Di
Piedimonte Matese (1882-1973), sacerdote e professore di Latino e Francese nel
locale semiario, per oltre cinquant’anni, fin quasi alla morte cantò fidem,
patriam, amicos, come fu scritto nei cenotafi sul suo tumulo.
Cantò
elegantemente con tre cuori, come Nevio di Rudie, e cioè in tre lingue, latina,
italiana e francese,
e in tutti i versi e le strofe della metrica oraziana.
Riportiamo
due sue composizioni.
Il
carme latino, composto il 31 Dicembre 1923 (sta in Album-Omaggio 1925),
nell’agile verso saffico minore si spazia nel paesaggio solare, verde, calmo
delle patrie montagne, scendendo collo sguardo dalla vetta al lago, fin giù a
pié di monte Matese. L’8 Dicembre ’23 il Matese s’era svegliato, e assumeva
un’anima nuova attraverso i grandi lavori della S.M.E.: ultrapotens elettricae naturae opus,
com’egli dice.
L’altra
composizione, in francese (1924, Omaggio a Maria SS. delle Grazie) non è
specchio della natura ma trasfigurazione fantastica e commossa di essa: il
movimento degli astri nell’infinito sembra intrecci alla Vergine un’aureola
immensa di stelle. E in questo scenario meraviglioso s’insinua l’umile
preghiera del poeta.
Bibl.: Marrocco D.:
Umanesimo e sacerdozio, su La Croce (Napoli
13 Giugno 1965).