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Studi di Fisica e
di Meteorologia.
Palmieri si occupò di Fisica dal 1840 fino alla morte.
Presento una breve sintesi dei suoi studi.
1)
Correnti indotte.
Le sue
prime ricerche e la sua prima pubblicazione (1840) riguardarono le correnti indotte dal magnetismo terrestre.
Come è
noto, la teoria sulle correnti indotte è dovuta all'inglese M. Faraday e all'americano
J. Henry, ma ben presto tutti gli studiosi di fisica dell'epoca costruirono
apparecchi propri atti a generare tali correnti, anche quelle prodotte dal
campo magnetico terrestre.
È quel che fece anche il
nostro Palmieri.
Cominciò, all'inizio da
solo, a provare l'esistenza di tali correnti con l'uso di opportuni
galvanometri; ma ben presto si propose lo scopo di verificarne anche tutti gli
effetti.
Nel 1840 pubblicò i primi
risultati in un articolo dal titolo:
Alcune
esperienze di induzione del magnetismo terrestre ed invenzione di una batteria magneto-elettro-tellurica, nella Rivista "Il progresso delle scienze, lettere ed
arti", Napoli, sett., ott. 1840 (bibl.21).
Continuò, ora in
collaborazione con il Prof. Dante Linari Santi, dell'Università di Siena, gli
studi su tali correnti anche nel tentativo, ben riuscito, di migliorare gli esperimenti
analoghi già effettuati dai fisici Nobili ed Antinori.
A tale scopo i due
scienziati, utilizzando la batteria
magneto-elettro-tellurica, con un meccanismo simile a quello
dell'apparecchio di Clarke, ottennero, per la prima volta la mattina del
19-03-1842 la scossa elettrica e la scomposizione dell'acqua; e la sera del
16-03-1843 anche la scintilla elettrica.
L'apparecchio adoperato, fu
in seguito (e cioè intorno al 1845) perfezionato dal solo Palmieri e chiamato "Apparecchio
d'induzione tellurica".
Con questo poteva verificare
più agevolmente l'esistenza delle correnti indotte dal campo magnetico
terrestre e i loro effetti (fisico, chimico, la scintilla, la scomposizione
dei corpi e la scossa).
Tale apparecchio, insieme
con quello di Clarke per effettuare un confronto, è stato già descritto
nell'Annuario 1983, da pag.181 (bibl.5).
2)
Apparecchi elettrici.
Palmieri costruì numerosi apparecchi
elettrodinamici, elettromagnetici ed elettrostatici.
Tutti quelli originali e
quelli che egli usava comunemente, sono stati descritti negli Annuari citati
(bibl.4,5,6,7), o nel presente articolo.
In particolare sono
descritti:
1)
l'Apparecchio di Ampère
modificato da Palmieri;
2)
l'Apparecchio d'induzione per
uso scolastico (Palmieri);
3)
l'Apparecchio d'induzione per
uso medico (Palmieri);
4)
l'Apparecchio d'induzione
tellurica (Palmieri);
5)
l'Apparecchio di Clarke;
6)
la Macchina elettromagnetica
per uso scolastico (Palmieri);
7)
il Telegrafo elettromagnetico
(Palmieri);
8)
il Sismografo elettromagnetico
fisso e portatile (Palmieri);
9)
il Diagometro (Palmieri);
10)
l'Elettrometro bifiliare
(Palmieri);
11)
l'Elettrometro di Peltier;
12)
l'Elettrometro di Melloni;
13)
l'Apparecchio a conduttore
mobile (Palmieri);
14)
Anemometri;
15)
l'Anemografo (Palmieri);
16)
Pluviometri;
17)
l'Udometro (Palmieri).
18)
Bussola dell'intensità
magnetica;
19)
Bilancia di torsione di
Coulomb;
20)
Bussola di declinazione
magnetica;
21)
Bussola di inclinazione
magnetica;
22)
Magnetometro unifilare;
23) Variometri di Lamont.
3)
Potenziale elettrico.
Si occupò così intensamente
del potenziale elettrico che, per poterne illustrare i suoi studi, ho dovuto
scrivere addirittura un articolo specifico sull'argomento (bibl.6).
Per riferire le tappe del
suo lungo studio, mi limito a ricordare solo alcuni concetti sull'argomento:
a)
Natura dell'elettricità. Palmieri è più vicino alle
posizioni di Franklin che non a quelle di Symmer; ed in proposito mostra anche
idee proprie, poiché dice:
«L'elettricità, come il
calorico, non è un essere, ma un modo di essere (della materia)»
b)
Tensione voltaica. Egli accetta la seguente
definizione del Volta stesso:
«...io denoto col termine di tensione...lo sforzo che fa ciascun
punto del corpo elettrizzato per disfarsi della sua elettricità, e a
comunicarla gli altri corpi».
c)
Potenziale elettrico. Ecco la sua definizione:
«Un conduttore elettrico dicesi essere ad un
potenziale più elevato di un altro conduttore se il primo cede elettricità
positiva al secondo, allorché si mettono in comunicazione tra loro e quando
l'equilibrio elettrico si è stabilito, allora si dice che i due conduttori sono
allo stesso potenziale.»
4)
Elettricità atmosferica.
Effettuò notevoli studi
sull'elettricità atmosferica, tutti descritti nell'Annuario 1981 (bibl.4);
studi che, con l'aiuto del suo Elettrometro
bifiliare e dell'Apparecchio a conduttore mobile,
lo condussero anche alla scoperta di una legge sull'elettricità atmosferica
durante le piogge, nel dicembre 1853.
La stessa legge fu enunciata anche dal francese Quetelet, il quale asseriva di averla scoperta durante la pioggia procellosa del 14 giugno 1852, in Belgio, e quindi prima del Palmieri.
Così fra i due nacque una disputa circa la priorità della scoperta.
Palmieri sosteneva che da
quella pioggia procellosa non si potesse ricavare quella legge, almeno nella
sua interezza, poiché v'erano più piogge all'orizzonte e che comunque la legge
non sarebbe stata esplicitamente enunciata in quell'occasione dal Quetelet,
il quale si sarebbe limitato a riconoscerne la validità quando era già stata
enunciata, affermando di averla intuita e scoperta "prima ".
Ecco una delle dispute tra
il Palmieri ed altri studiosi a proposito della cosiddetta "priorità
".
Anzi questa è una
controversia abbastanza pacifica, dal momento che il Palmieri aveva molta
stima del Quetelet, tanto da affermare:
«Quetelet, ch'é uno dei più
esperti osservatori in questo genere (elettricità atmosferica) poco ha mancato
che non cogliesse anch'egli la legge di sopra esposta» (bibl.4,pag.85).
Non solo, ma riporta
addirittura la figura dello stesso Quetelet, per illustrare la legge (bibl.4,
pag.86).
Come sempre, è davvero
difficile stabilire la priorità della scoperta.
Probabilmente, ciascuno dei
due è arrivato alla stessa conclusione, ma sicuramente ciascuno dei due
seguiva gli studi dell'altro.
Del resto, anche a proposito
delle correnti indotte generate dal campo magnetico terrestre, il Palmieri
aveva criticato gli esperimenti dei fisici Nobili ed Antinori (bibl.5), poiché
le correnti che questi avevano ottenute erano più deboli, e di conseguenza
considerava poco significativi i loro risultati.
5)
Correnti telluriche.
Si occupò intensamente delle
cosiddette correnti telluriche
(bibl.4), delle relazioni tra queste e lo stato elettrico dell'atmosfera e tra
queste e l'attività dei vulcani e dei terremoti.
Questi studi lo impegnarono
fino alla morte, poiché mentre la prima sua pubblicazione (1840) riguardò le correnti
indotte, l'ultima fu proprio sulle correnti telluriche (1895), ed
ebbe titolo:
"Le correnti telluriche
dell'Osservatorio vesuviano osservate con fili inclinati all'orizzonte durante
l'anno 1895".