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Il “Comune Riunito” di Baia e Latina

 

(in Annuario ASMV 2001, pp. 267-276)

 

di Simeone A. Veccia

 

 

La riforma amministrativa promossa dai Francesi con la legge 08.08.1806, avente ad oggetto la “Divisione ed Amministrazione delle Province”, fissa i criteri di massima dell’organizzazione delle Province Napoletane, dei Distretti e dei Comuni. Il Comune costituisce la cellula primaria della struttura amministrativa del Regno di Napoli; alla sua guida è posto il “Decurionato”, un consiglio eletto dai capofamiglia in pubblico parlamento, i cui componenti sono scelti fra gli iscritti nel ruolo delle contribuzioni dirette con una rendita annua di almeno 24 ducati, che abbiano compiuto i 21 anni di età, non siano debitori del comune e non abbiano pendenze nei suoi confronti.

I Decurioni nominano gli amministratori dell’università: il Sindaco, responsabile dell’amministrazione, e due Eletti, dei quali uno sovrintende alla polizia rurale e municipale, l’altro assiste e sostituisce il Sindaco in caso di assenza o di inabilità.

Nei comuni con meno di tremila abitanti il Decurionato è composto da dieci membri, un terzo dei quali deve saper leggere e scrivere, il che riduce enormemente le liste degli eleggibili, in alcuni casi ne impedisce persino la formazione e rende difficile il ricambio amministrativo. Una nuova legge del 20 maggio1808 cerca di superare le difficoltà di composizione del Consiglio includendo nelle liste anche coloro che esercitano da maestri un’arte o un mestiere o tengono negoziato.

Sono disposizioni che, di fatto, escludono una parte consistente della popolazione dall’elettorato passivo ed avviano inevitabilmente molti comuni, ma ancor più i casali, i villaggi e le frazioni, verso l’unificazione e l’accorpamento amministrativo, dando vita ai “Comuni Riuniti” in cui la funzione amministrativa è esercitata dal Sindaco (di nomina dell’Intendente) e da due Delegati, eletti dal Decurionato, uno dei quali ha l’incarico di sostituire il Sindaco e rappresentarlo nei casali o nelle frazioni aggregati, anche nelle funzioni connesse allo stato civile, il secondo ha funzioni d’incaricato della polizia municipale e rurale su tutto il territorio comunale.

La legge 8 agosto 1806 si limita ad individuare i Distretti che compongono la nuova configurazione amministrativa della Provincia di Terra di Lavoro, ma é con due successivi provvedimenti legislativi, dell’otto dicembre 1806 e del diciannove gennaio 1807, che si completa l’organizzazione territoriale ed amministrativa del Regno. Il primo indica i Governi (ovvero i Circondari) di ciascun Distretto, il secondo i Comuni di ciascun Circondario.

Le leggi di riforma del 1806 continuano a considerare “Comuni”, cioè autonome unità amministrative, anche i piccoli villaggi, casali o frazioni, a prescindere dall’estensione territoriale e dalla popolazione di appartenenza, ed a tutti i comuni così individuati é concesso di eleggere il decurionato.

I Comuni di Baia e di Latina -separati- sono compresi (nel 1806) nel Distretto di Santa Maria di Capua. Il Distretto comprende, fra gli altri, il Governo di Caiazzo, avente competenza sui Comuni di: Caiazzo, Piana, Villa S. Croce, Alvignanello, Alvignano, Baja, Campagnano, Cesi, Cisterna, Dragoni, Fondola, Formicola, Latina, Lautuni, Merangeli, Pontelatone, Rajano, S. Giovanni e Paolo, Schiavi, Treglia, Majorano[1].

Si va però delineando un Nuovo Sistema Amministrativo con la prescrizione che debbano considerarsi Comuni solo quelli con consistente numero di abitanti. I villaggi e casali con piccolo numero di abitanti debbono riunirsi qualora abbiano un numero di individui inferiore a mille, ovvero aggregarsi al comune più popolato, purché quest’ultimo abbia una popolazione inferiore a tremila persone. L’Intendente richiede già nel 1806 ai Sotto Intendenti della Provincia di Terra di Lavoro di elaborare progetti di accorpamento dei piccoli centri, dei casali e villaggi viciniori[2].

La divisione della Provincia di Terra di Lavoro in Tre Distretti (S. Maria – Gaeta – Sora) pone con urgenza il problema del contenimento delle dimensioni delle circoscrizioni amministrative entro limiti più accettabili; per rispondere a tale esigenza si creano con due successive leggi, rispettivamente del 1810 e del 1811, i due nuovi Distretti di Piedimonte e Nola, riordinando e ridimensionando quelli esistenti.

Costituito il Distretto di Piedimonte (1810), con successiva legge 4 maggio 1811, se ne dimensiona la conformazione amministrativa. Pur avendo continuità geografica con il nuovo distretto, i Comuni di Baia e di Latina restano però aggregati al Distretto di Santa Maria; sono ancora separati ed hanno la seguente estensione territoriale (in moggia napoletane): Baia 2.514; Latina 1.947[3].

Con la stessa legge del 4 maggio 1811 si decreta anche la nascita del Circondario di Formicola, attribuendogli competenza amministrativa sui Comuni di Formicola e casali, Sasso e casali, Schiavi e casali, Pontelatone e casali, Baia-Latina. Compare per la prima volta la dizione “Baia-Latina”, espressione dell’avvenuta “riunione” dei due comuni[4].

Si avverte però l’esigenza di un ulteriore riordino dell’apparato amministrativo provinciale per dare maggiore concretezza alle istanze sociali ed economiche della popolazione ed una maggiore corrispondenza

fra territorio e rappresentanze istituzionali politico-amministrative.

Con la legge 1 maggio 1816 si procede perciò ad una razionalizzazione delle dimensioni delle Circoscrizioni: la precedente struttura amministrativa non aveva tenuto debitamente conto dell’esistenza (ovvero della mancanza) delle vie di comunicazione, né dell’omogeneità geo-economica dei comuni aggregati. Per quanto ci riguarda il problema è particolarmente visibile ed avvertito, non avendo il Comune di Baia-Latina alcun collegamento né con Formicola, suo capoluogo di Circondario, né tanto meno con Santa Maria, suo capoluogo di Distretto.

L’opportunità di formare, nella nostra zona, un aggregato omogeneo per territorio, cultura, tradizioni e risorse economiche, porta alla costituzione del Circondario di Pietramelara, attribuendogli competenza amministrativa sui Comuni di Pietramelara, Roccaromana e casali, Riardo, Pietravairano e San Felice. Con la stessa legge (1816) si riordina anche il Circondario di Formicola comprendente i seguenti “Comuni riuniti, rinominati o aggregati”: Formicola, Sasso-Cisterna, Schiavi, Pontelatone-Treglia, Baja-Latina[5].

Per il Comune riunito di Baja-Latina i problemi dell’omogeneità geo-economica del territorio e della mancanza di vie di comunicazione non trovano immediata soluzione, in quanto continua ad essere incluso nel Circondario di Formicola e nel Distretto di Caserta (nuovo distretto di appartenenza), pur avendo continuità geografica e territoriale con il Circondario di Pietramelara ed il Distretto di Piedimonte; maggiori possibilità di comunicazione, motivi economici, comunanza storica e culturale avrebbero suggerito la nuova diversa aggregazione.

Si pongono pertanto, per il nostro comune e per tanti altri, problemi di modifica della composizione territoriale e degli organismi amministrativi. Si moltiplicano le richieste di trasferimento ovvero, a seconda dei casi, di unione, aggregazione, riunione o distacco; ma la quasi totale mancanza di vie di comunicazione, specialmente nelle zone interne, rende spesso ardua la soluzione del problema, anche in ipotesi di omogeneità geografica ed economica. È il caso del Comune riunito di Baja-Latina, posto in una condizione di isolamento, non solo dai capoluoghi amministrativi di Formicola e Caserta, ma anche dai paesi limitrofi, a causa della totale assenza di strade rotabili di collegamento[6].

Per Baja-Latina pertanto la necessità del riordino amministrativo si pone con urgenza ed immediatezza, se non altro per la vicinanza e la contiguità con Pietramelara e Piedimonte. Il Sindaco ed il Decurionato chiedono, in più occasioni, il distacco del comune dal Circondario di Formicola e l’unione a quello di Pietramelara, motivando la richiesta con la vicinanza ed il più facile accesso[7].

Il Sovrano Ferdinando II, sentito il Consiglio dell’Intendenza,

nonostante il parere contrario del Sindaco e del Decurionato di Formicola, dispone l’aggregazione del “Comune Riunito” di Baja-Latina al Circondario di Pietramelara con Regio Decreto del 6 giugno 1832, con decorrenza dal 1 gennaio 1833[8].

Una parte dei cittadini però ritiene il trasferimento dannoso per gli interessi della comunità e rivolge, il primo maggio 1848, al Ministro Segretario di Stato per gli Affari Interni una supplica per il ripristino della situazione precedente ed il reintegro del Comune di Baja-Latina nel Circondario di Formicola[9]. La richiesta non ha esito favorevole: esprimono parere sfavorevole il Sindaco ed il Decurionato di Pietramelara, il Consiglio dell’Intendenza, parere favorevole il Sindaco ed il Decurionato di Formicola.

Nel 1858 i cittadini di Latina, comune riunito a Baia, chiedono di costituirsi come comune autonomo, motivando la richiesta col fatto che l’Amministrazione Comunale, stabilita in Baia, “dispotizza sulle rendite comunali senza avere affatto cura degli interessi del comune aggregato”. Il Curato di Latina Don Pietro Di Lorenzo, sottoscrittore della supplica rivolta a Sua Maestà il Re a nome suo e dei suoi concittadini, sostiene che le strade interne del Comune di Latina versano in pessime condizioni, il più delle volte impraticabili; i locali della Cancelleria Comunale sono in uno stato di assoluta trascuratezza; le attenzioni dell’Amministrazione locale sono rivolte esclusivamente a Baja ed alla salvaguardia degli interessi dei suoi naturali[10].

La richiesta provoca un ampio dibattito fra le autorità ed un voluminoso carteggio fra il Ministero degli Affari Interni, l’Intendenza di Terra di Lavoro, l’Archivio Provinciale di Caserta, il Comune di Baja-Latina ed il Capoluogo del Circondario di Pietramelara. L’indagine ordinata dal Direttore della Segreteria di Stato per gli Affari Interni all’Intendente di Terra di Lavoro, prende in considerazione le ragioni che determinarono l’unione dei due comuni nel 1811, la loro primitiva collocazione nel Circondario di Formicola, i motivi che portarono al successivo trasferimento al Circondario di Pietramelara del 1832, la richiesta della riaggregazione a Formicola del 1848 ed infine la supplica del 19 agosto 1858 del Parroco Don Pietro Di Lorenzo: un travaglio amministrativo che richiede una seria riflessione da parte delle autorità centrali, provinciali e locali, per comprenderne pienamente le motivazioni e dare un’equa, soddisfacente e definitiva soluzione.

Il Sindaco di Baja-Latina, Marcellino Di Cerbo, su ordine dell’Intendente, riunisce con urgenza il Decurionato e pone in discussione la supplica di separazione dei cittadini di Latina. Il Decurionato all’unanimità rigetta la richiesta ritenendola infondata e ispirata dalla maldicenza di pochi. Copia della deliberazione è trasmessa all’Intendente con lettera del 29 settembre 1858. Il Sindaco contesta energicamente le ragioni della petizione del Curato: prova dell’infondatezza della richiesta è la considerazione che i tre Decurioni di Latina (Don Luigi Cavicchia, Antonio D’Aveta e Giuseppe Giordano) non hanno ritenuto di doverla sottoscrivere considerando la separazione non utile per entrambi i comuni.

Le indagini svolte dall’Intendente presso l’Archivio Provinciale non evidenziano precedenti lagnanze o motivi di pregresse contestazioni, né tanto meno antiche ed irrisolte dispute da parte dei cittadini di Latina nei confronti di quelli di Baja. La vita degli abitanti dei due paesi è, ed è sempre stata, serena e laboriosa: “gli asti municipali sono i veri motori della dimanda di separazione dei due Comuni Riuniti”. Non esistono seri motivi di contesa, né vi sono preoccupazioni per l’ordine pubblico, come qualcuno tende ad insinuare: “la separazione è al momento inopportuna”. La sconsigliano: l’esiguo numero degli abitanti dei due comuni, la scarna lista degli eleggibili, i progetti delle opere in atto, le rendite effettive dello stato discusso comunale ed infine la considerazione che le spese di competenza del comune avrebbero inciso in maniera minore sui cittadini se i due centri fossero rimasti riuniti[11].

Convinto che non sussistono idonei motivi per decretare la separazione di Latina da Baja, l’Intendente propone un’ipotesi di soluzione della controversia che sottopone prontamente al Sindaco di Baja e Latina, al Deputato Provinciale Don Giovan Battista De Ponte ed al Vescovo della Diocesi; nel chiedere la loro collaborazione auspica che si esamini e si valuti la soluzione avanzata con moderazione e buon senso nell’interesse della due comunità.

Questa in sintesi la proposta: a) riservare al Comune di Latina l’elezione di uno degli amministratori ed affidargli la delega per le opere pubbliche, la polizia rurale e comunale; b) assegnare a Latina un Ufficio di Conciliazione; c) deliberare una consistente somma di denaro per la manutenzione delle strade interne di Latina; d) istallare a Latina un proprio Ufficio per lo Stato Civile[12].

La proposta riceve il consenso del Deputato Provinciale rappresentante del Circondario, del Decurionato di Baja-Latina e del Consiglio dell’Intendenza di Terra di Lavoro[13].

L’Intendente come primo atto chiede che l’eletto di Baja, delegato alle opere pubbliche ed alla polizia rurale ed urbana, rinunci al suo incarico, affinché si possa conferirlo ad un nuovo eletto residente a Latina[14].

Per la chiusura definitiva della vertenza manca solo il consenso della popolazione di Latina. A questo provvede il Sig. De Ponte il 30 marzo 1859 interpellando il Parroco Don Pietro Di Lorenzo ed alcuni dei reclamanti di Latina. I convenuti accettano di buon grado la soluzione prospettata e dichiarano la loro soddisfazione; pongono però il rispetto di una pregiudiziale: la carica di Sindaco non è di diritto esclusivo dei naturali di Baja, pertanto in avvenire sulla lista degli eleggibili, trovandosi idonei soggetti di Latina, possa tale nomina cadere anche su di questi indistintamente ed a giudizio del Signor Intendente[15].

Determinanti, per la soluzione del problema, sono stati gli interventi dell’Intendente ed ancor più del Deputato Provinciale Don Giovan Battista De Ponte, Sindaco di Pietramelara, che hanno convinto non solo i cittadini di Latina, ma lo stesso Parroco Don Pietro Di Lorenzo sull’opportunità, per entrambe le comunità, della riunione dei due comuni. L’unione è scaturita dalle identiche radici storiche e culturali delle due popolazioni, dalla comune identità, da obiettive ragioni economiche e sociali, nonché dall’omogeneità del territorio e dalla consapevolezza di entrambe le comunità di poter contare, con la loro unione, in maniera più incisiva presso le autorità provinciali, distrettuali e circondariali[16].

Su conforme parere dell’Intendente, del Consiglio dell’Intendenza di Terra di Lavoro del 3 maggio 1859, del Decurionato di Baja e Latina, appositamente riunito presso il Circondario di Pietramelara sotto la Presidenza del Deputato Don Giovan Battista De Ponte (delegato dell’Intendente) e del Decurionato di Pietramelara, il 17 maggio del 1859 il Ministero e Reale Segreteria di Stato dell’Interno respinge la proposta di separazione dei due comuni stabilendo che: a) il Sindaco e l’Eletto di Polizia Rurale e Urbana possano essere nominati indifferentemente nell’uno e nell’altro municipio; b) gli Stati Discussi Annuali contengano due articoli separati per le rispettive opere pubbliche comunali, per assicurare agli abitanti di Latina la giusta considerazione delle loro necessità e “ciascuno dei due Comuni (Comunità) possa provvedere ai rispettivi bisogni e al benessere civile” comune[17].

 

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[1] - Legge per la circoscrizione de’ governi del regno de’ 19 gennaio 1807 in “Bollettino delle Leggi del Regno di Napoli” 2/1807; Legge n° 14. Il trattino indica i Comuni riuniti. (Pertanto Baja e Latina nel 1807 sono Comuni Autonomi, non ancora “Riuniti”). I dati, le informazioni ed i riferimenti normativi relativi alla Riforma Amministrativa dei Francesi sono tratti da: Aldo Di Biasio - La nascita della Provincia di Terra di Lavoro, Istituzioni e Territorio, Archivio di Stato di Caserta, Quaderni di Studi Storici e Archivistici n° 2, Caserta 1995; Aldo Di Biasio - La Configurazione amministrativa di Terra di Lavoro nel processo di modernizzazione avviato dai Francesi, Caserta 1995, Archivio Storico di Terra di Lavoro 1994/95. Alcune citazioni/espressioni relative all’organizzazione amministrativa del Regno voluta dai Francesi negli anni 1806/1816 ed alle funzioni attribuite ai diversi enti/poteri/uffici, sono state riprese dagli stessi testi di A. Di Biasio e riportate in corsivo in questa prima parte dell’articolo.

[2] -Aldo Di Biasio - La configurazione amministrativa di Terra di Lavoro nel processo di modernizzazione avviato dai Francesi, Caserta 1995, Archivio Storico di Terra di Lavoro 1994/95, cit.; dello stesso Autore “La nascita della Provincia di Terra di Lavoro”, cit.

[3] - Un moggio napoletano uguale a 900 passi quadrati, un passo quadrato corrisponde a ettari 0.336486 (C. Afan de Rivera: Tavole di riduzione dei pesi e delle misure delle Due Sicilie in quelli statuiti dalla legge del 6 aprile 184, Napoli 1841), in A. Di Biasio - La nascita della Provincia di Terra di Lavoro, cit.           

[4] - “Bollettino delle leggi del Regno di Napoli”, 104, 1811, Decreto n° 922 “Decreto per la nuova circoscrizione delle quattordici province del Regno di Napoli”. Il trattino indica i “Comuni riuniti”. Cfr. A. Di Biasio “La nascita della Provincia di Terra di Lavoro”, cit. Il Comune diventa “Baia-Latina”, con sostituzione della “j”.

[5] -Legge 1 maggio 1816 portante la Circoscrizione amministrativa delle Province del Regno di Napoli, in C. L.L. e D.D. 1816, sem., pp. 305 e segg. Il trattino lega i “luoghi riuniti” ai comuni principali indicati all’inizio. Pertanto dal 1816, Baia costituisce il “Comune Capoluogo” e Latina il “Comune Aggregato”. Cfr. A. Di Biasio “La nascita della Provincia di Terra di Lavoro, cit. Si noti la nuova dizione “Baja-Latina”, in cui la “i” è nuovamente sostituita dalla “j”.

[6] - La strada Dragoni, Latina, Baja sarà progettata dall’Ingegnere D. Filippo Giuliani nel 1828, spesa prevista di ducati 7.470, (pari a lire 31.747,50) mandata in appalto il 27 marzo 1829, sull’originaria offerta dell’intraprenditore Sig. Camillo Pietropaoli; la strada provinciale Alvignano, Dragoni, Latina, Baja, Pietramelara, sarà realizzata, in consorzio fra i quattro comuni, nel 1867 su progetto originario dell’Ingegnere Rocco De Nuccio di Riardo, ampliato e ridisegnato dall’Architetto Civile Giustino Fiocca di Castel Di Sangro.

[7] - Richiesta 5 novembre 1819; Supplica del Decurionato di Baja - Latina del 1826, firmata dal Sindaco Pasquale Di Lorenzo e dai Decurioni Giuseppe Del Gizzo, Gaetano Ginocchi, Giovanni Colella, Eugenio Friello, Filippo Pisacane, Paolo Cunti, Raffaele (…), Angelo (…), Nicola Izzo, Felice D’Ambrosio; Richiesta del Decurionato di Baia e Latina del 6 ottobre 1830; Parere del Consiglio dell’Intendenza di Terra di Lavoro del luglio 1831. Archivio Storico della Provincia di Caserta, Intendenza Borbonica Circoscrizioni Territoriali, anni 1806/1859; Busta n° 1, fascicoli n° 9/ 10/ 11; ex “Ponti e Strade” fascicoli n° 344/ 345/ 346.

[8] - Il Decreto Reale è notificato nel mese di agosto 1832, con officio n° 13414 del Ministero dell’Interno, ai Sindaci di Baja-Latina e Pietramelara. Archivio Storico di Caserta, Int. Borb. Circ. Terr. cit.

[9] - La richiesta è sottoscritta dal Sindaco Gabriele Comparone, dai dieci Decurioni (Giuseppe Offi, Angelo Fera, Luigi Cavicchia, Antonio Di Tommaso, Biagio (…), Gabriele Colella, Pasquale Riccio, Antonio (…), Leopoldo Fazzone, Carlo Paglia), dall’intero Corpo locale della Guardia Nazionale (Pasquale Burrelli, Antonio Scotti, Marco Burrelli, Luigi Cavicchia, Carlo Landolfi, Angelo Fera, Gabriele Comparone, Pasquale Riccio, Gabriele Colella, Antonio Paglia, Marcellino Di Cerbo, Pietro D’Amico, Vincenzo Pisacane, Nicola Paglia, Luciano Massucci, Antonio Del Gizzo, Antonio Fazzone, Leopoldo Fazzone, Giuseppe Di Lorenzo) e da 22 cittadini (Carmine Di Lorenzo, Francesco Antonio D’Amato, Vincenzo Friello, Nicola Paglia, Raffaele Acquaro, Nicola De Lisi, Pasquale Sartore, Gaetano Ginocchi, Giuseppe Di Tommaso, Lorenzo Iorio, Ippolito Feola, Antonio Sartore, Pasquale Di Cerbo, Giuseppe Fazzone, Angelo Carusone, Giovanni Funaro, Nicola Nasso, Francesco Fazzone, Sacerdote Emanuele Ginocchi, Sacerdote Paolo Di Cerbo, Parroco Don Paolo Del Gizzo, Arciprete Francesco Di Lorenzo). Arch. Storico Di Caserta, Int. Borb. C. T. cit.

[10] - La richiesta è dell’agosto 1858, firmata dal Parroco di Latina, Don Pietro Mattia Di Lorenzo, fatta a nome suo personale e dei cittadini di Latina. Richiesta di chiarimenti del Ministero degli Interni all’Intendente di Caserta del 19 agosto 1858 Rip. 2°, Car. 4°, n° 2520; Richiesta dell’Intendente al Sindaco di Baja-Latina del 30 agosto 1858 n° 27967; Arch. Storico di Caserta, Int. Borb. Circ. Terr. cit.

[11] - Annotazione autografa dell’Intendente a margine della lettera del Sindaco di Baja e Latina del 29 settembre 1858 n° 329. Arch. Storico di Caserta, Int. Borb. Circ. Terr. cit.

[12] - Lettera dell’Intendente al Deputato Provinciale Don Giovan Battista De Ponte in Pietramelara del 26 ottobre 1858, 2° Officio, 2° carico, n° 33460; Risposta di condivisione e consenso del Deputato Provinciale del 22 novembre 1858 n° 458; Lettera dell’Intendente al Sig. De Ponte del 221 dicembre 1858 n° 40507 contenente la Delega a presiedere la riunione straordinaria del Decurionato di Baja e Latina per deliberare sulla proposta avanzata. Archivio Storico di Caserta, Int. Borb. Circ. Terr. cit.

[13] - La proposta riscuote l’approvazione del Decurionato Comunale riunito sotto la Presidenza del Deputato Provinciale nella seduta del 5 gennaio 1859; lettera del Sig. De Ponte all’Intendente del 7 gennaio 1859; Delibera del Consiglio dell’Intendenza del 14 febbraio 1859. Arch. Storico di Caserta, Int. Borb. Circ. Terr. cit.

[14] - Lettere dell’Intendente al Deputato Sig. De Ponte del 18 febbraio e 23 marzo 1859 n°1040. Arch. Stor. Caserta, Cit.

[15] - Lettera del Deputato Sig. De Ponte all’Intendente del 30 marzo 1859 n° 472; risposta del 30 aprile1859 dell’Intendente; Lettera del 3 maggio 1859 dall’Intendente al Ministero degli Interni di Napoli n° 11386. Archivio Storico di Caserta, Int. Borb. Circ. Terr. cit.

[16] - Riunione del Decurionato di Baja e Latina del 17 settembre 1858. Il Decurionato rigetta all’unanimità la richiesta di separazione del Comune di Latina, interpretando il desiderio di tutto il Corpo Municipale, degli abitanti di Baja e della stragrande maggioranza di quelli di Latina. Il Decurionato, si sostiene nella delibera, ha operato sempre con scrupolosa cura degli interessi di tutta la Comunità, sia sotto l’attuale amministrazione che sotto la passata amministrazione retta dal Sindaco Don Leopoldo Sanniti; l’avviso contrario di alcuni deve ritenersi singola posizione preconcetta e pretestuosa. Presenti alla seduta del Decurionato del 17 settembre 1858: il Sindaco Sig. Marcellino Di Cerbo, i Decurioni Don Antonio Scotti, Don Vincenzo Pisacane, Don Luigi Cavicchia, Angiolo Paglia, Pasquale Riccio, Nunzio Di Robbio, Antonio D’Aveta, Gabriele Colella, Giuseppe Ciorlano, Francesco Fazzone, Segretario il Decurione Don Antonio Scotti. Arch. Storico di Caserta, Int. Borb. Circ. Terr. cit.

[17] - La popolazione nell’anno è cosi suddivisa: Baja abitanti 1.200 circa, Latina abitanti 700 circa; Queste le entrate dello Stato Discusso: Baja rendita di ducati settecentosettantanove, Latina rendita di ducati duecentonovantacinque e grana settanta: disponibilità finanziarie esigue che hanno richiesto, fino ad ora, la elaborazione di un unico Stato Discusso Comunale. Delibera del Decurionato di Baja e Latina del 17 settembre 1858. Arch. Storico di Caserta, Int. Borb. cit.