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La guerra nel Medio Volturno nel 1943

Parte seconda - Le cronache dei paesi

 

   Caiazzo (guerra)

 

Scene di guerra fin dal 27 Agosto: 2 apparecchi tedeschi abbattuti, boschi incendiati verso le colline di Alvignano. Intorno agli apparecchi distrutti non mancò la piccola folla di contadini che trafugarono tutto.

Il 9 Settembre i Tedeschi disarmarono i Carabinieri. Qualche giorno dopo iniziarono la requisizione del bestiame, e il 14 Settembre quella delle armi: consegna o fucilazione. Tutta una processione di donne alla caserma dei Carabinieri, a consegnarle.

Anche a Caiazzo il 24 Settembre (a San Giovanni e Paolo la notte del 25) ci fu la cattura degli uomini portati verso Cassino per lavori di guerra; ma quasi tutti riuscirono a fuggire e a tornare. A qualche tentativo di reagire e di fuggire, i Tedeschi risposero sparando anche sulle finestre, e minacciarono l’incendio della città, minaccia ripetuta anche per la mancata consegna degli apparecchi radio.

La notte del 24 Settembre, un aereo lanciò migliaia di manifesti. C’era il messaggio del nostro Sovrano. Come altri otto capi di stato, la guerra aveva costretto anche lui a lasciare la capitale! «Parla il vostro Re. Per il supremo bene della Patria, che è stato sempre il mio primo pensiero e lo scopo della mia vita, e nell’intento di evitare più grandi sofferenze, e maggiori sacrifici, ho autorizzato la richiesta di un armistizio. Per la salvezza della capitale, e per poter pienamente assolvere i miei doveri di Re, col Governo e colle autorità militari, mi sono trasferito in un altro punto del sacro e libero suolo nazionale. Che Iddio assista l’Italia in quest’ora grave della sua storia. Settembre 1943. Vittorio Emanuele». Seguivano incitazioni di Badoglio Capo del Governo, che concludeva: «Oggi, abbiatelo presente: resistere non significa assistere»[0].

Il 30, bombardamento di Capua e ondata di capuani terrorizzati fino a Caiazzo, ma qui, per le postazioni antiaeree in via Sannitica alla periferia Nord, ogni giorno, 29 e 30 Settembre, 1 (attacco serale) e 2 Ottobre, avvenivano attacchi di bombardieri con sganci di bombe (il 2 Ottobre tre attacchi aerei!), cui rispondeva un’accanita contraerea tedesca. Il comando germanico era a villa De Magistris, l’ospedale nel palazzo delle Opere pie.

Il 4 Ottobre fu intimato dai Tedeschi lo sgombero della popolazione che si rifugiò con le masserizie sulle colline vicine e in un bosco presso Barraccone, fra San Giovanni e Paolo e Castelcampagnano, agitata da continui allarmi e falsi allarmi. E intanto in città, venivano incendiate e distrutte oltre 100 abitazioni, fra cui un palazzo delle Opere pie, furono danneggiati il cimitero e il macello, più o meno danneggiate altre 150 case, rovinate vie interne e di campagna, vari ponti saltarono in aria.

L’8 e il 9 Ottobre già gli Americani tiravano su Caiazzo, e la notte del 12 iniziò il cannoneggiamento da oltre il Volturno, e quattro famiglie furono sterminate in via Pace. Nella mattinata del 12 erano tante le case incendiate dai guastatori che tutta la città sembrava preda di scoppi e di sinistre colonne di fumo. I Tedeschi resistevano coi cannoni mimetizzati, su vari punti delle colline da Campagnano a Caiazzo a Villa S. Croce.

A 2 chilometri da Caiazzo bruciava il casale dei santi Giovanni e Paolo. Un fatto assai grave vi accadde, e interessò la stampa nazionale ed estera, per la sua efferatezza.

Le cause sono controverse. Citiamole tutte.                                              

Secondo una prima versione, la notte dal 12 al 13 Ottobre, i Tedeschi nel piccolo abitato, domandano, non riconosciuti, dove si trovasse il nemico. I contadini li credono americani, e indicano la zona dove si trovano i Tedeschi. Qualcuno applaude perfino agli Alleati. La risposta è immediata e inesorabile: sono mitragliati anche i bambini di quelle famiglie. Primo a dare questa versione fu W. Stoneman, corrispondente del Chicago Daily News, da cui Il Risorgimento del 19 Ottobre:«Gli infelici furono trucidati a freddo, e senza nemmeno l’ombra di una provocazione» (si parla di 23 Vittime). Ne parla la lapide che il Comune di Caiazzo ha riposto nel 1968 sulla tomba delle vittime al cimitero dettata da Benedetto Croce, ad eccezione dell’ultimo periodo:

PRESSO CAIAZZO / NEL LUOGO DETTO SAN GIOVANNI E PAOLO / ALCUNE FAMIGLIE CAMPAGNUOLE / RIFUGIATE IN UNA STESSA CASA / FURONO IL 13 OTTOBRE MCMXLIII / FUCILATE E MITRAGLIATE / PER ORDINE / DI UN GIOVANE UFFICIALE PRUSSIANO / UOMINI DONNE INFANTI / VENTIDUE UMILI CREATURE / NON D’ALTRO COLPEVOLI / CHE DI AVER INCONSCIE / ALLA DOMANDA DOVE SI TROVASSE IL NEMICO / ADDITATO A LUI SENZ’ALTRO LA VIA / VERSO LA QUALE S’ERANO VOLTI I TEDESCHI / IMPROVVISA USCI’ DALLE LORO LABBRA / LA PAROLA DI VERITA’ / DESIGNANDO NON L’UMANO AVVERSARIO / NELLE UMANE GUERRE / MA L’ATROCE PRESENTE NEMICO / DELL’UMANITA’. / UN AMERICANO / CHE VIDE CON ORRORE E PIETA’ / LE SALME DEGLI UCCISI / PONE QUESTA MEMORIA / PERCHE’ I POSTERI TRAGGANO / AMMONIMENTI E CONSIGLI DA QUEST’URNA / LA CIVICA AMMINISTRAZIONE / RESE PIU’ DEGNA NEL 1968 / 25. ANNIVERSARIO DELL’ECCIDIO.

L’altra versione, raccolta personalmente sul luogo, è che nei dintorni, durante la fuga della popolazione negli ultimi giorni dell’occupazione, un contadino, per difesa, uccise un soldato tedesco.

Era guerra. E senza la ricerca, del resto impossibile, del vero colpevole, un plotone tedesco reagì inesorabilmente all’uccisione.

La prima versione del fatto è data da un americano, nei giorni stessi della uccisione; l’altra è stata conosciuta da pochi anni.

Anche accettando la seconda, la strage non giustifica chi la ordinò:

1)     perché i fucilati per rappresaglia erano in buona parte bambini, e non potevano aver ucciso essi il tedesco;

2)     perché le convenzioni internazionali tollerano il diritto di rappresaglia fino a 10 nemici per 1 dei propri ucciso, ma a Caiazzo furono 22 per 1.

Verso le 16 del 13 Ottobre iniziò la ritirata tedesca. Le prime pattuglie alleate entrarono nella città martoriata alle 2 di notte del 14, e in forza al mattino, sotto una leggera pioggia.

Il 25 Novembre era sul posto il principe Umberto, che si recò al vescovato e al municipio, a rendersi conto di quanto era avvenuto, accolto da spontanea manifestazione di popolo.

Subito dopo l’occupazione, gli Americani scavarono postazioni nella parte alta della città, e di lì tiravano cannonate a Nord, in direzione di Piedimonte.

Periodi di bivacco fecero gli Americani in Caiazzo a villa De Pertis, i Canadesi verso Camera lunga e a Pozzi, gli Inglesi nientemeno che a piazza Verdi.

Dopo tre mesi di occupazione americana il 27 Gennaio ’44, verso le 15,30, un altro… bombardamento americano! Eppure si era in linea d’aria, a 40 chilometri da Cassino! Come un simile errore?… Fu colpita la parte alta dell’abitato, il palazzo vescovile la chiesa cattedrale, ma soprattutto ben 18 persone perdettero la vita in quel pomeriggio di sangue; persone che lontanamente si aspettavano una cosa simile, ora che la guerra era tanto lontana. Fu l’ultima, crudele ferita che la guerra infliggeva a Caiazzo.

 

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[0] Testo in Cervo P.: manoscritti caiatini. Sulla partecipazione degli Italiani, almeno delle nostre parti, cfr. Carpentier M., o.c., 47: «Il nous était permis d’avoir une idée nette de la passivité des Italiens sous le control allemand en constatant le peu d’empressement que les Italiens sous le contrôle allié montraient à s’enroler sous les unités de Badoglio, pou combattre sous les Allemands».