potuto riscontrare anche delle rilevanti
positività. |
La
scuola era dotata di una cassetta di pronto soccorso che nel corso dell’anno
scolastico si rese necessario usare parecchie volte per inconvenienti di
vario tipo. |
Il
materiale in essa contenuto era il seguente: |
Un bollitore alluminio con fornello ad
alcool |
Un flacone politene cc.250 alcool
denaturato |
Un flacone acqua ossigenata cc. a 12
vol. |
Una siringa in astuccio cc.10 |
Quattro stecche per fratture |
Una siringa in astuccio cc.2 |
Una matita per punture insetti |
Una bacinella reniforme |
Un laccio emostatico |
Spilli di sicurezza |
Polvere sulfamidica |
Due pinze anatomiche, un bisturi e una
forbice |
Pomata antiustioni (ossido di zinco) |
Due cerotti adesivi mt.1 x cm 5 |
Quattro pacchi di garza idrofila |
Un portasapone con sapone |
Una fiala contenente 2 fiale canfora,
3 fiale vitamina K (coagulante), 2 fiale sparteina, 2 fiale caffeina, 2
fiale adrenalina, 2 fiale ammoniaca. |
Dieci aghi per iniezioni inox
assortiti |
Cinque dosi da lt.1 liquido Dackin |
Una scatola da 5 fiale con cc.5
tintura di iodio |
Due bende garza idrofila |
Dieci pacchetti da 5 compresse garza
idrofila sterile 10x10 |
Cinque pacchetti da 25 compresse garza
idrofila sterile 10x10 |
Quattro bende di garza 5x5 |
Due bende di garza idrofila 5x7 |
Cinque pacchetti di cotone idrofilo
compresso da g. 50 |
|
Piedimonte Matese: il
Municipio. |
|
Lo stemma del Comune |
CAPITOLO
I |
LE VIE DELL’APPRENDIMENTO |
Il sistema nervoso |
E’ quel meraviglioso complesso di
funzioni che presiede a tutte le attività del nostro corpo. |
Tutto ciò che si svolge all’interno
del nostro organismo, infatti, è sotto l’autorevole controllo del sistema
nervoso,che compie il suo ufficio con esattezza meticolosa. Proprio come il
comandante di un esercito che riceve notizie e trasmette immediatamente
ordini precisi. |
Il sistema nervoso è collegato a tutte
le parti del corpo mediante cordoncini, chiamati nervi, che si dividono e
suddividono in filamenti sottilissimi che arrivano dappertutto e che
costituiscono la grande rete nervosa, che dà vita al nostro corpo. |
I sensi sono di due specie: di senso e
di azione. |
I primi hanno l’incarico di avvertire
il cervello delle necessità di tutti gli organi, perchè possa prendere gli
opportuni provvedimenti. Gli altri eseguono puntualmente gli ordini del
cervello. Questo scambio di messaggi tra gli organi del nostro corpo ed il
cervello può avvenire sempre, anche quando si dorme, perchè i centri nervosi
sono sempre in funzione. Infatti se una mosca ci |
disturba mentre sonnecchiamo, i nervi
di senso subito avvertono il cervello, il quale dà disposizioni ai muscoli
del braccio per scacciare l’inopportuna ospite. |
Il sistema nervoso si può dividere in
due parti: |
a) centrale, che comprende tutto il
contenuto della scatola cranica e quello della colonna vertebrale, cioè il
cervello ed il midollo spinale. |
b) periferico, che è una diretta
emanazione di quello centrale, costituito da sottili, ma solidi filamenti,
che abbiamo definito nervi e che arrivano in tutte le propaggini del nostro
corpo. |
Come ogni altro organo, anche il
sistema nervoso è formato da cellule, le quali, si differenziano da tutte
le altre per la loro forma particolare. Tutte emettono dei prolungamenti
irregolarmente stellati,chiamati protoplasmatici, di cui il più lungo prende
il nome di cilindrasse. L’insieme di questi prolungamenti della cellula, o
cilindrasse, formano la rete dei nervi. Essi variano in lunghezza: a volte
sono lunghi pochi centimetri, a volte dei metri. Nella maggior parte hanno
colore bianco lucente. |
|
Le cellule nervose |
Il cervello |
Il cervello rappresenta il centro di
tutto il sistema nervoso. E’ presente in tutti quanti gli animali, ma in dimensioni
diverse. Qualunque sia la grandezza, però, è sempre sufficiente per la
necessità del corpo che esso governa. |
Struttura |
Il cervello dell’uomo è contenuto in
un involucro, detto cranio, che ha una funzione protettiva con le sue ossa
larghe e piatte. Al cervello, poi, è collegata una lunga serie di ossa
circolari formanti la colonna vertebrale, in cui si trova il midollo spinale.
Sia il cervello che il midollo spinale, oltre all’involucro osseo, sono
protetti anche da membrane, che si susseguono l’una all’altra, formando un
sacco chiuso. |
La più estesa di quelle membrane è
detta dura madre, che sta a diretto contatto con la superficie ossea ed è
liscia e splendente. Al di sotto di essa si estende una membrana più sottile
e delicata, chiamata aracnoidea. |
Infine la terza, la più interna di
tutte e tre, non solo racchiude la materia celebrale, ma si introduce in
tutte le insolcature e, sebbene sottilissima, contiene un’infinità di vasi,
che contribuiscono a nutrire il cervello. Forse per questo viene chiamata la
pia madre. |
Dalle aperture del cranio e della
spina dorsale escono i nervi,che collegano tutte le parti del corpo col
sistema nervoso centrale, che presiede a tutte le funzioni. |
La
massa celebrale di colore rosa-grigiastro, molle |
al tocco, è quasi spappolabile. E’ lì
che si concentrano tutte le facoltà fisiche e psichiche del nostro organismo.
|
Il cervello è diviso da una fessura
mediana in due emisferi uguali, collegati alla base da una porzione di
mezzo, detta corpo calloso. La superficie dei due emisferi presenta delle
ripiegature e insenature che variano di profondità e lunghezza. E’ proprio
su questa superficie che si sono fatte le più disperate congetture
riguardanti le possibilità intellettuali dell’uomo. |
Ad un esame comparativo con quello
degli altri animali inferiori della scala zoologica, il cervello umano appare
più ricco di circonvoluzioni, e perciò più complesso. |
Sezionando la massa celebrale si può
notare che la superficie esterna è uniformemente grigia, ricca di cellule
nervose, che sono i prolungamenti delle cellule. E’ il mantello grigio
celebrale che contiene i centri nervosi più importanti, mediante i quali odoriamo,
parliamo e possiamo avere la meravigliosa sensazione del tatto. |
Questa
parte grigia, che abbonda di cellule nervose, si |
riscontra soltanto nel cervello
dell’uomo. In quello degli animali si possono notare delle fibre, molto meno
sviluppate. Il che significa che solo l’uomo possiede quegli elementi
nobilissimi che lo rendono l’essere superiore fra tutti i viventi. Dentro al
cervello, al di sotto del corpo calloso, si trovano anche delle cavità, in
numero di tre, dette ventricoli cerebrali. Dette cavità sono in comunicazione
con il foro, che si trova verso la superficie inferiore del cervello e si
chiama appunto foro cerebrale. |
In questo foro si trovano delle
prominenze, divise a mò di croce: sono i corpi mammillari, che raccolgono
nel loro paio anteriore una piccola ghiandola, la epifisi (o pineale). |
Le tre cavità, cui s’è accennato, si
distinguono in una mediana, direttamente sotto il corpo calloso e le altre
laterali, che si internano nei due emisferi cerebrali, a guisa di corna, ed
in essa si notano delle prominenze che hanno una grande importanza nei
riguardi dell’attività del cervello. |
Questi piccoli organi prendono il nome
di corpo striato e talamo ottico, costituiti di sostanza grigia all’esterno e
bianca all’interno. |
Di
questi cumuli ce ne sono parecchi nel cervello e sono di capitale importanza,
poichè formano dei centri nervosi delicatissimi. |
Tutta
la massa cerebrale è divisa posteriormente in due parti da un solco
trasversale. Una costituisce il cervello vero e proprio, di cui si è detto, e
l’altro, di dimensioni minori, che si trova nella parte posteriore, è detto
cervelletto, il quale svolge una funzione ausiliaria. |
|
Rappresentazione schematica del
cervello. |
Il cervelletto |
Fra il cervello ed il cervelletto si
trovano il ponte di Varolio, costituito da due porzioni cilindriche ed appiattite,
unite fra di loro, ed i peduncoli cerebrali, una specie di braccia unitive
gettate verso gli emisferi cerebrali. |
Il cervelletto si distingue subito dal
cervello, poichè la sua superficie è ricca di giri stretti che corrono
quasi regolarmente in senso trasversale e paralleli tra di loro. I suoi due
emisferi sono uniti tra loro da una porzione mediana, larga e infossata,
sopra la quale passano, senza interrompersi, i giri degli emisferi del
cervelletto a guisa di un bruco, tanto che a questa parte è stato dato il
nome di verme. |
Anche il cervelletto è formato da una
cavità: il quarto ventricolo, costituito dal verme e dal midollo allungato,
che è la parte più alta del midollo spinale. |
La sostanza grigia di questo piccolo
cervello penetra molto in profondità, lasciando un deposito midollare
bianco, che assume un aspetto originale. |
Infatti eseguendo una sezione del
cervelletto si può osservare che la sostanza bianca appare come un tronco di
albero, dal quale si dipartono tanti rami. E’ per questo motivo che prende il
nome di albero della vita. |
|
con l’albero della vita. cerebrale. (Veduta l. d.) |
In sostanza il cervelletto è un organo
ausiliario del cervello. Alla corteccia cerebellare, costituita da neuroni e
spazi sinaptici, arrivano numerosi impulsi, che esercitano una funzione
eccitatrice ed inibitrice sulle varie cellule. |
In
particolare il cervelletto presiede alla funzione dell’equilibrio. |
Il midollo spinale |
Il midollo spinale è la parte più
semplice del sistema nervoso, tra quelle finora descritte e sta in unione
col cervello mediante il midollo allungato. |
|
E’ un lungo cilindro segnato da vari
solchi, che lo dividono a parti simili a cordoni, tra i quali quelli che
maggiormente risaltano sono il solco anteriore e quello posteriore. |
Complessivamente i cordoni midollari
sono 6: due anteriori, due posteriori e due laterali. |
A differenza delle altre parti del
sistema nervoso la superficie esterna del midollo spinale è bianca, mentre
quella interna è grigia: questa percorre tutto il cilindro midollare
dall’alto in basso ed è perforata da un piccolo canale centrale. |
Il midollo spinale si presenta
lievemente rigonfiato a breve distanza dalle sue estremità. Sono, questi, i
rigonfiamenti cervicale e lombare, corrispondenti all’emergenza delle radici
|
nervose destinate agli arti superiori
ed inferiori. Ai fini dell’attività cerebrale il midollo spinale svolge una
precisa ed importante funzione: raccoglie gli stimoli della periferia e li
trasmette agli altri organi del sistema nervoso. E’ considerato zona di
transito degli impulsi che si determinano nell’organismo. Tale attività si
esplica mediante i neuroni sensitivi, che trasmettono fino al centro
midollare gli stimoli ricevuti e quelli motori, capaci di organizzare una
risposta. |
“Nella sostanza grigia del midollo è
presente un altro neurone, detto associativo o anche modificatore, che è in
grado di conoscere la “memoria” degli impulsi che lo attraversano, di
moderare l’intensità e di rallentarne la velocità. Non ha contatto con la
periferia, a differenza degli altri neuroni, e perciò funziona come un vero
e proprio centro. |
Rappresenta, in altri termini, un
apparato di controllo e di riserva, capace eventualmente, di funzionare in
modo autonomo”.1 |
Per
questo motivo il Lhermitte lo ha definito un abbozzo di cervello elementare. |
1 -Cfr. Delmas, Vie e
centri nervosi, UTET - Masson - 1973, p. 32. |
Il simpatico |
Tutto ciò che nella nostra vita fisica
non riusciamo ad avvertire e che non cade nel dominio della nostra volontà, è
controllato e diretto da un sistema nervoso autonomo, detto simpatico,
costituito da piccoli ammassi di sostanza nervosa distribuita in due cordoni,
situati lungo il midollo spinale, col quale sono in comunicazione per mezzo
di fibre che si chiamano rami comunicanti. |
Il
sistema del simpatico lavora in silenzio e presiede alle attività interne,
ovvero alle funzioni del cuore, dell’intestino ecc. Quindi riveste una grande
importanza nell’organismo. |
Il talamo |
Considerazioni funzionali. |
“Centro sensitivo d’importanza
fondamentale, è una voluminosa massa costituita da nuclei filogeneticamente
distinti”.2 |
Il
talamo riceve impulsi da varie parti (vie afferenti) e, dopo di averle
associate, le invia in tutte le dire |
2 -Delmas, op. cit. p. 166. |
|
Centri di ricezione |
Nel cervello risiedono tutte le aree preposte
alle varie attività dell’uomo e precisamente nella corteccia cerebrale. Detti
centri raccolgono tutti gli impulsi sensitivi, che tuttavia, prima di
arrivare alla coscienza; hanno carattere di sensazioni grezze ed elementari.
Questo livello di sensazioni dev’essere integrato da quello della percezione,
cioè della interpretazione discriminativa e della sintesi. Al di sopra della
sensazione e della percezione, ha osservato il Lhermitte, deve porsi il
riconoscimento. |
Area gustativa. Per molto tempo si è ammessa una
solidarietà tra area gustativa ed olfattiva. |
Si riteneva, cioè, che il senso
dell’odorato non potesse essere dissociato da quello del gusto. Tuttavia non
è stata ancora scoperta la via lungo la quale scorrono gli stimoli
gustativi. L’area, comunque, è situata nella porzione inferiore della
parietale ascendente. |
Area acustica. E’ posta nella parte superiore della
prima circonlocuzione temporale lungo il versante silviano. La distruzione
di questa zona comporta la sordità. |
Area visiva. “ Tra tutte le aree corticali l’area
visiva è quella che ha fornito i rilievi clinici e le osservazioni |
sperimentali più precise e più feconde
di risultati nel-l’ambito della diagnostica e dell’indagine”4. Occupa buona parte del versante esterno della zona
occipitale, la cui distruzione provoca la cecità. |
Area
dell’emozione. I
sentimenti affettivi e le emozioni sono spesso provocati da impressioni visive,
acustiche o olfattive. Le emozioni provocano a loro volta manifestazioni più
o meno vive: paura, |
|
Organizzazione del sistema nervoso. Ed. da American
Phisiological Society, Washington 1960. |
4 -Delmas, op. cit. p.
245 |
gioia, collera, desiderio ecc. In
questi fenomeni emotivi sono implicate due regioni della corteccia: l’area
prefrontale e quella cingolare o limbica. La stimolazione di tali aree
provoca fenomeni di ipertensione e quindi reazioni di rabbia e di paura. |
Cenni sul funzionamento del cervello |
Abbiamo visto che il sistema nervoso
centrale è formato da sostanza grigia, ricca di cellule, e di sostanza
bianca, formata da fibre nervose. (Si ritiene che le cellule del cervello
siano 12.000 milioni). |
Quindi la funzione centrale di comando
parte dalla materia grigia, mentre la funzione di trasporto è esplicata dai
cilindrassi, che rappresentano i prolungamenti nervosi della cellula. |
Come si vede il cervello è un
complesso e meraviglioso meccanismo, dove arrivano impulsi a getto continuo
e vengono smistati ordini con la massima celerità e precisione. Si potrebbe
paragonare proprio alla grande rete telegrafica di uno Stato. |
Ma la funzione del cervello si può
realizzare, grazie all’esistenza degli altri organi di ricezione e di
trasmissione, tolti i quali il cervello non servirebbe più a niente. |
Infatti
pare che rimanga inerte ed insensibile finanche al dolore, quando viene
isolato. |
Le zone del cervello destinate ai
movimenti del corpo si chiamano centri motori, mentre quelle destinate a
percepire le varie sensazioni, si chiamano centri sensoriali. |
I centri nervosi si possono facilmente
localizzare nei mammiferi e negli animali superiori in genere. Questa
localizzazione diventa sempre più difficile, a mano a mano che si scende
nella scala zoologica. |
Nell’uomo, ad esempio, i centri del linguaggio
sono localizzabili nell’emisfero sinistro, ma si trovano disseminati quasi
in tutta la massa cerebrale. La zona della vista si trova nella parte
posteriore del cervello, e quella dei numeri nel lobo di destra e pare che
non sappia contare oltre il 20. L’intelligenza non ha un suo centro speciale.
Essendo la più elevata espressione della potenza umana non può avere una
localizzazione definibile. Quando essa si manifesta è tutto il cervello che
entra in funzione e consente all’uomo di apprendere, di osservare, di
riflettere, sino ad arrivare alle più delicate emozioni dello spirito,
quando l’intelligenza è anche sentimento. |
I riflessi |
“L’attività riflessa consiste in un
impulso afferente che va al midollo, da dove, attraverso i dendriti, passa
ad una cellula nervosa e da qui al muscolo o alla ghiandola”5. |
Nell’azione riflessa, quindi, un
impulso afferente viene trasformato in efferente. In altre parole è una
catena di fenomeni che si manifestano quando bisogna dare una risposta
muscolare o ghiandolare ad uno stimolo di una qualsiasi fibra nervosa. Per
produrre il movimento riflesso sono necessari i seguenti elementi: |
1) un organo recettore; |
2) i neuroni sensitivi; |
3)
un muscolo o una ghiandola capaci di rispondere. |
|
5 -Cfr. K. Walker, Come
funziona e vive il corpo umano, Universale Cappelli 1961, p. 3. |
Sezione
trasversa lungo la metà sinistra del midollo, allo scopo di illustrare
l’attività riflessa. |
A = Neurone sensitivo |
B = Neurone motore |
C = Neurone connettivo |
Proprietà fondamentale di ogni azione
riflessa è l’indipendenza della risposta da qualsiasi atto volontario. |
Si può verificare nel seguente caso:
sollecitando la pianta del piede, questa si ritrae, anche se l’individuo
dorme o è sotto l’azione di un leggero anestetico. |
Ciò significa che l’azione è
indipendente dal cervello, dato che i neuroni sensitivi e motori si trovano
nel midollo.Un altro esempio può essere questo: la pupilla si contrae ad un
forte stimolo luminoso. |
I riflessi in genere sono innati,
ossia si estrinsecano naturalmente, senza alcun allenamento. Tuttavia alcuni
di essi possono essere provocati artificialmente, soprattutto quelli
riguardanti le ghiandole gastriche (riflessi condizionati), come ha
dimostrato Pavlov con l’esperimento del cane. |
Infatti tutte le volte che veniva
presentato del cibo al cane, ovviamente legato ed in condizioni d’immo |
bilità, si accendeva una luce
collegata con le ghiandole salivari. Dopo un certo numero di prove la sola
accensione della luce bastava a provocare la salivazione. Ciò significa che
anche per l’uomo esiste un meccanismo che permette di adattare l’organismo a
certe situazioni ambientali, che possono naturalmente variare. La nostra
vita, infatti, è dominata da riflessi condizionati, che si uniscono tra di
loro a catena, tanto che riescono a stabilire delle risposte automatiche,
delle quali non ci rendiamo neppure conto e che nel loro complesso
condizionano il nostro stesso comportamento. Questi in sostanza non sono
altro che la somma di riflessi innati ed acquisiti. |
I riflessi possono essere affievoliti
sia dall’eccessivo affaticamento che dalle droghe e dai sedativi in genere,
che somministrati in forti dosi, possono dare come risultato anche
l’annullamento. |
I riflessi possono anche inibirsi
reciprocamente. Infatti una zolletta di zucchero può arrestare il singhiozzo,cioè
il riflesso dello zucchero sopprime quello provocato dal diaframma. |
Esaminando i riflessi si possono
accertare le condizioni del sistema nervoso. Uno dei riflessi più in |
uso in medicina è quello patellare,
provocato da un colpo di martelletto dato sul tendine della tibia. |
L’intensità
della reazione dà il quadro esatto della situazione. |
L’encefalo |
E’ la parte più voluminosa del tubo neurale
ed anche la più specializzata. Costituisce praticamente il “pacchetto”
cerebrale. Si divide in due emisferi, ai quali pervengono tutte le sensazioni
delle varie parti del corpo e da essi partono tutti gl’impulsi motori. Detti
emisferi presentano delle circonvoluzioni che conferiscono loro l’aspetto di
una noce senza guscio. Più sono le circonvoluzioni e più evoluto è l’individuo.
Esse si trovano, naturalmente, nella materia grigia del cervello, ove si
possono osservare milioni di cellule, che presentano dei granuli (granuli di
Nissl) in relazione all’attività cerebrale, i quali diminuiscono di numero
col lavoro intenso, sino a scomparire del tutto in caso di grave esaurimento.
|
Importanti studi hanno consentito di
localizzare parecchie funzioni della corteccia cerebrale, come quella della
vista, udito, tatto ecc. Per molto tempo |
gli
scienziati non sono riusciti a capire la precisa fun |
zione degli emisferi cerebrali. |
Si indica come encefalo tutta la
porzione del nevrasse situata sulla scatola cranica, cioè tutto il sistema
nervoso eccettuato il midollo spinale contenuto nel canale vertebrale. |
Alla base dell’encefalo c’è il tronco
cerebrale, che lo collega al midollo spinale. In questa zona avvengono delle
funzioni di primaria importanza per l’attività cerebrale. Molto importante il
sistema reticolare (così detto perchè ha la forma di una rete), che oggi ha
assunto un’importanza fondamentale nello studio del cervello. |
In effetti questo sistema esplica una
particolare funzione “non specifica”. Cioè raccoglie numerose informazioni,
le associa e le trasmette al sistema centrale. Quindi potrebbe definirsi una
funzione di base, che prelude a quella più complessa dell’encefalo. |
La formazione reticolare coordina
anche singole funzioni ed è implicata in complessi meccanismi come la
deglutizione, la salivazione e la respirazione. |
I centri del linguaggio |
Sono stati localizzati dai neurologi
sul lato sinistro dell’encefalo, come pure quelli della scrittura, che sono indipendenti
fra loro. Infatti un individuo, in seguito a uno choc, può perdere la facoltà
di parlare, ma non di scrivere e viceversa. |
Attualmente si conoscono quattro
centri della parola: |
1) acustico; |
2) visivo; |
3) della parola articolata (che controlla
i movimenti della lingua, delle braccia a della laringe; |
4) della scrittura (che controlla i
movimenti della mano durante la scrittura). |
Sono
questi i centri che devono essere stimolati opportunamente nella scuola, per
ottenere un apprendimento corretto delle varie difficoltà, sia nel campo
della lettura e della scrittura, che dell’espressione. |
Il pensiero |
Abbiamo detto che l’intelligenza
dell’uomo non risiede soltanto in un organo, ma a formarla concorrono tutte
le parti del corpo. Ma allora qual è la sede del pensiero? |
A
questo problema per la verità si può dare più |
un’impostazione
filosofica che fisiologica e la risposta dipende dalla mentalità di chi lo
risolve. Forse la spiegazione più attendibile può essere quella che attribuisce
il pensiero alla vita stessa dell’individuo. Ogni cellula vivente, infatti,
dimostra intelligenza. |
D’altra parte l’attività di un organo
è sempre associata ad una modificazione del potenziale elettrico, e quindi
allo sviluppo di una corrente elettrica. Difatti applicando gli elettrodi
sugli emisferi cerebrali, si possono registrare impulsi elettrici. Esistono
onde “alfa” che si manifestano con una frequenza di 8-136 al secondo,sia che l’individuo dorma o veglia; e onde
“beta” che compaiono soltanto quando l’individuo è sveglio e attento a ciò
che accade intorno a lui. Questi differenti ritmi non sono dovuti soltanto
agl’impulsi che arrivano al cervello, ma anche alle scariche dei vari gruppi
di cellule nervose. |
Lo
stato del sistema nervoso può essere dato dal-l’elettroencefalogramma, che
aiuta moltissimo il neurologo a curare le varie malattie. |
6 -Negli animali le onde
cerebrali hanno una frequenza minore (1-4 al secondo). |
Il linguaggio e il pensiero |
Sono strettamente legati fra loro e
l’uno rafforza l’altro. Se così non fosse, afferma Ombredanne, i mezzi di
espressione e di comprensione resterebbero ad un livello elementare. Il
linguaggio è,infatti, il mezzo di cui dispone ogni individuo per comunicare
con gli altri esseri viventi e si fonda su meccanismi riceventi ed emittenti,
che devono essere necessariamente in accordo. Chi non riesce ad esprimersi
bene è affetto da “afasia”, turba mentale concernente l’emissione e la
comprensione del linguaggio parlato o scritto. In questo caso viene usato un
altro tipo di linguaggio, basato sulla mimica o sul disegno. |
Quindi nell’uomo sono possibili
diverse forme di linguaggio e ciò sta a determinare che al di sopra di
meccanismi elementari dell’espressione e della comprensione verbale, deve
necessariamente esistere un piano di elaborazione intellettuale. |
Le zone dell’espressione, in numero di
quattro, sono presenti in entrambi gli emisferi dell’encefalo, però nella
funzione del linguaggio interviene solo l’emisfero sinistro nei destrimani e
l’emisfero destro nei mancini. |
La
spiegazione anatomo-fisiologica della localiz |
zazione
centrale e unilaterale del centro del linguaggio, esempio unico nella
organizzazione del sistema nervoso centrale, è data dalla necessità di una
perfezione assoluta del funzionamento sincrono dei muscoli che devono agire
sinergicamente nella fonazione. Tale sinergismo richiede, per manifestarsi,
la prevalenza nel comando da parte di un solo emisfero. Può spiegarsi così
il fenomeno della balbuzie nei casi in cui manca la predominanza di un
emisfero sull’altro7. |
La neocorteccia |
Mentre la memoria e l’apprendimento
sono localizzati in grandi parti del cervello, i meccanismi del linguaggio
sono più o meno presenti nella neocorteccia. |
La parola e le altre funzioni
intellettuali sono più sviluppate nell’uomo, perchè presenta un mantello
neocorticale col massimo grado di evoluzione. |
Solo
tre specie viventi presentano il cervello più grande dell’uomo: il marsuino,
l’elefante e la balena. |
7 -Delmas, op. cit. pp. 268-269. |
Ma il peso del cervello umano, in
rapporto a quello del resto del corpo, è il più pesante di tutti. |
|
Le frontiere della mente |
Il cervello, organo ancora in gran
parte misterioso, è ritenuto oggi dagli scienziati l’ultima frontiera
del-l’uomo. La sua conoscenza viene considerata assai più necessaria della
colonizzazione dello spazio e della scoperta della struttura della materia. |
Eppure
a prima vista niente tradisce questa sua grande importanza. |
Neonato = g. 350 |
Pubertà = g.1375 (maschi) |
Pubertà = g.1250 ( femmine) |
Adulto = g.1585 |
(Peso del cervello nelle varie età) |
Da
notare che il cervello è uno degli organi più pesanti del corpo umano. |
Lenta evoluzione |
Il cervello si è formato attraverso
tre miliardi di anni di evoluzione della materia vivente e la cosa più
sorprendente è che nell’ “Homo sapiens” non si trova alcun segno di ulteriore
sviluppo cerebrale. |
Gli esseri umani di oggi hanno la
stessa capacità cranica e quindi presumibilmente un cervello dello stesso
peso dei primi uomini che abitarono la terra. |
E’ anche press’a poco uguale in tutti
gli uomini, così che alla nascita tutti hanno la possibilità di essere
intelligenti come Leonardo, Einstein ecc. E’ solo questione che i cosiddetti
geni ne fanno un maggiore |
uso, mentre la maggioranza degli
individui sfruttano solo il 20% del suo potenziale. |
Il
cervello non rimane mai inattivo, nè di giorno, nè di notte, ma si trova in
uno stato di costante flusso elettrico. E’un organo delicatissimo, ma
possiede eccezionali doti di recupero. Infatti se qualche sua zona viene
danneggiata o distrutta in qualche incidente, non si riforma, ma col passare
del tempo le capacità perdute si stabiliscono in altre zone. |
Mille prodigi |
Quello appena descritto è uno soltanto
dei mille prodigi che può compiere il cervello. Gli altri sono quelli che
consentono all’uomo di vivere in armonia con l’ambiente, di sopravvivere,
d’immagazzinare ricordi ed elaborare esperienze, di formare la coscienza e
il pensiero, di apprendere un comportamento. |
Insomma è il centro che guida,
controlla, coordina tutte quelle azioni e quegli atteggiamenti che fanno di
un uomo un essere unico. |
I luoghi del cervello dove si svolgono
tutte queste funzioni sono stati suddivisi dagli scienziati per comodità di
studio, in tre livelli. Il primo, collocato |
nel midollo allungato e nelle sue
derivazioni, è responsabile di tutti gli automatismi più o meno consci, come
mantenimento del ritmo cardiaco, respiro, funzioni periferiche ecc. |
Il secondo livello cerebrale è quello
delle strutture limbiche, sede del sistema affettivo. Da queste strutture
dipendono anche la paura, la fame ed il desiderio sessuale. |
Il terzo livello, localizzato nella
corteccia cerebrale, è il più tipicamente umano. Vi risiede la capacità di
elaborare pensieri, di valutare l’ambiente, di orientare il comportamento. |
E’ ovvio che questi tre livelli non si
possono pensare separati tra loro, poichè s’integrano a vicenda. |
Un’emozione, infatti, può incidere
anche sul respiro ed, allo stesso modo può avere riflessi significativi
sulla lucidità del ragionamento. Sappiamo, per esempio, che la vista di un
oggetto s’imprime nella rètina, che è sprovvista di organi sensori specializzati,
i quali, se stimolati dall’immagine, mandano degl’impulsi al nervo ottico,
dove si smistano per arrivare al talamo. |
E’ a questo punto che noi possiamo
dire di vedere |
l’oggetto. Ma perchè, a volte, a
quella vista si associano anche altri ricordi? Perchè Isaac Newton alla
semplice vista di una mela ha avuto l’idea della legge di gravità? |
Sono
questi i problemi che costituiscono ancora una barriera ed ai quali chissà se
un giorno si potrà dare una soluzione adeguata. |
I neuroni |
La corteccia cerebrale, di tre o
quattro millimetri di spessore, è formata da neuroni, piccole cellule
cerebrali che sono alla base di tutto il sistema del cervello e delle sue
funzioni. Nessuno sa con precisione quanti siano. Qualcuno indica il loro
numero in 10 miliardi, ma c’è chi sostiene che essi raggiungano i trenta. |
I neuroni, mediante i loro
prolungamenti ramificati stabiliscono contatti fra di loro e sviluppano
degli impulsi elettrici, che passano attraverso alcune strettoie, chiamate
sinapsi e si diffondono in tutto l’encefalo. |
E’ in questo modo che il cervello
codifica, classifica ed elabora le informazioni. |
“Si
ammette oggi che ogni neurone di una deter |
minata catena sia autonomo e che
l’articolazione con il neurone vicino avvenga per contiguità e non per
continuità di sostanza8. |
Dimodochè la morte del neurone
interessa la singola unità neuronica. |
Sembra accertato che la funzione del
neurone sia esclusivamente quella della conduzione dell’impulso nervoso. |
Ogni
uomo nasce con un capitale di neuroni, che non aumenta con l’età; può
soltanto diminuire. |
Funzioni superiori del sistema nervoso
|
Riflessi condizionati, apprendimento e
fenomeni affini. Le funzioni superiori del sistema nervoso sono: l’apprendimento,
la memoria, il giudizio, il linguaggio ecc. |
“L’apprendimento è spesso considerato
una funzione degli emisferi cerebrali, ma ha luogo anche in molte specie
animali sprovvisti di corteccia cerebrale”9.
|
Le
forme più elevate di apprendimento sono in gran parte dei fenomeni corticali,
ma una parte note |
8 -Delmas, op. cit. p.
17. 9 -Cfr. W.
F. Ganong, Op. cit., p. 208. |
vole
spetta anche al tronco dell’encefalo. |
Esperimenti sui ratti hanno dimostrato
che la corteccia cerebrale dei soggetti sottoposti a esercizi continui si
presenta più spessa di quelli tenuti in un ambiente monotono e uniforme. |
I riflessi condizionati rappresentano
un tipo importante di apprendimento. Sono delle risposte riflesse a stimoli
che normalmente non provocano alcuna risposta, se non dopo essere stati
ripetutamente associati ad altri stimoli. |
La prova più eloquente ci è data dagli
esperimenti di Pavlov, a cui si è accennato in precedenza. Prima di dare la
carne al cane, messo in particolari condizioni, veniva suonato il
campanello, che rappresentava lo stimolo, ovvero il riflesso condizionato. |
E’ anche provato che se lo stimolo
condizionato viene ripetuto parecchie volte finisce per scomparire, ma se di
tanto in tanto viene rinforzato, può persistere indefinitamente. |
“Pavlov
ha solo il torto di non essersi occupato dell’attività dell’uomo10. |
10 -Cfr. A. Gemelli, Psicologia
dell’età evolutiva, p. 174. |
La
caratteristica essenziale dei riflessi condiziona- |
ti è la formazione di nuove
associazioni funzionali del sistema nervoso. L’esperimento di Pavlov, infatti,
mostra che il suono del campanello ha messo in relazione funzionale le vie
acustiche ed i centri automatici della salivazione. |
“Quando c’è uno stimolo sensoriale
complesso è necessaria la presenza della relativa regione corticale
sensoriale; il resto della corteccia non è necessario; d’altra parte si
possono formare riflessi condizionati, non discriminativi, in risposta a
stimoli sensoriali semplici, anche in assenza di tutta la corteccia. |
Questi
ed altri fatti dimostrano che le nuove connessioni si formano in strutture
sottocorticali”11 |
Nota conclusiva |
Come
si vede l’attività cerebrale si svolge attraverso un sistema di impulsi
sensitivi che arrivano al talamo e vengono smistati nei vari strati corticali
fino ai nuclei terminali. |
11 -CFR. W. F. Ganong, op.
cit., p. 209. |
E’
in virtù di questa complessa organizzazione |
che si manifesta la vita intellettuale
pura, ideale, speculativa. |
Nell’architettura della corteccia
cerebrale c’è ordine e disordine, come afferma von Bonin, ma tutto concorre
ad un regolare funzionamento dei meccanismi nervosi. |
Tutto sommato un disordine opportuno,
poiché condiziona l’originalità e la libertà dello spirito. |
CAPITOLO
II |
L’ATTENZIONE |
Cos’è l’attenzione |
Secondo il significato etimologico
attenzione significa “intensa concentrazione dei sensi e della mente intorno
a un determinato oggetto”. |
Quando in un individuo si determina un
interesse per un oggetto, subito la sua condotta si orienta verso di esso. |
Si forma in lui attenzione. In quel
momento tutto l’io, nella sua integrità (affettività, pensieri, azioni) è
rivolto verso l’oggetto. |
L’attenzione, dunque, deriva
dall’interesse; è proprio “un interesse in azione”. I due termini, naturalmente,
non si possono scindere. Infatti quando viene meno l’interesse per una cosa,
cessa anche l’attenzione. (Una volta sazio non si ha più interesse e quindi
attenzione per i cibi). E ciò perchè l’io non reagisce più agli stimoli. |
E’
chiaro, quindi, che l’attenzione non può essere un fatto originale ed
autonomo della coscienza, bensì una manifestazione globale dell’individuo. |
Caratteri dell’attenzione |
Nello stato di attenzione ogni stimolo
estraneo a quello sul quale ci si concentra è secondario e viene |
recepito in modo affievolito dal
soggetto. “Per essere attenti bisogna essere disattenti”, concentrare l’attenzione,
cioè, su una cosa sola e trascurare tutte le altre. |
Immersi profondamente in una lettura,
infatti, non si avverte più nulla; si resta come isolati dal mondo esterno e
dal proprio. Dunque si può prestare attenzione ad un solo oggetto alla
volta. Il “campo dell’attenzione” è limitato e sempre circonscritto ad un
solo fatto. Quando si parla di persone che possono prestare attenzione a più
cose insieme, si tratta di eccezioni, dovute alla capacità di rapidi
passaggi d’attenzione da un oggetto all’altro (dettare insieme a più
segretari, camminare leggendo ecc.). L’attenzione prolungata presenta delle
oscillazioni notevoli. Si può sperimentare seguendo con gli occhi un aeroplano
lontano. L’impressione visiva sparisce e riappare a intervalli. Lo stesso
accade per le impressioni uditive. L’attenzione può essere anche stabile,
cioè di resistere più o meno agli elementi perturbatori e plastica, ossia
adattabile agli episodi che si verificano in rapida successione. |
Tutto dipende dallo stato d’animo,
dallo stato di salute, dall’affaticamento ecc. |
|
Incostanza dell’attenzione |
Disco di Masson |
(Facendo ruotare i trattini del raggio appaiono come anelli
grigi concentrici, sempre più sbiaditi verso la circonferenza. In una
osservazione prolungata, la visione dell’ultimo cerchio visibile si fa
instabile per il susseguirsi di fasi di sensibilità e d’insensibilità). |
Forme dell’attenzione |
L’attenzione avviene così: prima si è
colpiti dalla percezione, mediante i sensi, e poi si concentra su fatti
interiori, in una meticolosa analisi introspettiva. |
Quando l’attenzione scaturisce da un
interesse immediato o coincide con la naturale tendenza del soggetto si dice
spontanea. E’ volontaria, invece, quando pur essendo distolto da altri
stimoli a quel tipo di attenzione,si resiste perchè vi è legato un interesse
sentito. |
I
segni esteriori dell’attenzione sono molteplici: |
guardar fisso, essere immobili, bocca
aperta, occhi socchiusi quando si medita, assentire ecc. |
Nello
stato di concentrazione mentale o di attenzione, si possono incontrare degli
intoppi ed allora il soggetto produce uno sforzo interiore per superarlo. Se
questo sforzo non riesce a dominare gl’intoppi e la mente si concentra su
altri stimoli, abbiamo il classico esempio della distrazione. |
|
Durante una comune lezione,
l’intensità dell’attenzione si eleva rapida e tocca il massimo al settimo
minuto; indi scende ed è al minimo alla fine della |
prima mezz’ora. Alcuni soggetti
rivelano un decorso progressivo più lento all’inizio, senza la flessione
intermedia, con una resistenza costante, cioè, allo sforzo attentivo. |
|
La distrazione |
Distratto è colui che si mostra
distaccato e insensibile a tutto ciò che accade intorno a lui. |
Si tratta della vera e propria
distrazione, che rappresenta tuttavia il più alto grado di concentrazione e
di attenzione (vedi la caratteristica distrazione nei grandi uomini di scienza).
|
E’ distratto anche chi si lascia
distogliere facilmente e vi sono soggetti che presentano incapacità |
assoluta
di realizzare l’attenzione, ma si tratta di casi |
patologici. |
Una
grave forma di deficienza mentale è l’apropressia, che consiste nella
mancanza di ogni capacità attentiva. |
L’attenzione delle varie età |
L’attenzione comincia spontanea anche
in tenera età, dato che il bambino riesce a concentrarsi nei giochi,sino al punto
di dimenticare tutto ciò che si verifica intorno. Ma l’attenzione volontaria
si afferma nel-l’età scolastica, quando dev’essere tenuta desta suscitando
opportuni interessi. Si possono opportunamente fissare quattro tappe
evolutive degli interessi. |
1) Prima infanzia (fino a tre anni
circa). |
Prevalgono gli interessi sensoriali e
percettivi (interesse per tutto ciò che colpisce i sensi) fino agli 8 mesi. |
Da questo punto e fino a due anni si
evolvono, poi, gli interessi motori (palpare, osservare, agitare le cose
ecc.). |
Dai due ai tre anni, infine, sorgono
gl’interessi linguistici, che però si protraggono fino ai sei anni circa. |
2)
Seconda infanzia (fino a sette anni circa). |
Si svolgono gl’interessi soggettivi ed
egocentrici. Graduale partecipazione al mondo sociale e curiosità per il
mondo esteriore, da cui muove la caratteristica curiosità di quell’età e la
continua richiesta del perchè delle cose. |
3) Fanciullezza (fino a 12 anni
circa). |
Affermazione degli interessi oggettivi
e sviluppo di quelli intellettuali ed astratti. Entusiasmo per le nuove
nozioni. Si afferma il pensiero logico e critico. |
4) Adolescenza (12-18 anni circa). |
Maturano
gl’interessi superiori, poichè comincia a farsi strada la formazione della
personalità sotto vari aspetti: morale, sociale ecc. |
|
Pedagogia dell’attenzione |
L’attenzione assume un ruolo di
capitale importanza nella scuola. Senza di essa non ci può essere profitto. |
L’insegnante, perciò, deve saperla
tenere continuamente desta, suscitando ogni sorta d’interesse. Non a caso
educatori insigni, come il Decroly ed il Dewey hanno impostato la loro
attività sui centri d’interesse. |
La verità è che ogni argomento può
essere portato sul piano dell’interesse. A volte si vedono i fanciulli
entusiasmarsi su argomenti che sembrano astratti e aridi, come la grammatica
e l’aritmetica. In questi casi il loro interesse è stato facilmente
suscitato. |
Certo
che bisogna badare più alle esigenze interiori degli scolari che alle
astratte nozioni per risolvere il fondamentale problema dell’interesse e
dell’attenzione. |
Accorgimenti
idonei per tener desta l’attenzione |
Per poter ottenere l’attenzione più o
meno completa in una classe è necessario prendere i seguenti provvedimenti: |
1) curare la temperatura, la luce,
l’aerazione e la quiete dell’aula; |
2)
creare un ambiente sereno sotto tutti i punti di vista; |
3) interessarsi alla nutrizione, alle
fatiche ed alle eccitazioni nervose degli scolari; |
4) insegnare calmo, vivo, interessante,
vario; |
5) preferire la conversazione e il
dialogo, che sollecitano la partecipazione attiva dell’alunno; |
6) fare in modo che il maestro sia
sempre in vista; |
7) distribuire saggiamente le lezioni
e scegliere con accuratezza i sussidi; |
8) preparare le lezioni e scegliere
con accuratezza le tecniche più adeguate; |
9) giovarsi della ginnastica nei
banchi, del canto e altro per smaltire l’affaticamento; |
10)
non superare mai la resistenza attentiva del fanciullo. |
I livelli dell’attività mentale |
L’attività della nostra mente si
svolge con ritmo alternato, vale a dire ha degli alti e bassi che corrispondono
alla maggiore o minore efficienza del nostro organismo. |
Il più basso livello di attività
mentale si ha nel |
sonno, quando viene interrotto ogni
rapporto con la vita di relazione e rimane appena in funzione la vita
vegetativa. |
Ciò non è valido, naturalmente, se il
sonno viene turbato da qualche incubo che sottopone l’organismo a delle
tensioni che interrompono il riposo. |
Un disturbo può essere provocato anche
da uno stimolo (uno scoppio, un rumore improvviso o altro) che costringe
d’indirizzare altrove le nostre energie. |
Come
si vede la nostra attività mentale è solo diminuita dal sonno, ma non
interrotta. Un’interruzione più accentuata si ha nei casi patologici dello
svenimento e dell’attacco epilettico. Neanche in questi casi si può parlare
di assenza totale di attività mentale, perchè il soggetto dopo riesce a
collegare il presente col passato. |
La corrente del pensiero |
La corrente del pensiero, dice William
James, si può paragonare a quella d’un fiume, che scorre ora calma, ora
impietuosa nei suoi argini, oppure si disperde a volte, fra mille rivi e
acquitrini, ove ristagna, per poi riprendere nuova forza e vigore in una
cascata. |
|
Natura dell’attenzione |
Il problema può essere chiarito
pensando al risveglio improvviso dal sonno. Nello stato di sonno non si pensa
coscientemente o si segue un filo contorto e spezzato dei sogni e ciò perchè
l’attività mentale non ha una direzione volontaria. Al ridestarsi essa è
costretta a riprendere il suo corso. L’uomo dispone di un’energia mentale
illimitata e gli oggetti verso i quali la può dirigere sono infiniti. Però
non è possibile concentrare l’attenzione su tutte le cose. Infatti, dice
molto bene il Wundt, quando si scrive la nostra mente è concentrata sul
foglio di carta e non sugli altri oggetti che si trovano sul tavolo e nella
stanza. |
Dunque
c’è una perfetta analogia fra il campo visivo e quello della coscienza. |
Ampiezza dell’attenzione |
L’attenzione può essere classificata
in base a tre momenti: |
1) di attesa |
2) di osservazione |
3) di riflessione |
Nel
primo caso il soggetto si prepara a compiere un’azione che dipende dal
verificarsi di una condizione esterna, come il cacciatore in agguato,
l’atleta in attesa del segnale di partenza ecc. |
Nel secondo caso, invece, riguarda il
soggetto che non è protagonista della vicenda, ma si trova di fronte a cose
che lo interessano e le osserva attentamente. E’ il caso dello spettatore o
del turista. |
Il
terzo caso riguarda l’attività interiore del soggetto che riflette su cose
che hanno interessato i suoi sensi e la sua fantasia. |
Tipi di attenzione |
Vi è un tipo di attenzione
concentrata, ridotta al minimo, su una sola cosa (tiro a segno) e distribuita,
quando la nostra mente è costretta a far caso a più cose, come
l’automobilista, che deve badare alla guida, al rumore della sua vettura, a
quello del traffico ed a tutte le applicazioni visive che il lavoro
richiede. |
Vi è anche un’attenzione fluttuante,
cioè che oscilla continuamente d’intensità. A questo tipo di attenzione
corrisponde il caso patologico dell’asprossessia. |
L’attenzione imposta |
L’attenzione di una scolaresca può
ottenersi anche con mezzi coattivi. Ma in questo caso è soltanto una
parvenza di educazione, poichè gli scolari mostrano di seguire solo per
aderire al desiderio del maestro, mentre sono spiritualmente e mentalmente
assenti. |
La vera attenzione viene suscitata
soltanto per via affettiva e sul piano della simpatia e dell’interesse. |
I mezzi coatti per ottenere
l’attenzione possono essere: |
1) il richiamo |
2) l’intimazione reiterata al silenzio
|
3) le battute di mano e le alzate
imperiose di voce |
4) i colpi sulla cattedra e le minacce
di castigo |
Spesso si fa uso di mezzi persuasivi
al momento di introdurre una lezione , come possibilità di conseguire buoni
voti, promesse di premio ed altri allettamenti, che il più delle volte non
hanno valore educativo. |
La migliore attenzione resta quella
che sgorga spontanea nell’intimo dello scolaro. |
Solo in questo caso c’è partecipazione
effettiva. |
L’affaticamento e la saturazione |
La durata dell’attenzione,
naturalmente, varia con l’età. I bambini della scuola elementare (6-11 anni)
sono in grado di concentrarsi per circa 20-30 minuti, a seconda delle
possibilità personali. |
Dopo di che si cominciano ad osservare
i primi sintomi di affaticamento, che aumenta progressivamente, fino a
determinare la disattenzione, per evitare la quale non valgono richiami o
minacce, ma bisogna cambiare e proporre attività più lievi, in modo che i
soggetti possano recuperare le energie psichiche. |
L’affaticamento può essere individuato
con criteri oggettivi, cioè mediante la constatazione di abbassamento del
rendimento. Per fortuna l’abbassamento è reversibile, cioè il soggetto posto
in condizioni diverse d’impegno mentale può mobilizzare nuove energie e compiere
nuovo sforzo. |
La saturazione, invece, si ha quando
il soggetto è arrivato proprio al limite delle sue possibilità e non dispone
più di energie sufficienti per proseguire il suo sforzo. E’ una forma di
grave affaticamento che in educazione va assolutamente evitata, variando il
lavoro a tempo opportuno, in modo da evitare in ogni alunno l’esaurimento
delle sue risorse. |
CAPITOLO
III |
LA MEMORIA |
“La
memoria, facoltà della mente di fissare il presente, di evocare il passato e
di riconoscerlo localizzandolo nel tempo, è il risultato di numerosi elementi
di varia natura: alcuni sensoriali, come immagini, nomi, sensazioni tattili,
termiche, dolorifiche; ovvero di moto, come movimenti; altri ancora appartengono
alla sfera affettiva o emotiva e sono puramente intellettuali: idee,
pensieri. |
E’ estremamente difficile definire le
basi anatomiche dei processi mnemonici e certamente impossibile precisarne
la sede corticale. Tuttavia alcuni risultati sperimentali di Penfield (1953,
1957) dimostrerebbero che la stimolazione delle facce laterali e mediale del
lobo temporale può evocare ricordi. Può rilevarsi che si tratta di regioni
corticali prive di afferenze talamiche e non aventi rapporti diretti con le
vie di proiezione. |
D’altra parte queste stesse regioni
sono collegate con le aree prefrontali, per mezzo del fascio uncinato, e con
le aree dello schema corporeo, acustiche e visive. |
Spetterebbe, invece, all’ippocampo la
funzione di fissare nella memoria e di evocare fatti recenti. |
In
conclusione pur non conoscendo esattamente i meccanismi della memoria, siamo
tuttavia in grado di inserirli nella mappa della corteccia cerebrale1. |
Le tracce mnemoniche sono depositate
in varie parti del cervello e del tronco dell’encefalo. |
“Ma
sembra ormai accertato che nella evocazione dei ricordi interagiscono tre
meccanismi, uno per gli eventi del momento, un altro per i ricordi d’eventi
di minuti od ore prima e un terzo per quelli molto remoti2. |
|
Veduta laterale del cervello umano, con le aree di Brodman. |
Le aree tratteggiate sono la motoria e la sensoria, primarie;
le altre bianche, sono le aree di associazione. |
1 -Cfr. Delmas, op. cit, p.
263. 2 -Cfr. W.
F. Ganong, op. cit., p. 211. |
Neurofisiologia della memoria |
E’ scientificamente provato che
l’apprendimento si produce nella nostra mente. Si tratta soltanto di accertare
dove il cervello immagazzina i suoi ricordi. |
La fisiologia della memoria
costituisce per la maggior parte degli psicologi un problema sconcertante e
di non facile soluzione. |
Per questo motivo i progressi
registrati in tale campo sono piuttosto scarsi, anche per il contrasto
esistente fra gli studiosi in relazione alla terminologia ed agli strumenti
impiegati nella ricerca. |
E’ chiaro che gli psicologi dedicano
di più la loro attenzione al processo di apprendimento, mentre i neurofisiologi
studiano maggiormente il fenomeno dell’immagazzinamento del cervello a breve
o lungo termine. |
In questo senso sono orientate le
attuali ricerche, facendo esperimenti su gatti, scimmie e persino sul-l’uomo
con l’impiego degli strumenti più adatti per meglio capire cosa avviene nel
cervello. |
Molte cose si sono già chiarite, ma
altre verranno fuori col tempo. |
Nelle strutture cerebrali, quindi,
avviene il processo fisiologico della memorizzazione, sia attraverso le |
rappresentazioni
olografiche che per altri procedi |
menti più ingegnosi. |
L’attività della memoria è di
fondamentale importanza agli effetti di riattivazione mnesica, poichè organizza
e codifica ciò che dev’essere ricordato. |
Nella vita di tutti i giorni noi
troviamo molti esempi di come un dato messaggio possa essere più facilmente
ricordato, rispetto ad un altro. |
Un esempio molto significativo ci è
dato dal sistema di codificazione in decimali dei numeri, rispetto al
complesso sistema dei Romani. |
Infatti è più facile ricordare i
multipli di 10, usando lo zero; molte operazioni matematiche risultano
semplificate. |
Quindi la codificazione e la
decifrazione sono le operazioni fondamentali sia nel processo d’immagazzinamento,
che in quello della riattivazione della memoria. |
Punto fondamentale è che gli elementi
neurali sono immagazzinati in modo sparso per il cervello e che tra di loro
c’è una connessione stretta, quando devono operare il ricordo in seguito ad
uno stimolo appropriato. |
Sono
le aree di associazione della corteccia ad |
organizzare
e riattivare i ricordi e cioè a ricostruire una immagine di elementi mnesici
distribuiti. |
|
Memoria e apprendimento |
Memoria e apprendimento sono due
processi intimamente legati fra loro. |
Per memoria possiamo intendere
l’effetto durevole di una stimolazione, cioè la formazione e la conservazione
di una traccia in seguito a una certa esperienza, e la possibilità di utilizzare
questa traccia risalendo in qualche modo da essa all’esperienza che l’ha
determinata. |
D’altronde,
il fatto che un organismo vivente sia |
in grado di conservare gli effetti di
una stimolazione dopo che essa è cessata, lo rende capace di modificare
successivamente il proprio comportamento sulla base di quella stimolazione. |
Per apprendimento intendiamo appunto
questa capacità. |
Il comportamento, oltre che
dall’apprendimento, può essere modificato anche da altri fattori, come l’età,
la fatica, le lezioni, l’azione dei farmaci ecc. |
La connessione stretta fra memoria ed
apprendimento esiste anche a livello metodologico. Infatti non si può
studiare l’una senza tener conto dell’altro. |
Negli ultimi anni lo studio dei
processi della memoria ha portato una nuova comprensione di certi aspetti
dell’apprendimento e viceversa. |
Il problema, comunque, è sempre quello
delle modalità con cui un’esperienza, cioè l’effetto di un complesso di
stimolazioni, viene fissata e conservata in qualche modo nel sistema nervoso
di un organismo vivente. |
La teoria è quella del consolidamento
della traccia mnesica, affermatasi alla fine del secolo scorso e che |
consiste nel fatto che un’esperienza
una volta entrata nel nostro cervello se ne conserva sempre il ricordo. |
Non si può dire che nei bambini, ai
primissimi anni di vita, vi sia attività mnemonica, perchè manca quanto è
necessario per avere coscienza dei ricordi. |
Queste capacità rievocative aumentano
col passare degli anni. |
Qualcuno ha parlato di memoria sensoriale,
per distinguerla da quella intellettuale, nella quale si rievocano processi
psichici superiori che consentono l’acqusizione di conoscenze varie. |
Questo processo è fondamentale per
l’apprendimento, per ottenere il quale è necessario anche l’esercizio e
l’azione di certi fattori, come quelli che mette in pratica la scuola, che si
occupa specificamente dell’apprendemento. |
Soltanto che il modo d’imparare è
diverso dalle varie fasi evolutive. |
Il bambino dell’età scolastica impara
secondo schemi fissi, giovandosi dell’esperienza altrui, mentre nel periodo
precedente impara giocando. |
“Il bambino, prima dell’età
scolastica, ed in modo particolare fra i due e i quattro anni, vive immerso |
nel
suo mondo presente; non lo interessa il passato; |
non lo proccupa l’avvenire”.3 |
Vi sono diversi tipi di memoria:
visiva, uditiva, meccanica, logica, a seconda se prevale un senso o l’altro,
oppure un interesse rispetto a un altro. |
Gli individui differiscono tra di loro
in quanto a memoria: c’è chi apprende con maggiore rapidità e ritiene e chi
molto più lentamente. |
E’ questione d’intelligenza. |
In
un processo di apprendimento, comunque, non si può fare a meno della memoria,
anzi il memorizzare è già un apprendere. |
L’oblio |
E’ l’operazione contraria alla ritenzione,
cioè la graduale dimenticanza di ciò che apprendiamo. |
Il
fenomeno è stato studiato da Ebbinghaus, il quale, con un esperimento ha
dimostrato che l’oblio è rapido e considerevole nelle prime ore del giorno e
diminuisce in seguito gradualmente. |
3 -Cfr. A. Gemelli, op.
cit., p. 183. |
In
base a questa esperienza ha potuto fissare la |
curva dell’oblio. |
Ovviamente l’oblio si ha quando ci si
concentra poco, quando si vogliono apprendere molte cose insieme e quando non
si fanno le opportune ripetizioni. |
Una memorizzazione globale può aversi
soltanto con una lettura lenta e con una concentrazione massima di
attenzione, su testo già compreso in precedenza. |
Ad ogni modo il memorizzare impegna
tutta la personalità. |
Esercitare la memoria è una parte importante
del-l’educazione; bisogna renderla agile con ogni mezzo per trasformarla in
uno strumento più efficace nel-l’acquisizione del sapere. |
L’esperienza insegna che il lavoro di
memoria dev’essere ripartito in più esercizi separati con un ragionevole
intervallo di riposo. |
Un’attività continuata e senza tregua
dà risultati inferiori. |
La memoria è basilare, non solo nel
lavoro scolastico, ma in tutta la vita dell’uomo, perciò va tenuta nella
debita considerazione. |
I contenuti dell’apprendimento |
Sorge allora spontanea la domanda:
“cosa bisogna insegnare?”. |
Da un’attenta riflessione sulle
materie di studio si potrà capire benissimo che cosa si deve apprendere e ciò
che non vale la pena di considerare. |
D’altra parte la psicologia ha dimostrato
che l’attività mentale del fanciullo,come dell’adulto, può accogliere solo
una quantità limitata d’informazioni, poichè la nostra “apertura” come si
suol dire, non può abbracciare simultaneamente più di sei o sette cognizioni
irrelate, senza creare sovraccarico, confusione, amnesia. |
George Miller ha scritto in proposito
che è necessario obbedire ad una legge economica, riempiendo i nostri sette
canali mentali non di scorie, ma di oro. |
|
Per
questo motivo è necessario presentare il sapere in forma precisa, sensa
distorsioni e notizie superflue. |
Un’impostazione sbagliata del metodo
d’insegnamento può scoraggiare la ricerca autonoma, unica fonte del vero
sapere. |
Sulla durata di un processo di
apprendimento si può dire ben poco. |
Tuttavia è facile affermare che
maggiore è l’impegno e più grande dovrebb’essere la ricompensa. |
D’altra
parte più si possiede il senso della struttura di una materia e più cresce
la capacità di affrontare un processo lungo e complesso di apprendimento. |
Il programma a spirale |
Partendo dal principio che un alunno
dev’essere continuamente stimolato per andare avanti sulla strada del
sapere, sorge spontanea la necessità che l’insegnamento delle varie scienze
bisogna cominciarlo al più presto. |
Ovviamente c’è un modo adatto ad
insegnare qualsiasi disciplina a qualunque ragazzo. |
Da ciò deriva la necessità d’impostare
il programma sui grandi valori e principi che una società giudica degni di
continuo interesse da parte dei suoi membri. |
Ma
bisogna fissare il modo su come iniziare. Tutto, naturalmente, dev’essere
rapportato alle elementari forme del pensiero infantile. |
I principi delle varie scienze possono
essere introdotti in una maniera molto elementare, per poi poter-ci
costruire in seguito, perchè sarebbe molto più difficile nelle scuole
superiori apprendere le varie materie senza averne una sia pur vaga
conoscenza. E’ questo che bisogna tener presente continuamente nella scuola
dell’obbligo, senza la pretesa di voler dare la scienza ai ragazzi. E’ solo
questione di incominciare al più presto. |
Ecco perchè è necessario un programma
a spirale, che tenga conto di questa gradualità nell’apprendimento in un
orizzonte sempre più ampio. |
In
fondo già Comenio aveva parlato d’insegnamento ciclico, che è la stessa
cosa. |
|
Programma a spirale |
Nella
stessa ottica si pone lo strutturalismo di J. Bruner, che ha posto l’accento
sulla formazione dei concetti in tenera età come preludio allo sviluppo
cognitivo. |
Il geniale psicologo statunitense
sostiene che “ogni argomento ha una struttura, coerenza, bellezza. |
Questa struttura è ciò che conferisce
all’argomento la sua fondamentale semplicità. |
Ed è apprendendo la natura di essa che
riusciamo ad afferrare il significato essenziale dell’argomento stesso. |
In
altre parole, scoprire significa trovare la struttura più adatta, il
significato più profondo”.4 |
Il processo d’apprendimento |
E’ dubbio affermare chi svolge un
ruolo principale nella genesi del sapere: il maestro oppure l’allievo. |
Secondo
i platonici la scienza è innata nell’uomo e l’allievo, di conseguenza, non
apprende nulla dal maestro, il quale non è altro che un semplice evocatore
di ricordi dimenticati. |
4 -Cfr. J. S. Bruner, Il
processo di apprendimento nelle due culture, Ed. |
A. Armando - Ed. Roma 1967,
pp. 133-135. |
Non
stanno così le cose per Aristotele e S. |
Tommaso, i quali accordano al maestro
una parte preminente nel processo di apprendimento. |
Per costoro nulla è innato, ma tutto
esiste in potenza e l’intelligenza trasforma in realtà. |
Per l’Aquinate, nulla esiste
nell’intelletto se prima non passa attraverso i sensi e ciò sembra rilevante
ai fini di una valutazione scientifica della situazione. |
La dottrina tomistica determina un
interessante principio di valore psico-pedagogico: l’allievo apprende in base
a dei principi intrinseci e soltanto se vuole apprendere. |
Il Cousinet scrive che “un reale
processo di apprendimento può aver luogo soltanto a tre condizioni: e cioè
se colui che lo intraprende “sa” ciò che vuole e, per conseguenza, “vuole” e
cerca di aquisire i mezzi onde “potere”.5 |
La
molla dell’apprendimento è rappresentata sempre dalla curiosità e dalla
meraviglia, che lo Stagirita poneva all’origine della scienza umana. |
5 -Cfr. Roger Cousinet La
pedagogia dell’apprendimento, Ed. A. Armando, Roma, p. 19. |
In ogni uomo c’è un naturale desiderio
di conoscere, sia pure con delle sfumature particolari, di carattere
individuale. |
L’allievo |
Nel bambino c’è certamente la potenza
di conoscere. |
Il passaggio all’atto si effettua con
la presenza di un principio già in atto rappresentato dal maestro. |
In educazione, invece, c’è anche la partecipazione
attiva dell’alunno, in quanto dotato di sensibilità e facoltà intellettive. |
L’allievo potrebbe apprendere anche da
solo, ma l’autoapprendimento, oltre ad essere lungo e faticoso, lascia
sempre nel soggetto un senso d’incertezza, per cui l’aiuto di chi ha già
raggiunto certe mète culturali è indispensabile. |
L’azione principale, dunque, dell’atto
di apprendimento è compiuta dalla mente dell’allievo, attraverso
l’attenzione, la riflessione ed il lavoro personale. |
I maestri, i manuali, lo studio, le
letture e le sollecitazioni del mondo esterno rappresentano soltanto degli
aiuti preziosi, ma non sono fattori essenziali. |
L’educatore
ha il dovere di studiare la psicologia |
dell’alunno per dosare il suo
intervento nel processo educativo. |
Un’azione didattica svolta al di fuori
della realtà interiore del discente, potrebb’essere negativa o addirittura
controproducente. |
La
conseguenza pedagogica di questa situazione è che il maestro deve assistere
l’allievo, assecondarlo e stimolarne l’attività con i mezzi più adeguati. |
Il maestro |
E’ vero che la causalità principale
dell’apprendimento è l’allievo, ma non si può disconoscere l’importanza
fondamentale dell’opera del maestro, data la vastità del campo in cui egli
può portare il suo insostituibile aiuto. |
Spesso è necessario indirizzare
l’allievo su una strada giusta, sgombrare la sua mente del superfluo e
accessorio, rincuorarlo con parole adatte nei momenti più difficili,
affinchè l’interesse ad apprendere si mantenga costante. |
Egli, però, nulla deve fare contro la
natura dell’allievo, alla quale deve conformarsi. |
L’uomo
che insegna non fa che prestare un aiuto dal di fuori, come fa il medico
nell’aiutare il paziente a guarire. |
Ad ogni modo per riuscire nel suo
intento il maestro deve fare anche leva sul sentimento affettivo. |
Per questa via è più facile ottenere
l’adesione e l’attività del discepolo. |
Si tenga presente che l’apprendimento
consiste nello sviluppo d’un’abilità, in cui già si possiede l’abitudine
naturale, però alla spinta interna della curiosità bisogna aggiungere
l’interesse combinato ai motivi. |
Trattandosi di una scolaresca bisogna
tener presente che ogni scolaro reagisce in maniera diversa al medesimo
stimolo, ossia al programma, ai testi, ai metodi e all’organizzazione
scolastica in genere. |
Ne
scaturiscono conseguenze di valore pedagogico che si possono riassumere
nell’individualizzazione dell’insegnamento. |
L’intelligenza e l’apprendimento |
Il grado d’intelligenza varia da persona
a persona. Alfred Binet è riuscito a misurarne l’intensità con |
la scala metrica. Essa cresce in senso
orizzontale e verticale, come dimostra il Thorndike con i triangoli
rovesciati. |
|
Ovviamente
l’apprendimento è più celere negli individui con quoziente intellettuale
maggiore. |
|
Il controllo dell’apprendimento può
essere anche effettuato attraverso le cosiddette “prove oggettive”, che sono
una specie di tests, diretti a saggiare lo stato |
di
preparazione raggiunto dagli allievi, in rapporto al |
programma svolto. |
E’ sperimentalmente acquisito che
certi fattori mesologici influiscono sullo sviluppo dell’intelligenza, come
le disfunzioni organiche, le malattie ereditarie ecc. e le affezioni del
cervello e del sistema nervoso centrale, come la meningite, encefalite ecc. |
Anche certi metodi d’insegnamento ed
alcune condizioni ambientali influiscono negativamente sullo sviluppo
dell’intelligenza. |
Comunque nella pratica scolastica è
indispensabile la conoscenza delle capacità intellettive dei singoli
allievi per poter graduare l’intervento educativo. |
In definitiva “l’intelligenza” è un
termine astratto, al quale non si è potuto assegnare una sede precisa nel
cervello umano, in quanto al suo sviluppo concorre tutta la persona,proprio
attraverso l’apprendimento. |
Sull’intelligenza non si conosce
ancora tutto, ma gli studi vanno sempre avanti e solo recentemente è stato
scoperto nel cervello umano il punto in cui nasce il colpo di genio, che gli
scienziati hanno chia |
mato
“E” in omaggio ad Archimede per la sua cele |
berrima eslamazione “Eureka”.6 |
|
Archimede, figlio dell’astronomo
Fidia, è nato a Siracusa nel 287 a.C. ed è morto nel 212, ucciso dai soldati
romani durante l’assedio. |
Studiò
ad Alessandria d’Egitto, dove forse fu allievo di Euclide. Fu uno dei più
grandi studiosi di matematica, ma anche di geometria, ottica ed astronomia. |
6 -Cfr. il Corriere della
Sera del 14 aprile 2004. |
Enunciò il famoso principio secondo il
quale un corpo immerso in un liquido ha una spinta verso l’alto pari al
volume di liquido spostato. |
L’odierna scuola e l’apprendimento |
La scuola elementare, fin dalla sua
costituzione, ha sempre avuto come obiettivo essenziale di insegnare a
“leggere, scrivere e far di conto” e tale è rimasto ancora oggi. |
Soltanto che col passar del tempo essa
si è gradualmente evoluta, adeguandosi alla società, alla sua cultura e alla
sua storia. |
L’apprendimento, però, è rimasto
sempre legato alle facoltà intellettive dello scolaro, che non cambiano mai.
|
In più non potendo l’alunno dirigersi
da solo a causa dell’età, ha bisogno del sostegno di un adulto. |
Questa è, infatti, la funzione
fondamentale del maestro che nella vicenda educativa assume un ruolo di primo
piano. |
Ma la scuola del nostro tempo ha
creato artifici tali che anzichè apprezzare il sapere, lavora per il
raggiungimento di altri risultati, ossia i voti e la pro |
mozione, ignorando la massima del
grande Seneca, vecchia di duemila anni, ma sempre valida “Non scholae sed
vitae discimus”. |
Viene da domandare se in una scuola
così organizzata sia più facile andare incontro all’insuccesso scolastico. |
Evidentemente il problema esisteva
anche nel passato, ma oggi probabilmente ha assunto dimensioni più vistose,
poichè i genitori degli alunni sono i primi a pretendere una buona
valutazione e conseguente risultato finale positivo, anzichè invocare una
formazione più completa basata unicamente sul sapere autentico. |
Non è che vogliamo giustificare
l’insuccesso scolastico, che può apparire finanche normale, ma credo che sia
saggio pensare ad una scuola nuova in cui sia primario lo sviluppo del
bambino e le sue capacità generali senza il timore di possibili fallimenti. |
Per ottenere questo non credo si debba
cambiare molto nella scuola attuale, ma penso che sia necessario stimolare
coloro che hanno responsabilità, specie a livello politico per fare qualcosa
di concreto in direzione dei reali bisogni di chi nella scuola vive ed
opera. |
Sembra
superfluo affermare che in un mondo con un enorme sviluppo informatico e fortemente
globalizzato saranno le società provviste delle scuole migliori a stare
meglio. |
In sostanza ci vuole “una scuola
centrata sullo sviluppo personale e sociale dei bambini e degli adolescenti e
non pensata in termini di apprendimenti specifici”. |
Questa scuola non impedirà ai bambini
di apprendere, perchè l’apprendimento avrà per loro, finalmente, un senso.7 |
7 -Cfr. P. Vajer - M.
Camuffo, Come il bambino apprende, Ed. Ma. Gi. - Roma 2005, p. 101. |
CAPITOLO
IV |
PROBLEMI APERTI |
La
scuola italiana si trova a vivere una situazione |
di disagio per via dei cambiamenti
invocati da più parti, resi necessari sotto la spinta di una società che
subisce le trasformazioni dei costumi e della mentalità di tutti soprattutto
del dominio della cosiddetta civiltà informatica. |
Si è ancora alle prese con la riforma
nata dalla Legge n° 59 del 1997, che ha introdotto l’autonomia delle scuole,
una cosa indubbiamente positiva perchè le decisioni non calano più dall’alto,
come è sempre stato, ma specie a livello didattico e organizzativo si decide
nella scuola stessa sulla scorta delle effettive necessità degli utenti. |
Soltanto che in precedenza non c’è
stata una sufficiente preparazione come si conviene fare quando si devono
modificare radicalmente le procedure e gli stessi comportamenti dei
protagonisti del processo educativo. |
Le riforme o si fanno col pieno
consenso delle parti in causa, oppure hanno scarsa possibilità di riuscita,
come è accaduto nel recente passato dopo l’attuazione della legislazione
delegata che ha portato nella scuola profondo malessere e senso di sfiducia |
non potendo affrontare i problemi per
mancanza dei presupposti, anche di ordine finanziario degli organi
collegiali, ai quali ancora non si è data una stutturazione nuova, come i
tempi richiedono. |
Questo insegna che le riforme non si
possono fare a costo zero, senza rischiare un sicuro fallimento. |
In compenso ritengo che sia una cosa
importante la generalizzazione dell’informatica e l’insegnamento delle lingue
straniere in ogni ordine di scuola, ma sono convinto che si sia voluto
strafare sul concetto di “scuola di qualità” tanto che si sono persi di vista
i veri valori, che devono essere assolutamente recuperati. |
Troppa corsa ai progetti, ma più per i
finanziamenti ad essi connessi che per le vere finalità culturali e
formative da conseguire. |
Al problema mostrano eccessivo
interesse sia i docenti più furbi che gli stessi dirigenti, tra i quali
spesso emergono dannose ed inopportune tensioni. |
Tra le cose positive della riforma in
atto c’è il ruolo assegnato ai genitori nella vicenda educativa dei loro
figli, perchè senza il loro contributo i risultati sarebbero soltanto
parziali. |
Se
questa forma di “partenariato educativo” fun |
ziona realmente gli obiettivi del POF
potranno essere realizzati fino in fondo. |
“La collaborazione tra i docenti e i
genitori può realizzarsi in modo positivo se ognuno è capace di svolgere il
proprio compito, senza confusioni di ruolo, fermo restando che le scelte
educative vanno concordate insieme, perchè solo da un orizzonte di valori
accolti e condivisi i ragazzi possono avere una mappa di riferimento più
sicura”1. |
La civiltà delle immagini,
naturalmente, ha messo in crisi le strategie didattiche della scuola attuale.
|
Al posto della parola scritta da
analizzare per scoprirne il significato ha offerto immagini già confezionate
e pronte all’uso con scopi purtroppo non sempre educativi favorendo, così,
una sorta di riposo mentale. |
In tal modo si mortifica la memoria,
la fantasia e le altre facoltà mentali che oggi sono seriamente in affanno di
fronte all’apprendimento. |
La
memoria, infatti, ci consente di ricordare le |
1 -Cfr. Franco Venturella, Infanzia
e scuola in dialogo, Ed. La Scuola -Brescia in S.I.M. n. 5 del 1 novembre
2006, p. 92. |
esperienze
precedenti perchè se così non fosse non ci |
sarebbe nessuna forma di
apprendimento. |
Ecco perchè la memoria dev’essere
esercitata adeguatamente, imparando poesie e brani di prosa, ma non come si faceva
una volta, costringendo gli alunni ad imparare troppo a memoria quasi per
punizione. Ciò nell’epoca che stiamo vivendo non è affatto gradito. |
Pertanto poesie e brani vanno scelti
con cura, facendo salvo il principio di brevità e che contengano motivi di
interesse per i ragazzi. |
Qui
di seguito se ne propone qualche esempio da tenere in debita considerazione. |
La preghiera |
Dolce Iddio che fai cantare |
gli uccellini e culli il mare, |
che ogni bimbo a nome sai, |
e ogni cosa, e in cielo stai: |
ogni Patria abbia una stella |
e l’Italia la più bella, |
per la vergine Maria |
ti preghiamo, e così sia. |
(Vittorio
D’Aste) |
Lo sventato |
Gigi cerca il suo berretto. Dove mai
sarà ficcato? Nei cantucci, sotto il letto va a frugar tutto affannato;
cerca, sbuffa, smania,pesta... poi s’accorge che l’ha in testa. |
(Lina
Schwarz) |
Elogio del giardino |
Bastano
poche aiuole: una rosella che fiorisca improvvisa un bel mattino un geranio,
un cespuglio di mortella, ed ecco fatto un piccolo giardino. |
Gioconda la mia casa, e un cancelletto
la difende dal mondo più rapace; non è più grande del mio fazzoletto eppure
vi sta comoda la Pace. |
(Renzo
Pezzani) |
Rio Bo |
Tre
casettine dai tetti aguzzi, un verde praticello: Rio Bo, un vigile cipresso. |
Microscopico
paese, è vero, paese da nulla, ma però... c’è sempre di sopra una stella, che
a un dipresso... occhieggia colla punta del cipresso di Rio Bo. |
Una
stella innamorata! chi sa se nemmeno ce l’ha una grande città. |
(Aldo
Palazzeschi) |
Alla mamma |
O
mamma, vò dirti una cosa che forse ti piacerà tanto; stanotte, passandomi
accanto, mi disse il Bambino Gesù: -Felice quel bimbo che vive protetto da un
angelo pio. O mamma, quel bimbo son io; qull’angelo, o mamma, sei tu! |
(Giovanni
Bertacchi) |
Marzo (dialetto napoletano) |
Marzo:
nu poco chiove e n’ato ppoco stracqua: torna a chiovere, schiove; vide ‘o
sole cu ll’acqua. |
Mo
nu cielo celeste, mo n’aria cupa e nera mo d’ovierno ‘e tempeste, mo n’aria
‘e primavera. |
(Salvatore
Di Giacomo) |
Alla
stessa maniera della memoria va curato anche |
lo sviluppo della fantasia che negli
scolari della scuola primaria è viva. |
Si tratta dell’immaginazione creatrice
che nei bambini è prevalente e perciò va compresa e coltivata in maniera intelligente,
evitando il pericolo del fantasticare inconcludente che potrebbe ostacolare
la normale ed autonoma crescita del pensiero e della volontà. |
Sono le fiabe che piacciono ai piccoli
e, probabilmente non solo a loro, perchè rispondono perfettamente al loro
modo di vedere il mondo e le cose. |
In queste narrazioni di tipo popolare
predomina il meraviglioso e il fantastico e hanno per protagonisti esseri
sovrannaturali come fate, streghe, maghi ecc. che incantano il mondo
infantile. |
Di fiabe ce ne sono un’infinità nella
letteratura del passato, i cui autori sono Esopo, Fedro e poi Andersen,
Perrault ed altri per non parlare che dei maggiori e più antichi. |
Ma ce ne sono tanti anche nell’epoca
moderna, come Gianni Rodari ed altri che sanno interpretare alla perfezione
la mentalità dei bambini di oggi. |
E’
in questo ambito che bisogna cercare per scegliere il genere di maggiore
gradimento. |
Non
è da escludere, comunque, anche la possibilità di inventare qualche piacevole
storiella, conoscendo i gusti dei destinatari e le possibilità offerte
dal-l’ambiente, come nel caso che segue, ispirato da uno scolaretto che nei
primi giorni di scuola non voleva assolutamente staccarsi dalla mamma. |
Il pulcino sperduto |
Fiaba estemporanea |
C’era una volta un pulcino che stava
assieme alla mamma e ad altri quattordici fratellini. |
Andavano ogni giorno a cercare cibo
nell’aia e per i campi vicini. |
Mamma chioccia non li abbandonava mai
e li difendeva da tutte le insidie. |
Ma una mattina il piccolo, spinto
dalla voglia di volare si allontanò troppo dalla sua compagnia. |
Quando si accorse di essere rimasto
solo si mise a pigolare per chiedere aiuto, ma nessuno lo sentiva. |
In
quella zona era facile incontrare gatti, ser |
penti ed altri animali pericolosi che
lo potevano mangiare. |
Egli, intuito il pericolo, si mise
dietro a un cespuglio di rovi con la speranza di non essere scoperto. |
Intanto la mamma si era accorta della
sua mancanza e si mise a cercarlo invano. |
Visti inutili tutti i tentativi e
fattasi sera se ne tornò al pollaio con la sua nidiata, credendolo ormai
morto. |
Anche la padrona si accorse della
mancanza del pulcino e se ne addolorò tanto. |
Intanto arrivò la notte e il pulcino
tremava dalla paura e dal freddo. |
Riprese fiato soltanto la mattina
seguente con l’arrivo del sole. |
Ai suoi timidi pigolii facevano eco i
cinguetii degli uccelli che si aggiravano da quelle parti. |
Solo un pettirosso lo notò, scese da
lui e cercò di consolarlo con la sua compagnia. |
Egli ne fu molto felice e dimenticò
per un poco la sua disavventura. |
Si trovò a passare di lì una bella
fanciulla con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Vide il pulcino soli |
tario e capì che si era sperduto e non
aveva saputo trovare la via del ritorno. |
Allora lo prese dolcemente, lo
accarezzò e lo strinse al suo petto. Poi si mise alla ricerca della sua
casa. |
Dopo alcune ore arrivò finalmente ad
un cascinale ed apprese che quell’incauto pulcino si era sperduto il giorno
prima. |
Così
lo rimise nel suo gruppo e tutti furono felici e contenti. |
V.
P. |
|
CAPITOLO
V |
PROBLEMI SCOLASTICI E AUTOBIOGRAFICI |
SCUOLE
ELEMENTARI DI PIEDIMONTE MATESE |
PLESSO
“S. DOMENICO” |
CORSO
DI AGGIORNAMENTO 16, 23 e 30 MAGGIO 1978 |
Relazione
svolta dal maestro PARILLO Vincenzo |
sul
tema “PROGRAMMAZIONE CURRICOLARE” |
Cari colleghi, |
la rapidità con la quale procede la
civiltà contemporanea in tutti i suoi aspetti e cioè culturale, politico, socio-economico,
industriale, ecc. tra i tanti problemi ha posto anche quello della necessità
di programmare le attività umane, affinchè risultino più adeguate e
rispondenti alle reali necessità della vita stessa. |
L’epoca che stiamo vivendo non ci
consente di procedere nei vari campi, sulla base di interventi rapsodici e
limitati, ma occorre che ogni attività |
sia predisposta con cura, sia cioè
razionalmente programmata. |
Uno dei difetti della nostra scuola
credo sia quello di voler procedere a tentoni, senza un progetto preciso,
uno studio preventivo delle cose che devono essere fatte. |
Da qui appunto la necessità della
programmazione, la quale, però, per essere valida non deve partire da
presupposti astratti, ma dalla reale e concreta situazione ambientale e
storica. |
Una programmazione che volesse
ignorare l’ambiente naturale, umano, economico, politico e sociale in cui
sorge la scuola e la reale situazione psicologica degli allievi non
servirebbe a nulla. |
Ma allora se fino ad oggi nella scuola
non abbiamo fatto questo abbiamo sbagliato tutto? |
Mi si può obiettare che c’è il
programma ministeriale, in base al quale si è operato e si opera ancora e
che bene o male ai nostri alunni si è sempre assicurato quel minimo di
cultura e di educazione che viene richiesto dallo Stato, dalle famiglie,
dalla società. |
Ma è proprio qui che sta il problema. |
Io
non è che voglia rivolgere delle critiche ai programmi, ma credo di trovarvi
d’accordo se affermo che a distanza di un quarto di secolo dalla loro emanazione
sanno un pò di vecchiume e che in molti aspetti andrebbero rivisti ed
aggiornati. |
E ciò soprattutto per le mutate
condizioni sociali, che impongono altre metodologie didattiche ed una cultura
filtrata attraverso le nuove conquiste della scienza e della tecnica. |
Quindi non affermo che i programmi del
1955, tuttora vigenti, siano da buttare via, ma certamente necessitano di
opportuni ritocchi. |
Comunque il problema vero non è neanche
questo. |
Un programma ministeriale viene sempre
calato dall’alto, è cioè espressione di una élite, di una classe dirigente e
di una cultura imperante ed è destinato, per giunta, ad alunni
convenzionali, disseminati su tutto il territorio nazionale, con situazioni
ambientali completamente diverse. |
Nessuno può negare, infatti, che i
programmi di Aristide Gabelli del 1888 rispecchiano la cultura positivistica
e che quelli di Giovanni Gentile del 1923 sono nati nel clima idealistico; i
programmi del |
1945, poi, si ispirano a
quell’attivismo pedagogico, già in auge in altri paesi occidentali e
introdotti in Italia nell’immediato dopoguerra; quelli attuali, invece, sono
di chiara marca spiritualistica. |
Ora io non voglio dire che tra questi
ci siano programmi buoni o programmi cattivi, poichè tutte le correnti
filosofiche che li ispirano, ovviamente, hanno qualcosa di positivo; la
verità e che essi hanno ormai adempiuto alla loro funzione storica e che non
sono più di attualità. |
Ma a prescindere da queste
considerazioni noi dobbiamo occuparci oggi, soprattutto per mantenerci
nell’ambito del tema in discussione, di un altro tipo di programmazione,
quella che ormai viene definita da tutti gli specialisti di questioni
pedagogiche e didattiche “curricolare”. |
Le nostre riviste ne sono piene ed
esistono già in commercio alcune pubblicazioni degne di essere meditate
(Vedi C. Scurati “Il curricolo” ed “La scuola”). |
Dunque la programmazione curricolare
altro non è che il piano di lavoro che ognuno di noi deve redigere
all’inizio di ogni anno scolastico, per fissare le mète che si vogliono
raggiungere. |
E’
cioè soprattutto per dovere professionale, ma anche per applicare le norme
vigenti, specie la legge |
n. 517 dell’agosto scorso che pone l’accento
proprio sulla programmazione, come è stato messo in evidenza dagli oratori
che mi hanno preceduto. |
Soltanto che in questo lavoro non
dobbiamo essere più soli, come è stato per il passato, ma tutti devono
portare il loro contributo, nello spirito della legislazione delegata e
successive disposizioni, che hanno introdotto il principio della
collegialità, come base di un’autentica vita democratica nella scuola. |
Però la collegialità contrasta un poco
con la libertà didattica che ognuno di noi ha per dettato costituzionale e
che intende esercitare non per fare quello che vuole, poichè non è questo il
senso di tale libertà, ma non per essere costretti da nessuno alla ricerca
dei mezzi idonei a risolvere gli scabrosi problemi didattici che si incontrano
nella scuola elementare. |
Io sono fermamente convinto che per
questo motivo il curricolo non s’impone facilmente in Italia, mentre in
altre Nazioni, come Inghilterra, USA, Svezia ecc. si è sviluppato
rapidamente. |
Questi sono Paesi di lunga e consolidata
tradizione |
democratica,
dove si è già creata l’abitudine e l’attitu |
dine al colloquio, allo scambio di
idee. |
Ecco, in noi forse si deve costruire
ancora una mentalità o meglio la coscienza che le cose fatte insieme possono
riuscire meglio. |
Così, cari colleghi, programmeremo
insieme le nostre attività, specie a livello di Collegio dei docenti, che è
l’organo tecnico più qualificato a pronunciarsi in materia didattica,
nell’ambito dei criteri generali fissati dal Consiglio di Circolo. |
Dobbiamo ormai abituarci ad uscire dal
nostro tradizionale isolamento e collaborare insieme per la migliore
riuscita del nostro delicato lavoro. |
La sperimentazione didattica
inaugurata oggi qui a S.Domenico, conclusa con la mostra allestita qui
accanto e da voi stessi approvata, vuole essere un piccolo saggio di quella
programmazione più ampia che siamo chiamati a fare. |
Ma lasciamo stare i termini che vanno
di moda, come “sperimentazione” “classi aperte” e via discorrendo e
cerchiamo almeno di consultarci spesso e di essere meno egoisti nelle nostre
conquiste didattiche quotidiane. |
Questo
mi sembra, in termini pratici, il senso delle recenti disposizioni e lo scopo
della programmazione che prepareremo a livello di classi parallele, su invito
del nostro Direttore, da attuare nel prossimo anno scolastico, che andrà ad
iniziare, ahimé, il 10 di settembre. |
Resta da vedere come dobbiamo
impostare questa programmazione o “curricolo” se vi piace chiamarlo con un
termine più ricercato. |
A mio parere le condizioni essenziali
per una buona programmazione devono essere le seguenti: |
1) Esaminare a fondo la situazione di
partenza e cioè studiare bene l’ambiente e le condizioni degli alunni,
evidenziandone i condizionamenti di natura familiare e sociale, nonchè il
linguaggio che oggi è fondamentale nella problematica educativa (Vedi il
rispetto del dialetto ecc.). |
2) Fissare gli obiettivi che si
intendono raggiungere, che allo stato attuale rappresentano i contenuti del
programma ministeriale. |
3) Organizzazione delle attività da
svolgere e degli strumenti da impiegare in rapporto agli obiettivi fissati.
Sono, queste, le strategie didattiche o metodologiche che dir si voglia. |
4)
Controllo della programmazione, che coincide |
con la valutazione, quella appunto che
si riferisce alla scheda. |
Quest’ultima secondo me è la parte più
importante perchè rappresenta il momento di giudicare se quello che si è
fatto è valido o meno. |
Ecco perchè la valutazione è collegata
direttamente con la programmazione. |
La programmazione, si sa, non ha
carattere rigido, ma flessibile ed in ogni momento dell’anno scolastico può
essere modificata e gli eventuali errori ci offriranno anche motivi per
riprogrammare in maniera migliore per l’anno successivo. |
Nella scuola si deve fare, insomma,
come nelle grandi aziende, ha detto qualcuno, dove si programma e si lascia
tutto invariato quando va bene, ma si corre subito ai ripari quando le cose
non vanno, per evitare il fallimento. |
In ogni caso, però, la programmazione non
vuole sostituirsi al programma, il quale a mio avviso è sempre necessario e
valido, perchè è preparato dagli studiosi, dai tecnici ad alto livello ed
anche perchè fissa le grandi finalità che la scuola deve realizzare |
in tempi lunghi; la programmazione,
invece, vuole occuparsi degli obiettivi didattici da realizzare a medio o
breve termine. |
Io non voglio usare parole difficili,
ma qui si potrebbe richiamare la tassonomia a cui faceva riferimento
l’ispettore Campanelli, martedì scorso. |
Questa la mia idea sul curricolo e mi
sembra perfettamente inutile divagare sulle definizioni che i vari
pedagogisti e sociologi hanno dato ad essa. |
Musgrave, ad esempio, sociologo
inglese, così si esprime: “Il curricolo rappresenta quelle esperienze di
apprendimento che sono espressamente organizzate dagli agenti educativi
formali come le scuole. Tali esperienze possono o no avere luogo all’interno
dell’organizzazione scolastica che le progetta”. |
Sono parole testuali tratte dal testo
“Sociologia dell’educazione” dell’Ed.Armando. |
E la definizione mi sembra che possa
andare bene pure per noi, anche se ci viene da un autore inglese che ha
studiato una società diversa. |
Insomma a noi oggi si richiede un
nuovo modo di fare scuola e la programmazione curricolare è fondamentale,
perchè è centrata sui nostri alunni; sembra |
ormai
chiaro che soltanto attraverso di essa possiamo |
seguire i processi di maturazione. |
Se facciamo questo lavoro possiamo
accettare anche la scheda, che tante critiche ha suscitato, ma che tutto sommato,
con opportuni ritocchi migliorativi, può andare, come pare si stia facendo al
Ministero. |
Si consiglia, pertanto, di
semplificare le seguenti materie: religione, educazione morale, educazione
musicale e artistica. |
A mio avviso resta il problema delle
strutture scolastiche, degli orari e dei contenuti programmatici, che sono
quelli di sempre e che vanno pure essi adattati alle nuove esigenze ed alla
realtà sociale, che è in continuo e rapido movimento. |
Non mi sembra che possiamo operare
bene in una scuola nuova con strumenti vecchi. |
E allora se tutto questo è vero, come
è vero, le innovazioni adottate dalla recente legislazione trovano piena
giustificazione, poichè si collocano in un contesto scolastico diverso, dove
la finalità non è quella di misurare le capacità degli alunni con il
bilancino del farmacista, come purtroppo ancora avviene nelle scuole
secondarie superiori, ma di dare |
un giudizio sommario sui risultati
raggiunti da ogni scolaro e soprattutto individuare le cause che hanno
ostacolato l’apprendimento, allo scopo di adottare efficaci contromisure. |
Il sistema di votazione finora usato
quello numerico si è dimostrato sbagliato perchè poggiava sulla soggettività
del giudizio. |
Indagini condotte con il rigore
scientifico nel passato, sia in Italia che fuori, hanno dimostrato pienamente
che il medesimo lavoro veniva valutato in maniera diversa. |
Da qui la contraddittorietà dei voti e
degli esami scolastici, concorsi compresi. |
Dunque per dire che il discorso sul
nuovo tipo di valutazione non è nuovo, ma vecchio di almeno mezzo secolo,
poichè tutto ha avuto inizio in Francia nel 1922, se non vado errato, dal
grande psicologo Henry Piéron. |
Da allora, come sapete, è nata una
ricca letteratura e addirittura una scienza nuova, che si chiama
“docimologia”. |
Essa si è imposta soltanto ora perchè
sono maturati i tempi anche nel nostro Paese, ma altrove è stata adottata da
tempo. |
Non
sono d’accordo con la valutazione sintetica di |
“lodevole”, “buono”, ecc. poichè
sarebbe un’involuzione, un ritorno a posizioni idealistiche già sorpassate. |
In questo discorso va collocato il
problema delle bocciature, che è vivo nella nostra scuola e che dà adito a
considerazioni di vario genere. |
Per conto mio e non faccio una
scoperta, bocciare un alunno significa creare in lui dei traumi psicologici
che possono avere effetti negativi non solo sul suo curriculum scolastico, ma
anche sulla sua vita futura. |
Egli si sentirà un escluso, un
emarginato, un incapace e tutto ciò non è certamente di sprone all’impegno
per migliorare. |
La cosa, poi, assume carattere di
particolare gravità se si pensa che gli alunni meritevoli di bocciature
appartengono di solito alle famiglie più umili, dove le stimolazioni
educative e culturali sono più carenti. |
Perciò bocciando noi andiamo ad
avallare quella discriminazione che è già presente sul piano sociale e questo
non mi sembra positivo in una scuola che vuole contribuire allo sviluppo
democratico e civile del nostro Paese. |
Ci
incombe piuttosto il dovere di creare uguali opportunità educative per tutti
i nostri alunni, nessuno escluso e tutti debbono poter fruire compiutamente
del servizio scolastico, che è ormai un servizio sociale. |
Con questo non voglio dire, beninteso,
che non si deve bocciare proprio, questo non lo dice nemmeno la 517, ma
quando ci rendiamo conto che la ripetenza arreca più male che bene ad un
alunno, allora lo dobbiamo portare avanti assieme agli altri. |
Il discorso forse si può accettare più
nella prima classe, per quei soggetti che per debolezza mentale o altre cause
non sono riusciti a superare i meccanismi di base della lettura e della
scrittura ed è prevedibile che ciò non si possa verificare neanche nella
classe successiva del ciclo. |
Tuttavia la bocciatura, a mio avviso,
non va presa come valore assoluto ed a volte si pone addirittura come una
necessità, proprio come un atto di giustizia per non favorire negli altri
alunni quel senso di sfiducia nei confronti degli insegnanti e della istituzione
scuola. |
Per quanto riguarda il paventato
pericolo di scoraggiare gli elementi migliori, io penso che non si |
corra, poichè tra gli alunni stessi si
stabilisce automaticamente una scala di valori; il resto lo farà l’insegnante,
assegnando il giusto premio a chi emerge per impegno, profitto e
comportamento. |
E ciò mi sembra necessario per evitare
quell’appiattimento che non serve a nulla, anzi è piuttosto dannoso. |
Scusate la digressione, ma volevo puntualizzare
questo problema molto sentito tra noi. |
Ritornando alla programmazione c’è da
dire che essa non è facile e richiede da parte dell’insegnante impegno e
partecipazione ai problemi della pedagogia non solo, ma anche a quelli delle
altre scienze che influenzano l’educazione ed in modo particolare la
psicologia, la sociologia, la genetica e la biochimica che ci forniscono
dati preziosi per una educazione più sicura ed efficiente. |
Ormai non possiamo fermarci più alle
indicazioni della filosofia, che è stata messa un pò in soggezione dalle
conquiste di questi ultimi tempi. |
Insomma ci dobbiamo aggiornare, ecco
tutto; è un invito pressante che ci viene rivolto da tutte le parti e che noi
dobbiamo assolutamente recepire. |
Questo
corso appunto è di aggiornamento e certamente non sarà stato inutile, poichè
ha messo qualcosa in movimento dentro di noi. |
In verità questo problema
dell’aggiornamento non è una novità assoluta. |
Sul piano pedagogico si è sempre
verificato anche nel passato; ci sono stati cioè geniali educatori che in
qualche modo hanno anticipato i tempi attuali. |
Mi riferisco a Locke, Rousseau,
Pastalozzi, Herbart, Capponi ed altri ancora che hanno saputo mettere a fuoco
qualche particolare problema dell’educazione, approfondendola sempre più come
scienza. |
Ma chi ha posto in termini chiari ed
inequivocabili il problema dell’aggiornamento didattico è la legge di delega
del 1973, la n. 477, ed i decreti delegati che ne sono scaturiti, in
particolare il 419, che tratta specificamente della sperimentazione, della
ricerca e dell’aggiornamento del personale, direttivo e docente. |
Si tratta di un’innovazione veramente
rilevante, che allinea la scuola italiana con quelle più evolute dell’Europa
e del mondo, anche per l’introduzione del concetto di democrazia scolastica,
che coinvolge nei compiti educativi altre componenti sociali. |
Ormai
l’aggiornamento per gl’insegnanti è una |
necessità irrinunciabile, se non si
vuole correre il rischio di essere tagliati fuori dalla realtà del nostro
tempo. |
Non si può andare a scuola con la
cultura fornita dagli Istituti magistrali, insufficiente e conservatrice. |
Non si possono voltare le spalle al
fiume di cultura che scorre. |
La scuola, si sa, ha perduto il suo
ruolo trasmissivo-ripetitivo di una volta, in cui poteva non emergere il
bisogno dell’aggiornamento, poichè si trattava di insegnare un sapere rigido
e già sistemato. |
C’è stato, poi, il fenomeno della
cosiddetta “esplosione scolastica” in base alla quale da una scuola
selettiva e discriminante siamo passati a una scuola di massa. |
La cultura, ora, è alla portata di
tutti, grazie anche al concomitante sviluppo dei mezzi d’informazione,che
hanno creato altrettante “agenzie culturali” le quali contrastano quasi
sempre, però, con le finalità che si pone la scuola, in quanto istituzione
educativa per eccellenza. |
Il fatto è aggravato dal conflitto
ormai evidente che si è creato fra generazioni vecchie e giovani, tra |
le quali, invece, ci dovrebb’essere un
dialogo franco e costruttivo. |
La contestazione globale, di cui molti
giovani sono paladini, non può costruire nulla di positivo, poichè nega il
valore di tutto ciò che nel passato è stato conquistato con sforzi e duri
sacrifici. |
E’ nello scambio, nella cooperazione
di tutti, che si può realizzare il processo dell’intera umanità. |
A questo proposito ci viene in
soccorso la stessa scienza, la quale ci dimostra chiaramente che nulla può
essere costruito dal nulla. |
Tutto quello che si realizza ha sempre
un aggancio nelle conquiste precedenti. |
Dunque per aggiornamento dobbiamo
intendere accrescimento delle proprie conoscenze in ogni campo, in base al
principio che più si possiede e più si può dare agli altri. |
Ma nel caso nostro vi si può attribuire
anche un altro significato e cioè quello di migliorare il metodo
d’insegnamento, adeguandolo alle effettive necessità degli scolari. |
Anzi questo è fondamentale, poichè
credo che nessun insegnante può svolgere bene il suo compito |
se
non è abbastanza informato sugli sviluppi continui |
della pedagogia e delle scienze
afferenti. |
Prima ci si preoccupava di insegnare e
basta; oggi è il modo di apprendere degli scolari che deve maggiormente
appassionare gl’insegnanti. |
Pertanto le sole conoscenze pedagogiche
sono insufficienti. |
Dunque mi pare che il problema
principale sia quello dell’autoaggiornamento, che consente agl’insegnanti di
aggiornarsi e documentarsi da soli, poichè l’aggiornamento vero è quello che
nasce dalla coscienza del singolo. |
Ce lo dimostrano gli esempi di geniali
maestri del recente passato e anche di oggi, come la Boschetti Alberti,
Felice Socciarelli, Albino Bernardini con la interessante esperienza di
Pietralata, borgata di Roma, Bruno Ciari ed altri, i quali hanno perfezionato
il loro metodo didattico giorno per giorno, in base alle difficoltà nuove via
via emergenti. |
E’ appunto quello che un insegnante
deve sentire oggi in cuor suo, se non vuole essere un emarginato in un
contesto socio-politico e culturale in continuo fermento. |
Il
problema dell’aggiornamento, comunque, a mio |
avviso, va visto in una situazione
prospettica, in quanto la legislazione delegata ne ha evidenziato soltanto
la necessità. |
Ora si tratta di fissarne i modi e i
tempi per tradurlo in realtà sul piano operativo e concreto. |
Esso va associato alle attività di
sperimentazione e di ricerca di cui rappresenta il necessario supporto e
nell’intento di dare pratica attuazione al criterio di “aggiornamento sul
campo” da molti ritenuto molto efficace. |
Nessuna sperimentazione è possibile
senza un adeguato aggiornamento del personale preposto, che ormai rappresenta
la strategia privilegiata per il cambiamento. |
Le iniziative vanno certamente prese
anche a livello di organi collegiali, con opportuni incontri di studi
promossi dal direttore didattico su temi specifici e soprattutto
organizzando una ricca e valida biblioteca magistrale. |
E’ ormai ora di mettere a fuoco tutti
i problemi che oggi sono davanti alla scuola e primo fra tutti quello della
programmazione, della valutazione, dei libri di |
testo, dell’insegnamento religioso,
del dialetto e degli alunni handicappati. |
Ognuno di noi, dal più alto dirigente
al più umile dei maestri, deve sentirsi motivato da questo bisogno per
rendere la nostra scuola realmente rispondente alle necessità degli alunni
del nostro tempo. |
Direzione Didattica Statale I Circolo
Piedimonte Matese Anno Scolastico 1977/78 |
ELENCO
DEGLI INSEGNANTI DI RUOLO |
1) Ascione Codella Carmela 2) Bergamin
Civitillo Carolina 3) Botto Marrocco Ettorina 4) Carbone Filomena 5) Carena
Pelmieri Annamaria 6) Caruso Concetta 7) Caruso Enrico 8) Caso Maria Clelia
9) Caso Plaitano Stella 10) Cassella Annamaria 11) De Angelis Di Nardo M.
Giuliana 12) De Lellis Luigi 13) De Lellis Mafalda 14) Del Sesto Di Lello
Laura 15) Del Vecchio Adele 16) Del Vecchio Di Panni M. Gabriella 17) Di
Biase Vincenzo 18) Di Caprio Caterina 19) Di Giuseppe Pennella Valentina 20)
Di Gosta Di Baia Michelina 21) Di Virgilio Bianchi M. Filomena 22) Falato
Ferrucci Filomena 23) Franco Gaetani Giovanna 24) Festa Simonelli Caterina
25) Fidanza De Lellis Onorata |
26) Galassi Longi Mercedes 27) Galassi
Zirpoli Clotilde 28) Gaudio Del Vecchio Anna 29) Linguido Maria Antonietta
30) Lunato Pasquale 31) Mancini Di Lello Rosa 32) Manzelli Di Lello
Pasqualina 33) Marone De Novellis Bianca Maria 34) Massaro Raccio Maria 35)
Mastroianni Santoro Elena 36) Mastromarino Loffreda Ilde 37) Matarazzo Rossi
Colomba 38) Mattei D’Ambrosa Maria 39) Parillo Vincenzo 40) Pascale Fiorillo
Antonietta 41) Pascale Maria Luisa 42) Petella Piazza Costantina 43) Petella
Ciliberti Lia 44) Pontillo Landino Lucia 45) Porcelli Civitillo Maria Luisa
46) Raccio Erminia 47) Salerno Tomaselli Concetta 48) Sgambati Fiorillo
Amalia 49) Valente Di Lello Anna 50) Vingione Palumbo Olimpia 51) Vino Di
Baia Ersilia 52) Visone Laurenza Anna 53) Volpe Raffaele 54) Zoglio Rosa
Giuseppina Antonietta 55) Fucci Maria Beatrice - Scuola Mat. Statale 56)
Masullo Chiarina - Scuola Mat. Statale 57) Marsilio M. Assunta De Angelis -
Assist. Scuola Mat. Statale |
|
Targa
ricordo offerta all’autore nel corso della festa di commiato al termine del
ciclo elementare. |
- 159 |
|
Diploma
di benemerenza conferito all’autore dal Presidente della Repubblica quando era
titolare del Circolo di Faicchio (Bn) da cui fu collocato a riposo per
raggiunti limiti di età con decorrenza 1 settembre 1995. |
BIBLIOGRAFIA |
1) A. Gemelli “La psicologia dell’età
evolutiva” Giuffrè - Milano 1956 |
2) Kennet Walker “Come funziona e vive
il corpo umano” Universale Cappelli 1961 |
3) J.S.Bruner “Il processo di
apprendimento nelle due culture” |
A. Armando - Roma - 1967 4) Bastien
“Psicologia dell’apprendimento” |
La scuola Ed.Brescia - 1968 5)
R.Cousinet “La pedagogia dell’apprendimento |
A. Armando - 1968 6) L.Testut e A.
Lataryet “Anatomia umana” |
UTET
1971 |
7) W.F. Ganong “Fisiologia medica”
PICCIN 1971 |
8) G. Lerbet “Che cosa ha veramente
detto |
Piaget”
Ubaldini FI. 1972 9) A. Delmas “Vie e centri nervosi” UTET Masson e Cie 1973
10) A. Agazzi “Psicologia del fanciullo e della scuola” La Scuola Ed. Brescia
1974 11) P. VAYER - M. CAMUFFO “Come il bambino apprende” Ed. Magi - Roma -
2005 |
INDICE
|
CAP. I - Le vie dell’apprendimento |
|
Presentazione Prolusione Prefazione Il
sistema nervoso Il cervello Struttura Il cervelletto Il midollo spinale Il
simpatico Il talamo Centri di ricezione Cenni sul funzionamento del cervello
I riflessi L’encefalo I centri del linguaggio Il pensiero Il linguaggio e il
pensiero La neocorteccia Le frontiere della mente Lenta evoluzione |
pag. 9 » 13 » 17 » 41 » 43 » 44 » 48 »
49 » 52 » 52 » 54 » 56 » 58 » 61 » 63 » 63 » 65 » 66 » 67 » 68 |
Mille prodigi I neuroni Funzioni
superiori del sistema nervoso Nota conclusiva |
CAP. II L’attenzione |
Cos’è l’attenzione Caratteri
dell’attenzione Forme dell’attenzione La distrazione L’attenzione nelle varie
età Pedagogia dell’attenzione |
pag.
69 » 71 » 72 » 74 |
»
79 » 79 » 81 » 83 » 84 » 86 |
Accorgimenti
idonei per tener desta l’att. » 86 I livelli dell’attività mentale » 87 La
corrente del pensiero » 88 Natura dell’attenzione » 90 Tipi di attenzione »
91 L’attenzione imposta » 92 L’affaticamento e l’attenzione » 93 |
CAP. III La memoria |
Neurofisiologia della memoria » 99
Memoria e apprendimento » 101 |
L’oblio pag. 104 I contenuti
dell’apprendimento » 106 Il programma a spirale » 107 Il processo
d’apprendimento » 109 L’allievo » 111 Il maestro » 112 L’intelligenza e
l’apprendimento » 113 L’odierna scuola e l’apprendimento » 117 |
CAP. IV Problemi aperti » 123 |
CAP.V Problemi scolastici e
autobiografici |
Relazione
dell’autore sul tema della programmazione » 137 |
Elenco
degli insegnanti di ruolo del I Circolo di Piedimonte Matese Anno Scolastico
1977/78 » 157 |
Una
targa-ricordo degli alunni di quinta » 159 |
Diploma
di benemerenza » 161 |
Bibliografia » 163 |
|
-
168 |