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LA TOPONOMASTICA
RURALE ANTICA DI VALLE AGRICOLA
di Luigi Cimino
Proseguendo nell’indagine storica condotta con altri studi [1], dedico quel che segue ad una approfondita e puntuale ricognizione della toponomastica rurale del Comune di Valle Agricola, localizzando le singole zone sulla relativa carta topografica, valutandone attentamente le ragioni storiche della denominazione e spiegandone il significato etimologico, così aiutando il lettore ad una “riscoperta” della toponomastica, alla rivalutazione di essa, quantomeno per i toponimi “antichi”, relazionandoli ad avvenimenti storici, a scoperte archeologiche ed a tutto quanto rinvenuto e significativo per la storia del “luogo”, cioè del “topos”. Oggi più che mai esso ci offre profonde e svariate motivazioni che involgono la passione di chi scrive a divulgare quanto scoperto e, più in generale, a risalire la china dei secoli per immaginare la vita sannito - romana di questa valle che si sviluppa longitudinalmente da ovest ad est, come avamposto verso l’impervio “Tifernus Mons”, e che ha subito finora una sorta di “isolamento” culturale, sociale ed infrastrutturale che l’ha relegata fuori del circuito culturale e sociale del Matese , già esso stesso “zona interna” emarginata e da arginare.
Negli ultimi anni,però, il
sistema Matese, sempre più studiato geograficamente e storicamente, va
imponendosi per le “sue radici” sannite che ne fanno riscoprire l’importanza
strategica di un tempo, la storia particolare e rilevante del Sannio pentro e ne rinnovellano lo spirito di
“stato”, di forte coesione, di comune modo di vivere, di usi particolari nel
modo di vestire, nella lingua e nelle tradizioni. Provenienti da popolazioni
sannite del centro Italia, 7.000 “sacrali” con a capo Cominius Castronius, seguendo le tracce di un bove, che si fermò su un colle verdeggiante che
dominava un’ampia pianura fertilissima nella terra abitata dagli “Oschi” su una
collina chiamata dagli stessi “Samnium” fondarono il villaggio di “Bovianum”
(l’attuale Bojano), ma anche quella di Alliphae, (attuale Alife). La tribù che
si insediò alle falde del Matese si impose il nome di “Pentri”. I “Pentri” si
identificano come la tribù che più di altre hanno determinato l’etnia sannita.
“Pentro” significa il più alto, il sommo (da “pen” che in lingua osca significa
il più grande). Il sabino che si insedia in queste aree si fa Pentro perché
abita la parte più alta del territorio: il Massiccio del Matese (Tifernus
Mons). I sanniti si identificano nel territorio che li ospita e con la montagna
che ne diventa il proprio simbolo
sacro. Questo il racconto tra storia e leggenda che ha visto le origini del
popolo Sannita.
La storia dei Sanniti inizia con una migrazione e
sull’emigrazione annuale del “ver sacrum” si fonda e, secondo le ultime
scoperte, era legata particolarmente al segmento del “Regio Tratturo” del
Sentiero Italia, con le diramazioni per alcuni centri matesini, che non era soltanto una “strada della transumanza” ma un percorso su cui si sono
intrecciate culture e storie, una strada che scambiava e produceva “cultura”
oltre che servire a trasferire merci ed animali. Il percorso era segnato dal
naturale migrare dei branchi di animali e dalla necessità per l’uomo di trovare
nuovi orizzonti e nuovi spazi, dall’esigenza della transumanza per dirigersi
alternativamente in inverno verso le terre della Daunia nelle Puglie e in
primavera risalire verso gli alpeggi montani sanniti.[2]
Anche gli
eserciti seguirono antichi percorsi, in verità ancora per buona parte ignoti e
questo studio, come altri, cerca appunto di coprire questi vuoti, apportando un
contributo, si spera, utile a conoscere sempre più sulla terra dei nostri avi.
Le voci geografiche
territoriali, nella loro varietà e frequenza, offrono un’immagine della regione
«a misura storica d’uomo»; è un’immagine che prende consistenza quando il
termine, «ancorato» allo spazio, si trasforma in toponimo.
In questa conversione si
trasferisce sul territorio tutto il complesso mondo degli uomini; e così il
territorio si carica di sentimenti, di piccole e grandi storie, di miti e leggende locali e la costruzione
toponomastica diviene un efficace mezzo di comunicazione sociale che coinvolge
direttamente lo spazio.
Emergenze archeologiche
Le origini di Valle
Agricola risalgono all’epoca etrusca,all’epoca cioè intorno al IV sec. a. C.,
quando gli Etruschi raggiunsero la Campania e vi costruirono numerose città e
villaggi. Fu appunto in quest’epoca che sorse anche il villaggio di Valle
Agricola che, contrariamente a quello che si può pensare,non era un piccolo
centro come adesso,ma raggiungeva il nutrito numero di cinquemila/seimila
abitanti e l’abitato sorgeva in una zona amena a sud dell’attuale paese, nei
pressi della zona di S. Nicandro,dove,poi, nel VI secolo d. C.,come vedremo in
seguito, sarebbe sorto il rinomato convento benedettino di S. Nicandro e dove
tuttora rimane in buone condizioni la fontana di S. Nicandro che nel periodo
del monachesimo serviva il monastero. Fu senz’altro in questo periodo che
popolazioni etrusche si stanziarono nella nostra Valle,vale a dire che nel
IV/III secolo a. C. la civiltà etrusca era penetrata nelle nostre montagne. Ciò
è comprovato da numerose costruzioni e da molti oggetti rinvenuti, nonché dalla
scoperta fatta nell’anno 1926 di un’importante necropoli nei pressi appunto
dell’antico abitato. Esempio di tali costruzioni può essere considerata
senz’altro Porta S. Giovanni,che rimane tuttora in buone condizioni e che con
il forte arco a cunei serviva di accesso,anche nel medioevo, alla “Terra
murata”. Gli ultimi ritrovamenti archeologici dell’epoca etrusco – sannita -
romana, eseguiti alla presenza del vice intendente dei monumenti e scavi,
risalgono all’anno 1926,ma erano già iniziati alla fine del 1800. Numerose sono
le testimonianze archeologiche che fanno di Valle Agricola un Pago sannitico -
romano. Su tutto il territorio di Valle Agricola sono state scoperte numerose
tombe : in contrada “ Campusiello ” nel 1926 vennero alla luce “ due tombe con
vasi posti verso le teste degli scheletri”; in località “Campo”-fontana di S.
Nicandro ; alle “Cese” una tomba in mattoni:”lo scheletro aveva una striscia di
bronzo al petto”; nel 1894 alla “Grotta” un certo Di Muccio trovò tombe e una
“lucerna”; nel 1890 il padre di Camillo Izzo rinvenne una tomba sotto la grande
lastra di pietra con laterali di mattoni, un teschio con pochi denti e una lama
di ferro di circa 28 centimetri; alle “ Cese Quercia”, mentre si “tagliava il
fianco della rotabile” fu scoperta una tomba in mattoni con ossa e una spada di
ferro; a “ S. Nicandro” Maria Domenica Di Muccio l’8 settembre 1936 rinvenne un
grosso vaso a forma di “ancella” con terra e cenere -”urna cineraria”; infine,
il 7 ottobre 1936 un certo Orazio Cecchino riferì al Villani che a “
Vallepesco” la madre trovò un oggetto di “pietra focaia” (selce) piccola e a
forma di vomero di aratro = punta di freccia. Quest’ ultima scoperta fa
ritenere che anche a Valle Agricola,vissero, nell’Età neolitica i primi
abitatori “agricoli -pastorali”.[3]
Oltre alle scoperte
archeologiche di cui innanzi, provano la presenza etrusco - sannita nella valle
anche i toponimi consolidati e pervenuti fino a noi.
Un significativo
contributo per la conoscenza della storia del Massiccio del Matese può appunto
venire dallo studio della toponomastica antica: iniziamo con Valle Agricola.
Naturalmente non
è nostro compito segnare strade percorse nell’antichità, ma dare notizie sui
toponimi che ancora permangono a significare eventi, presenze, passaggi di
popoli e,quindi, a tentare di creare mappe che altri porranno in rapporto tra
loro per riscoprire insieme la storia passata.
Daremo,pertanto,
rilevanza ai toponimi che si inseriscono in epoche storiche più antiche, per
trattare poi di quelli greco-romani e medioevali e, contemporaneamente, di
quelli ai quali non possiamo attribuire significati storici strictu sensu, ma che hanno avuto, però, ed hanno una
pregnanza economica, sociale e culturale che non possiamo disperdere.
Il toponimo è il
nome di un luogo. Un nome che questo luogo ha avuto in un determinato momento della
sua storia e che di questo luogo esprime una qualche cosa: l'esistenza di un
bosco o di una palude, la casa di una famiglia, una certa attività che vi si
svolgeva e via dicendo. Ecco allora che il toponimo si carica di un significato
storico che diventa di grande importanza poiché è capace di dare delle
informazioni preziose, quasi uniche, e non comunemente individuabili nei
documenti. Essi sono importanti reperti linguistici - con lo stesso valore dei
reperti archeologici - di grande utilità per chi vuole ricostruire la storia di
quel luogo o individuare qualche suo essenziale elemento; indubbiamente hanno
una grande importanza per ogni ricostruzione storica.
Premessa:
Toponimi e Itinerari
La
toponomastica dei luoghi necessariamente indica,però, anche l’itinerario, il
percorso, la strada per raggiungerli e ipotizza perciò anche le prime strade,
impervie e difficili, ma pur sempre percorse. Nel caso di Valle Agricola si
determinano due penetrazioni necessarie, una attraverso “Savarone” e “Pozzo
Fara” e l’altra attraverso le località
“Pozzella”, “Torricella” e “Grotte” alle balze del Monte Cappello verso la
Valle; entrambe conducono sulla strada di percorrenza ovest-est dell’ampia
vallata attraverso le “Cannavine”e ”Starzaferrara” con la deviazione verso
“Monte S.Silvestro” attraverso “Colle Scavinara” “Costa della Palombara” e
“Costa della Prece” fino a “Colle
dell’Antica” e verso Letino attraverso la “Costa dei Frascari” e
particolarmente attraverso “Caùtu”[4]
, oggi di grande attualità per l’apertura delle grotti omonime, mentre l’asse
mediano della vallata si addentra verso “Monte Janara” da una parte e verso
“Camporotondo” e “Camporuccio” attraverso la “Serracchieta” dall’altra.
Toponimi sanniti
Di toponimi direttamente legati alla realtà sannita o esprimenti l'impronta sannita presente da noi è pieno il territorio di Valle Agricola, a testimoniare che l'insediamento fu di una certa consistenza. D'altra parte una gente che affida i propri cari ad un territorio deve avere con esso un legame particolare e deve averlo messo sotto la protezione dei propri dei, come esattamente fecero i sanniti primi abitanti della nostra conca.[5]
Cannavine
La toponomastica locale si rivela carica di significati antichi e leggendari. I nomi hanno le origini più diverse ed alcuni termini sono evidenti residui pre - romani: le cannavine da “cannabis” (terra fertile per ortaggi), indica altro stazionamento pre-romano e,quindi, sannita.
In origine
con l’espressione “alle cannavine” i parlanti indicavano i terreni ove venivano
coltivate piante di canapa (per farne tela da sacchi e cordami), poi terreni
adatti a quella coltura, “terreno piano, grosso, fertile, irriguo”.[6]
Si noti l’assoluta vicinanza tra la zona di Valle Agricola denominata “Starzaferrara” e quella delle “Cannavine” per avere ulteriore conferma della presenza sannita.
Dai possessi dell’abbazia della Ferrara in epoca
federiciana si rileva, fra l’altro, la presenza nel territorio cittadino di
vigne, terre coltivate dette cese e cannabisertum (oggi cesarelle in zone collinose e cannavine,
canapine in pianura), case e mulini.[7]
Così è fugato il dubbio del perché di alcuni nomi come ad esempio la località “Cannavine”, dove non si è mai ricordata la coltivazione della canapa.
Starza
L’indagine sull’origine dei
toponimi, elementi essenziali della connotazione auto-referenziale di ogni
carta geografica, consente pertanto di procedere all’analisi di una molteplice
varietà di aspetti e di assetti territoriali; al contempo può far rivivere,
attraverso il significato dei loro nomi, lo spirito dei luoghi che sono da
sempre teatro della vita e del cammino di un popolo.
Starza indica un luogo sannita di stazionamento
ed è quello dove sono venute alla luce alla fine del 1800 e negli anni
1926 le tombe sannite valligiane.
Secondo M. De Maio,infatti, il termine starza, ricorrente nella toponomastica
sannita, indica un luogo di stazionamento[8].
L’individuazione di una necropoli del IV sec. a.C. nel territorio di Valle
Agricola ci fa ritenere che l’area fosse abitata da sanniti in fattorie poste
nelle vicinanze di una via, dediti all’agricoltura, appunto nell’area de La
Starza[9] ed all’allevamento, con l’utilizzo della via
come via della transumanza. Gli spostamenti sanniti avvenivano, come già
ricordato, secondo l’usanza del ver
sacrum (primavera sacra), una manifestazione divinatoria basata su
emigrazioni forzate per diminuire la pressione demografica, favorendo così la
colonizzazione delle aree limitrofe. In base a questo rito, al verificarsi di
particolari eventi negativi, i primogeniti nati in primavera (definiti
“sacrati”) dovevano essere sacrificati, nel senso che avrebbero vissuto fino
all’età adulta come persone destinate a lasciare il gruppo di appartenenza per
cercare nuove terre dove insediarsi sotto la guida di un animale sacro.
Il termine starza da statio/stazio/stazza/starza, dalla radice indoeuropea *sta-, “spazio fissato” può indicare sia un luogo di stazionamento che un luogo di terreno arbustato (alberi da frutto) e seminativo (coltivato a grano e legumi). Potrebbe, altresì, riferirsi, ad un podere della gens Statia ovvero, della gens Terentia. Iscrizioni riferite alle predette gens sono a Capua, Atella, Nola, Misenum, Paestum e Pompeii, gli Statii, a Capua, Atella, Cumae, Puteoli, Pompeii, Salernum e Venafrum, i Terentii.[10]
La zona della Starza, toponimo diffuso in Campania, deve il suo nome al termine medioevale starcia "terreno da seminare"; nel gergo napoletano acquisì in seguito anche sinonimo di fattoria. Il significato primitivo del nome rimane comunque alquanto oscuro, in quanto alcuni studiosi lo inquadrano come indicante un vigneto con le viti sposate all’olmo. Va ricordato che in Campania si è rinvenuto il termine starza particolarmente nei seguenti comuni: Solofra, testimonianza di un insediamento sannita; Casapulla (CE) in cui il Principe Roberto II dona al Monastero di S. Giovanni di Dame Monache la Starza di Majano, che ha per confine il Territorio di S. Elpidio in Casapulla; Le starze di Prata Sannita nei pressi della località Savarone; La Starza di Ariano Irpino(AV) è,invece, luogo di pascolo per le pecore, i buoi ed i vitelli; nel Lazio,invece, si riscontra l’ insediamento produttivo d’età romana in località Starza di Roccasecca (FR).
Toponimi greco-
romani
La varietà dei toponimi derivanti dal latino ma anche dal greco è molteplice ed a mo’ d’esempio se ne citano alcuni come il campo da “campus” (terra coltivata a grano), le cese che negli antichi catasti indicavano i luoghi disboscati, ; la Mandra ricorda il luogo di raccolta degli animali, quando venivano condotti in campagna alla ricerca del cibo, ma anche mandra, s. f., recinto per animali, luogo di raduno per la mungitura degli ovini. v. manra e mànnera; la “cerqua” località con omonima sorgente di acqua (forma dialettale di quercia) dal latino “quercus cerris”. Ma numerosi esempi di toponimi indicanti abitudini e modi di vivere sono presenti nella accezione comune giunta fino a noi come Pastino (o Pasteno) (dall’attrezzo per dissodare): nome di varie località. Nel XVI secolo: pastino o pastina aveva il significato di ampi terreni (terreno arborato). Pàstino infatti significa: terreno fertile, coltivato ad alberi da frutto, forse col pastino, pastiniello, ferro biforcuto per piantagione. Il pastinato era un contratto col quale, ai tempi del Medioevo si affidava un terreno incolto ad un dissodatore perchè vi piantesse fruttifere. Toponimi simili: Pastene, Pastena.
Ma anche il termine Trappito: via che porta al frantoio oleario proviene dal gr. trapeton derivato dal verbo trapeo, macinare. Il termine è molto usato ancor oggi per indicare appunto frantoio oleario; come a Valle Agricola v’è un fabbricato oggi tra via A.Moro e Via Matese che è denominato Casino: casa colonica, perché un tempo fuori dal centro abitato e perciò utilizzato per lavori agricoli; infine il termine Sferracavallo è utilizzato nella denominazione che indica la strada di accesso al nucleo urbano medioevale (verso Porta San Giovanni, provenienti dal Ravone) a significarne appunto la difficoltà.
E veniamo ad esaminare in dettaglio i toponimi che ancora oggi vengono usati ma che sono derivati dalle lingue antiche.
[1] Luigi Cimino: L'acropoli di Monte S.Silvestro-Le
origini del "pagus" o "vicus" di Valle Agricola- ,Edizioni
Associazione Storica del Medio Volturno-Estratto Annuario 2001;
- Luigi Cimino: La regione Sannio, Edizioni
Associazione Storica del Medio Volturno-Estratto Annuario 2005.
[3] Luigi Cimino: Valle Agricola,Paese
mio- Storia, vita, costumi e tradizioni-Tipografia
"Bandista"-Maggio 1999
[4] L’espressione è dialettale e sta ad indicare una
piccola entrata, un varco; Caùtu sost. m. [ da cavatus (incavato) part. pass. di cavo (rendo cavo), da cavum
(buco) lat.; forma dial. ital. ] - Buco, cavità
[5] Luigi Cimino: Valle
Agricola,Paese mio- Storia, vita, costumi e tradizioni-Tipografia
"Bandista"-Maggio 1999
[6] Stralcio del libro "Monti Lucretili" di Gilberto De Angelis. Dizionario geografico di R. Gelsomino.
[7] Angelo Gambella, Alife normanno-sveva. La città,
il castello, la cattedrale.
[8] M. De Maio: Alle radici di Solofra, Avellino 1997
[9] Starzaferrara: originario starza con l’aggiunta nel medioevo di ferrara, sta appunto ad
indicare un luogo di stazionamento, ma anche di transito. M. DE MAIO, Alle
radici di Solofra, Avellino 1997, indica un luogo di stazionamento, mentre
per A. LOTIERZO, Tempo e valori a San Cipriano d’Aversa, Napoli 1990,
riguarda un luogo di terreno arbustato (alberi da frutto) e seminativo
(coltivato a grano e legumi). Potrebbe, altresì, riferirsi, W. SCHULZE, Zur
geschichte lateinischer eigennamen, Berlino 1904, ad un podere della gens
Statia come per Stazzano (AL), ovvero, G. FRAU, Dizionario toponomastico
del Friuli Venezia Giulia, Udine 1978, della gens Terentia come per
Stranzano/Staranzano (GO), con prostesi di s-. Iscrizioni riferite alle
predette gens sono a Capua, Atella, Nola, Misenum,
Paestum e Pompeii, gli Statii, a Capua, Atella,
Cumae, Puteoli, Pompeii, Salernum e Venafrum,
i Terentii, G. D'ISANTO, Capua romana, Roma 1993. G. DEVOTO, Gli
antichi italici, Firenze 1967, ha specificato l’origine italica degli Statii
[10]
SETTIA A .A., .La toponomastica
come fonte per la storia del popolamento rurale., in Medioevo rurale. Sulle tracce
della civiltà contadina, Bologna, Il Mulino, 1980, pp. 35-56.
[11] Da "Il territorio tra Matese e Volturno",D.Caiazza; e da “L’acropoli di monte San Silvestro” di Luigi Cimino, anno Annuario ASMV.
[12] Luigi Cimino: Il fiume Lete, anno 2005
[13] Dipartimento di Scienze della
Terra, Università di Camerino, via Gentile III da Varano, 62032 Camerino,
Italy
[14]GERHARD ROHLFS, Studi e ricerche, G. C. Sansoni
Editore, Firenze 1972, p. 33; AA VV, Dizionario di toponomastica, UTET,
1991 Torino,
pag. 4
[15]
di C. De Giorni,1872