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IL PONTE SUL VOLTURNO

 

Fugace excursus tra i libri di Antonio Gaetani

 

 

 

Nella tarda mattinata del 23 Ottobre 1943, la temibile retroguardia della Decima Armata tedesca, composta dai guastatori della 3a divisione motorizzata, in lenta ritirata verso Cassino, fece saltare in aria, dopo averlo minato, il ponte sul Volturno tra Raviscanina e Pietravairano[1].

Dal punto di vista strategico-militare, fu un’operazione assolutamente ordinaria, fatta con l’intento di creare disagio logistico tra le forze alleate operanti sulle due sponde e di rallentarne l’avanzata.

In questo articolo, con l’ausilio delle notizie ricavate dal piccolo fondo Antonio Gaetani[2] presente nella Biblioteca dell’Associazione Storica del Medio Volturno, si tenterà di mostrare le traversie politiche che si dovettero superare per arrivare alla sua realizzazione.

Il primo documento che vi si trova, in ordine di tempo, è un “piccolo lavoro”, a suo dire, “scarso di merito, povero di facondia” composto dall’ingegnere civile Giuseppe Garzia e presentato al Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro nella sessione del settembre 1863. Esso è, indubbiamente, un lavoro di parte col quale l’autore candida all’approvazione del Consiglio tre suoi progetti, opponendoli alle due proposizioni già avanzate dall’ing. Giustino Fiocca su invito dell’Amministrazione stessa. La differenza fondamentale che appare nelle proposte fatte dai due tecnici è la scelta del luogo nel quale compiere l’opera per attraversare il Volturno: la scafa di Baia per Fiocca, quella di S. Angelo per Garzia.

Accontentandoci di aver segnalato anche questa fonte a quanti vorranno approfondire la polemica sulla localizzazione del ponte che per tanti anni tenne accesi gli animi delle popolazioni e dei rappresentanti politici locali paralizzandone la realizzazione, concentriamoci sulla parte del capitolo primo nel quale il Garzia, nel sostenere le sue tesi, accenna ampiamente alle pratiche fino ad allora espletate per costruirlo.

 

1. In gennaio 1833 l'Ingegnere Panico presentava il progetto, che venne approvato con Ministeriale dell'Interno del 27 febbraio seguente, per la strada poscia da lui stesso diretta, che mette in comunicazione quella degli Abbruzzi con la Sannitica, e nel primo tratto fra Pietravairano ed Alife all'art. 2, era proposto il ponte nel sito detto Scafa S. Angelo, da formarsi con pile di fabbrica e travate di legno, il di cui importo si facea ascendere alla presuntiva spesa di duc. 14,000. Tale strada veniva saggiamente condotta dal Panico nel modo come ora vedesi, cioè diramandosi da quella degli Abbruzzi al miglio XXIX giunge con piccole sinuosità fin sotto Pietravairano, da dove con un magnifico rettifilo di miglia tre, attraversa il Volturno ov'è la scafa conosciuta sotto la denominazione di S. Angelo o di Pietravairano, ma meglio direbbesi di Raviscanina nel cui territorio è compresa, e quindi volgendo ad Oriente conduce ad Alife e Piedimonte, d'onde si distende verso Gioja e la Sannitica.

E' notevole che fin da quell'epoca, il dotto Ingegnere Panico che tanta buona fama ha lasciato di sé, chiamato a progettare la più facile e breve comunicazione fra Piedimonte e la strada degli Abbruzzi, propose egli la linea in parola, che fu superiormente approvata, ed eseguita col plauso generale di quelle popolazioni, per essere infatti una strada ottimamente prescelta e condotta, stante la campagna aperta e piana che attraversa, ed il suo regolare profilo, quasi a livello per tutta la lunghezza.

Eseguitasi tale strada nel periodo di molti anni, veniva differita la costruzione del ponte. Finalmente nell'anno 1852 formatosi il progetto della strada, indi costruita, che diramandosi dalla prima presso la Scafa S. Angelo[3] conduce per sotto Ailano e Pratella fino a Prata, si pensava novellamente al bisogno del ponte, reclamato sempre dal Circondario di Piedimonte, per la infelice condizione di rimanere svariate volte nel corso dell'anno segregato dal resto della Provincia, per l'ingrossarsi del Volturno; ponte che apre la più facile e spedita comunicazione, stante che sullo stradale da Piedimonte a Caserta, fino a che non ne saranno fatti due sulle Scafe di Laurenzana e di Cajazzo, non sarà punto migliorata la condizione di quel cammino.

2. Il Consiglio Provinciale nella sessione dell'anno 1853 ne esprimeva un primo voto, che reiterava nel maggio 1854 così formulato:

"Domanda la costruzione del Ponte sul Volturno sotto la Pietra, affinché la strada Provinciale che dal miglio 29 conduce a Piedimonte, non abbia interrotto il cammino nei tempi d'inverno".

Qual voto veniva dal Re accolto, e trasmesso al R. Ministero dei Lavori Pubblici art. 73 delle Sovrane risoluzioni.

3. Interpellatone l'Ingegnere Direttore dei Ponti e Strade in Caserta, che in quell'epoca era il sig. Tommaso Tenore, questi con rapporto del 19 febbraio 1855 diretto all'Intendente, accennava alle difficoltà maggiori per l'ampiezza del fiume, ed alla spesa per cui neppure il doppio di quella indicata dal Panico sarebbe sufficiente.

E' evidente che volendosi fare il Ponte interamente in fabbrica, la spesa dovea risultarne assai maggiore di quello a travate di legno e quasi provvisorio come intendeva costruirlo il Panico.

4. Del pari il Conte Francesco Viti che allora reggeva la Sotto-Intendenza di Piedimonte, caldamente propugnava in ogni riscontro la pronta attuazione delle opere pubbliche più urgenti ed interessanti al Distretto, in cima alle quali era reputato, come è difatti, il ponte alla Scafa S. Angelo. Talché con suoi reiterati e pregevoli rapporti esponeva l'impellente necessità di quell'opera, reclamata dall'intero Distretto (in nota: Tali rapporti che per brevità non trascrivo, meriterebbero di venir letti. Dessi portano le date 28 febbraio, e 11 agosto 1855, e 20 gennaio 1856), nel primo dei quali trascriveva il parere del Consigliere sig. Pece, così espresso:

"Inoltre non debbo tacerle di conoscere personalmente, ed ognuno può ravvisare lo stesso, che il materiale tutto inserviente per sì lodevole opera trovasi a breve distanza dal fiume medesimo, e che il ponte a farsi riuscirà di facile costruzione, potendosene buona parte eseguire a secco per indi poi deviarsi etc."

5. Lo stesso Conte Viti con la sua erudita prolusione al Consiglio Distrettuale di Piedimonte nella sessione 1855 diceva: "Da questo Capo-luogo alla Scafa S. Angelo sono miglia 8, o poco più, e da questa alla milliaria XXIX sul regio cammino degli Abbruzzi 5 1/2; di modo che fino a Capua si avrebbero m. 27 di strada sempre piana, agevole, ed in ogni ora del giorno animata; da preferirsi alla strada per la salita di Gradillo che, se più breve, obbliga a transitare due scafe".

"Il ponte sul Volturno a Raviscanina è dunque fuori di dubbio opera necessaria ed urgente per Piedimonte e buona parte del Distretto".

E poco appresso accennando alla continuazione della strada Bruzio-Sannitica, cioè quella che da Piedimonte, per Sipicciano, S. Potito, Gioja e Faicchio va ad incontrare la Sannitica verso S. Salvatore, aggiungeva:

"Si lavora a questa strada, ma con molta lentezza; ed è pur dessa interessante, utilissima ed essenziale a questo Capo-luogo che circoscritto dai tortuosi giri del Volturno rimane le più volte bloccato senza commercio, anzi con danno gravissimo del commercio stesso. Fintantoché o il ponte alla Scafa di S. Angelo non verrà costruito, o protratta la strada a S. Salvatore; sempre deplorevole e miseranda sarà la condizione di queste popolazioni. Date però la preferenza al ponte, pregate il Sovrano, e non abbandonate per un istante un'impresa, che dev'essere in cima ai vostri pensieri, finché non addivenga un fatto compiuto.

Vorrei infondervi tutta la premura ed ansietà che io sento pel compimento di siffatte opere, ed al più presto che si possa, per una di esse almeno.

Riunite dei capitali, animate una società o associazione di proprietari; e così solamente potrete slacciarvi con prestezza dalla prigionia che il Volturno v'impone".

6. Non minori erano le premure che molti municipi avanzavano, e rimarcarsi fra l'altre la Deliberazione Decurionale di Piedimonte d'Alife del 26 luglio 1855 (in nota: Leggasi in ultimo fra i documenti giustificativi).

7. Del pari il Consiglio Provinciale nella tornata del 1856 reiterava le domande per detto ponte.

8. Finalmente con Rescritto del 12 novembre 1856 pel Ministero dei LL. PP. 1° Carico N° 7158, si ordinava la formazione del progetto.

In seguito a che l'Ingegnere Tenore replicava da Caserta con foglio del 19 gennaio 1857, chiedendo all'Amministrazione Generale di Ponti e Strade che avesse disposto all'Ispettore del ripartimento di andar seco lui a vedere quella contrada, onde scerre il più acconcio sito ove stabilire il ponte, tanto per la solidità, che per la regolarità ed economia.

9. Risultato di ciò fu la disposizione dell'Amministrator Generale suddetto data al Tenore in febbraio 1857, che avesse pria di ogni altro presentata la pianta e proffili longitudinali e trasversali dell'alveo del fiume per una sufficiente estensione sopra e sotto corrente.

10. Il detto Tenore con foglio 2 aprile 1857 assicurava l'Intendente che gl'Ingegneri Cassetta e d'Avitaja da lui spediti nel passato mese di marzo a fare gli studii di campagna, li aveano di già completati; lavoro che fu al dì 14 aprile detto rimesso dal Tenore all'Amministrator Generale di Ponti e Strade.

11. Tali elementi furono passati all'Ingegnere Ispettore Oberty, con incarico di recarsi sopra luogo ed esaminare le cose proposte dal Tenore, riferendo poi l'occorrente col suo parere.

12. Quindi al 28 novembre 1857 l'Amministrator Generale di Ponti e Strade scriveva all'Intendente ed all'Ingegnere Tenore, "che dopo lo avviso del Consiglio degl'Ingegneri, il Ministro dei LL. PP: il 14 detto 2° Ripartimento, 1° Carico N° 9058, ha disposto quanto segue:

"Ho letto nel suo rapporto del 3 ottobre ultimo due deliberazioni emesse da cotesto Consiglio d'Ingegneri in ordine alla costruzione di un ponte sul Volturno presso Pietravairano sulla strada da Alife al Regio cammino degli Abbruzzi, per le quali si conchiuse che debba situarsi qual ponte nel tratto rettilineo del fiume sotto-corrente della scafa, a poca distanza dai due rami esistenti di detta strada, che debba esso comporsi di 15 archi ognuno della corda di palmi 45, con fondazioni isolate se a conveniente profondità si troverà lo strato di tufo atto a piantare i piedritti, o con platea generale, se questo strato non si rinvenga, nel modo proposto dallo Ispettore del ripartimento, e che infine debba escludersi la idea di un ponte in ferro, come avea divisato il Consigliere Provinciale di Terra di Lavoro". E quindi si davano le disposizioni analoghe per la redazione del progetto artistico.

Il quale veniva infatti su tali norme compilato dall'ufficio degl'Ingegneri di Ponti e Strade della Provincia, e rimesso dall'Ingegnere Direttore sig. Ruggi (che in tal frattempo avea surrogato il Tenore) all'Intendente della Provincia in data 4 novembre 1858. Tale progetto presenta la spesa di duc. 91,800.

13. Il Consiglio Provinciale nella sessione di maggio 1859 così si esprimeva riguardo a tale opera:

"1° di concedersi a prezzo definito, e con altri patti la confezione del ponte.

2° di attuarsene in ogni caso i lavori a cura della Provincia, moderatone prima lo estimativo".

14. Comunicato al lodato sig. Ruggi la deliberazione del Consiglio Provinciale dianzi accennata, e chiesto il suo parere sulla restrizione da apportarsi alla spesa, egli con foglio del 24 febbraio 1860 N° 180, rispondeva all'Intendente:

"Il progetto dello importo di duc. 91,800 venne compilato in seguito di lunghe ed accurate investigazioni per ciò che riguardava il metodo di fondazione e la scelta del sito ove il ponte medesimo dovea stabilirsi, ed in tali operazioni intervenne pure l'Ispettore del ripartimento cav. Oberty.

Dalle operazioni fatte si trovò conveniente che lo estimativo dei lavori fosse elaborato nella ipotesi di doversi stabilire il ponte sopra platea generale, salvo ad adottarsi il sistema di fondazioni a pile isolate, se nella esecuzione si fosse rinvenuto un fondo di tufo di tale solidità da poter fare a meno della platea generale. L'alveo nel sito del ponte presenta un suolo di terra argillosa, e di arena o ghiaia, ma non improbabile che possa incontrarsi il tufo a qualche profondità dal perché se ne vedono dei segni tanto sopra che sotto-corrente a molta distanza da poter fare sperare che lo stesso possa verificarsi nel sito del ponte (in nota: Quando l'anno scorso presentai la mia memoria al Consiglio Provinciale, con i relativi progetti, io affermava lo stesso, senza ancora aver letto il surriferito rapporto del Ruggi, di cui ne ho avuto cognizione quando nel passato mese mi fu permesso di leggere lo incartamento). Qualora potesse farsi a meno della platea generale, si avrà un risparmio sull'ammontare del progetto di circa ducati 10,000 ed è questa l'unica economia sperabile, non potendosi moderare i prezzi dei varii lavori, essendosi ritenuti quelli delle attuali Tariffe in corso, ed ai quali non può portarsi altra riduzione".

15. A dì 3 Aprile 1860 l'Intendente sull'uniforme parere della Deputazione delle opere pubbliche Provinciali, spediva lo intero incartamento ai Deputati Marchese Buonpane e cav. Ungaro affinché si fosser resi sopra luogo, ed associati al Consigliere Pece avesser dato giudizio sulla riduzione della spesa e sul sito da preferirsi.

Tale incarico veniva da essi adempito e con riscontro del 16 aprile detto, dicevano aver percorso le sponde del fiume sotto e sopra corrente, ed aver osservato quanto segue:

"Indispensabile è la necessità di costruire il disegnato ponte, il quale rannoda i due tronchi di strada provinciale, apre con effetto il transito a molti Comuni che nell'inverno rimangono sequestrati per l'impedimento del fiume; ai Comuni stessi dà quasi una novella vita e perfeziona la bellissima strada Bruzio-Sannitica.

Però riandando i diversi progetti fatti, esaminando il sito prescelto per esso e che non può cangiarsi, sito che è quello stesso indicato fin dal 1833 dall'Ingegnere Panico, e sempre ritenuto dagli altri posteriori, ci siamo convinti che ivi soltanto e non in altro punto debba venire la costruzione. Abbiamo in seguito con minuto esame fatto sopra luogo, accompagnato dalle indagini raccolte da quei naturali e dagli analoghi chiarimenti somministratici dal Consigliere Pece, osservato che la condizione idrografica del fiume non è punto diversa da quella indicata dal Panico nel suo progetto del 1833, poiché la sponda destra di esso è stata sempre più bassa della sinistra, così come è, senza aver sofferto le grandi piene ed in tanti anni trascorsi alcuna degradazione. Tanto ciò è vero che noi stessi i quali ci trovammo a guardare il fiume in quel punto precisamente in tempo di pioggia dirotta che da più giorni cadeva, non osservammo per ombra invasa dalle acque la sponda destra ch'é la più bassa".

Ed è quivi fatto la prima volta cenno di una offerta che intendeva presentare l'Architetto di Piedimonte signor Giacomo Torti.

16. A dì 27 aprile 1861 il Sotto Prefetto Bardari richiamava l'attenzione del Governo sulla urgenza del ponte alla Scafa S. Angelo, sviluppando i vantaggi economici che ne risultano al Circondario.

17. Il Dicastero dell'Interno in data 10 maggio 1861, preveniva il Governatore di Terra di Lavoro di aver trasmesso in pari data al Direttore dei Lavori Pubblici l'offerta dell'Architetto Torti pel detto ponte, con la quale in data 21 aprile 1860, il Torti esponeva voler costruire il ponte ed opere accessorie nel modo da esso progettato, esigendo un pedaggio, e dando facoltà alla Provincia di acquistarlo quando le piaccia mediante la spesa non maggiore di duc. 30.000.

18. Il Dicastero delle Finanze e LL. PP. con nota del 18 maggio facea noto al Governatore di Caserta:

Che il Ministro dei LL. PP. in data 11 detto da Torino gli spedisce copia di una deliberazione di 21 Comuni del Circondario di Piedimonte con le quali chiedono la costruzione di un ponte sul Volturno. E che comunicate le dette deliberazioni al Cav. Ranco delegato ad ispezionare le strade delle Provincie meridionali, esso col suo parere opinava fra le altre cose: "farsi le più vive istanze presso le autorità amministrative della Provincia, onde si proccuri la pronta costruzione del ponte nel suddetto luogo di S. Angelo, mediante il quale, oltre a rendere libera la comunicazione dei comuni posti sulla sinistra del Volturno colla strada nazionale che da Capua tende a Venafro, si aprirebbe pure ai comuni posti a monte di Piedimonte una strada per le più forti pendenze che incontransi lungo quest'ultima, sia pel nuovo incaglio che essa presenterebbe nel punto dove traversasi pure il Volturno alla Scafa di Cajazzo".

19. A dì 11 luglio 1861 la Direzione Generale dei LL. PP: scriveva al Governatore di Caserta, "che riguardo al progetto Torti il Consiglio Superiore degl'Ingegneri avendolo esaminato ha trovato che consiste in un ponte a soli tre archi, il medio di corda palmi 68, ciascuno dei laterali di corda palmi 34; e gli sembra non suscettivo di una seria discussione, onde avvisa che lasciando da parte il ponte come è ideato dal Torti, si debba sempre e necessariamente eseguire un ponte in quel sito".

20. Il 31 dicembre 1861, il Ministro dei LL. PP. scrive al Prefetto, che riandando sulla offerta Torti, desidera che sia sottoposto alla deliberazione del Consiglio Provinciale.

21. In vista di ciò la Deputazione Provinciale in data 9 gennaio 1862 spediva i due esistenti progetti al sig. Ruggi, per tenerli entrambi presenti, e formarne uno medio.

22. Al che il Ruggi replicava in data 17 detto mese, non potere apportare nessuna variazione al primitivo da lui redatto, che quello del Torti non risponderebbe per nulla al bisogno, né alla solidità dell'opera, sviluppandone le ragioni tecniche, e quindi restituisce tal quale i progetti.

23. A 17 maggio 1862 la Deputazione rivolgeva invito all'Ingegnere Fiocca, perché dasse un parere sui mentovati due progetti, per porla al caso di scegliere fra di loro, o farne elevare un terzo.

24. Varie altre pratiche passarono, ed al 17 luglio la Deputazione facultava il Fiocca a far quanto credeva necessario all'uopo, inclusi accessi ed esperimenti, e quando non potesse attenersi né all'uno né all'altro dei due progetti, elevarne un terzo, premurandolo a darne il risultato prima del 15 agosto 1862, affin di presentarlo al Consiglio Generale nella sessione del settembre prossimo.

25. A dì 15 settembre 1862 il Consiglio Generale deliberava:

"Art. 136. Che il Fiocca, già incaricato dalla Deputazione, continui a studiare il sito in cui meglio si possa costruire il Ponte; e laddove egli trovi più adatto un sito diverso da quei designati nei progetti precedenti, ne sia fatto un nuovo progetto.

Qualora il sig. Fiocca non possa eseguire lo incarico, è data alla Deputazione facoltà di surrogargli altri".

26. E nella tornata XI del giorno seguente il Consiglio a maggioranza di voti stabiliva: "Riserba a sé il deliberare se il nuovo progetto che potrà esser fatto del Ponte si debba o no approvare".

27. Fu in quell'epoca cioè al 17 settembre 1862, che io presentai al Consiglio Provinciale una memoria ed una cartiera con tre progetti pel Ponte alla Scafa S. Angelo, pel qual lavoro s'incaricava la Deputazione a ritenerlo presso di sé, e gentilmente retribuirmi le azioni di grazie. Parve ozioso portarvi esame prima che il sig. Fiocca avesse presentato i risultati del suo incarico, tanto più che in quell'epoca già aveva svolto le sue idee per stabilire il ponte a Baja anziché a S. Angelo, come si è potuto vedere accennato nelle risoluzioni del Consiglio Generale e della Deputazione, a cui si eran da lui sottomesse le sue vedute generali (B).

28. Ed al 25 settembre detto la Deputazione estendeva al Fiocca lo incarico di esaminare se il sito del "progetto esistente, fosse sotto il triplice aspetto tecnico, economico, e finanziario il migliore possibile, o se invece altro non ne sia da preferirsi. E nel secondo caso lasciando da parte i progetti esistenti si occupi di elevarne un terzo, che abbracci anche i necessarii tronchi di strada che lo mettano in comunicazione con le strade esistenti, e dia uno sguardo alla linea da Baja a Riardo che deve completarsi, chiamando a sé per quest'ultima parte l'Ingegnere Nucci che ha progettato i lavori di completamento".

29. A dì 29 settembre detto il Prefetto informava il Ministro dell'Interno dell'operato, e dell'incarico dato al Fiocca. Ed il sullodato Ministro riscontrava da Torino il 10 ottobre, rimandando vidimato un esemplare della deliberazione 16 settembre prossimo passato, colla quale il Consiglio Provinciale riserbava a sé la decisione intorno al progetto da adottarsi pel detto ponte ed aggiungeva:

"In ordine al quale affare lo scrivente le accenna fin d'ora ad ogni buon fine, che il progetto che sarà per adottarsi dovrà, prima che si proceda al relativo appalto sottomettersi alla disamina della superiore autorità tecnica per i provvedimenti di sua competenza in linea d'arte".

30. Frattanto divulgatasi nel Circondario di Piedimonte la nuova che il Fiocca chiamato a dar parere pel ponte a S. Angelo, proponeva invece allogarlo a Baja, su di che tentennava dubbiosa la Deputazione, a libere manifestazioni si raccoglievano i varii Municipii, talché quelli di Piedimonte d'Alife, Letino, Prata, Fontegreca formolavano deliberazioni esprimendo i loro voti più ardenti perché sia adottato il sito di S. Angelo anziché quello di Baja, mentre Pietra Melara pel suo pro deliberava contrariamente (C).

31. A 7 novembre 1862 il Fiocca assicurava la Deputazione aver disposti gli studii, che quando compiuti, avrà cura d'inviare senza ritardo la sua relazione. Che avea percorso la strada da Baja a Riardo, e chiedeva l'esistente analogo progetto del Nucci, che la Deputazione a 15 detto mese ebbe cura d'inviargli.

32. Sollevata così una forte disparità di opinione sul sito ove impiantare il ponte, la Deputazione a 20 novembre detto invitata i Consiglieri Provinciali del Giudice, Gerardi, Jacobelli, Mazziotti, Jannuccilli, e Zarone ad assistere agli studi locali commessi al Fiocca (in nota: Però attesa l'assenza del detto Ingegnere il quale rimase per più mesi nell'alta Italia, gli studii locali furono aggiornati, e solo andava per farli in maggio prossimo passato accompagnato dai signori Michele Scotti di Pietra Melara, e Giovanni e Leopoldo Borrelli di Baja Latina, quando ebbe la sventura di esser catturato dai briganti. Ma i Consiglieri suindicati non furono invitati ad assisterlo, e quindi non parteciparono al suo infortunio).

33. Dietro avviso di quest'ultimo stabilivasi dalla Deputazione di tenere coi prenotati Consiglieri una sessione in Caserta pel dì 19 marzo corrente anno, ove il Fiocca fece una relazione delle cose osservate, e formolava il suo parere. - Però per un dispiacevole ritardo, gli avvisi per tale sessione non arrivavano che il giorno medesimo ai Consiglieri del Circondario di Piedimonte signori del Giudice, Gerardi, e Jannuccilli, ai quali più interessava l'opera e perciò non vi preser parte.

Pur tuttavia la Deputazione in seguito di tal sessione, scriveva a dì 27 marzo al Fiocca: che riconosciuti i grandissimi vantaggi che deriverebbero dal prescegliere il sito da lui indicato vicino ai ruderi dell'antico ponte d'Inferno, ed a sviluppo dell'incarico affidatogli, con deliberazione del 25 settembre 1862, lo invita a formare un progetto definitivo per la strada da Baja a Riardo, ed occuparsi della rimanente linea da Baja alla Consolare di Piedimonte passando per Dragoni ed Alvignanello, con le opportune deviazioni all'obbietto, ed oltre le traverse da Baja al Volturno, da Volturno alla strada di Piedimonte, e dalla strada di Baja alla taverna di Pietravairano".

34. Affin di dare esatta cognizione delle cose stabilite, ai signori Consiglieri Provinciali che furono assenti nella prima sessione, e far tesoro dei loro lumi, la Deputazione stabiliva tenere seco loro un'altra adunanza a dì 16 giugno ultimo, alla quale intervennero tutti non meno che il signor Fiocca (unico Ingegnere fra di loro).

 

Nella stessa sezione seguono i due rapporti dell’ing. Fiocca “intorno al Ponte da costruirsi sul Volturno alla scafa di Baja e Latina” e le sue due proposte mentre negli altri capitoli l’ing. Garzia, come già detto, sfoggia il suo ingegno per confutare i dati proposti e ad illustrare i suoi progetti.

 Noi ci fermiamo qui anche perché, fattaci un’idea di quanto avvenuto in passato, vogliamo scorrere le altre carte e continuare a seguire le sorti del ponte nei decenni che chiudono il secolo XIX.

Fatto è che la questione dopo qualche anno si arenò e le motivazioni si ricavano da un discorso del 1885 di Nicola Ventriglia[4] sfociato in proposta di deliberazione al consiglio provinciale che “non fu votata per essere stata sospesa e rimandata la discussione a dopo la pubblicazione della legge sulle convenzioni per l’esercizio delle Ferrovie”. Leggiamo:

 

La provincia à un vecchio debito verso la contrada alifana, debito legale, debito obbligatorio. In quella contrada vi à una strada provinciale tagliata dal Volturno presso Pietravairano: è la strada che da Piedimonte per Alife e Pietravairano si allaccia all’antica Nazionale degli Abruzzi al miglio 29, e porta alla stazione ferroviaria di Caianello e mena al Porto di Gaeta per Teano e Sessa. I reclami per la costruzione di un ponte sono sopiti, perché i poco esigenti Comuni della contrada hanno avuto fede nei loro rappresentanti nel Consiglio della Provincia, e questi alla loro volta non hanno mai disperato della Ferrovia che avrebbe assorbita l’opera del Ponte. Né solo del ponte à bisogno quella strada provinciale, ma anche di radicale rettifica del tratto da Pietravairano a Marzanello resosi non solo incomodo alla viabilità, ma pericoloso e disastroso anche per le ordinarie vetture da viaggio. Ebbene del Ponte a Pietravairano il Consiglio non à sentito più parlare dal 1866, e tutta la radicale rettifica si è ridotta dopo 15 anni alla sostituzione di un brevissimo nuovo tratto non ancora costruito.

Or se l’ultimo tentativo per la ferrovia Telese-Caianello fallisse e non potrebbe oggi fallire che pel voto negativo del Consiglio, la Provincia sarebbe inesorabilmente obbligata a costruire il Ponte a Pietravairano; e questo obbligo glielo impongono la legge e la civiltà. Dovrebbe perciò sobbarcarsi ad una spesa per lo meno di L. 300.000 non compreso i tronchi di accesso, necessari se si spostasse l’attuale sito del passaggio del fiume con scafo e zattera ...

 

Dunque, ad un certo punto, si era prospettato di risolvere il problema del ponte includendolo nel progetto di una ferrovia che attraversasse in lunghezza la vallata del Volturno[5].

Nella sessione ordinaria del consiglio provinciale tenuta il 22 ottobre 1886, per far fronte ad 11 capitoli di spese, venne proposto e votato di contrarre un prestito, a rate annuali, con la Cassa Depositi e Prestiti di L. 2 milioni. Al 2° punto vi era il Ponte sul Volturno a Pietravairano con un costo previsto di lire 450 mila.

L’Ufficio Tecnico, successivamente, allestì un progetto di ponte in muratura per L. 370 mila che il consiglio, nella sessione ordinaria del 26 Ottobre 1888, non ritenne di approvare preferendo votare l’esecuzione di un “ponte in ferro a due travate parallele, l’una per la strada ordinaria, l’altra a servizio della Ferrovia Telese-Caianello, da costruirsi quando la detta ferrovia venisse concessa secondo modalità da convenirsi”.

Il progetto di massima, presentato dall’Impresa Industriale Italiana per Costruzioni Metalliche indicava una somma che variava dalle 530.505 alle 533.820 lire, mentre l’Ufficio Tecnico prevedeva un spesa di lire 341.000 ma con il servizio limitato al solo traffico ordinario.

Il Consiglio deliberò, equivocando, la soluzione di un ponte a travata metallica a doppio servizio approvando però l’importo previsto dai propri tecnici per l’altra ipotesi. Dai Resoconti Amministrativi e dagli Atti apprendiamo che “Nella tornata 11 Maggio 1891 il Consiglio fu informato dell’equivoco in cui si cadde quando fu approvata la spesa per questo ponte”, disponendo di conseguenza di rassegnare al Ministero dei Lavori Pubblici per l’approvazione, come da due anni continuava a richiedere il Ventriglia[6], “l’unico progetto completo esistente per questo ponte, e cioè quello per un ponte in muratura col solo servizio ordinario e con una spesa di £ 370.000. Questo anche perché, per dirla con le parole del consigliere Lonardo, “consta che la ferrovia per qualche altro punto potrà passare meno per quello dove si propone di gittare questo ponte sul Volturno”.

Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, con lievi varianti approvò il progetto sottopostogli dal suo Ministero suggerendo tuttavia di richiederne uno più completo comprensivo delle opere di regimazione del fiume”.

A questo punto la Deputazione ritornò a preferire un ponte metallico e bandì un primo concorso, fallito per la mancanza di opere di regimazione, al quale parteciparono l’ingegnere Tessitore, la Società Nazionale delle Officine di Savigliano e la Società Industriale delle Costruzioni Metalliche, ed un secondo che arrivò a scadenza senza che alcuno si presentò a concorrere. Fuori tempo soltanto la detta ultima società, offrendosi di eseguire l’opera ad un cottimo di lire 335.000, presentò un progetto che, ciò nonostante, fu inviato al Ministero il quale, a sua volta, stante il parere favorevole del Consiglio Superiore, ne autorizzò l’esecuzione.

Concludiamo seguendo il dibattito avvenuto in seno al Consiglio Provinciale durante la tornata del 4 Aprile 1894 premettendo, per una migliore comprensione, che nel frattempo la Cassa Depositi e Prestiti “dovendo fornire due milioni e mezzo all’anno allo Stato per la nuova legge sulle pensioni”, dopo le prime 500.000 lire, non aveva potuto più versare alla Provincia le altre rate del prestito di due milioni.

 

Nicotera - ...La Deputazione provinciale aprì trattative con la Società industriale per il contratto e per la costruzione effettiva del ponte, e allora si occupò della proposta a cottimo, e rileggendo la domanda, vide che la Società si esimeva da taluni lavori necessari. Domandava prima di limitare la fondazione ad aria compressa alla quota di 87,50; poi di escludere i lavori di rivestimento a secco con le relative fondazioni, nonché le scogliere e tutti gli altri lavori per preservare il ponte, e la esenzione dei dazi comunali e provinciali. Circa l'esenzione dei dazi la Deputazione trovò che era cosa di poco conto, ma non circa la restrizione di tutti gli altri lavori a cottimo; quindi nella seduta del 29 settembre deliberò nel modo seguente: (legge)

Assumere a noi questi lavori era lo stesso che assumere una specie di responsabilità nella riuscita del ponte; e la Deputazione credette meglio di domandare alla Società di comprenderla nel cottimo anche con un aumento sulla spesa. La Società rispose che per questi lavori richiedeva un aumento a L. 380,000. Circa il pagamento domandava L. 80.000 nel corrente anno, L. 60.000 nel gennaio 95, ed il resto da ratizzarsi in 4 anni; a condizione però che, finito il lavoro, se ne fosse fatto il collaudo, e che se ne fosse emesso a carico della Deputazione provinciale un buono commerciale con l'interesse del 6%. La Deputazione credette che queste pretese della Società erano soverchiamente esagerate, e quindi nella tornata del 4 gennaio deliberò in questo modo:

1.     di ridurre l'aumento richiesto di L. 45.000, ritenendolo esagerato, massime tenendo presente che parte dei lavori era eventuale;

2.     di pagare L. 80.000 nel 94, quando l'opera avrà raggiunto questa cifra, e tutto il resto (L. 300.000, senza tener conto della chiesta diminuzione) in 8 rate uguali (37.500) senza interesse;

3.     che nel cottimo si comprendevano tutti indistintamente i lavori.

La Deputazione teneva sempre al cottimo, e sulla quale quistione la Società non insiste ulteriormente.

A queste ultime proposte della Deputazione la Società ha risposto che non poteva modificare le sue pretese, e quindi insiste nella sua domanda, cioè di costruire il ponte a cottimo per 380,000 lire pagandosi nel corrente anno Lire 80.000, L. 60.000 nel 95, e le altre 240,000 in 2 anni con l'interesse del 6%.

Qui è inutile far notare che nel gennaio ultimo il Prefetto ci ha invitato a nome del Genio Militare di Capua di mandare il progetto, perché quella Direzione crede che questo possa influire per la difesa dello Stato. Noi abbiamo inviato il progetto, e finora non abbiamo avuta nessuna risposta, ma si crede che il Genio Militare troverà alcuni lavori indispensabili.

La Deputazione dunque insiste sulla sua proposta, e crede che la proposta della Società non sia accettabile, quella cioè di costruire il ponte per L. 380,000; e che non debba pagarsi diversamente da quella che stabilì, cioè L. 80,000 nel corrente anno, e la residuale somma in otto rate uguali.

 

Ventriglia - Mi permetta il presidente di esprimere le mie meraviglie alla Deputazione per le proposte che ha concretate. Il relatore ci dice che la Deputazione mantiene ferma la sua proposta; e con ciò che cosa viene a dire? Vuole rendere il Consiglio arbitro. Il Consiglio può essere arbitro a decidere la quistione di respingere o meno; ma che il Consiglio possa intervenire in una quistione del tanto e quanto che sorge fra la Deputazione e il cottimista, mi pare che non sia corretto. È naturale che l'Amministrazione vuole spendere il meno possibile, il cottimista vuol guadagnare quanto più è possibile. La Deputazione perché rifiuta il patto A e il patto B? non ce lo dice. Io dico che di fronte a tante spese facoltative che si son fatte da cinque anni a questa parte, non dovete spaventarvi della spesa del ponte sul Volturno a Pietravairano. Ma se è questa la ragione, per la quale la Deputazione esita e porta innanzi al Consiglio una pratica che non può essere risoluta, fortunatamente abbiamo il modo di scappar via oggi, cioè la richiesta che ha fatta del progetto il Ministero della Guerra. Ma quando questo è avvenuto, la Deputazione deve avere il coraggio di proporci o il rigetto del progetto, o i mezzi con cui deve essere provveduto; ma i mezzi si debbono avere dai bilanci, e su questo dev'essere chiamato il Consiglio. Però io dirò che il Consiglio non potrà che essere giusto riparatore, e dovrà riparare; poiché se ha autorizzato parecchie somme del prestito per spese facoltative, dovrà trovar modo di provvedere ad una spesa obbligatoria, per la quale si tratta di far passare da una parte all'altra una strada, che nei tempi invernali è tagliata dalle acque del Volturno. Sentirò che diranno i signori della Deputazione, e poi presenterò un ordine del giorno.

 

Gaetani - Io non posso che mostrarmi addoloratissimo della proposta della Deputazione provinciale, cioè non una proposta, perché ci ha fatto restare, come al solito, campati in aria. Ma pure sono circa 50 anni, che s'insiste da quelle contrade per avere un ponte. Questo ponte è obbligatorio per la Provincia; e pure si è sempre rimandato con la speranza di vedervi passare la vaporiera, ma questa vaporiera è andata in fumo.

Ci fu un progetto approvato dal Consiglio Superiore de' LL. PP. per la somma di L. 350,000; adesso viene la Deputazione e dice: Io riconosco che debbo pagare questa somma, però voglio pagarla in modo, da rimandare l'opera alle calende greche; allora come può la Società fare proposte migliori di quelle che ha fatto? Si dica chiaramente dalla Deputazione che il ponte non si vuol fare, ed allora noi penseremo a dimetterci, perché non è giusto che noi dobbiamo pagare da 40 anni i balzelli, e la Provincia non debba pensare a Piedimonte d'Alife. Voi dite che noi saremo spostati, che volete pareggiare il bilancio, ed è giusto; ma io non plaudo a questo pareggio, che lasci alcuni senza mangiare mentre gli altri, se non hanno un pranzo luculliano, almeno vivono. Quindi insisto, perché noi potessimo venire, se non a questo banchetto, avessimo almeno qualche cosa che da questo pranzo avanza per gli abitanti al di là del Volturno.

 

Rossi - Mi duole di aver inteso dalla bocca del collega Gaetani che il ponte non si vuol fare, mentre egli ha forse delle prove come il ponte si vuol fare, e la Deputazione non è certamente abituata a dire una cosa per volerne fare un'altra. E che il ponte si voglia fare, la dimostrazione sta nel bilancio stesso, cioè la spesa di questo ponte, come ha accennato il collega Ventriglia, era fissata sul prestito dei due milioni, quindi se il prestito dei due milioni non si poteva più fare, come non si è potuto fare, il ponte rimaneva ancora in istato di nudo progetto. La Deputazione provinciale dunque ha cominciato a fissare una prima rata pel pagamento della spesa del ponte. Che cosa adesso ci è di ostacolo? Non ci è di ostacolo una ragione tecnica, ma le difficoltà consistono nel modo di pagamento. Il modo di pagamento proposto dalla Deputazione è a rate di otto anni, e quello proposto dalla Società è a rate di quattro anni. L'Amministrazione provinciale sostiene che il suo bilancio non può pagare questa spesa che a rate uguali di otto anni, e su questa modalità deve insistere. L'ammontare della spesa offre poca differenza, perché tutta la differenza starebbe in quella parte che rifletteva le fondazioni del ponte, le quali dovevano scendere in una profondità maggiore del previsto, e la Società proponeva che a misura che si faceva la maggiore spesa, doveva essere pagata. Ma l'Amministrazione ha detto: Poiché questa è un'opera che si vuol fare a cottimo, noi vorremmo fare un cottimo chiuso, affinché la responsabilità intera dell'opera rimanesse tutta a carico della impresa. Dimodoché tutta la difficoltà sta nel modo di pagamento, che per l'Amministrazione è grave.

L'altra condizione che si richiede è quella di volere dei boni commerciali. Questo è un modo che, come ci ha fatto sempre intendere il collega Ventriglia, si deve sfuggire; e anche questa è una condizione che la Deputazione non ha creduta di accettare. Come l'altra degl'interessi al 6%, che sono sempre onerosi.

Dopo ciò ci si domanda quali sono le conclusioni che la Deputazione presenta alla discussione del Consiglio? Noi per ora abbiamo presentata un'informazione sullo stato di quest'opera: le trattative coll'impresa la Deputazione crede che potranno essere migliorate; e poiché si tratta di un'opera che interessa tanto la Provincia, era dovere della Deputazione di tener informato il Consiglio dello stato in cui si trovava la pratica, con la dichiarazione che la Deputazione insiste sul modo di pagamento.

 

Ventriglia - Io debbo replicare al Presidente della Deputazione, il quale ha trovato ad appuntare la parte principale delle mie osservazioni, e cioè quando io diceva che tra due litiganti ci dev'essere il terzo che decide; e diceva il Presidente: Ma qui non si tratta di quistioni tecniche. Si tratta pur troppo di quistioni tecniche, Sig. Presidente; ci è un altro tecnicismo, cioè la finanza che oggi s'impone, cioè il pagamento in otto rate, anziché quattro; ci dica la Deputazione le ragioni del suo rifiuto.

Aggiungeva il Presidente che tra le condizioni dell'impresa ce n'è qualcuna, contro la quale io mi son sempre ribellato. Forse equivoca il Presidente della Deputazione. Siamo stati insieme col Presidente della Deputazione, quando non si poteva pagare, perché gli esattori non pagavano; ed allora per parecchi anni come si fece? Si diedero i boni, che poi si andarono scontando.

E poi ci è il fatto di Fiocca, egli doveva concorrere de proprio e la Provincia concorreva per 800,000 lire. Allora si avevano i mezzi per pagarlo, e pure si disse a Fiocca: Vi pagheremo in otto anni. Fiocca accettò, ma chiese boni.

Come vede il Presidente, sono cose abbastanza tecniche, che debbono essere esaminate. Non si abbia dunque nello spendere il danaro provinciale quello studio, che non si è posto innanzi. Qui non si tratta di ferrovie, di tramvie; qui si tratta di un'opera elementare su di una strada provinciale. Or poiché la pratica oggi non può essere risoluta, perché ci è l'esame richiesto dal Ministero della Guerra, la Deputazione dopo questa verifica venga innanzi al Consiglio con proposte concrete.

 

Rossi - Perdonerà il collega Ventriglia, se io non condivida le sue opinioni intorno al tecnicismo, e sostenga che la quistione è solamente amministrativa. Circa i buoni io ricordo tutto quello cui accennava il mio amico, che cioè ci siamo trovati in quell'epoca difficile, per cui non ci erano tutti quei mezzi relativi ai bisogni del bilancio provinciale, non forse per mancanza di fondi, ma perché le esazioni non erano fatte prontamente. Egli soggiungeva che adesso ci troviamo quasi nella medesima condizione d'allora, e nella necessità di dover ricorrere a certi mezzi che forse adottammo anche allora, quando si fece il contratto con Fiocca. Ma noi, quando ci si concedesse il pagamento a rate annuali di otto anni, potremmo scongiurare questa condizione, che solo la ristrettezza potrebbe imporre.

Dopo questa dichiarazione, aggiungo che noi abbiamo tutta la buona volontà non solo, ma facciamo tutto il possibile, perché quest'opera venga a fine. La Deputazione ne ha tanto interesse, che a misura che si fa un passo nelle trattative, ha avuto la delicatezza di tenerne informato il Consiglio; mentre una proposta definitiva non poteva presentare, appunto perché il progetto è all'esame del Ministero della Guerra per i rapporti militari.

 

Ventriglia - Io ringrazio il Presidente della Deputazione di questa ulteriore dichiarazione; però in questo suo secondo discorso io rilevo anche quello che aveva rilevato dal primo, cioè una certa impressionabilità della Deputazione, una certa difficoltà peri bilanci della Provincia. La Deputazione insiste per le otto rate, perché crede che in otto rate la spesa possa trovar comodamente posto nel bilancio, e perciò non accetta la proposta delle quattro rate: per la medesima ragione debbo credere, che rifiutò l'interesse che si chiedeva dall'Impresa. Io condivido perfettamente queste apprensioni; ma allora mi permetto di domandare, e perché non ricorrere a quegli stessi mezzi, ai quali si ricorse per le altre opere comprese nei due milioni del prestito? Ma si risponderà: Dopo il dissesto che ha subito la Cassa dei Depositi e Prestiti, non si potrà avere il prestito. Ma io non credo che troverà difficoltà a dare questa somma? E allora perché rifiutare? Ma allora non avrete otto rate, ne avrete 20, 25, e la somma da iscriversi nel bilancio sarà minima, e l'interesse non sarà del 6, ma sarà di una somma inferiore. E allora perché rifiutare questa via? Ma non volete la Cassa dei Depositi e Prestiti? Avete la Cassa di Risparmio di Milano, o quella di Torino. Tutto questo valga come detto in un'accademia, io non intendo di proporre un ordine del giorno in questo senso. Comprendo le vostre difficoltà, perché vorreste che il bilancio della Provincia non subisca una scossa; e sia pure: ma si trovi un'altra via; si è trovata per la Sferracavalli, per una rettifica, per cui si è speso mezzo milione. Abbiamo il S. Lorenzo di Aversa, ch'è pure un'opera di pubblica utilità. Dunque se la Provincia ha trovato modo di fare questo, e la Cassa dei Depositi e Prestiti si rifiuterà, voi avete ancora mezzo milione sul prestito da riscuotere, ed allora potete invertire questa somma.

 

Rossi - Per finire: la Deputazione provinciale avrebbe da fare prima il tentativo se si potesse compiere quest'opera con le forze del proprio bilancio, senza ricorrere ad una nuova imposizione di centesimi addizionali. Questo potrebb'essere un pio desiderio, ma potrebbe essere un desiderio strano. Se tutto questo non potrà avvenire, e se la Cassa dei Depositi e Prestiti si potrà ricostituire in modo, come diceva il collega Ventriglia, perché attualmente un qualunque tentativo è inutile, perché l'abbiamo avuto a pruova, quando si è dovuto lavorare tanto, e si è dovuto far uso di qualche influenza, per ottenere il prestito per la Sparanise-Gaeta; ora se le condizioni della Cassa dei Depositi e Prestiti potranno esser tali, per cui quello che fu deliberato dal Consiglio stesso per questo ponte potrà ottenersi, allora anche questo sarà un esame da farsi dalla Deputazione provinciale e che agevolerebbe molto la Deputazione stessa alla presentazione di un bilancio non così stretto, come l'abbiamo adesso per la mancanza di questo prestito, e per aver voluto soddisfare le esigenze di quelle regioni, che reclamano il ponte a Cancello Arnone e il ponte a Raviscanina. Dopo che la discussione ha illuminato anche la Deputazione, noi faremo il meglio per l'attuazione di quest'opera.

 

Gaetani - Preghiamo la Deputazione di decidersi presto, di studiar presto, di far presto.

 

 

(continua)

 

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[1] Ai lavori necessari per minare il ponte furono costretti a partecipare anche giovani rastrellati nei due paesi come testimonia Giuseppe Ferraro, Per mio fratello Giacomo ..., in “Narrazioni”, vol. II n. 4, p. 22.  Per le operazioni di guerra svoltesi nella zona si possono consultare oltre a vari altri numeri del periodico di cultura citato diretto dal dott. Antonio Malorni: Dante B. Marrocco, La Guerra nel Medio Volturno nel 1943, 1974, pp. 193-94; Antonio De Sisto, Raviscanina, Paese Mio, 1988, pp. 27-28; Flavio Russo, Dai Sanniti all’Esercito Italiano – La Regione Fortificata del Matese, pp. 262-266. 

Alcuni giorni primi stessa sorte era toccata all’altro ponte sul Volturno tra Dragoni e Alife sulla storia del quale è possibile leggere in Annuario ASMV 1977 “Brevi notizie sul ponte Umberto-Margherita … del prof. Mario Fabrizio

[2] Antonio Gaetani d’Aragona, nato a Piedimonte nel 1854, morì suicida a Napoli il 27 Aprile 1898. Laureato in legge presso l’università di Napoli, fino alla morte, fu consigliere provinciale (dal 1885) e deputato parlamentare repubblicano del Regno d’Italia in tre diverse legislature (dal 1892), scrisse l’opuscolo Gemme Costituzionali (v. Marrocco Dante, Piedimonte Matese, III edizione, 1999, pp. 188-89, 204-05; Imbriani Matteo Renato, In Memoria, 1900). Nella biblioteca dell’ASMV, chissà da quando, sono conservati, privi di qualsiasi segno di catalogazione, un discreto numero di interessanti pubblicazioni che gli appartennero. In appendice a questo articolo ne propongo un elenco.

[3] Sulle ragioni della realizzazione, le caratteristiche e i dati principale dell’opera, si segnala il lavoro del pres. Antonio De Sisto “La costruzione della strada da S. Angelo a Prata e il comune di Raviscanina” in Annuario ASMV 1979

[4] Ventriglia Nicola, le ferrovie di quarta categoria della provincia di Terra di Lavoro – Discorso e proposta al Consiglio provinciale, Piedimonte, Bastone, 1885, p. 10. Per l’approfondimento della figura di questo benemerito personaggio si possono utilmente consultare le Memorie raccolte da M. L Ventriglia e coordinate da D. G. Rocereto,  nell’opuscolo intitolato a lui, Operatore sociale del secondo Ottocento,  edito nel 1994.

[5] Una buona sintesi storica della ferrovia Telese-Caianello è in Marrocco Dante, Piedimonte Matese, III edizione, 1999, pp. 381-384.

[6] Egli si era pure fatto promotore di un voto, rimasto senza esito, del Consiglio Provinciale al Governo affinché si fosse spostato a Pietravairano “il ponte stabilito dalle Legge 1881 sul Volturno al passo di Alvignanello contraddetto dalla Provincia di Benevento”.