Piedimonte Matese                  Palazzo ducale studi                 Home page

 

 

Raffaele Marrocco

Memorie Storiche

1926

 

Cap. XXII -  EDILIZIA ED OPERE PUBBLICHE

(le seguenti pp. 200 e sgg. sono tratte dal lavoro multimediale di Valentino Nassa realizzato nell’estate 2005)

 

 

SVILUPPO EDILIZIO – Negli edifizi e nelle opere pubbliche ci è dato scorgere non soltanto tracce del nostro passato storico, ma eziandio una prova dell’attività e civiltà della popolazione.

La nostra Piedimonte, partendo dall’antico borgo (Rione S. Giovanni) si è andata man mano estendendo, fino a diventare una cittadina moderna. La trasformazione, iniziatasi sul tramonto del Sec. XV, si accentuò successivamente, quando – terminata il castello la sua funzione storica – la popolazione sentì il bisogno di espandersi, di aver aria e luce, muovendosi verso la parte pianeggiante, ove fabbricò nuovi e più comodo edifici, costruì nuove strade e nuove piazze, mutando, così, poco per volta, quella che era l’antica topografia cittadina. E con i nuovi bisogni e con lo sviluppo delle industrie, specie nei Sec. XVII e XVIII, Piedimonte compì il suo ingrandimento.

Sconforta, però, il vedere oggi alcuni antichi edifici o malamente rifatti o ridotti in stato di abbandono.

È bene occuparci anche di essi, non per altro, per serbarne il ricordo. Ma sarebbe anche meglio che la Commissione Edilizia ponesse maggiore interesse nella sistemazione ed abbellimento di certe case, specie quelle delle vie principali, per aversi così un tutto armonicamente estetico.

 

PALAZZO GAETANI – L’antico castello feudale – oggi palazzo Gaetani – munito, un tempo, di torri e di merli, è l’edifizio di più vasta mole che vanti Piedimonte. Su di esso circolano ancora strane e misteriose leggende. Si dice che fu teatro di drammi e di avvenimenti paurosi; che fu alcova di amori violenti; che ivi danze e conviti si svolsero in una regale sontuosità; e che nel trabocchetto, ora murato, finivano i vassalli importuni... Ed è circondato di tante e tante altre leggende, che la fantasia popolare, tramandandole, ha trasformate, ingrandite e rese terrificanti.

Oggi l’antico castello, perduta la sua suggestiva caratteristica, è una dimora corredata di tutte le comodità di una vita dilettevole.

Il portale principale, ad oriente, è opera del XVI Sec.; quello secondario, a settentrione, prospiciente nel Largo di S. Maria Vecchia, conserva una magnifica architettura del Sec. XV. Entrambi sono in travertino.

Il primo ha delle bugnature quadrate, e negli angoli del frontespizio due grandi rosoni in altorilievo. Sopra il frontespizio campeggia lo scudo, pure in travertino, raffigurante l’arma della Casa, inquartata con quelle delle famiglie dell’Aquila, d’Aragona e Corigliano.

L’altro portale, ad arco depresso, ha tutti i caratteri spiccati della scuola napoletana del periodo durazzesco. Negli angoli superiori del frontespizio, tra il riquadro esterno e l’arco, vi sono scolpite due figure, una umana, l’altra di animale. In alto, poi, vi è infisso altro scudo della Casa, senza l’arma di Corigliano.

Dal portale principale si accede nell’atrio, al cui centro s’erge un’artistica fontana in travertino, formata da una vasca, da cui si eleva una colonna con largo bacile in alto, e da un aggruppamento di quattro aquile reali, uscenti dalla vasca medesima.

A destra dell’atrio vi è lo scalone a due rampe che immettono in un porticato dal quale si accede al primo piano dal lato destro, e al secondo, dal lato sinistro.

Niccolò Gaetani, Principe di Piedimonte, fu quegli che operò numerose trasformazioni al palazzo, distruggendo tutta l’architettura degli antichi tempi.

 

OPERE D’ARTE – In questo palazzo – trasformato come si è detto nei primi anni del Sec. XVIII, specialmente con la costruzione di tre appartamenti, dal salone principale al giardino, come risulta da un atto in data 26 luglio 1700 per Not. Ciccarelli – convennero, chiamati da Niccolò Gaetani, architetti, scultori e decoratori napoletani, che fecero dei portali interni in alabastro, vôlte di stucco, quadri ed affreschi.

 

PALAZZO GAETANI – Salone dei quadri

PALAZZO GAETANI - Alcova

 

Un salone a primo piano contiene, infatti, una serie di ritratti dei più insigni antenati di Casa Gaetani; altre sale, quadri religiosi e profani, affreschi riproducenti episodi storici, mitologici e scene campestri, e tele di fiori, frutta e cacciagione.

Tra gli artisti che qui allora convennero, Francesco Solimene tenne il primato. Il De Matteis, il Loth, il Cusati, il Nani, il Brandi, il Rossi, il Martoriello, il De Dominicis, l’abate Belvedere, e, tra i dilettanti, il Giovo e lo stuccatore Catuogno, gareggiarono ad abbellire la sede del Principe, stimato per uno dei più nobili mecenati dell’arte.

 

 

Oltre ai ritratti di Niccolò Gaetani e di Aurora Sanseverino, il Solimene dipinse un’Aurora – dal nome della Principessa con gli Amorini che preparano il Carro tra le nubi, con il vecchioTritone, con la Fatica nuda, in piedi, e col Sonno che cade dal letto; Paolo De Matteis svolse le favole di Apollo e di Dafne, di Pane e di Siringa, intorno alle quali lo stesso Solimene dipinse Amorini ed ornamenti; Onofrio Loth ritrasse indovinati quadri di fiori e frutta, di pesca e cacciagione; Gaetano Cusati quadri di animali e di vasi ripieni di fiori; Gaetano Martoriello svariati paesaggi; Nicola Maria Rossi un Natale, un San Francesco, e la Decollazione di San Gennaro, e infine Giacomo Nani tele di frutta e scene campestri. Di tutte queste opere alcune soltanto esistono al presente, le altre furono trasportate in altre residenze dai vari componenti la famiglia Gaetani.

Dal palazzo si gode un magnifico panorama cui fanno corona i monti Compulterini e Tifatini, il Vesuvio e le montagne del Beneventano, mentre nella vasta pianura scorre lento il Volturno.

PALAZZO GAETANI – Una sala

 

  Piedimonte Matese                Palazzo ducale studi                 Home page