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Giovanni Guadagno

 

LA SCUOLA PRIMARIA DI PIEDIMONTE DALLE ORIGINI AGLI ANNI ‘60

 

(In Direzione Didattica II Circolo, “Storia della Scuola Elementare a Piedimonte”, 2004)

 

(Piedimonte: Scuola primaria)

 

Se dell’odierna Piedimonte Matese il primo nucleo abitativo può essere considerato quello che sorse in modo spontaneo, soprattutto nel corso del 1200, intorno alla collinare chiesetta dal gusto gotico dedicata a San Giovanni Battista, allo stesso periodo si può far risalire l’inizio della storia dell’autonomia baronale del suo territorio che, fino allora, era appartenuto alla Contea di Alife.

Più tardi, nella seconda metà del 1300, il feudo della “Terra” di “Pedemonte” sarà governato, a seguito di diverse ed intrecciate vicende, dalla colta Sveva Sanseverino, nota nella storia del territorio piedimontese, sia per essere pronipote del filosofo domenicano Tommaso d’Aquino, canonizzato, nel 1323, dalla Chiesa Cattolica, sia per aver fatto costruire, poco più a valle della località “San Giovanni”, una chiesa, ed un monastero dedicato al suo illustre antenato.

Così, dal 1414, anno del suo completamento, fino al 12 settembre 1809, data della sua soppressione, il monastero domenicano diverrà il centro culturale della città. Per quattro secoli, infatti, i giovani delle famiglie nobili e più ricche del feudo di Piedimonte perfezioneranno, nel monastero “San Tommaso”, l’istruzione primaria che era impartita loro privatamente, con studi filosofici e letterari; mentre i ragazzi provenienti da famiglie meno fortunate riceveranno, nella stessa comunità religiosa, istruzione e educazione sacro-popolare.

Poi, il monastero, dal 1809, quando sarà soppresso, diverrà sede delle Sottointendenza del Distretto di Piedimonte.

 

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Per comprender quando sia nata la scuola primaria governativa a Piedimonte, è utile ricordare che Giuseppe Bonaparte, divenuto re delle Due Sicilie il 20 marzo del 1806, con decreto del 15 agosto successivo, volle istituire, per ambo i sessi, nel suo Regno, l’istruzione elementare pubblica, obbligatoria e gratuita. Ma, per rendere attuabile la sua decisione che avocava la scuola allo stato e la laicizzava, sarebbero stati necessari naturalmente insegnanti ed aule, che, invece, mancavano.

In applicazione del decreto del Bonaparte saranno individuati dal Comune di Piedimonte come possibili maestri: per l’istituzione di una classe maschile, il sacerdote Pasquale de Clavellis, e, per maestra di una classe femminile, come si legge in una nota municipale spedita alle autorità governative, “D. Emanuela de Angelis, moglie di D. Gaetano Natalizio, capace, e proba” che, però, non sarebbe disposta ad insegnare “fuori di casa sua”.

Nel luglio del 1807, il Sindaco di Piedimonte Pietro Sepe e i due “eletti” del Comune certificheranno la scelta dei due maestri, ma dichiareranno anche di non poter materialmente istituire le due classi, come si legge nell’atto deliberativo di nomina, “per non avere il Comune fondi sufficienti su dei quali avesse potuto fissare la paga dei medesimi” e che “non è venuto ancora ad istallare le scuole suddette per causa pure che nel Comune medesimo vi è una scuola Pia mantenuta dall’Ill. Duca di Laurenzana nel soppresso Monastero della SS.ma Concezione, oltre alle scuole, che si tengono da PP. Domenicani, e Carmelitani”.

Ma sarà lo stesso sacerdote De Clavellis che, nel 1808, risolverà la questione rivolgendosi direttamente all’Intendente di Terra di Lavoro con esposto dove, tra l’altro, scrive: “L’odierno Sindaco per suoi capricci non ha curato, né cura mettere in attività la mia elezione a maestro della scuola pubblica, col pretesto che potrebbe bastare la scuola privata esistente in un Monastero rurale fuori dal Comune; ed abbenché il Decurionato e Popolazione gli avessero fatte delle forti premure per l’esecuzione di detta scuola, tantoppiù vi concorre un preciso bisogno, specialmente per l’educazione dé Figliuli, tuttavia volontariamente ne ha trascurato l’adempimento”.

Così, nel 1809, col nuovo Sindaco Nicola Pertusio, dietro sollecitazione governativa, non saranno più procrastinate, né la fissazione dello stipendio annuo dei due insegnanti, né l’apertura della scuola. Come onorario si stabilirà di retribuire con 60 ducati l’anno il maestro (circa 900 euro odierni), e con 20 (circa 300 euro di oggi) la maestra. I fondi destinati ai due saranno prelevati dalla voce del bilancio: “prodotto della gabella sulla farina” (tassa sul macinato).

Così nascerà, nel 1809, in piena epoca murattiana, la prima scuola elementare a Piedimonte, unico luogo di apprendimento primario, dal momento che anche la “Scuola Pia” gestita dal Gaetani, e le altre dei Domenicani e dei Carmelitani saranno costrette a chiudere, a seguito delle leggi di soppressione dei monasteri.

Quando, il 13 dicembre del 1811, diventerà esecutivo il murattiano decreto organico dell’organizzazione scolastica del Regno delle Due Sicilie, nel quale erano stabilite, ma senza successo, l’obbligatorietà e la gratuità dell’istruzione primaria per sconfiggere il quasi generale analfabetismo della popolazione, a Piedimonte, con i suoi 4950 abitanti, esistevano, quindi, soltanto due classi.

Al sacerdote Pasquale de Clavellis, al quale verrà imposto, come a tutti gli insegnanti del Regno, un esame preliminare sulla sua preparazione dinanzi ad una Commissione governativa, ed una strettissima osservanza delle leggi dello Stato, sarà assegnata sempre la classe maschile, ed ora una retribuzione di 72 ducati (poco più di 1.000 euro), (altri 48 ducati saranno stanziati in bilancio per due collaboratori del maestro che, però, non saranno mai nominati); e la classe femminile sarà affidata ancora ad Emanuela de Angelis, che, a parere del Sindaco Nicola Cenci, espresso nell’atto comunale della scelta, avrebbe posseduto capacità di “soddisfare i suoi doveri” non solo nell’insegnare “alle fanciulle le arti domestiche”, ma sarebbe stata anche in grado di istruire nel leggere e scrivere, negli atti di religione, e nei doveri sociali.

Per la maestra sarà stabilito un compenso annuo di 20 ducati (circa 300 euro), più 30 carlini (circa 45 euro), per aver messo a disposizione la sua abitazione al fine di consentire l’apertura della scuola.

L’anno seguente, nel 1812, a Piedimonte sarà istituita una seconda classe di istruzione elementare femminile con 20 alunne nel rione Vallata, che sarà affidata a Maria Giusepa d’Amico. E, per le difficoltà economiche del municipio, il già magro compenso di 20 ducati della prima insegnante, alla quale saranno affidate 36 alunne, sarà diviso con la seconda.

Per precisione ognuna delle due riceverà un compenso annuo di 8 ducati e 60 centesimi (intorno a 130 euro l’anno).

Le maestre, per essere scelte, oltre a saper leggere e scrivere, dovevano appartenere a famiglie di condizioni civili, e, quindi, privilegiate. Pertanto le prescelte si ritrovavano nelle condizioni economiche anche da potersi permettere di considerare l’insegnamento solo una “missione”.

Per quel che riguarda i libri, poi, essi erano ritirati a metà prezzo direttamente dalla Tesoreria Generale di Napoli. Mentre il programma da svolgere prevedeva la conoscenza, da parte degli alunni frequentanti, dei principi elementari di agricoltura, lettura, scrittura, nozioni di aritmetica, nozioni di lavoro manuale e catechismo.

Nel 1814 il Sottointendente di Piedimonte chiederà al Comune ed otterrà una seconda classe maschile.

Il Decurionato sceglierà come maestro Lorenzo Mazzaroppi, al quale assegnerà un compenso di 26 lire (ducati) e 40 centesimi (grana) (poco più di 500 euro l’anno).

Nell’ottobre del 1814, a conclusione dell’anno scolastico, gli alunni della scuola primaria governativa del Comune di Piedimonte del maestro D. Pasquale de Clavellis, e da lui esaminati a compimento dell’obbligo scolastico biennale, saranno 26, ed avranno dai 6 ai 18 anni.

Il maestro tra le “inclinazioni” che individuerà negli alunni indicherà le seguenti: “maestro d’ascia” (2); “sartore” (5); “usciere” (1); “medico” (1) (l’alunno aveva 15 anni); “al foro” (1) (l’allievo aveva già 18 anni); “allo stato ecclesiastico” (1); “scarpaio” (2); “cardalana” (1); “tintore” (1); 8 alunni, poi, per l’esaminatore non mostrerebbero nessun’inclinazione, e 3 dovranno, a suo avviso, lasciare la scuola perché indisciplinati.

Nello stesso anno le alunne saranno complessivamente 42, che, per quanto riguarda l’”inclinazione naturale”, l’insegnante scriverà che sono portate tutte “a far maglie per calzette”.

Così, nel 1815, terminata l’epoca murattiana, ricomincerà quella borbonica.

Nello stesso anno morirà la maestra de Angelis, e presenterà le sue irrevocabili dimissioni da maestro, forse perché non condivideva il nuovo corso politico, il sacerdote de Clavellis.

 

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Il ritorno dei Borbone a Napoli porterà a diffidare della cultura ed a vedere nella sua diffusione una delle principali cause di turbamento sociale e di ribellismo.

Di quest’atteggiamento ne risentirà negativamente la scuola, e, in particolare, quell’elementare.

In questo clima si diffonderanno le scuole private di carattere religioso; anche se queste saranno controllate attentamente dall’”Alta polizia” borbonica, affinché l’istruzione che vi si impartiva rimanesse nei limiti del rispetto dell’ordine e delle autorità costituite.

Piedimonte, intanto, che, nel 1811, come sede di Distretto, comprendeva solo 5 circondari e 32 Comuni, ora, nel 1816, come Distretto avrà giurisdizione su 8 Circondari e su 43 Comuni.

Nei primi 7 anni del periodo post-murattiano, non si hanno notizie dell’esistenza a Piedimonte di classi di scuola primaria comunale.

Solo nel 1822, infatti, risulta che il suo Decurionato, dopo aver esaminato una terna di potenziali maestri di classi maschili, sceglierà il sacerdote, ex domenicano, Domenico De Laurentis, impegnandosi, impegnandosi a compensarlo con 80 ducati l’anno (intorno a 1.200 euro).

Così, nel 1823, a Piedimonte risulteranno aperte: una classe elementare maschile con 60 alunni, affidati al maestro De Laurentis; due classi femminili, una di 78 alunne affidate alla maestra Maddalena Romano, con un compenso di 30 ducati annui (450 euro circa), ed una, di 32 allieve, assegnata a Maria Giuseppa D’Amico, che sarà retribuita con 25 ducati l’anno (350 euro circa).

Agli alunni saranno impartiti i seguenti insegnamenti: calligrafia, aritmetica, grammatica, galateo e dottrina cristiana; mentre alle alunne, oltre alle stesse discipline, saranno aggiunte anche lezioni di arti domestiche più il ricamo.

I libri in uso saranno quelli prescritti dal Ministero della Pubblica Istruzione.

E, per quanto riguarda il metodo ed il risultato dell’insegnamento, almeno della classe maschile, interessante risulta, con tutte le riserve del caso, il contenuto di una lettera anonima del luglio del 1838 riguardante proprio il maestro sacerdote Domenico De Laurentis, ed inviata all’Intendente della Provincia di Terra di Lavoro: “Il suo metodo d’insegnare –scrive l’anonimo- è quello di dare immense bastonate ai ragazzi, a maniera che (la sua classe) conta al momento verun discepolo fino da diversi anni addietro, e la pubblica istruzione è tanto trasandata in Piedimonte che nella classe degli allievi, e delle persone non agiate, lo scrivere il proprio nome, ed il leggere è cosa perfettamente bandita”.

Nel 1845 sarà nominato maestro della classe maschile, con un compenso di 120 ducati (1.800 euro circa), il sacerdote Gabriele Piazza, proveniente da San Potito. Lo sostituirà, nel 1853, il sacerdote Michele de Angelis, con un compenso di 72 ducati annui (1.080 euro circa). Mentre dal 1841 il decurionato nominerà maestra Marianna Costantino, alla quale affiderà, nel 1855, anche una classe ubicata presso il convento delle Figlie della Carità, assicurandole un compenso complessivo di 80 ducati annui (1.200 euro circa).

Intanto, nel 1849, in sostituzione del canonico Gabriele Ventriglia, nominato nello stesso anno Vescovo di Crotone, diventerà Ispettore Scolastico del Circondario di Piedimonte, con soddisfazione del nuovo Vescovo della Diocesi di Alife mons. Gennaro Di Giacomo, il canonico Don Luigi Salzillo.

Alla stessa carca aspireranno senza successo i sacerdoti: Gabriele Piazza, Nicola Pietrosimone e Francesco Ferrazzano. Quest’ultimo sarà segnalato, ma inutilmente, direttamente dal Sottointendente di Piedimonte all’Intendente di Terra di Lavoro, cui competeva la nomina.

Per comprendere, comunque, quale sia stata la situazione della scuola elementare non solo a Piedimonte, ma in tutto il suo Distretto durante il periodo borbonico, utile risulta la lettura della relazione scritta e pubblicata nel 1854 dal Sottintendente del Distretto di Piedimonte “sulle condizioni economiche-amministrative del Distretto”, soprattutto quando affermerà di essere “stato solerte a tener desta sorveglianza su li maestri, e le maestre primarie, coadiuvato in siffatto disimpegno dall’operosità dell’Ispettore Distrettuale signor Canonico Salzillo, che a riprese si è conferito or in un Comune or in un altro, per osservar da vicino il profitto dei discenti, ed avere elementi non dubbi della esattezza con cui procedea la istruzione primaria. Sono stato diligente –egli aggiunge- nel provvedere di Maestri a Comuni che ne mancavano, e per molti se n’è provocata la Sovrana approvazione... Il numero dei docenti dell’uno e dell’altro sesso se non è sorprendente, è al certo soddisfacente... Le alunne ascendono a 548 e gli alunni a 980”.

Allora Piedimonte aveva 8.359 abitanti, e gli alunni delle scuole elementari risulteranno 73 maschi e 157 donne. Due anni dopo, finalmente, le scuole elementari di Piedimonte avranno 8 maestri e 7 maestre, compresi, però, quattro insegnanti privati; e gli alunni frequentanti saranno 155 maschi e 140 femmine, più 80 alunne delle scuole ecclesiastiche.

Nel 1860, invece, ci sarà una classe maschile, affidata ancora al canonico Michele de Angelis, che sarà compensato con una retribuzione annua di 72 ducati (1.200 euro circa), e che userà un metodo d’insegnamento che veniva allora definito “individuale e non simultaneo normale”, perché, come si legge in una nota ispettiva che lo riguarda, “non si trovano alla medesima ora tutti gli alunni che frequentano la scuola”, che erano 35, ma che, in estate, arrivavano a 50. L’orario delle lezioni era il seguente: dalle 16,30 fino alle 18,30, e, poi, dalle 21 alle 23. E ci sarà, sempre nel 1860, una classe femminile affidata a Marianna Costantini con un compenso di 40 ducati (600 euro circa), alla quale è affidato il gravoso compito di insegnare, a circa 48 alunne, a scrivere, a leggere ed a conoscere le arti domestiche. Le lezioni per la classe femminile duravano, come segnale l’Ispettore, “da un’ora dopo fatto giorno fino a mezzodì, e dalle 20 alle 23”.

 

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Annesso il Regno delle Due Sicilie allo Stato Sabaudo, e proclamato il Regno d’Italia il 17 marzo del 1861, il nuovo Stato estenderà a tutto il suo territorio il sistema scolastico previsto già nel Regno di Sardegna dalla legge di Gaprio Casati del 1859, che, tra l’altro, riaffermerà l’obbligatorietà dell’insegnamento elementare, fino a punire penalmente gli inadempienti, ma che farà dipendere ancora una volta la scuola elementare dai Comuni, che, con le loro scarse risorse, avrebbero dovuto provvedere al loro funzionamento.

A Piedimonte, nel 1862, quando si riapriranno le scuole, per sollecitazione della nuova Sottoprefettura che sostituiva la Sottointendenza, e dopo una biennale sospensione delle attività scolastiche dovuta agli sconvolgenti avvenimenti politici di quegli anni, le classi istituite dal Comune saranno: due femminili con 128 alunne, ed una maschile con 70 allievi che avranno come maestro Alessio Del Vecchio, in sostituzione del dimissionato dal comune, il sacerdote di sentimenti borbonici Michele de Angelis.

Per completare il quadro dei frequentanti la scuola primaria in quell’anno vanno aggiunti: 35 alunne dell’Istituto delle Figlie di Carità, e 60 allievi della scuola serale.

Negli anni 1863 e 1864 le classi femminili comunali si ridurranno ad una, che sarà affidata alla maestra Maria Giuseppa Scappaticcio.

Negli anni 1865-66 e 67, in quell’unica classe elementare comunale, insegnerà Marcellina Altieri con un compenso di 340 lire l’ano (1.135 euro circa), anche se la stessa ne reclamerà inutilmente 500 (1.700 euro circa), perché previste dalla legge per i Comuni al di sopra degli 8000 abitanti.

Nel 1866 l’Altieri insegnerà in una classe con più di 50 alunne divise in tre sezioni, mentre, a 37 alunne dell’Istituto delle Figlie di Carità, fungerà da maestra Suor Teresa Berger, di origine francese.

Sempre nel 1866 nella prima classe maschile, divisa in tre sezioni, insegnerà, a 28 alunni, il sacerdote Bernardino d’Orsi; mentre la seconda classe con 20 alunni, sarà affidata al già ricordato Alessio del Vecchio, laureato in medicina e chirurgia, e con patente di maestro da 1862, che morirà il 21 settembre del 1915, tra il compianto generale, fino al punto che il Comune di Piedimonte gli dedicherà un monumento funebre posto sulla sinistra della zona antistante il locale cimitero, sul quale, oltre all’epigrafe del municipio, si legge quella di alcuni  suoi ex allievi emigrati negli Stati Uniti ed appartenenti alla “Società Matese di New York”, epigrafe con la quale esprimono la loro riconoscenza per il bravo ed antico maestro.

Con l’unità d’Italia, scomparsi i Distretti, Piedimonte rimarrà Circondario con tre Mandamenti.

La città, quando era Distretto, aveva una giurisdizione fino a 106.000 persone; ora, non ne superava le 50.000.

La “legge Casati” prevedeva per la scuola elementare un’istruzione di due anni per il grado inferiore, e due per quello superiore, e l’obbligo di frequenza solo delle due classi del grado inferiore.

E così sarà presentata la situazione dell’istruzione pubblica nel Circondario di Piedimonte nella “Relazione sullo spirito pubblico del 1° semestre del 1876” del Sottoprefetto di Piedimonte inviata al Prefetto di Caserta: “Della istruzione pubblica, se non s’inganno, è, meno in Caiazzo, ovunque scadente, e forse non ne fu mai vitale la istituzione, né cagioni diverse, non ultima la negligenza dei Municipi, e l’apatia dé cittadini”. E, nella relazione del 2° semestre del 1876, il Sottoprefetto di Piedimonte scriverà: “Delle scuole, a riconferma di quanto ne toccai nella precedente relazione, debbo dolorosamente significarle che, in quasi tutto il Circondario sono in uno stato miserevole, e il frutto che se ne raccoglie è di tanto poco valore che sfugge quasi a ogni apprezzamento. La ragione del fatto è complessa, e la colpa è dei Municipi malvolenti, dei maestri insipienti, e della tolleranza che agli uni e agli altri si è usata, da gittare il discredito della Pubblica Istruzione municipale nell’animo di tutti i ceti della cittadinanza”. Però il Sottoprefetto prevederà qualche miglioramento quando aggiunge: “grazie ai novelli provvedimenti che con mano ferma e con seri temperamenti si andranno ad attuare, si ha bene a sperare che il prestigio e il profitto ritornerà al pubblico insegnamento”.

 

La legge cui si richiama il Sottoprefetto è quella approvata nel 1877, più conosciuta come “legge Coppino”, dal nome del ministro proponente, che effettivamente rappresenterà una prima e seria conquista legislativa del parlamento italiano nel campo scolastico.

L’Ispettore Scolastico delle scuole elementari del Circondario di Piedimonte, F. Positano, nel corso del 1878, per migliorare le prestazioni degli insegnanti richiamerà la loro attenzione con una serie di circolari sul bene che può essere fatto tramite il loro insegnamento. E, per stimolare l’impegno qualitativo e quantitativo dei maestri, segnalerà anche ai giornali scolastici nazionali i nomi degli insegnanti che si sono maggiormente distinti. Infatti sul numero della rivista “L’avvenire della scuola” del 10.02.1878, edito a Napoli, in una sua comunicazione indicherà i nomi dei sette maestri che avevano ricevuto dal Ministro della Pubblica Istruzione, su proposta del Consiglio Scolastico Provinciale, il premio di 100 lire (circa 330 euro) per “meriti speciali”. Così come, per umiliare i sindaci ed i maestri meno capaci o meno volenterosi, leggerà ad alta voce in riunioni collegiali gli addebiti fatti nei loro confronti. Ed a proposito di una “Conferenza Scolastica” convocata a questo scopo a conclusione dell’anno scolastico 1886-87, sul n. 7 del giugno 1887 del giornale locale socialista “Paupertas” diretto da Guglielmo Marrocco, si potrà leggere che, in occasione della Conferenza, “Sindaci, maestri e maestre sono costretti a chinare il capo e ad apporre la loro firma al rispettivo verbale”, ed aggiungerà che “anche i maestri, come gli operai devono capire che se non pensano a far da sé, le loro misere condizioni peggioreranno sempre di più e saranno sempre schiavi delle Eccellenze”.

Intanto i contenuti dei programmi ministeriali, approvati con R.D. nel 1888, di ispirazione positivistica, saranno spiegati ai maestri dal Direttore Didattico di Piedimonte, Marcellino Perrotti, con una interessante pubblicazione del 1889, e ripubblicata nel 1900, dal titolo “Guida per lo svolgimento dei Programmi Governativi”.

Il Perrotti, esperto di storia locale, darà agli insegnanti, tra gli altri, questo utile consiglio: “Ogni insegnante, mediante schizzi cartografici, mostri le piazze, le vie, il comune, ecc. in cui trovasi la scuola”.

Il 1800 sta per concludersi, ed il Sottoprefetto di Piedimonte, nella relazione “sullo stato economico, morale e politico del Circondario” del secondo semestre del 1899, tra l’altro, scriverà: “La mancanza di una educazione politica, per difetto d’istruzione rende la popolazione del Circondario di Piedimonte estranea alle vere lotte politiche, pur mantenendola devota alle patrie istituzioni”; e, nella relazione del secondo semestre del 1902, chiarirà che la “mancanza di educazione politica del popolo trova la sua causa principale nella mancanza di istruzione, perché in questo Circondario non si è mai pensato ai vantaggi che si sarebbe potuto avere dall’istruzione, ed a questo non è stato mai provveduto”; e più avanti: “Non si ha quindi che la sola istruzione primaria, tollerata dai Comuni per obbligo di legge, ma non secondata, esercitata da maestri per la sicurezza del posto che occupano, ma non per amore della scuola”.

Ed ancora, nella relazione della seconda metà del 1903, il Sottoprefetto scriverà a proposito dell’istruzione elementare: “in due soli comuni l’istruzione arriva alla 5a elementare e negli altri si compie il 3° corso elementare. In questo stesso capoluogo Piedimonte, ove pure la popolazione è più folta e non mancano famiglie civili, le classi di 4 a e 5 a elementare non sono frequentate che da 10 alunni... Le stesse scuole elementari procedono in modo vergognoso, ed i maestri stessi sono ignoranti per quanto presuntuosi. Non hanno attitudine per l’insegnamento e sono pessimi i risultati degli esami finali senza che i maestri sono richiamati per questo, perché in questo circondario gli Ispettori scolastici non si vedono mai, e vi sono scuole non ispezionate da un biennio”.

 

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Nel 1903 il Consiglio Comunale di Piedimonte sarà commissariato a seguito di dimissioni della maggioranza dei consiglieri.

Per sei mesi, fino al 14 febbraio del 1904, il Comune sarà amministrato dal R. Commissario Achille de Martino, che, a compimento del suo mandato, nella relazione presentata al “Ricostituito consiglio comunale”, a proposito della pubblica istruzione, osserverà: “Quando al Comune di Piedimonte mi duole dirlo – esso è certamente uno di quelli dove la scuola elementare obbligatoria e le scuole pubbliche in genere non hanno dati i risultati che era legittimo sperarne, e questo io ho dovuto constatare osservando una statistica esistente in ufficio, relativa al rilascio dei libretti di lavoro, dalla quale si apprende che quasi tutti i richiedenti, anche alcuni che frequentarono le scuole e furono dichiarati prosciolti dall’obbligo di frequentarle, sono analfabeti.

Fortunatamente contro questo deplorevole stato di cose –egli aggiunge- sarà ora agevole la lotta in grazia del grandioso progetto presentato al Parlamento da S.E. il ministro Orlando, nel quale sono tracciate le linee di tutto un nuovo ordinamento della scuola obbligatoria, prolungandone la durata, stabilendone il modo come venire in soccorso dei fanciulli poveri con la refezione scolastica, con le periodiche distribuzioni di libri, indumenti ecc... ed infine migliorando la condizione economica dei maestri...”.

Il Commissario riterrà che andrebbe affrontato seriamente ed immediatamente anche il problema degli edifici scolastici. Per questo comunicherà di aver provveduto ad iscrivere la somma di £ 7.100 nel bilancio preventivo del Comune per il 1905, un significativo stanziamento capace di assicurare agli alunni sedi scolastiche adeguate.

Intanto, per suo conto, nell’ottobre del 1900, il sacerdote Luigi Vastano aveva aperto un “Istituto”, privato con un corso elementare completo.

Altre scuole elementari private in quei primi anni del 1900 saranno attivate dalle signorine Cassella e Carullo.

Una scuola elementare privata mista sarà aperta anche a Sepicciano dalla signorina Piazza, ed una con 4a e 3a elementare dalla signora Majerotti Onoratelli;  mentre le Suore della Carità gestiranno una scuola con classi 2a e 3a femminili.

Un incremento decisivo della scuola elementare statale si avrà quando nel 1905 la nuova amministrazione comunale utilizzerà tutte le risorse finanziarie disponibili, tra queste quelle già individuate dal Regio Commissario che l’aveva preceduto, per accentrare le scuole pubbliche nell’edificio dell’ex monastero di S. Domenico.

I vantaggi conseguiti con questa iniziativa saranno sottolineati in una relazione del Real Ispettore Scolastico della Provincia di Terra di Lavoro, a conclusione dell’ano scolastico 1908-1909, quando scriverà: “A Piedimonte oggi le scuole hanno edificio per davvero bello e ben arredato... Anche dall’aspetto esteriore la scuola guadagna affetto, riverenza ed estimazione, massima in quei luoghi dove non è sviluppato quanto dovrebbe il sentimento scolastico”.

Nella stessa relazione l’Ispettore noterà che in Piedimonte esisteva anche un “Istituto” privato, diretto con regolare autorizzazione, dal maestro delle scuole pubbliche il sacerdote Luigi Vastano, e scriverà testualmente: “ad esso sono annesse una terza ed una quarta classe elementare, ove impartiscono lezioni nel pomeriggio anche alcuni insegnanti delle scuole elementari pubbliche”. L’ispettore darà anche notizia dell’impegno da parte dell’Amministrazione Comunale del possibile funzionamento quanto prima della refezione scolastica, e di aver provveduto non solo ad integrare “il Patronato con un Ricreatorio festivo per gli alunni e per gli ex alunni delle scuole elementari...”, ma anche a predisporre affinché fosse istituita, dal momento che la nuova legge del gennaio 1905 contemplava l’estensione dell’obbligo scolastico dal 9° al 12° anno di età, una sezione scolastica a tipo popolare per gli alunni di V e VI e per quelli che avessero completato comunque il corso elementare, presso il circolo “Ercole d’Agnese”, dove esisteva una biblioteca con 1600 libri.

L’ispettore promuoverà anche l’istruzione di una scuola serale di disegno ornamentale applicato alle arti, oltre all’utilizzo nella metodologia scolastica di sussidi didattici, come proiezioni luminose, cinematografo, e, dalla terza alle altre due classi, lettura del giornale.

Per proposta del consigliere Carlo Grillo, poi, appoggiata proprio dal locale circolo di cultura “Ercole d’Agnese”, il Consiglio Comunale di Piedimonte, nel settembre del 1909, all’unanimità, darà all’edificio scolastico ed alla piazza prospiciente il nome di “Francesco Ferrer”, un educatore e politico spagnolo, repubblicano ed anarchico, che il governo del suo paese aveva fatto condannare a morte e fucilare perché ritenuto responsabile ideologico di  manifestazioni rivoluzionarie avvenute nel luglio del 1909 a Barcellona.

A proposito del risveglio della scuola elementare piedimontese in questi primi anni del 1900, scriverà Raffaello Marrocco nel suo libro su Piedimonte, pubblicato nel 1926: “Un notevole incremento dell’istruzione elementare si è avuto soltanto quando l’Amministrazione comunale sentì, nel 1905, la necessità di accentrare le scuole in un unico locale. Questa iniziativa sortì il suo effetto ad opera di giovani amministratori con a capo il Dott. Guglielmo Della Villa, Avv. N. Di Matteo, Avv. Carlo Grillo e Conte Luigi Gaetani... Le scuole precedentemente allogate in locali disadatti ed antigienici, sparsi in vari punti del paese, si affollarono, come per incanto, nel nuovo Edificio”. Ed anche nelle contrade Squedre, S. Pietro e S. Maria del Pozzo, ricorderà Raffaello Marrocco, saranno istituite sezioni statali per consentire alla popolazione rurale di poter usufruire di istruzione elementare.

Così, grazie soprattutto all’interessamento delle Amministrazioni comunali che si succederanno dal 1904 al 1913, la lotta all’analfabetismo darà buoni risultati.

Se, infatti, a Piedimonte, nel 1881, su 7013 risultava una percentuale di analfabeti pari al 71,75% , nel 1911, proprio nell’anno dell’applicazione della cosiddetta “legge Credaro” che trasferirà, tra l’altro, l’amministrazione delle scuole elementari dai Comuni ai Consigli Provinciali, migliorando le retribuzioni dei docenti, su 6102 abitanti la percentuale di analfabeti scenderà al 46%.

Nel corso della prima guerra mondiale, poi, la maggior parte delle risorse comunali saranno impegnate per il mantenimento di un “Ricreatorio”, istituito per i figli dei richiamati alle armi. Pertanto, poiché la “legge Credaro” aveva lasciato comunque ai comuni la gestione degli edifici e del materiale didattico, nel corso di quegli anni, la situazione complessiva della scuola elementare piedimontese non cambiò molto.

L’unica novità fu quella dell’”Istituto” privato del sacerdote Luigi Vastano, che, nel 1912, perderà la sua autonomia e sarà incorporato al seminario diocesano.

Un incremento significativo della popolazione scolastica si avrà nel primo dopoguerra, fino al punto che il Comune sarà costretto a prendere in affitto locali privati.

Le classi della scuola elementare ormai, nel 1921 diventeranno 18 e saranno frequentate da più di 600 allievi, mentre si avvertirà tanta volontà di migliorare le proprie prestazioni didattiche da parte del corpo docente del tempo.

Non a caso, in quell’anno, ci sarà a Piedimonte il primo Convegno Magistrale Circondariale, dove si distingueranno per le loro relazioni, considerate dal Provveditore agli Studi di Caserta del tempo “elaborate e pregevoli”, gli insegnanti Di Nardo Emilio, ed Anna Carullo che aveva parlato della necessità del “dopo-scuola” per gli alunni provenienti da ambienti sociali popolari.

L’incremento della popolazione scolastica si avrà anche nel corso del cosiddetto “Ventennio”, soprattutto dopo l’approvazione della “legge Gentile” del 1923.

Così nel 1926, anno in cui la figura dell’Ispettore Scolastico Circondariale sarà ufficialmente sostituita da quella del Direttore Didattico Mandamentale, la percentuale degli analfabeti non supererà la percentuale del 30%.

Nel corso del “Ventennio” a Piedimonte ci si preoccupò di incrementare ulteriormente l’istruzione elementare, anche se i metodi, i programmi e le finalità educative saranno finalizzate, come in tutti gli altri comuni italiani, a valorizzare il nuovo sistema politico.

Dal 1923, intanto, era stato riaperto l’”Istituto Vastano”, che funzionerà fino al 1930, e che conserverà le sue finalità educative morali e religiose, ed avrà lo scopo, non però chiaramente manifestato, di combattere il monopolio culturale e educativo giovanile del regime fascista.

Quando il secondo conflitto mondiale colpirà, nell’ottobre del 1943, duramente anche Piedimonte, per qualche mese la scuola elementare della città rimarrà chiusa perché la popolazione si era rifugiata, per timore di essere colpita dalle violenze delle guerra, sulle montagne matesine.

Poi, con il ritorno degli “sfollati” nelle loro abitazioni, e con la ripresa di tutte le altre attività, anche la scuola elementare sarà riaperta. E ci sarà, d’allora, un notevole incremento della popolazione scolastica, che indurrà l’amministrazione comunale ad ingrandire l’edificio scolastico esistente, ed a realizzare un altro complesso nel rione Vallata utilizzando il palazzo Pitò.

Intanto moriva il 4 gennaio del 1940 mons. Vastano; e nell’”Istituto” da lui diretto, che, già nell’anno scolastico 1938-39, era stato riaperto e trasferito dai locali della sua abitazione a quelli del seminario diocesano, continueranno a funzionare tre ultime classi della scuola elementare fino al 1942, con una retta mensile per gli alunni esterni di £. 20, con diritto al doposcuola, e con l’obbligo, come per gli alunni della scuola statale, di essere iscritti alle organizzazioni giovanili del Regime.

Con la ricostruzione della provincia di Caserta dell’11 giugno del 1945, poi, la scuola elementare di Piedimonte non dipenderà più come dal 1927, dal Provveditorato di Benevento, ma da quello di Caserta.

A dirigere la scuola elementare di Piedimonte, dopo Nina Cubitosi e Pasquale Geremia, sarà ora Gina Merlini, che guiderà, con fermezza non priva di autoritarismo, il corpo docente locale al fine di realizzare una scuola più democratica, così come prevedevano i programmi ministeriali del 1945 di ispirazione pragmatistica statunitense.

Nel gennaio del 1951, poi, giovani docenti della scuola elementare piedimontese, con a capo l’insegnante Dante Marrocco, daranno luogo autonomamente ad un periodico mensile dal titolo “Scuola e maestri” che avrà vita fino al numero di maggio dello stesso anno, ed a due numeri di saggio dei primi due mesi sempre del 1951 dal titolo “La nostra scuola”.

Nei due periodici, i giovani maestri, tra i quali, oltre al Marrocco, figureranno Domenico Di Marco, Maria Antonietta Albanese, Melillo Raffaele ed altri, intenderanno soprattutto divulgare ed aprire un dibattito a livello provinciale sui diritti degli insegnanti, e, soprattutto, sui nuovi temi dell’attivismo pedagogico di ispirazione umanistica e cristiana, anticipando così le finalità educative, i metodi ed i contenuti dei nuovi programmi scolastici della scuola elementare del 1955.

Il 1956 sarà a Piedimonte l’anno delle elezioni amministrative.

Le votazioni daranno il 42,61% alla lista della D.C. e 16 seggi, ed il 39,17% a quella di sinistra “Rinascita” e 4 consiglieri.

Diverrà sindaco Giovan Battista D’Amore, e saranno assessori: Lupoli Federico, Sorgente Gennaro, Perrotti Alfredo e Ferritto Luigi.

Nello stesso anno concluderà la sua carriera scolastica la direttrice Gina Merlini. La sostituirà Vittorio Landino, preceduto, come si legge sul numero di novembre 1956 del giornale cattolico “La Croce” “dalla fama di specifica competenza e particolare attitudine”.

L’Amministrazione ed il nuovo Direttore Didattico affronteranno, prima di tutto, l’antico e sempre nuovo problema della insufficienza delle aule, a causa di un ulteriore incremento della popolazione scolastica. Così, mentre si provvederà provvisoriamente ad adattare nuove classi in locali presi in affitto, l’Amministrazione Comunale di Piedimonte predisporrà le pratiche per costruire un nuovo edificio scolastico nella borgata “Sepicciano”, con una spesa prevista e coperta da contributi statali e dalla Cassa per il Mezzogiorno di £. 25.400.000.

E, con gli stessi interventi finanziari, sarà costruito anche l’edificio comunale per una scuola rurale nella località “Madonna del Pozzo”; e si predisporrà il progetto di un nuovo edificio scolastico per le elementari con una previsione di spesa di £. 141.500.000, che sarà realizzato ed utilizzato solo dopo un lungo e travagliato “iter” amministrativo in piazza Carmine, quando finalmente si potrà ospitare la platea scolastica del 2° Circolo Didattico di Piedimonte, individuata il 26.5.1976.

Ormai negli anni sessanta è iniziato a Piedimonte il periodo della massima espansione scolastica, favorito anche dal Senatore del collegio eletto nel 1953, Giacinto Bosco, divenuto, tra l’altro, nel biennio 1960-62, ministro della Pubblica Istruzione.

Al ministro, il Sindaco D’Amore, oltre a conferire la cittadinanza onoraria nel 1954, nella relazione finale dell’attività dell’amministrazione da lui guidata negli anni 1956-60, esprimerà la gratitudine sua e di tutto il Consiglio Comunale, per l’incoraggiamento ed il sostegno ricevuto nella risoluzione dei più importanti problemi amministrativi, ed in particolare di quelli scolastici.

E così, a Piedimonte, nel contesto delle nuove istituzioni scolastiche, nell’ottobre del 1958, della scuola Media Statale, e di una serie di istituti superiori quali: nel 1950, l’Istituto Tecnico Agrario; nel 1959, l’Istituto Tecnico Commerciale; nel 1960, il Liceo Scientifico; e, nel 1961, l’Istituto Tecnico Industriale e l’Istituto Professionale Alberghiero; anche per la scuola elementare si riusciva finalmente a risolvere alcuni dei suoi più annosi problemi, come quello dell’edilizia.

Intanto l’Istituto Centrale di Statistica fornirà un dato veramente confortante: dal 30,8% di analfabeti del 1921 su  5.648 abitanti, si era passati nel 1961, su 10.501 abitanti, solo al 6%.

Così la battaglia fondamentale per lo sviluppo culturale, economico e sociale di Piedimonte, quella dell’analfabetismo, dalla locale suola elementare, anche se lunga e faticosa, sostanzialmente era stata vinta.

 

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