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Nicola Borrelli

 

DI UNA EPIGRAFE SINUESSANA

(in Archivio Storico del Sannio Alifano e contrade limitrofe, Anno IV, n. 10-11-12, 1919, pp. 22-24)

 

 

 

Nell’intento di contribuire modestamente all’illustrazione della locale epigrafia, tratterò brevemente di una iscrizione, recata da un cippo recentemente rinvenuto in questa contrada[1] e proveniente dalle rovine dell’antica Sinuessa.

L’epigrafe in parola, in buone lettere capitali, segnata su di una delle facce del cippo di forma cubica e della dimensione circa un metro, è la seguente:

 

CAES. AVG. F. / C. SALLVSTIVS. EPAGATHIC. (us) / OB. HONOREM. AVGVSTALIT. (atis) / L. D. D. D.

 

Trattasi dunque d’una iscrizione onoraria dedicata ad Augusto. Di tali lapidi onorarie facevasi tra i Romani grand’uso, onde il numero n’era, come osservava il Cantù, « copioso quanto le lodi e le adulazioni ». Ponevansi esse nei luoghi pubblici, a seguito di senatoconsulto che ne autorizzasse l’erezione; ovvero, se nelle colonie, di decreto dei Decurioni, i quali altro non erano che i senatori coloniali. In questo caso, come nel nostro in esame,[2] l’autorizzazione ad erigere era espressa mediante le sigle L. D. D. D.  e cioè: Locus Datus Decurionum Decreto.

Il dedicante è qui C(aius) Sallustius Epagathicus: Cajo è il prenome (praenomen), Sallustius il nome (nomen, nomen gentilitium), Epagathicus il cognome (cognomen).

Desta qualche interesse soffermarsi su questo cognome dedotto dal greco e latinizzato. È noto come i Greci non portassero che un sol nome, ed esso originato da qualche qualità fisica, o carattere individuale, reale od allegorico: Melas (μέλας), è, ad esempio, il nero; da Thoos (θοός), leggero al corso, veloce, vennero i nomi di Piritoo, Alcotoo ecc.; κλέος, fama, gloria, originava i nomi di Patroclo, Cleobolo ecc.; Licomede (da μήδος) è il consigliere, ecc. ecc.. In Epagathicus leggiamo la qualità di buono, benevolo[3]: επ’αγαθός; επί, preposto agli aggettivi, ne avvalora il significato; preposto ai nomi, forma talvolta gli aggettivi: abbiamo così, ad es., da φθόνος, επίφθόνος; da χόλος, επίχόλος; da κρατός, επίκρατής; ecc.; mentre, nel primo caso, da οήλος, επίοήλος, da καίρος, επίκαίρος; da ρυτός, επίρρυτός, ecc. ecc.

La ricorrenza, nella nostra iscrizione, del nome greco, quale cognome, dà adito a qualche osservazione. Quali infatti le ragioni di tale ricorrenza in epigrafe romana? È a sapersi che, presso i Romani, eran gli schiavi distinti con un sol nome, il più delle volte greco, e dedotto, naturalmente, dalle solite circostanze, come dianzi cennate. Nomi come Flegonte, Apollofane, Antigono, Teofilo, Otumane, ecc. s’incontran sovente nella romana epigrafia. Tali nomi dunque, in origine di schiavi, divenivan poi cognomi quando costoro, emancipandosi, assumevano quello del padrone, aggiungendovi, come cognome, il proprio personale. Altrettanto avveniva per gli adottati ed i cittadini (cives) eletti tali pel favore d’alcuno. Crisogono, ad es., emancipato da L. Cornelio Silla, si chiamo L. Cornelius Sylla Crisogonus. Lo stesso nome della iscrizione in oggetto, sotto altra forma ricorre in altre lapidi romane: in una, ad es., è ricordato tal SEX CAECILIVS AGATHVS[4]; in altra un AGATHEME (ros)[5]; nell’una e nell’altra è evidente che trattasi di liberti, giacché nella prima è la sigla L(ucii) L(ibertus), nella seconda l’abbreviazione LIB(ertus). In alcuna poi che riporto[6], insieme ad altri affini, son due nomi egualmente dedotti:

 

DIS / MANIBUS / FABIAE. AGATHE / AN. XXXIII. ET / FRATRVM. SVOR / AGATHODVLI / AN. XVIII / ARISTOBVLI / ANN. XXIII / ACAPOMENI / AN. XXII.

 

Da quanto ho accennato, si è indotti dunque a ritenere il sinuessano Sallustio un liberto, o un adottato da un C. Sallustius, dalla cui gens d’origine amiternina, aveva i natali il grande storico C. Sallustio Crispo.

L’epigrafe va così completata e letta:

 

AVG(usto). SAC(rum). F(ecit) C. SALLVSTIVS. EPAGHATIC(us). OB. HONOREM. AVGUSTALIT(atis). L(ocus). D(atus). D(ecurionum). D(ecreto).

 

E cioè: Ad Augusto questo marmo (ricordo o monumento) fece Caio Sallustio Epagatico in onore dell’Augustalità. Luogo dato con decreto dei Decurioni. Il termine Augustalitas, che può spiegarsi col nostro « regalità », « maestà », non usato dai classici, deve assegnarsi al latino della decadenza, dell’epoca, per altro, non di molto posteriore all’antonina, potendosi ciò dedurre dalle lettere capitali, ancora di buona forma; onde l’iscrizione esser un postumo omaggio reso dal dedicante alla memoria del « divo Augusto ».

Quali ragioni abbiano indotto il nostro personaggio sinuessano a rendere omaggio allamemoria augustea, non è dato dall’avanzo desumere; ed ipotesi, non avvalorabili da elementi positivi, riuscirebbero oziose. Ritengo tuttavia probabile che l’epigrafe fosse a ricordo di qualche benemerenza di quell’Imperatore verso i Sinuessani, e forse riferentesi a qualche pubblica opera dallo stesso disposta. Sotto i primi imperatori ebbe Sinuessa gran lustro, ed è però probabile che alcunché ottenesse questa colonia da Augusto: onde, nei tempi di poi seguiti, il favore, o concessione sovrana ricordata dal cittadino Sallustio Epagatico, il quale è anche probabile rivestisse qualche pubblica carica nella città romana.

 

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[1] Rinvenuto nella località Preticaia, presso il lido, tra Sessa e Mondragone.

[2] Sinuessa divenne colonia romana nel 436-297.

[3] Il buon genio dei Greci era Agato-démone.

[4] Vedi: Morcelli-Fea-Visconti, La villa Albani Torlonia, Roma, 1869, p. 187.

[5] Vedi: De Masi, Memorie storiche degli Aurunci, Napoli, 1771 - parte II, cap. III.

[6] Vedi: Morcelli-Fea-Visconti, op. cit., p. 199.