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IL PONTE SUL VOLTURNO
Fugace excursus
tra i libri di Antonio Gaetani
Nella tarda mattinata del 23 Ottobre 1943, la
temibile retroguardia della Decima Armata tedesca, composta dai guastatori
della 3a divisione motorizzata, in lenta ritirata verso Cassino,
fece saltare in aria, dopo averlo minato, il ponte sul Volturno tra Raviscanina
e Pietravairano[1].
Dal punto di vista strategico-militare, fu
un’operazione assolutamente ordinaria, fatta con l’intento di creare disagio
logistico tra le forze alleate operanti sulle due sponde e di rallentarne
l’avanzata.
In questo articolo, con l’ausilio delle notizie
ricavate dal piccolo fondo Antonio Gaetani[2]
presente nella Biblioteca dell’Associazione Storica del Medio Volturno, si
tenterà di mostrare le traversie politiche che si dovettero superare per
arrivare alla sua realizzazione.
Il
primo documento che vi si trova, in ordine di tempo, è un “piccolo lavoro”, a
suo dire, “scarso di merito, povero di facondia” composto dall’ingegnere civile
Giuseppe Garzia e presentato al Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro nella
sessione del settembre 1863. Esso è, indubbiamente, un lavoro di parte col quale
l’autore candida all’approvazione del Consiglio tre suoi progetti, opponendoli
alle due proposizioni già avanzate dall’ing. Giustino Fiocca su invito
dell’Amministrazione stessa. La differenza fondamentale che appare nelle
proposte fatte dai due tecnici è la scelta del luogo nel quale compiere l’opera
per attraversare il Volturno: la scafa di Baia per Fiocca, quella di S. Angelo
per Garzia.
Accontentandoci di aver segnalato anche questa fonte
a quanti vorranno approfondire la polemica sulla localizzazione del ponte che
per tanti anni tenne accesi gli animi delle popolazioni e dei rappresentanti
politici locali paralizzandone la realizzazione, concentriamoci sulla parte del
capitolo primo nel quale il Garzia, nel sostenere le sue tesi, accenna
ampiamente alle pratiche fino ad allora espletate per costruirlo.
1. In gennaio 1833 l'Ingegnere Panico presentava il
progetto, che venne approvato con Ministeriale dell'Interno del 27 febbraio seguente,
per la strada poscia da lui stesso diretta, che mette in comunicazione quella
degli Abbruzzi con la Sannitica, e nel primo tratto fra Pietravairano ed Alife
all'art. 2, era proposto il ponte nel sito detto Scafa S. Angelo, da formarsi
con pile di fabbrica e travate di legno, il di cui importo si facea ascendere
alla presuntiva spesa di duc. 14,000. Tale strada veniva saggiamente condotta
dal Panico nel modo come ora vedesi, cioè diramandosi da quella degli Abbruzzi
al miglio XXIX giunge con piccole sinuosità fin sotto Pietravairano, da dove
con un magnifico rettifilo di miglia tre, attraversa il Volturno ov'è la scafa
conosciuta sotto la denominazione di S. Angelo o di Pietravairano, ma meglio
direbbesi di Raviscanina nel cui territorio è compresa, e quindi volgendo ad
Oriente conduce ad Alife e Piedimonte, d'onde si distende verso Gioja e la
Sannitica.
E' notevole che fin da quell'epoca, il dotto
Ingegnere Panico che tanta buona fama ha lasciato di sé, chiamato a progettare
la più facile e breve comunicazione fra Piedimonte e la strada degli Abbruzzi,
propose egli la linea in parola, che fu superiormente approvata, ed eseguita
col plauso generale di quelle popolazioni, per essere infatti una strada
ottimamente prescelta e condotta, stante la campagna aperta e piana che
attraversa, ed il suo regolare profilo, quasi a livello per tutta la lunghezza.
Eseguitasi tale strada nel periodo di molti anni,
veniva differita la costruzione del ponte. Finalmente nell'anno 1852 formatosi
il progetto della strada, indi costruita, che diramandosi dalla prima presso la
Scafa S. Angelo[3] conduce per
sotto Ailano e Pratella fino a Prata, si pensava novellamente al bisogno del
ponte, reclamato sempre dal Circondario di Piedimonte, per la infelice
condizione di rimanere svariate volte nel corso dell'anno segregato dal resto
della Provincia, per l'ingrossarsi del Volturno; ponte che apre la più facile e
spedita comunicazione, stante che sullo stradale da Piedimonte a Caserta, fino
a che non ne saranno fatti due sulle Scafe di Laurenzana e di Cajazzo, non sarà
punto migliorata la condizione di quel cammino.
2. Il Consiglio Provinciale nella sessione dell'anno
1853 ne esprimeva un primo voto, che reiterava nel maggio 1854 così formulato:
"Domanda la costruzione del Ponte sul Volturno
sotto la Pietra, affinché la strada Provinciale che dal miglio 29 conduce a
Piedimonte, non abbia interrotto il cammino nei tempi d'inverno".
Qual voto veniva dal Re accolto, e trasmesso al R.
Ministero dei Lavori Pubblici art. 73 delle Sovrane risoluzioni.
3. Interpellatone l'Ingegnere Direttore dei Ponti e
Strade in Caserta, che in quell'epoca era il sig. Tommaso Tenore, questi con rapporto
del 19 febbraio 1855 diretto all'Intendente, accennava alle difficoltà maggiori
per l'ampiezza del fiume, ed alla spesa per cui neppure il doppio di quella
indicata dal Panico sarebbe sufficiente.
E' evidente che volendosi fare il Ponte interamente
in fabbrica, la spesa dovea risultarne assai maggiore di quello a travate di
legno e quasi provvisorio come intendeva costruirlo il Panico.
4.
Del pari il Conte Francesco Viti che allora reggeva la Sotto-Intendenza di
Piedimonte, caldamente propugnava in ogni riscontro la pronta attuazione delle
opere pubbliche più urgenti ed interessanti al Distretto, in cima alle quali
era reputato, come è difatti, il ponte alla Scafa S. Angelo. Talché con suoi
reiterati e pregevoli rapporti esponeva l'impellente necessità di quell'opera,
reclamata dall'intero Distretto (in nota: Tali rapporti che per brevità non
trascrivo, meriterebbero di venir letti. Dessi portano le date 28 febbraio, e
11 agosto 1855, e 20 gennaio 1856), nel primo dei quali trascriveva il parere
del Consigliere sig. Pece, così espresso:
"Inoltre non debbo tacerle di conoscere
personalmente, ed ognuno può ravvisare lo stesso, che il materiale tutto
inserviente per sì lodevole opera trovasi a breve distanza dal fiume medesimo,
e che il ponte a farsi riuscirà di facile costruzione, potendosene buona parte
eseguire a secco per indi poi deviarsi etc."
5. Lo stesso Conte Viti con la sua erudita
prolusione al Consiglio Distrettuale di Piedimonte nella sessione 1855 diceva:
"Da questo Capo-luogo alla Scafa S. Angelo sono miglia 8, o poco più, e da
questa alla milliaria XXIX sul regio cammino degli Abbruzzi 5 1/2; di modo che
fino a Capua si avrebbero m. 27 di strada
sempre piana, agevole, ed in ogni ora del giorno animata; da preferirsi alla
strada per la salita di Gradillo che, se più breve, obbliga a transitare due
scafe".
"Il ponte sul Volturno a Raviscanina è dunque
fuori di dubbio opera necessaria ed
urgente per Piedimonte e buona parte del Distretto".
E poco appresso accennando alla continuazione della
strada Bruzio-Sannitica, cioè quella che da Piedimonte, per Sipicciano, S. Potito,
Gioja e Faicchio va ad incontrare la Sannitica verso S. Salvatore, aggiungeva:
"Si lavora a questa strada, ma con molta
lentezza; ed è pur dessa interessante, utilissima ed essenziale a questo
Capo-luogo che circoscritto dai tortuosi giri del Volturno rimane le più volte
bloccato senza commercio, anzi con danno gravissimo del commercio stesso.
Fintantoché o il ponte alla Scafa di S.
Angelo non verrà costruito, o protratta la strada a S. Salvatore; sempre
deplorevole e miseranda sarà la condizione di queste popolazioni. Date però la
preferenza al ponte, pregate il Sovrano, e non abbandonate per un istante
un'impresa, che dev'essere in cima ai vostri pensieri, finché non addivenga un
fatto compiuto.
Vorrei infondervi tutta la premura ed ansietà che io
sento pel compimento di siffatte opere, ed al più presto che si possa, per una
di esse almeno.
Riunite dei capitali, animate una società o
associazione di proprietari; e così solamente potrete slacciarvi con prestezza
dalla prigionia che il Volturno v'impone".
6.
Non minori erano le premure che molti municipi avanzavano, e rimarcarsi fra
l'altre la Deliberazione Decurionale di Piedimonte d'Alife del 26 luglio 1855
(in nota: Leggasi in ultimo fra i documenti giustificativi).
7. Del pari il Consiglio Provinciale nella tornata
del 1856 reiterava le domande per detto ponte.
8. Finalmente con Rescritto del 12 novembre 1856 pel
Ministero dei LL. PP. 1° Carico N° 7158, si ordinava la formazione del progetto.
In seguito a che l'Ingegnere Tenore replicava da
Caserta con foglio del 19 gennaio 1857, chiedendo all'Amministrazione Generale
di Ponti e Strade che avesse disposto all'Ispettore del ripartimento di andar
seco lui a vedere quella contrada, onde
scerre il più acconcio sito ove stabilire il ponte, tanto per la solidità,
che per la regolarità ed economia.
9. Risultato di ciò fu la disposizione dell'Amministrator
Generale suddetto data al Tenore in febbraio 1857, che avesse pria di ogni
altro presentata la pianta e proffili longitudinali e trasversali dell'alveo
del fiume per una sufficiente estensione sopra e sotto corrente.
10. Il detto Tenore con foglio 2 aprile 1857
assicurava l'Intendente che gl'Ingegneri Cassetta
e d'Avitaja da lui spediti nel
passato mese di marzo a fare gli studii di campagna, li aveano di già
completati; lavoro che fu al dì 14 aprile detto rimesso dal Tenore all'Amministrator
Generale di Ponti e Strade.
11. Tali elementi furono passati all'Ingegnere
Ispettore Oberty, con incarico di recarsi sopra luogo ed esaminare le cose
proposte dal Tenore, riferendo poi l'occorrente col suo parere.
12. Quindi al 28 novembre 1857 l'Amministrator
Generale di Ponti e Strade scriveva all'Intendente ed all'Ingegnere Tenore,
"che dopo lo avviso del Consiglio degl'Ingegneri, il Ministro dei LL. PP:
il 14 detto 2° Ripartimento, 1° Carico N° 9058, ha disposto quanto segue:
"Ho letto nel suo rapporto del 3 ottobre ultimo
due deliberazioni emesse da cotesto Consiglio d'Ingegneri in ordine alla
costruzione di un ponte sul Volturno presso Pietravairano sulla strada da Alife
al Regio cammino degli Abbruzzi, per le quali si conchiuse che debba situarsi qual ponte nel tratto rettilineo del fiume
sotto-corrente della scafa, a poca distanza dai due rami esistenti di detta
strada, che debba esso comporsi di 15 archi ognuno della corda di palmi 45, con
fondazioni isolate se a conveniente profondità si troverà lo strato di tufo
atto a piantare i piedritti, o con platea generale, se questo strato non si
rinvenga, nel modo proposto dallo Ispettore del ripartimento, e che infine
debba escludersi la idea di un ponte in
ferro, come avea divisato il Consigliere Provinciale di Terra di
Lavoro". E quindi si davano le disposizioni analoghe per la redazione del
progetto artistico.
Il quale veniva infatti su tali norme compilato
dall'ufficio degl'Ingegneri di Ponti e Strade della Provincia, e rimesso
dall'Ingegnere Direttore sig. Ruggi (che in tal frattempo avea surrogato il
Tenore) all'Intendente della Provincia in data 4 novembre 1858. Tale progetto
presenta la spesa di duc. 91,800.
13. Il Consiglio Provinciale nella sessione di
maggio 1859 così si esprimeva riguardo a tale opera:
"1° di concedersi a prezzo definito, e con
altri patti la confezione del ponte.
2° di attuarsene in ogni caso i lavori a cura della
Provincia, moderatone prima lo estimativo".
14. Comunicato al lodato sig. Ruggi la deliberazione
del Consiglio Provinciale dianzi accennata, e chiesto il suo parere sulla restrizione
da apportarsi alla spesa, egli con foglio del 24 febbraio 1860 N° 180,
rispondeva all'Intendente:
"Il progetto dello importo di duc. 91,800 venne
compilato in seguito di lunghe ed accurate investigazioni per ciò che
riguardava il metodo di fondazione e la scelta del sito ove il ponte medesimo
dovea stabilirsi, ed in tali operazioni intervenne pure l'Ispettore del
ripartimento cav. Oberty.
Dalle operazioni fatte si trovò conveniente che lo
estimativo dei lavori fosse elaborato nella ipotesi di doversi stabilire il
ponte sopra platea generale, salvo ad adottarsi il sistema di fondazioni a pile
isolate, se nella esecuzione si fosse rinvenuto un fondo di tufo di tale
solidità da poter fare a meno della platea generale. L'alveo nel sito del ponte
presenta un suolo di terra argillosa, e di arena o ghiaia, ma non improbabile che possa incontrarsi il
tufo a qualche profondità dal perché se ne vedono dei segni tanto sopra che
sotto-corrente a molta distanza da poter fare sperare che lo stesso possa
verificarsi nel sito del ponte (in
nota: Quando l'anno scorso presentai la mia memoria al Consiglio
Provinciale, con i relativi progetti, io affermava lo stesso, senza ancora aver
letto il surriferito rapporto del Ruggi, di cui ne ho avuto cognizione quando
nel passato mese mi fu permesso di leggere lo incartamento). Qualora potesse
farsi a meno della platea generale, si avrà un risparmio sull'ammontare del
progetto di circa ducati 10,000 ed è questa l'unica economia sperabile, non
potendosi moderare i prezzi dei varii lavori, essendosi ritenuti quelli delle
attuali Tariffe in corso, ed ai quali non può portarsi altra riduzione".
15. A dì 3 Aprile 1860 l'Intendente sull'uniforme
parere della Deputazione delle opere pubbliche Provinciali, spediva lo intero
incartamento ai Deputati Marchese Buonpane e cav. Ungaro affinché si fosser
resi sopra luogo, ed associati al Consigliere Pece avesser dato giudizio sulla
riduzione della spesa e sul sito da preferirsi.
Tale incarico veniva da essi adempito e con
riscontro del 16 aprile detto, dicevano aver percorso le sponde del fiume sotto
e sopra corrente, ed aver osservato quanto segue:
"Indispensabile è la necessità di costruire il
disegnato ponte, il quale rannoda i due tronchi di strada provinciale, apre con
effetto il transito a molti Comuni che nell'inverno rimangono sequestrati per
l'impedimento del fiume; ai Comuni stessi dà quasi una novella vita e
perfeziona la bellissima strada Bruzio-Sannitica.
Però riandando i diversi progetti fatti, esaminando
il sito prescelto per esso e che non può cangiarsi, sito che è quello stesso
indicato fin dal 1833 dall'Ingegnere Panico, e sempre ritenuto dagli altri
posteriori, ci siamo convinti che ivi
soltanto e non in altro punto debba venire la costruzione. Abbiamo in
seguito con minuto esame fatto sopra luogo, accompagnato dalle indagini
raccolte da quei naturali e dagli analoghi chiarimenti somministratici dal
Consigliere Pece, osservato che la condizione idrografica del fiume non è punto diversa da quella indicata dal Panico
nel suo progetto del 1833, poiché la sponda destra di esso è stata sempre
più bassa della sinistra, così come è, senza aver sofferto le grandi piene ed
in tanti anni trascorsi alcuna degradazione. Tanto ciò è vero che noi stessi i
quali ci trovammo a guardare il fiume in quel punto precisamente in tempo di
pioggia dirotta che da più giorni cadeva, non osservammo per ombra invasa dalle
acque la sponda destra ch'é la più bassa".
Ed è quivi fatto la prima volta cenno di una offerta
che intendeva presentare l'Architetto di Piedimonte signor Giacomo Torti.
16. A dì 27 aprile 1861 il Sotto Prefetto Bardari
richiamava l'attenzione del Governo sulla urgenza del ponte alla Scafa S.
Angelo, sviluppando i vantaggi economici che ne risultano al Circondario.
17. Il Dicastero dell'Interno in data 10 maggio
1861, preveniva il Governatore di Terra di Lavoro di aver trasmesso in pari
data al Direttore dei Lavori Pubblici l'offerta dell'Architetto Torti pel detto
ponte, con la quale in data 21 aprile 1860, il Torti esponeva voler costruire
il ponte ed opere accessorie nel modo da esso progettato, esigendo un pedaggio,
e dando facoltà alla Provincia di acquistarlo quando le piaccia mediante la
spesa non maggiore di duc. 30.000.
18. Il Dicastero delle Finanze e LL. PP. con nota
del 18 maggio facea noto al Governatore di Caserta:
Che il Ministro dei LL. PP. in data 11 detto da
Torino gli spedisce copia di una deliberazione di 21 Comuni del Circondario di
Piedimonte con le quali chiedono la costruzione di un ponte sul Volturno. E che
comunicate le dette deliberazioni al Cav. Ranco delegato ad ispezionare le
strade delle Provincie meridionali, esso col suo parere opinava fra le altre
cose: "farsi le più vive istanze presso le autorità amministrative della
Provincia, onde si proccuri la pronta costruzione del ponte nel suddetto luogo
di S. Angelo, mediante il quale, oltre a rendere libera la comunicazione dei
comuni posti sulla sinistra del Volturno colla strada nazionale che da Capua
tende a Venafro, si aprirebbe pure ai comuni posti a monte di Piedimonte una
strada per le più forti pendenze che incontransi lungo quest'ultima, sia pel
nuovo incaglio che essa presenterebbe nel punto dove traversasi pure il
Volturno alla Scafa di Cajazzo".
19. A dì 11 luglio 1861 la Direzione Generale dei
LL. PP: scriveva al Governatore di Caserta, "che riguardo al progetto
Torti il Consiglio Superiore degl'Ingegneri avendolo esaminato ha trovato che
consiste in un ponte a soli tre archi, il medio di corda palmi 68, ciascuno dei
laterali di corda palmi 34; e gli sembra non suscettivo di una seria
discussione, onde avvisa che lasciando da parte il ponte come è ideato dal
Torti, si debba sempre e necessariamente
eseguire un ponte in quel sito".
20. Il 31 dicembre 1861, il Ministro dei LL. PP.
scrive al Prefetto, che riandando sulla offerta Torti, desidera che sia
sottoposto alla deliberazione del Consiglio Provinciale.
21. In vista di ciò la Deputazione Provinciale in
data 9 gennaio 1862 spediva i due esistenti progetti al sig. Ruggi, per tenerli
entrambi presenti, e formarne uno medio.
22. Al che il Ruggi replicava in data 17 detto mese,
non potere apportare nessuna variazione al primitivo da lui redatto, che quello
del Torti non risponderebbe per nulla al bisogno, né alla solidità dell'opera,
sviluppandone le ragioni tecniche, e quindi restituisce tal quale i progetti.
23. A 17 maggio 1862 la Deputazione rivolgeva invito
all'Ingegnere Fiocca, perché dasse un parere sui mentovati due progetti, per
porla al caso di scegliere fra di loro, o farne elevare un terzo.
24. Varie altre pratiche passarono, ed al 17 luglio
la Deputazione facultava il Fiocca a far quanto credeva necessario all'uopo,
inclusi accessi ed esperimenti, e quando non potesse attenersi né all'uno né
all'altro dei due progetti, elevarne un terzo, premurandolo a darne il
risultato prima del 15 agosto 1862, affin di presentarlo al Consiglio Generale
nella sessione del settembre prossimo.
25. A dì 15 settembre 1862 il Consiglio Generale
deliberava:
"Art. 136. Che il Fiocca, già incaricato dalla
Deputazione, continui a studiare il sito in cui meglio si possa costruire il
Ponte; e laddove egli trovi più adatto un sito diverso da quei designati nei
progetti precedenti, ne sia fatto un nuovo progetto.
Qualora il sig. Fiocca non possa eseguire lo
incarico, è data alla Deputazione facoltà di surrogargli altri".
26. E nella tornata XI del giorno seguente il
Consiglio a maggioranza di voti stabiliva: "Riserba a sé il deliberare se il nuovo progetto che potrà esser fatto
del Ponte si debba o no approvare".
27. Fu in quell'epoca cioè al 17 settembre 1862, che
io presentai al Consiglio Provinciale una memoria ed una cartiera con tre progetti
pel Ponte alla Scafa S. Angelo, pel qual lavoro s'incaricava la Deputazione a
ritenerlo presso di sé, e gentilmente retribuirmi le azioni di grazie. Parve
ozioso portarvi esame prima che il sig. Fiocca avesse presentato i risultati
del suo incarico, tanto più che in quell'epoca già aveva svolto le sue idee per
stabilire il ponte a Baja anziché a S. Angelo, come si è potuto vedere
accennato nelle risoluzioni del Consiglio Generale e della Deputazione, a cui
si eran da lui sottomesse le sue vedute generali (B).
28. Ed al 25 settembre detto la Deputazione
estendeva al Fiocca lo incarico di esaminare se il sito del "progetto
esistente, fosse sotto il triplice aspetto tecnico, economico, e finanziario il
migliore possibile, o se invece altro non ne sia da preferirsi. E nel secondo
caso lasciando da parte i progetti esistenti si occupi di elevarne un terzo,
che abbracci anche i necessarii tronchi di strada che lo mettano in
comunicazione con le strade esistenti, e dia uno sguardo alla linea da Baja a
Riardo che deve completarsi, chiamando a sé per quest'ultima parte l'Ingegnere
Nucci che ha progettato i lavori di completamento".
29. A dì 29 settembre detto il Prefetto informava il
Ministro dell'Interno dell'operato, e dell'incarico dato al Fiocca. Ed il
sullodato Ministro riscontrava da Torino il 10 ottobre, rimandando vidimato un
esemplare della deliberazione 16 settembre prossimo passato, colla quale il
Consiglio Provinciale riserbava a sé la decisione intorno al progetto da
adottarsi pel detto ponte ed aggiungeva:
"In ordine al quale affare lo scrivente le
accenna fin d'ora ad ogni buon fine, che il progetto che sarà per adottarsi
dovrà, prima che si proceda al relativo appalto sottomettersi alla disamina
della superiore autorità tecnica per i provvedimenti di sua competenza in linea
d'arte".
30. Frattanto divulgatasi nel Circondario di Piedimonte
la nuova che il Fiocca chiamato a dar parere pel ponte a S. Angelo, proponeva
invece allogarlo a Baja, su di che tentennava dubbiosa la Deputazione, a libere
manifestazioni si raccoglievano i varii Municipii, talché quelli di Piedimonte
d'Alife, Letino, Prata, Fontegreca formolavano deliberazioni esprimendo i loro
voti più ardenti perché sia adottato il sito di S. Angelo anziché quello di
Baja, mentre Pietra Melara pel suo pro deliberava contrariamente (C).
31. A 7 novembre 1862 il Fiocca assicurava la
Deputazione aver disposti gli studii, che quando compiuti, avrà cura d'inviare
senza ritardo la sua relazione. Che avea percorso la strada da Baja a Riardo, e
chiedeva l'esistente analogo progetto del Nucci, che la Deputazione a 15 detto
mese ebbe cura d'inviargli.
32. Sollevata così una forte disparità di opinione
sul sito ove impiantare il ponte, la Deputazione a 20 novembre detto invitata i
Consiglieri Provinciali del Giudice, Gerardi, Jacobelli, Mazziotti,
Jannuccilli, e Zarone ad assistere agli studi locali commessi al Fiocca (in
nota: Però attesa l'assenza del detto Ingegnere il quale rimase per più mesi
nell'alta Italia, gli studii locali furono aggiornati, e solo andava per farli
in maggio prossimo passato accompagnato dai signori Michele Scotti di Pietra
Melara, e Giovanni e Leopoldo Borrelli di Baja Latina, quando ebbe la sventura
di esser catturato dai briganti. Ma i Consiglieri suindicati non furono
invitati ad assisterlo, e quindi non parteciparono al suo infortunio).
33. Dietro avviso di quest'ultimo stabilivasi dalla
Deputazione di tenere coi prenotati Consiglieri una sessione in Caserta pel dì
19 marzo corrente anno, ove il Fiocca fece una relazione delle cose osservate,
e formolava il suo parere. - Però per un dispiacevole ritardo, gli avvisi per
tale sessione non arrivavano che il giorno medesimo ai Consiglieri del
Circondario di Piedimonte signori del Giudice, Gerardi, e Jannuccilli, ai quali
più interessava l'opera e perciò non vi preser parte.
Pur tuttavia la Deputazione in seguito di tal
sessione, scriveva a dì 27 marzo al Fiocca: che riconosciuti i grandissimi
vantaggi che deriverebbero dal prescegliere il sito da lui indicato vicino ai
ruderi dell'antico ponte d'Inferno, ed a sviluppo dell'incarico affidatogli,
con deliberazione del 25 settembre 1862, lo invita a formare un progetto
definitivo per la strada da Baja a Riardo, ed occuparsi della rimanente linea
da Baja alla Consolare di Piedimonte passando per Dragoni ed Alvignanello, con
le opportune deviazioni all'obbietto, ed oltre le traverse da Baja al Volturno,
da Volturno alla strada di Piedimonte, e dalla strada di Baja alla taverna di
Pietravairano".
34. Affin di dare esatta cognizione delle cose
stabilite, ai signori Consiglieri Provinciali che furono assenti nella prima
sessione, e far tesoro dei loro lumi, la Deputazione stabiliva tenere seco loro
un'altra adunanza a dì 16 giugno ultimo, alla quale intervennero tutti non meno
che il signor Fiocca (unico Ingegnere fra di loro).
Nella
stessa sezione seguono i due rapporti dell’ing. Fiocca “intorno al Ponte da
costruirsi sul Volturno alla scafa di Baja e Latina” e le sue due proposte
mentre negli altri capitoli l’ing. Garzia, come già detto, sfoggia il suo
ingegno per confutare i dati proposti e ad illustrare i suoi progetti.
Noi ci fermiamo qui anche perché,
fattaci un’idea di quanto avvenuto in passato, vogliamo scorrere le altre carte
e continuare a seguire le sorti del ponte nei decenni che chiudono il secolo
XIX.
Fatto
è che la questione dopo qualche anno si arenò e le motivazioni si ricavano da
un discorso del 1885 di Nicola Ventriglia[4]
sfociato in proposta di deliberazione al consiglio provinciale che “non fu
votata per essere stata sospesa e rimandata la discussione a dopo la
pubblicazione della legge sulle convenzioni per l’esercizio delle Ferrovie”.
Leggiamo:
La
provincia à un vecchio debito verso la contrada alifana, debito legale, debito
obbligatorio. In quella contrada vi à una strada provinciale tagliata dal
Volturno presso Pietravairano: è la strada che da Piedimonte per Alife e
Pietravairano si allaccia all’antica Nazionale degli Abruzzi al miglio 29, e
porta alla stazione ferroviaria di Caianello e mena al Porto di Gaeta per Teano
e Sessa. I reclami per la costruzione di un ponte sono sopiti, perché i poco
esigenti Comuni della contrada hanno avuto fede nei loro rappresentanti nel
Consiglio della Provincia, e questi alla loro volta non hanno mai disperato
della Ferrovia che avrebbe assorbita l’opera del Ponte. Né solo del ponte à
bisogno quella strada provinciale, ma anche di radicale rettifica del tratto da
Pietravairano a Marzanello resosi non solo incomodo alla viabilità, ma
pericoloso e disastroso anche per le ordinarie vetture da viaggio. Ebbene del
Ponte a Pietravairano il Consiglio non à sentito più parlare dal 1866, e tutta
la radicale rettifica si è ridotta dopo 15 anni alla sostituzione di un brevissimo
nuovo tratto non ancora costruito.
Or
se l’ultimo tentativo per la ferrovia Telese-Caianello fallisse e non potrebbe
oggi fallire che pel voto negativo del Consiglio, la Provincia sarebbe
inesorabilmente obbligata a costruire il Ponte a Pietravairano; e questo
obbligo glielo impongono la legge e la civiltà. Dovrebbe perciò sobbarcarsi ad
una spesa per lo meno di L. 300.000 non compreso i tronchi di accesso, necessari
se si spostasse l’attuale sito del passaggio del fiume con scafo e zattera ...
Dunque, ad un certo punto, si era prospettato di
risolvere il problema del ponte includendolo nel progetto di una ferrovia che
attraversasse in lunghezza la vallata del Volturno[5].
Nella sessione ordinaria del consiglio provinciale
tenuta il 22 ottobre 1886, per far fronte ad 11 capitoli di spese, venne
proposto e votato di contrarre un prestito, a rate annuali, con la Cassa
Depositi e Prestiti di L. 2 milioni. Al 2° punto vi era il Ponte sul Volturno a
Pietravairano con un costo previsto di lire 450 mila.
L’Ufficio
Tecnico, successivamente, allestì un progetto di ponte in muratura per L. 370
mila che il consiglio, nella sessione ordinaria del 26 Ottobre 1888, non
ritenne di approvare preferendo votare l’esecuzione di un “ponte in ferro a due
travate parallele, l’una per la strada ordinaria, l’altra a servizio della
Ferrovia Telese-Caianello, da costruirsi quando la detta ferrovia venisse
concessa secondo modalità da convenirsi”.
Il
progetto di massima, presentato dall’Impresa Industriale Italiana per
Costruzioni Metalliche indicava una somma che variava dalle 530.505 alle
533.820 lire, mentre l’Ufficio Tecnico prevedeva un spesa di lire 341.000 ma
con il servizio limitato al solo traffico ordinario.
Il
Consiglio deliberò, equivocando, la soluzione di un ponte a travata metallica a
doppio servizio approvando però l’importo previsto dai propri tecnici per
l’altra ipotesi. Dai Resoconti Amministrativi e dagli Atti apprendiamo che
“Nella tornata 11 Maggio 1891 il Consiglio fu informato dell’equivoco in cui si
cadde quando fu approvata la spesa per questo ponte”, disponendo di conseguenza
di rassegnare al Ministero dei Lavori Pubblici per l’approvazione, come da due
anni continuava a richiedere il Ventriglia[6],
“l’unico progetto completo esistente per questo ponte, e cioè quello per un
ponte in muratura col solo servizio ordinario e con una spesa di £ 370.000.
Questo anche perché, per dirla con le parole del consigliere Lonardo, “consta
che la ferrovia per qualche altro punto potrà passare meno per quello dove si
propone di gittare questo ponte sul Volturno”.
Il
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, con lievi varianti approvò il progetto
sottopostogli dal suo Ministero suggerendo tuttavia di richiederne uno più
completo comprensivo delle opere di regimazione del fiume”.
A
questo punto la Deputazione ritornò a preferire un ponte metallico e bandì un
primo concorso, fallito per la mancanza di opere di regimazione, al quale
parteciparono l’ingegnere Tessitore, la Società Nazionale delle Officine di
Savigliano e la Società Industriale delle Costruzioni Metalliche, ed un secondo
che arrivò a scadenza senza che alcuno si presentò a concorrere. Fuori tempo
soltanto la detta ultima società, offrendosi di eseguire l’opera ad un cottimo
di lire 335.000, presentò un progetto che, ciò nonostante, fu inviato al
Ministero il quale, a sua volta, stante il parere favorevole del Consiglio
Superiore, ne autorizzò l’esecuzione.
Concludiamo
seguendo il dibattito avvenuto in seno al Consiglio Provinciale durante la
tornata del 4 Aprile 1894 premettendo, per una migliore comprensione, che nel
frattempo la Cassa Depositi e Prestiti “dovendo fornire due milioni e mezzo
all’anno allo Stato per la nuova legge sulle pensioni”, dopo le prime 500.000
lire, non aveva potuto più versare alla Provincia le altre rate del prestito di
due milioni.
Nicotera - ...La Deputazione provinciale aprì trattative con
la Società industriale per il contratto e per la costruzione effettiva del
ponte, e allora si occupò della proposta a cottimo, e rileggendo la domanda,
vide che la Società si esimeva da taluni lavori necessari. Domandava prima di
limitare la fondazione ad aria compressa alla quota di 87,50; poi di escludere
i lavori di rivestimento a secco con le relative fondazioni, nonché le
scogliere e tutti gli altri lavori per preservare il ponte, e la esenzione dei
dazi comunali e provinciali. Circa l'esenzione dei dazi la Deputazione trovò
che era cosa di poco conto, ma non circa la restrizione di tutti gli altri
lavori a cottimo; quindi nella seduta del 29 settembre deliberò nel modo
seguente: (legge)
Assumere a noi questi lavori era lo stesso che
assumere una specie di responsabilità nella riuscita del ponte; e la
Deputazione credette meglio di domandare alla Società di comprenderla nel
cottimo anche con un aumento sulla spesa. La Società rispose che per questi
lavori richiedeva un aumento a L. 380,000. Circa il pagamento domandava L.
80.000 nel corrente anno, L. 60.000 nel gennaio 95, ed il resto da ratizzarsi
in 4 anni; a condizione però che, finito il lavoro, se ne fosse fatto il
collaudo, e che se ne fosse emesso a carico della Deputazione provinciale un
buono commerciale con l'interesse del 6%. La Deputazione credette che queste
pretese della Società erano soverchiamente esagerate, e quindi nella tornata
del 4 gennaio deliberò in questo modo:
1.
di
ridurre l'aumento richiesto di L. 45.000, ritenendolo esagerato, massime
tenendo presente che parte dei lavori era eventuale;
2.
di
pagare L. 80.000 nel 94, quando l'opera avrà raggiunto questa cifra, e tutto il
resto (L. 300.000, senza tener conto della chiesta diminuzione) in 8 rate
uguali (37.500) senza interesse;
3.
che
nel cottimo si comprendevano tutti indistintamente i lavori.
La Deputazione teneva sempre al cottimo, e sulla
quale quistione la Società non insiste ulteriormente.
A queste ultime proposte della Deputazione la
Società ha risposto che non poteva modificare le sue pretese, e quindi insiste
nella sua domanda, cioè di costruire il ponte a cottimo per 380,000 lire
pagandosi nel corrente anno Lire 80.000, L. 60.000 nel 95, e le altre 240,000
in 2 anni con l'interesse del 6%.
Qui è inutile far notare che nel gennaio ultimo il
Prefetto ci ha invitato a nome del Genio Militare di Capua di mandare il
progetto, perché quella Direzione crede che questo possa influire per la difesa
dello Stato. Noi abbiamo inviato il progetto, e finora non abbiamo avuta
nessuna risposta, ma si crede che il Genio Militare troverà alcuni lavori
indispensabili.
La Deputazione dunque insiste sulla sua proposta, e
crede che la proposta della Società non sia accettabile, quella cioè di
costruire il ponte per L. 380,000; e che non debba pagarsi diversamente da
quella che stabilì, cioè L. 80,000 nel corrente anno, e la residuale somma in
otto rate uguali.
Ventriglia - Mi permetta il presidente di esprimere le mie
meraviglie alla Deputazione per le proposte che ha concretate. Il relatore ci
dice che la Deputazione mantiene ferma la sua proposta; e con ciò che cosa
viene a dire? Vuole rendere il Consiglio arbitro. Il Consiglio può essere
arbitro a decidere la quistione di respingere o meno; ma che il Consiglio possa
intervenire in una quistione del tanto e quanto che sorge fra la Deputazione e
il cottimista, mi pare che non sia corretto. È naturale che l'Amministrazione
vuole spendere il meno possibile, il cottimista vuol guadagnare quanto più è
possibile. La Deputazione perché rifiuta il patto A e il patto B? non ce lo
dice. Io dico che di fronte a tante spese facoltative che si son fatte da
cinque anni a questa parte, non dovete spaventarvi della spesa del ponte sul
Volturno a Pietravairano. Ma se è questa la ragione, per la quale la
Deputazione esita e porta innanzi al Consiglio una pratica che non può essere
risoluta, fortunatamente abbiamo il modo di scappar via oggi, cioè la richiesta
che ha fatta del progetto il Ministero della Guerra. Ma quando questo è
avvenuto, la Deputazione deve avere il coraggio di proporci o il rigetto del progetto,
o i mezzi con cui deve essere provveduto; ma i mezzi si debbono avere dai
bilanci, e su questo dev'essere chiamato il Consiglio. Però io dirò che il
Consiglio non potrà che essere giusto riparatore, e dovrà riparare; poiché se
ha autorizzato parecchie somme del prestito per spese facoltative, dovrà trovar
modo di provvedere ad una spesa obbligatoria, per la quale si tratta di far
passare da una parte all'altra una strada, che nei tempi invernali è tagliata
dalle acque del Volturno. Sentirò che diranno i signori della Deputazione, e
poi presenterò un ordine del giorno.
Gaetani - Io non posso che mostrarmi addoloratissimo della
proposta della Deputazione provinciale, cioè non una proposta, perché ci ha
fatto restare, come al solito, campati in aria. Ma pure sono circa 50 anni, che
s'insiste da quelle contrade per avere un ponte. Questo ponte è obbligatorio
per la Provincia; e pure si è sempre rimandato con la speranza di vedervi
passare la vaporiera, ma questa vaporiera è andata in fumo.
Ci fu un progetto approvato dal Consiglio Superiore
de' LL. PP. per la somma di L. 350,000; adesso viene la Deputazione e dice: Io
riconosco che debbo pagare questa somma, però voglio pagarla in modo, da
rimandare l'opera alle calende greche; allora come può la Società fare proposte
migliori di quelle che ha fatto? Si dica chiaramente dalla Deputazione che il
ponte non si vuol fare, ed allora noi penseremo a dimetterci, perché non è
giusto che noi dobbiamo pagare da 40 anni i balzelli, e la Provincia non debba
pensare a Piedimonte d'Alife. Voi dite che noi saremo spostati, che volete
pareggiare il bilancio, ed è giusto; ma io non plaudo a questo pareggio, che
lasci alcuni senza mangiare mentre gli altri, se non hanno un pranzo
luculliano, almeno vivono. Quindi insisto, perché noi potessimo venire, se non
a questo banchetto, avessimo almeno qualche cosa che da questo pranzo avanza
per gli abitanti al di là del Volturno.
Rossi - Mi duole di aver inteso dalla bocca del collega
Gaetani che il ponte non si vuol fare, mentre egli ha forse delle prove come il
ponte si vuol fare, e la Deputazione non è certamente abituata a dire una cosa
per volerne fare un'altra. E che il ponte si voglia fare, la dimostrazione sta
nel bilancio stesso, cioè la spesa di questo ponte, come ha accennato il
collega Ventriglia, era fissata sul prestito dei due milioni, quindi se il
prestito dei due milioni non si poteva più fare, come non si è potuto fare, il
ponte rimaneva ancora in istato di nudo progetto. La Deputazione provinciale
dunque ha cominciato a fissare una prima rata pel pagamento della spesa del
ponte. Che cosa adesso ci è di ostacolo? Non ci è di ostacolo una ragione
tecnica, ma le difficoltà consistono nel modo di pagamento. Il modo di
pagamento proposto dalla Deputazione è a rate di otto anni, e quello proposto
dalla Società è a rate di quattro anni. L'Amministrazione provinciale sostiene
che il suo bilancio non può pagare questa spesa che a rate uguali di otto anni,
e su questa modalità deve insistere. L'ammontare della spesa offre poca
differenza, perché tutta la differenza starebbe in quella parte che rifletteva
le fondazioni del ponte, le quali dovevano scendere in una profondità maggiore
del previsto, e la Società proponeva che a misura che si faceva la maggiore
spesa, doveva essere pagata. Ma l'Amministrazione ha detto: Poiché questa è
un'opera che si vuol fare a cottimo, noi vorremmo fare un cottimo chiuso,
affinché la responsabilità intera dell'opera rimanesse tutta a carico della
impresa. Dimodoché tutta la difficoltà sta nel modo di pagamento, che per
l'Amministrazione è grave.
L'altra condizione che si richiede è quella di
volere dei boni commerciali. Questo è un modo che, come ci ha fatto sempre
intendere il collega Ventriglia, si deve sfuggire; e anche questa è una
condizione che la Deputazione non ha creduta di accettare. Come l'altra
degl'interessi al 6%, che sono sempre onerosi.
Dopo ciò ci si domanda quali sono le conclusioni che
la Deputazione presenta alla discussione del Consiglio? Noi per ora abbiamo
presentata un'informazione sullo stato di quest'opera: le trattative
coll'impresa la Deputazione crede che potranno essere migliorate; e poiché si
tratta di un'opera che interessa tanto la Provincia, era dovere della
Deputazione di tener informato il Consiglio dello stato in cui si trovava la
pratica, con la dichiarazione che la Deputazione insiste sul modo di pagamento.
Ventriglia - Io debbo replicare al Presidente della
Deputazione, il quale ha trovato ad appuntare la parte principale delle mie
osservazioni, e cioè quando io diceva che tra due litiganti ci dev'essere il
terzo che decide; e diceva il Presidente: Ma qui non si tratta di quistioni
tecniche. Si tratta pur troppo di quistioni tecniche, Sig. Presidente; ci è un
altro tecnicismo, cioè la finanza che oggi s'impone, cioè il pagamento in otto
rate, anziché quattro; ci dica la Deputazione le ragioni del suo rifiuto.
Aggiungeva il Presidente che tra le condizioni
dell'impresa ce n'è qualcuna, contro la quale io mi son sempre ribellato. Forse
equivoca il Presidente della Deputazione. Siamo stati insieme col Presidente
della Deputazione, quando non si poteva pagare, perché gli esattori non
pagavano; ed allora per parecchi anni come si fece? Si diedero i boni, che poi
si andarono scontando.
E poi ci è il fatto di Fiocca, egli doveva
concorrere de proprio e la Provincia concorreva per 800,000 lire. Allora
si avevano i mezzi per pagarlo, e pure si disse a Fiocca: Vi pagheremo in otto
anni. Fiocca accettò, ma chiese boni.
Come vede il Presidente, sono cose abbastanza
tecniche, che debbono essere esaminate. Non si abbia dunque nello spendere il danaro
provinciale quello studio, che non si è posto innanzi. Qui non si tratta di
ferrovie, di tramvie; qui si tratta di un'opera elementare su di una strada
provinciale. Or poiché la pratica oggi non può essere risoluta, perché ci è
l'esame richiesto dal Ministero della Guerra, la Deputazione dopo questa
verifica venga innanzi al Consiglio con proposte concrete.
Rossi - Perdonerà il collega Ventriglia, se io non
condivida le sue opinioni intorno al tecnicismo, e sostenga che la quistione è
solamente amministrativa. Circa i buoni io ricordo tutto quello cui accennava
il mio amico, che cioè ci siamo trovati in quell'epoca difficile, per cui non
ci erano tutti quei mezzi relativi ai bisogni del bilancio provinciale, non
forse per mancanza di fondi, ma perché le esazioni non erano fatte prontamente.
Egli soggiungeva che adesso ci troviamo quasi nella medesima condizione
d'allora, e nella necessità di dover ricorrere a certi mezzi che forse
adottammo anche allora, quando si fece il contratto con Fiocca. Ma noi, quando
ci si concedesse il pagamento a rate annuali di otto anni, potremmo scongiurare
questa condizione, che solo la ristrettezza potrebbe imporre.
Dopo questa dichiarazione, aggiungo che noi abbiamo
tutta la buona volontà non solo, ma facciamo tutto il possibile, perché quest'opera
venga a fine. La Deputazione ne ha tanto interesse, che a misura che si fa un
passo nelle trattative, ha avuto la delicatezza di tenerne informato il
Consiglio; mentre una proposta definitiva non poteva presentare, appunto perché
il progetto è all'esame del Ministero della Guerra per i rapporti militari.
Ventriglia - Io ringrazio il Presidente della Deputazione di
questa ulteriore dichiarazione; però in questo suo secondo discorso io rilevo
anche quello che aveva rilevato dal primo, cioè una certa impressionabilità
della Deputazione, una certa difficoltà peri bilanci della Provincia. La
Deputazione insiste per le otto rate, perché crede che in otto rate la spesa
possa trovar comodamente posto nel bilancio, e perciò non accetta la proposta
delle quattro rate: per la medesima ragione debbo credere, che rifiutò
l'interesse che si chiedeva dall'Impresa. Io condivido perfettamente queste
apprensioni; ma allora mi permetto di domandare, e perché non ricorrere a
quegli stessi mezzi, ai quali si ricorse per le altre opere comprese nei due
milioni del prestito? Ma si risponderà: Dopo il dissesto che ha subito la Cassa
dei Depositi e Prestiti, non si potrà avere il prestito. Ma io non credo che
troverà difficoltà a dare questa somma? E allora perché rifiutare? Ma allora
non avrete otto rate, ne avrete 20, 25, e la somma da iscriversi nel bilancio
sarà minima, e l'interesse non sarà del 6, ma sarà di una somma inferiore. E
allora perché rifiutare questa via? Ma non volete la Cassa dei Depositi e
Prestiti? Avete la Cassa di Risparmio di Milano, o quella di Torino. Tutto
questo valga come detto in un'accademia, io non intendo di proporre un ordine
del giorno in questo senso. Comprendo le vostre difficoltà, perché vorreste che
il bilancio della Provincia non subisca una scossa; e sia pure: ma si trovi
un'altra via; si è trovata per la Sferracavalli, per una rettifica, per cui si
è speso mezzo milione. Abbiamo il S. Lorenzo di Aversa, ch'è pure un'opera di
pubblica utilità. Dunque se la Provincia ha trovato modo di fare questo, e la
Cassa dei Depositi e Prestiti si rifiuterà, voi avete ancora mezzo milione sul
prestito da riscuotere, ed allora potete invertire questa somma.
Rossi - Per finire: la Deputazione provinciale avrebbe da
fare prima il tentativo se si potesse compiere quest'opera con le forze del
proprio bilancio, senza ricorrere ad una nuova imposizione di centesimi
addizionali. Questo potrebb'essere un pio desiderio, ma potrebbe essere un
desiderio strano. Se tutto questo non potrà avvenire, e se la Cassa dei
Depositi e Prestiti si potrà ricostituire in modo, come diceva il collega Ventriglia,
perché attualmente un qualunque tentativo è inutile, perché l'abbiamo avuto a
pruova, quando si è dovuto lavorare tanto, e si è dovuto far uso di qualche
influenza, per ottenere il prestito per la Sparanise-Gaeta; ora se le
condizioni della Cassa dei Depositi e Prestiti potranno esser tali, per cui
quello che fu deliberato dal Consiglio stesso per questo ponte potrà ottenersi,
allora anche questo sarà un esame da farsi dalla Deputazione provinciale e che
agevolerebbe molto la Deputazione stessa alla presentazione di un bilancio non
così stretto, come l'abbiamo adesso per la mancanza di questo prestito, e per
aver voluto soddisfare le esigenze di quelle regioni, che reclamano il ponte a
Cancello Arnone e il ponte a Raviscanina. Dopo che la discussione ha illuminato
anche la Deputazione, noi faremo il meglio per l'attuazione di quest'opera.
Gaetani - Preghiamo la Deputazione di decidersi presto, di
studiar presto, di far presto.
(continua)
Guida rapida:
Giuliano N. Mario
Home page
[1] Ai lavori necessari per minare il ponte furono costretti a partecipare anche giovani rastrellati nei due paesi come testimonia Giuseppe Ferraro, Per mio fratello Giacomo ..., in “Narrazioni”, vol. II n. 4, p. 22. Per le operazioni di guerra svoltesi nella zona si possono consultare oltre a vari altri numeri del periodico di cultura citato diretto dal dott. Antonio Malorni: Dante B. Marrocco, La Guerra nel Medio Volturno nel 1943, 1974, pp. 193-94; Antonio De Sisto, Raviscanina, Paese Mio, 1988, pp. 27-28; Flavio Russo, Dai Sanniti all’Esercito Italiano – La Regione Fortificata del Matese, pp. 262-266.
Alcuni giorni primi stessa sorte era toccata all’altro ponte sul Volturno tra Dragoni e Alife sulla storia del quale è possibile leggere in Annuario ASMV 1977 “Brevi notizie sul ponte Umberto-Margherita …” del prof. Mario Fabrizio
[2] Antonio Gaetani d’Aragona, nato a Piedimonte nel 1854, morì suicida a Napoli il 27 Aprile 1898. Laureato in legge presso l’università di Napoli, fino alla morte, fu consigliere provinciale (dal 1885) e deputato parlamentare repubblicano del Regno d’Italia in tre diverse legislature (dal 1892), scrisse l’opuscolo Gemme Costituzionali (v. Marrocco Dante, Piedimonte Matese, III edizione, 1999, pp. 188-89, 204-05; Imbriani Matteo Renato, In Memoria, 1900). Nella biblioteca dell’ASMV, chissà da quando, sono conservati, privi di qualsiasi segno di catalogazione, un discreto numero di interessanti pubblicazioni che gli appartennero. In appendice a questo articolo ne propongo un elenco.
[3] Sulle ragioni della realizzazione, le caratteristiche e i dati principale dell’opera, si segnala il lavoro del pres. Antonio De Sisto “La costruzione della strada da S. Angelo a Prata e il comune di Raviscanina” in Annuario ASMV 1979
[4] Ventriglia Nicola, le ferrovie di quarta categoria della provincia di Terra di Lavoro – Discorso e proposta al Consiglio provinciale, Piedimonte, Bastone, 1885, p. 10. Per l’approfondimento della figura di questo benemerito personaggio si possono utilmente consultare le Memorie raccolte da M. L Ventriglia e coordinate da D. G. Rocereto, nell’opuscolo intitolato a lui, Operatore sociale del secondo Ottocento, edito nel 1994.
[5] Una buona sintesi storica della ferrovia Telese-Caianello è in Marrocco Dante, Piedimonte Matese, III edizione, 1999, pp. 381-384.
[6] Egli si era pure fatto promotore di un voto, rimasto senza esito, del Consiglio Provinciale al Governo affinché si fosse spostato a Pietravairano “il ponte stabilito dalle Legge 1881 sul Volturno al passo di Alvignanello contraddetto dalla Provincia di Benevento”.