La guerra del 1943 nel Medio Volturno          Home page

 

 

La guerra nel Medio Volturno nel 1943

Parte Prima - Capitolo III

Le operazioni di guerra

 

   La difesa tedesca

 

Il maresciallo Kesselring, fermo nell’idea che la resistenza andava fatta dovunque, e nel caso specifico, nella fascia più stretta  della penisola, descrive la formulazione dei piani e la loro progressiva attuazione[1].

Fissò sulla carta le varie linee di resistenza in caso di ritirata, previde inevitabili cessioni di territori, ma anche una difesa pressoché insormontabile a Sud di Roma, “forse su di una linea che avesse al centro il monte Mignano (denominata in seguito linea Reinhardt), o sulla linea Garigliano-Cassino (denominata in seguito linea Gustav)…[2]

S’accordò con il generale Von Vietinghoff sulla resistenza della Decima Armata, su quanto era necessario per rendere forte e inespugnabile specie la linea Gustav, e l’accordo, o piuttosto l’ordine, fu di ritirarsi a Nord di Roma, attraverso successive linee di difesa.

Che valore aveva il Volturno in tutto questo?

“La resistenza della Decima Armata avrebbe dovuto concederci il tempo necessario ai preparativi”[3].

Come fu attuata la ritirata tedesca?

Dice sempre Kesselring: “Il generale Von Vietinghoff assecondato a meraviglia dal suo capo delle operazioni Wentzell, diresse le operazioni di ritirata in modo magistrale, …e riuscì a prolungare fino al 16 Ottobre la resistenza sul Volturno[4].

Dunque la previggenza del Maresciallo Kesselring non s’era fermata ai movimenti del momento. È interessante precisar questo anche per conoscere il ruolo dei suoi collaboratori: “La precisa conoscenza delle posizioni, e dello stato in cui si trovav                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 del 15 Ottobre”.

Come fu condotta la ritirata ritardante?

Il comando tedesco dislocò pochi reparti scelti – e nel Medio Volturno appartenevano alla 3° Divisione – per distruggere le comunicazioni, dotandoli per questo di esplosivi e munizioni. Esigui gruppi che sbarravano le direttrici di avanzata necessarie, che attuavano tortuose manovre di aggiramento, e poi di nuovo monotone e logoranti manovre…[5]

Erano retroguardie mobilissime che, fra l’altro, non dovevano lasciarsi catturare.

La stampa avversaria ingigantiva l’azione distruttiva e l’inafferrabilità di queste pattuglie “votate alla morte o alla cattura”[6].

La ritirata era studiata nei particolari. Ecco un brano del generale Shepperd e, benché scritto da un nemico, è una fotografia dei metodi teutonici per rallentare l’avanzat anglo-americana.

“Il programma di demolizioni era anche più intenso. Ponti e manufatti sulle strade principali e secondarie erano stati sistematicamente distrutti. Molti edifici dei villaggi erano stati demoliti in modo da bloccare le strette vie. Mine Teller e del tipo S, erano state disseminate sui nodi stradali e sui cigli e le scarpate dei torrenti. Zone adatte per il bivacco delle truppe erano pure minate e cosparse di trappole esplosive. Invece di limitarsi a coprire le strozzature stradali con il fuoco dell’artiglieria mobile, ora il nemico impiegava piccoli contingenti di fanteria in posizione molto avanzata, protetta dal fuoco dei mortai e dell’artiglieria. Spesso, dopo che un villaggio era stato evacuato, i Tedeschi vi lasciavano squadre di mitraglieri. Inoltre essi impiegavano carri armati e cannoni semoventi di tutti i tipi, e Nebelwerfer a 6 canne, ed anche del tipo a 10 canne, montati su mezzi cingolati”[7].

Il complesso di queste tattiche ebbe l’effetto di rallentare notevolmente l’avanzata alleata.

Trasferite sul fronte Est la 24 Divisione Panzer e la Leibstanderte “A. Hitler”, Kesselring assegnò alla Decima Armata tre divisioni di fanteria che erano la rimanenza del Gruppo di armate costituite dalla XIV e dalla X di Von Mackensen.

Kesselring vide dunque il Volturno come antemurale della linea B, e nei suoi 50 chilometri di corso dalla foce ad Amorosi (dove piega a Nord-Ovest), Von Vietinghoff ne stabilì la difesa come segue:

Dalla foce ad Est di Grazzanise: sui 20 km con la 15° Divisione P.G.;

Da Est di Grazzanise a Caiazzo: sui 20 km, con la Divisione “H. Göring” P., una delle più superbe, che aveva il gruppo di battaglia Mauke; dietro a questa, la 16°, in riserva;

Da Caiazzo a Monte Acero (Matese): sui km 16, con la 3° Divisione P. G.[8]

L’urto massiccio e decisivo era previsto sulla Nazionale 6, la Casilina, dietro Capua, ma, come si vede, anche l’accesso al Medio Volturno dal Basso Calore era accuratamente valutato e guardato dai Tedeschi, pur essendo settoriale e marginale.

Solo il Matese rassicurava i Germanici a sinistra. Quanta differenza con la seconda guerra sannitica, combattuta ventiquattro secoli prima proprio sopra e attraverso quelle montagne! Ora, con la motorizzazione non vi era possibile movimento alcuno. Sulle falde di monte Acero di Faicchio, estrema altura del massiccio a Sud, c’erano appena pochi elementi della 26° Divisione.

E dal Matese all’Adriatico?

Passate le giornate di Salerno, e perduta, il 27 Settembre, dopo violenti combattimenti, la base aerea di foggia, la 1° Divisione tedesca Paracadutisti indietreggiò prima dietro il Fortòre, poi dietro il Biferno. Quando si svelò un “pericoloso vuoto” dice il maresciallo Kesselring, innanzi alla 1° Divisione Canadese che puntava all’alto Biferno dove, data la velocità che la motorizzazione imprimeva ai movimenti, poteva raggiungere presto Isernia, e minacciare di fianco la linea sul Volturno, e perfino la linea Barbara o Reinhardt.

La 2° Divisione colmò questo vuoto, attestandosi dal Matese fin oltre Campobasso.

 

***

La difesa tedesca era quanto di meglio si poteva immaginare per la difesa di un fiume. Il terreno antistante al fiume era piatto, ed offriva scarsa copertura sulla riva sinistra, mentre la riva tenuta dai Tedeschi offriva settori di montagne da dove si poteva osservare e dominare con artiglieria pesante specialmente il varco di Triflisco, lì dove si supponeva sarebbe avvenuto uno dei principali passaggi di truppe con armi ed equipaggiamento pesante. Ben piazzati su quelle colline, i Tedeschi potevano annientare qualsiasi tentativo di costruire un ponte. Ad Oriente del ciglione di Triflisco, i Tedeschi trincerati sulle colline Monticello e Mesurìnola, vi trovavano una linea avanzata rispetto a quella vera rappresentata dai monti S. Croce-Caruso-Maiulo, sui quali erano saliti da Stangolagalli, Morrone e Vallata.

Mentre stavano in attesa sulla riva Norda avevano seminato di mine i campi, scavato fosse per piazzarvi cannoni, e organizzata un sistema di disposizione dei nidi di mitragliatrici a fasce di fuoco allacciantisi, per tenere sotto controllo la riva. L’artiglieri, costituita da unità mobili, era tenuta dietro le unità avanzate, pronta ad accorrere dove vi fosse minaccia.

La difesa delle coste, stabilita dallo Stato Maggiore italiano negli anni precedenti la guerra, era caduta nelle loro mani, e gl’Inglesi, dopo Castel Volturno dovevano eliminare pill-boxes, ossia piccole casematte di cemento, quasi invisibili e perciò insidiose, che sarebbero state di rinforzo alle trincee fatte scavare negli ultimi giorni da Italiani deportati per questo. I tre giorni di ritardo avevan permesso anche la costruzione d numerose fox-holes, le tane di volpe scavate e munite.

Ma il 3 Ottobre, già sappiamo, gl’Inglesi sbarcano a Termoli, e questo turba gravemente il piano tedesco di difesa. Kesselring voleva che si trasferisse nel Molise la 16° Divisione corazzata attraverso il valico Venafro-Isernia, ma si oppose Von Vietinghoff. Egli prevedeva lo sforzo maggiore degli Alleati proprio al centro, sulla Casilina, in direzione di Roma, per cui, mentre voleva mantenerla a Nord di Capua, in sua vece avrebbe inviato sul nuovo fronte la 3° Divisione corazzata, sguarnendo così forzatamente il Medio Volturno nella sua apertura ad Est, fra Castelcampagnano e Faicchio. Ma Kesselring non condivise i dubbi di Von Vietinghoff, e impose l’immediata esecuzione dei suoi ordini.

Ma la 16° avrebbe logorato i mezzi cingolati sulle montagne. Passarono quattro ore di disguidi e malintesi da superare. Kesselring seppe con sorpresa dal Generale Westphal suo Capo di Stato Maggiore che, alla sera del 3, non era ancora partita. Finalmente la mattina del 4 partì e, passando per Pietravairano, Venafro, Isernia, il 5 era sul Biferno.

Vi arrivò in ritardo, e fu lanciata alla spicciolata, ma in tal modo non riuscì a buttar a mare gl’Inglesi.

Sul Volturno la 16° fu sostituita dalla 3° Divisione che, verso il 10 Ottobre controllava un fronte molto più ampio, logicamente spezzettata in reparti. Il grosso sarebbe arrivato nel punto dove gli Alleati avessero iniziato l’attraversamento.

Il confronto numerico non era certo favorevole ai Tedeschi.

 

***

Qualche particolarità sulle divisioni tedesche.

La 15° Panzer Grenadieren era comandata dal Generale Rodt, ed era costituita dal 115 Battaglione di ordinanza, da tre reggimenti di granatieri corazzati, il 104°, il 115° e il 129°. Bisogna aggiungere il 115° Battaglione corazzato e il 33° Reggimento di artiglieria. Di essi uno era in prima linea, mentre gli altri sorvegliavano la costa fino al Garigliano.

La “Herman Göring” era comandata dal Generale Konrath, ed era composta da: Btg. HG. Di ordinanza, 1° e 2° Reggimento di Granatieri corazzati, un reggimento corazzato HG., e un reggimento HG. di artiglieria. Aveva un armamento superbo. Era dotata di cannoni semoventi per assalto e contraerei, e per questo aveva una potenza di fuoco superiore al normale. Era stata riformata dopo la pratica distruzione in Tunisia.

La 3° Divisione P. G. c’interessa più da vicino.

Comandata dal Generale Gräser, era composta dal 103° Battaglione di ordinanza, dall’8° Reggimento, dal 29° e dal 103 Battaglione corazzati, e dal 3° Reggimento di Artiglieria. Stava apprestando difese al suo settore. Caduto il piano di Von Vietinghoff di trasferirla sul Biferno, tenendo la 16° in riserva dietro la “H. Göring”, le spettò la difesa tedesca da Triflisco fin quasi a Faicchio.

La Divisione non era completa[9].

L’8° Reggimento fino a tutto Ottobre era stanziato per la difesa costiera. Solo il 3° fu impiegato sul Calore. Il 29° vi fu lanciato a metà del mese. Il Reparto 312 Heerflak rimaneva nell’area di Venafro, in funzione antiaerea. La maggior parte del Pioniere, con il Battaglione dello Stato Maggiore, affidato al Maggiore Wegener, stava nella linea Bernhard fin da metà Settembre, e pensava a costruire post                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                rché incompleto.

Il settore che si stendeva fino a Telese, era comandato dal Capitano Haen (Kdr. Pz. Rep. 103). Ma in questo settore s’erano disposti il I./A.R. mot. 3, del Maggiore Petzel, e parte del 71° Reggimento Nebelwerfer. Vi appartenevano 1° e 3° Reparto 103. A destra si schierò il I./G.R. mot. 8, e a sinistra, fin dall’8 Ottobre, la Pz. A.A. 103.

A sinistra presso Faicchio, si schierò la KGr. Viebig, della 26° Pz. Div. Ma la 2° stava schierata oltre il Matese, e le truppe di Viebig furono incorporate alla 3° Divisione.

Non era sfuggito ai Tedeschi il valore militare dell’ambiente.

Certo, non tutto il fronte sul Volturno era sicuro per essi. Da Capua al mare, unico ostacolo per gl’Inglesi era la larga corrente del fiume, e nient’altro. E da Castel Campagnano al Mates, il Volturno senza il Calore non offre serio ostacolo al guado, e i movimenti logistici e tattici nella pianura fra Amorosi e il Titerno, hanno ogni possibilità. Sono le terre percorse da Annibale ventitré secoli prima. E, lo stesso può dirsi più a Nord sui penepiani e sui terreni ondulati fin sotto monte Acero. Dunque il centro – le colline ai due lati di Caiazzo – era più forte, e le due ali, deboli.

Sfruttando il fatto che in vari posti del centro la riva destra è più elevata della sinistra, i Tedeschi avevano steso, già s’è visto, un primo cordone di uomini dotati di mitragliatrici. L’artiglieria era piazzata a copertura del fiume, e la fanteria, sorretta da carri armati, era in posizione di attacco. Dietro, unità mobili, in pronta riserva.

Da Eboli in poi le munizioni scarse avevano imposto la ritirata. Ora le munizioni erano giunte, e sul Volturno avveniva la prima resistenza tedesca. Unica debolezza, quell’area.

Erano 18 chilometri di fronte. Su esso potevano solo ritardare il varco e l’avanzata ai loro nemici. E questo fu l’ordine che ricevettero i 35.000 uomini del XIV Corpo d’Armata corazzato.

Le vie per un’ordinata ritirata erano tre: la Triflisco-Liberi-Dragoni, la Caiazzo-Dragoni, e la Telese-Faicchio-Piedimonte.

L’Armee aveva imposto agli Americani l’ultima sosta a Marcianise, per rendere possibile il deflusso, il 3 e 4 Ottobre, di tutte le truppe attraverso il ponte di Annibale[10]. La 3° Divisione già in posizione dal 2 Ottobre, ebbe 10 giorni di tempo per disporsi. Il Quartier generale HKL, era vicino, e l’8 Ottobre, veniva spostato in una località a Nord (pare, presso Alvignano).

Gli ultimi giorni che precedettero l’attacco americano, furono più inquieti. Così, nel pomeriggio e nella notte dell’11 Ottobre aumentarono i tiri di disturbo dei cannoni e i voli di ricognizione americani.

A causa della lentezza degli Alleati, il Quartier Generale germanico non poté stabilire i centri di gravità e le direttive di attacco.

 

 La guerra del 1943 nel Medio Volturno          Home page

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Kesselring, Memorie, 205, traduzione italiana.

[2] Kesselring, o. e l. c.

[3] Kesselring, o. e l. c.

[4] Nell’affermazione del generale c’è un’inesattezza: posticipa al 16 un fatto accaduto già la sera del 13, e completato il 14.

[5] Kesselring, o. e l. c.

[5] Bohmmler, o. c.287.

[6] Risorgimento, 16 Ottobre 1943

[7] Shepperd, o. c., 191.

[8] Sulla difesa tedesca v. Clark, Calculated risk, 221; Bohmmler, o. c., IV, 282; Shepperd, o. c., 186; interessa quanto riguarda la funzione delle colline fra Triflisco e Caiazzo.

[9] Dieckoff, o. c., 253.

[10] Dieckoff, 3aInfanterie Division.

[10] Von Vietinghoff, Dattiloscritto, 35.